Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero

A Palazzo Sansevero, viveva una delle menti più brillanti della metà del ‘700 (e forse dell’intera storia della città partenopea): Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero.

 

Le meraviglie del Principe: la straordinaria vita del Sansevero tra mito e realtà

A Palazzo Sansevero viveva una delle menti più brillanti della metà del ‘700 e forse dell’intera storia della città partenopea: Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero

Arte e Cultura

Articolo di Stefano Alfonso, 15 Giu 2021

Immaginando di visitare la Napoli di metà settecento, durante il Gran Tour d’Europa – così come i giovani rampolli delle ricche e nobili famiglie europee – tra le strade e i vicoletti del
centro storico, in prossimità dell’attuale Piazza San Domenico, ci saremmo imbattuti nel Palazzo Sansevero. Qui dove viveva una delle menti più brillanti dell’epoca e, forse, dell’intera storia plurimillenaria della città partenopea: Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero.

Chi era il Principe di Sansevero

Avendo la fortuna di frequentare uno dei salotti nobiliari che animavano la città partenopea, ci saremmo potuti imbattere nel Principe: “È di corta statura, di gran capo, di bello e giovanile
aspetto; filosofo di spirito, molto dedito alle meccaniche, di amabilissimo e dolcissimo costume: studioso e ritirato; amante le conversazioni d’uomini di lettere. Se egli non avesse
il difetto di avere troppa fantasia, per cui è portato a vedere cose poco verosimili, potrebbe passare per uno dei perfetti filosofi”, così lo descriveva lo scrittore, filosofo ed economista
Antonio Genovesi.

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Il Genovesi non esagerava considerata la poliedricità degli interessi del Sansevero, i molteplici esperimenti tentati, la capacità, quasi magica, di anticipare scoperte scientifiche che solo in seguito sarebbero state acclarate dalla Scienza “ufficiale”. Nato nel 1710 a Torremaggiore, in provincia di Foggia, dalla nobile schiatta dei Sanseverino, discendenti diretti dell’imperatore Carlo Magno, il Principe visse prima a Napoli, poi, a Roma, dove fu educato dai Gesuiti.

Presso la Compagnia di Gesù, dove dimorò fino al compimento dei 20 anni, don Raimondo acquisì un notevole bagaglio culturale che variava dalla filosofia, alla retorica, dalla logica,
alla matematica, dalla geometria, alle lingue (ne padroneggiava otto tra cui l’ebraico antico). Dopo la morte del nonno Paolo, ritornato a Napoli quale nuovo Principe di Sansevero, si
stabilì nel palazzo avito insieme alla cugina e moglie Carlotta Gaetani dell’Aquila d’Aragona.

A Napoli, l’intelligenza e la vasta cultura del Principe gli valsero i favori del Re Carlo III di Borbone, che lo ricoprì di cariche civili e militari; onori che il Sansevero si guadagnò sia per le numerose invenzioni avveniristiche di sua progettazione sia per il coraggio dimostrato, quale colonnello di un reggimento Reale, durante la battaglia di Velletri contro gli austriaci.
Tuttavia la vita di Corte non distrasse don Raimondo il quale continuò i suoi studi ampliandoli anche alla letteratura, alla astronomia, alla ingegneria, alla alchimia.
In particolare, lo studio dell’alchimia e dell’astronomia, unito ad una spasmodica ricerca dei segreti insiti nella Natura, la cui scoperta gli avrebbe dischiuso le porte della vera Conoscenza, spinsero il Principe ad entrare a far parte della Scuola Alchemica napoletana e, successivamente, della Confraternita dei Rosacroce.

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