Scempio ambientale? Falso allarme!

Scempio ambientale? Falso allarme!

Qualche giorno fa ho avuto modo di leggere una denuncia /segnalazione circa uno scempio ambientale sul nostro territorio per il ritrovamento di tre uccelletti morti in prossimità di una piantagione di ulivi, che ne attribuisce la causa “senza dubbio” a un recente trattamento a cui la piantagione era stata sottoposta con un potentissimo insetticida.
Se da un lato ho potuto apprezzare il grido d’allarme per un territorio come il nostro,abituato a produzioni agricole biologiche anche se non certificate,ugualmente però ho riscontrato eccessiva superficialità, leggerezza e scarsa conoscenza della problematica che hanno portato ad una individuazione precisa della causa e ad una generalizzazione del fenomeno.
Partiamo da un presupposto,i prodotti coltivati dai nostri agricoltori,tra cui anche le olive e quindi l’olio, sono destinati prevalentemente all’autoconsumo,solo la parte eccedente ad una eventuale vendita al consumatore finale.La domanda allora nasce spontanea:è possibile mai che un coltivatore utilizzi pesticidi in modo indiscriminato ed eccessivo per raccogliere frutti che poi lui stesso per la maggior parte consumerà? Io credo proprio di no!
In questo periodo,che la raccolta è terminata,gli uliveti potrebbero essere sottoposti solo ed esclusivamente a trattamenti a base di rame, consentiti anche in agricoltura biologica,con l’obiettivo di cicatrizzare le ferite prodotte alla pianta durante la raccolta,e che aiutano a prevenire la formazione di muffe e funghi; lo stesso dicasi nell’immediato periodo post potatura. Questi trattamenti, avendo valenza preventiva e non causando danni all’ambiente, sono utili e consigliati per il benessere della pianta.
Il ricorso, invece, ai pesticidi avviene solo in presenza di una reale e verificata intensa infestazione della pianta da mosca olearia. Condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli, come inverni poco rigidi ed estati fresche ed umide, possono favorire il rischio di questi attacchi, la cui verifica viene effettuata con l’uso di trappole poste dai coltivatori negli uliveti.
I coltivatori, di norma,si avvalgono della consulenza di agronomi messi a disposizione dalle associazioni di categoria e di un quaderno di campagna dove obbligatoriamente vanno ad annotare le operazioni che fanno nei campi,ivi compreso eventuali trattamenti e relativi dosaggi.
Laddove qualche coltivatore abbia effettuato i suddetti trattamenti, avvalendosi di consulenze professionali, ha agito solo su una parte dell’oliveto, rispettando i tempi di carenza (in media circa 30 giorni) con un dosaggio molto inferiore a quello consentito per legge e accompagnando quest’azione con una raccolta molto anticipata delle olive per limitare i danni prodotti dalla mosca olearia.
Qualche settimana fa si è tenuta una riunione con rappresentanti delle associazioni,agronomi e coltivatori proprio per discutere della problematica che oramai da tre anni sta interessando l’intero settore agricolo,con l’intento di rivedersi a breve per continuare l’azione di formazione che consente di porre in essere tutte le pratiche più corrette,lecite e a salvaguardia dell’ambiente,atte a ridurre le conseguenze di eventuali attacchi parassitari dovuti principalmente al mutamento delle condizioni climatiche.
In virtù di quanto detto,gridare allo scempio ambientale per qualche trattamento effettuato per la prima volta,ma in forma comunque ridotta e rispettando in pieno tempistica e dosaggi,mi sembra davvero fuori luogo ed esagerato,con la sola conseguenza di provocare un allarmismo ingiustificato e privo di qualsivoglia fondamento.
Inoltre,non bisogna dimenticare che proprio i coltivatori,con il laborioso ed umile lavoro dei campi assolvono a funzioni di fondamentale importanza per il nostro territorio,lo salvaguardano dal punto di vista paesaggistico,prevengono eventuali fenomeni di dissesto idrogeologico e valorizzano la tipicità dei nostri prodotti.

Voglio infine ricordare a chi,come al solito è pronto a speculare e stigmatizzare sui social il mio operato,non solo pubblico, ma adesso anche quello privato,che è l’unico a non essersi reso conto che non solo l’olivicoltura,non solo “r m’ntan”,ma tutto il settore agricolo è ormai fermo da ben tre anni. Evidentemente non solo non è abituato al consumo di prodotti locali e non ha nulla da condividere con il nostro territorio,ma sottovaluta pure l’intelligenza dei nostri coltivatori: persone laboriose,umili,dignitose,con senso di appartenenza e rispetto del nostro territorio e che esercitano la propria attività con forte senso di responsabilità. Sono aperti e disponibili ad accettare consigli i nostri coltivatori, ma quando non ne sono convinti non hanno seguito quelli di medici di famiglia,figuriamoci quelli del proprietario “r n m’ntan”!!!!!!!!!!!!!!!

Il Sindaco
Dott. Gianfranco Rinaldi