Lucio Battisti al festival di Popsophia

LUCIO BATTISTI ULTIMO MITO ITALIANO
C’era davvero una marea di gente ieri sera ad ascoltare musica e parole su Lucio Battisti al festival di Popsophia a Civitanova Marche. Più di duemila, secondo le ricognizioni. Non ci sono altri casi di cantanti, morti ormai da venticinque anni e spariti dalla società dello soettacolo da 45 anni, a mobilitare così tanta gente e di ogni fascia anagrafica. C’è nella sua musica e nelle sue parole qualcosa di universale e di particolare, una specie di autobiografia dei sentimenti più intimi e indifesi di ciascuno di noi. E c’è il Canto libero che ci ha guidato per una vita, tra libertà, verità, amore e purissime emozioni. Colonna sonora di uno stile e una scelta di vita. Come abbiamo detto ieri parlando di “filosofia di Lucio Battisti. Lui è davvero l’ultimo mito italiano. Unisce le generazioni come nessuno dopo di lui, unisce da nord a sud, da destra a sinistra, élite e popolo, anima collettiva e intimità privata, canta un’epoca e ciascuna biografia.
Vorrei perciò ricordarlo in una veste strana, come il testimonial estremo dell’anima latina, italiana e mediterranea. Vorrei ricordarlo, pur nella sua ritrosia, come patriota dell’Italia estrema. Abbiamo sempre rimosso una cosa: Lucio è un mito italiano ma solo italiano, non ha sfondato nel mondo, anche col suo trasloco a Londra il suo successo non fu tradotto. Restò nostrano, celestiale e provinciale, mitico e locale. Battisti ci aiutò a riannodare i rapporti col nostro tempo, pur non amandolo, e con le nostre coetanee. Accompagnò i primi balli appassionati, tu chiamale se vuoi erezioni… Nell’epoca dell’invadenza del politico e del collettivo, evocò emozioni e mondi interiori; ci attaccammo a quelle storie d’amore per cantare le nostre e riabilitare l’universo a due in piena orgia da corteo. Battisti fu il ponte fra il canto libero e la tradizione, fra leggerezza e intensità. Ci riportò nel nostro tempo a cavallo del mito, tra ritmi, parole e vestiti di quegli anni; dimostrò che si può essere romantici nell’epoca cinica della tecnica o nell’era ideologica della lotta armata. Poi quella voce così diversa che ripara la gioventù dall’ingiuria del tempo e che ti fa volare…

#marcelloveneziani

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(Foto: Popsophia – Festival del Contemporaneo)