Ri Ualanegli in Serbia

Ri Ualanegli in Serbia

Tirati su gli ormeggi, il veliero “ualano” sostenuto dal vento dell’entusiasmo è partito, rotta sud-est Europa, destinazione Serbia. L’acido lattico post “Festival del Folclore” appena terminato ancora da smaltire e il caldo straripante di queste ore non hanno domato lo spirito del condottiero sannita che pulsa nei cuori de “Ri Ualanegli”. Bagagli alla mano hanno travalicato i confini nazionali e affondano in queste ore le orme di uno “zampitto” in terra Balcanica. “Ri Ualanegli” scrivono un’altra pagina straordinaria nel grande libro della storia ultramillenaria di Pontelandolfo. E’ questo il modo più bello per festeggiare il 40esimo compleanno, l’età della consapevolezza di sé, delle proprie capacità, l’età della saggezza, della maturità, l’età delle certezze che l’Associazione ha trovato anche operando un’attenta cernita delle cose e delle persone che affollavano la propria vita, senza però apportarne alcun beneficio, per costruire il futuro ancora più solido del passato. Il gruppo è approdato nel distretto di Berlgrado carico di adrenalina, sventolando in alto nel cielo il vessillo di Pontelandolfo, pronto a scatenare l’”inferno” sulle tavole del palco del “Festival Internazionale del Folclore” nella città di Obrenovac. Capitanati dal presidente Antonio Sicardi, trascinati dalla forza di due autentici, inossidabili condottieri Michela Delli Veneri e Diego Toscano, “Ri Ualanegli” guardano lontano fino a scoprire all’orizzonte le vette più alte del successo, quelle maestose sommità che vogliono scalare alla conquista della cima, per immortalarsi nella memoria degli uomini. Ogni regione d’Italia ha il suo ballo tradizionale, dal Nord al Sud dalla manfrina veneziana alla saltarella dell’area vesuviana, dalla pizzica e pizzica tarantata salentina al passo torrau sardo, dalla furlana friulana alla spallata o batticulo di varie zone abruzzesi, molisane e campane e così via. “Ri Ualanegli” ballano la tarantella, una danza strutturata, figurata, codificata, praticamente si eseguono gli stessi passi in elevazione dal terreno sulla stessa frase musicale e il numero dei passi è fisso perché fisso è il numero delle battute. Ma ad un certo punto la tarantella pontelandolfese si trasforma in danza così detta aperta, si trasforma nella tipica tarantella sfrenata senza uguali, dove c’è più spazio per l’interpretazione, la creatività e l’espressività del ballerino: l’uomo stuzzicato dalla donna la insegue fino a braccarla. “C’era una volta …e ancora c’è”, è l’inizio dell’affascinante, travolgente favola dell’Associazione Culturale “Ri Ualanegli”, che si raccontano grandi e piccoli quando la quiete della sera inonda di pace e di gioia ogni focolare domestico di Pontelandolfo.

Gabriele Palladino

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