l’Ue si rimangia i divieti su “Natale” e “Maria”

Abbiamo vinto: l’Ue si rimangia i divieti su “Natale” e “Maria”

30 Novembre 2021  
L’Europa e la retromarcia sulle “linee guida per comunicazione inclusiva”. Abbandonata la strada che avrebbe portato all’ennesima follia
Francesco Giubilei

Non sarà il passo indietro della Commissione europea sulle “linee guida per comunicazione inclusiva” a salvare le radici cristiane dell’Europa ma si tratta di un importante risultato ottenuto a partire dallo scoop de “Il Giornale” che ha scoperto un documento nato per circolazione interna alla commissione. I contenuti sono ormai noti: non si può più dire Natale o vacanze natalizie per non offendere le minoranze, vietato usare i nomi Maria o Giovanni perché cristiani o utilizzare l’espressione “signori e signore” prima di un convegno, fino a situazioni paradossali per cui invece di affermare “colonizzare Marte” bisogna dire “inviare umani su Marte”.

Una vera e propria follia che ha suscitato lo sdegno di migliaia di cittadini in tutta Europa e fatto rimbalzare la notizia sui principali media europei suscitando l’intervento di decine di europarlamentari e dei leader del centrodestra italiano Matteo Salvini, Antonio Tajani, Giorgia Meloni che hanno protestato contro la decisione della Commissione.

Così è arrivata la marcia indietro dell’Ue e la commissaria europea alla Parità, Helena Dalli, ha ritirato le linee guida sulla comunicazione inclusiva spiegando: “La mia iniziativa di elaborare linee guida come documento interno per la comunicazione da parte del personale della Commissione nelle sue funzioni aveva lo scopo di raggiungere un obiettivo importante: illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione europea verso tutti i ceti sociali e le credenze dei cittadini europei”.

Per poi aggiungere: “Tuttavia, la versione delle linee guida pubblicata non serve adeguatamente questo scopo. Non è un documento maturo e non soddisfa tutti gli standard di qualità della Commissione. Le linee guida richiedono chiaramente più lavoro. Ritiro quindi le linee guida e lavorerò ulteriormente su questo documento”.

Si tratta di un piccolo – ma significativo – passo per evitare che l’Ue, in nome del politicamente corretto, cancelli le nostre tradizioni e l’identità europea ma è anche un’importante lezione per il mondo conservatore, liberale, cattolico. Quando si è in grado di portare avanti battaglie comuni attraverso un lavoro di squadra tra l’ambiente culturale e giornalistico e quello politico, i risultati si riescono a ottenere. Anche perché la stragrande maggioranza dei cittadini è contraria a questa visione ideologizzata delle istituzioni europee che non tiene nemmeno in considerazione il buon senso. Per questo è necessario continuare a lottare e battersi per un’Europa diversa, orgogliosa delle proprie radici e della propria identità a partire dalla celebrazione del Santo Natale.

 

https://www.ilgiornale.it/news/politica/abbiamo-vinto-lue-si-rimangia-i-divieti-su-natale-e-maria-1992846.html


ANTEFATTO

In Europa vietato dire “Natale” e perfino chiamarsi Maria

28 Novembre 2021  
Il documento interno della Commissione: no all’uso di “Miss o Msr”, basta riferimenti religiosi e nomi cristiani
Francesco Giubilei 

Se ce lo avessero raccontato e non lo avessimo letto nero su bianco in una comunicazione ufficiale della Commissione europea, non ci avremmo creduto perché i contenuti delle nuove linee guida per una «comunicazione inclusiva» hanno dell’incredibile. In un documento per circolazione interna di cui Il Giornale è entrato in possesso in esclusiva intitolato #UnionOfEquality. European Commission Guidelines for Inclusive Communication, vengono indicati i criteri da adottare per i dipendenti della Commissione nella comunicazione esterna ed interna. Come scrive nella premessa il Commissario per l’uguaglianza Helena Dalli «dobbiamo sempre offrire una comunicazione inclusiva, garantendo così che tutti siano apprezzati e riconosciuti in tutto il nostro materiale indipendentemente dal sesso, razza o origine etnica, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale».

Per farlo la Commissione europea indica una serie di regole che non solo cancellano convenzioni e parole usate da sempre ma contraddicono il buon senso. Vietato utilizzare nomi di genere come «operai o poliziotti» o usare il pronome maschile come pronome predefinito, vietato organizzare discussioni con un solo genere rappresentato (solo uomini o solo donne) e ancora, vietato utilizzare «Miss o Mrs» a meno che non sia il destinatario della comunicazione a esplicitarlo. Ma non è finita: non si può iniziare una conferenza rivolgendosi al pubblico con la consueta espressione «Signori e signore» ma occorre utilizzare la formula neutra «cari colleghi».

Il documento si sofferma su ambiti specifici come il «gender», «Lgbtiq», i temi «razziali ed etnici» o le «culture, stili di vita e credenze» con una tabella che indica cosa si può o meno fare basata sulla pretesa di regolamentare tutto creando una nuova lingua che non ammette la spontaneità: «Fai attenzione a non menzionare sempre prima lo stesso sesso nell’ordine delle parole, o a rivolgerti a uomini e donne in modo diverso (ad esempio un uomo per cognome, una donna per nome)»; e ancora «quando scegli le immagini per accompagnare la tua comunicazione, assicurarsi che le donne e le ragazze non siano rappresentate in ambito domestico o in ruoli passivi mentre gli uomini sono attivi e avventurosi».

Una volontà di cancellazione del genere maschile e femminile che raggiunge livelli paradossali quando la Commissione scrive che bisogna evitare di usare espressioni come «il fuoco è la più grande invenzione dell’uomo» ma è giusto dire «il fuoco è la più grande invenzione dell’umanità». È evidente che dietro la ridefinizione del linguaggio si celi la volontà di cambiare la società europea, le nostre usanze e tradizioni come emerge dal capitolo dedicato alle «culture, stili di vita o credenze». La Commissione europea ci tiene a sottolineare di «evitare di considerare che chiunque sia cristiano» perciò «non tutti celebrano le vacanze natalizie (…) bisogna essere sensibili al fatto che le persone abbiano differenti tradizioni religiose». C’è però un’enorme differenza tra il rispetto di tutte le religioni e vergognarsi o cancellare le radici cristiane che sono alla base dell’Europa e della nostra identità.

In nome dell’inclusività la Commissione europea arriva a cancellare il Natale invitando a non utilizzare la frase «il periodo natalizio può essere stressante» ma dire «il periodo delle vacanze può essere stressante». Una volontà di eliminare il cristianesimo che si spinge oltre con la raccomandazione di usare nomi generici invece di «nomi cristiani» perciò, invece di «Maria e Giovanni sono una coppia internazionale», bisogna dire «Malika e Giulio sono una coppia internazionale». Fino ad arrivare allo sprezzo del ridicolo che impone di contrastare la connotazione negativa di parole come colonialismo: vietato dire «colonizzazione di Marte» o «insediamento umano su Marte», meglio affermare «inviare umani su Marte». Quando la tragedia lascia lo spazio alla farsa.

 

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/follie-ue-l-inclusivit-vietato-dire-natale-e-chiamarsi-maria-1992290.html?fbclid=IwAR3mEzb_iZRCnjT3LFYwE-2QmpdfVn4h4upkr5nHqS8-68VI4l-CLOfvNaU