Rivalutazione decrescente delle pensioni

Boomerang rivalutazioni, perdite di 8mila euro: cosa succede alle pensioni

10 Novembre 2023  
 La relazione tecnica del ddl Bilancio prevede una rivalutazione decrescente delle pensioni. Gli assegni più corposi saranno rivalutati meno di quelli più bassi. A perdere di più saranno le pensioni superiori di 10 volte al minimo, ovvero quelle sopra i 5.253,80 al mese

Giuditta Mosca

Pensioni 2023

  “Boomerang rivalutazioni, perdite di 8mila euro: cosa succede alle pensioni”

Rivalutare meno le pensioni più alte per finanziare la rivalutazione degli assegni più bassi. Una logica inversamente proporzionale per tenere il passo con il ritocco verso l’alto degli assegni che varierà dall’1,2% al 5,6% a seconda dell’importo del cedolino.

Un sistema di calcolo che premia le pensioni inferiori a 4 volte il minimo (quelle inferiori ai 2.101,52 euro) e che penalizza quelle che il minimo lo superano almeno di 10 volte, ovvero gli assegni superiori ai 5.253,80 euro al mese.

A monte di ciò che una revisione del taglio delle pensioni future del comparto pubblico. La carne sul fuoco è tanta, è utile procedere con ordine.

La rivalutazione delle pensioni

In base alle norme in vigore dal 1998, il governo Meloni ha deciso di rivalutare al 100% (e quindi al 5,6%) soltanto le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo Inps, ovvero quelle fino a 2.101,52 euro lordi al mese.

Gli assegni più alti saranno rivalutati diversamente:

  • le pensioni fino a 626,290 euro (tra 4 e 5 volte il minimo Inps) saranno rivalutate al 4,7%
  • le pensioni tra i 2.626,91 e fino a 152,28 euro (tra 5 e 6 volte il minimo Inps) saranno rivalutate al 2,9%
  • le pensioni tra i 3.152,29 e i 4.203,04 euro (tra 6 e 8 volte il minimo Inps) saranno rivalutate al 2,6%
  • le pensioni tra i 4.230,05 e i 253,80 euro (tra 8 e 10 volte il minimo Inps) saranno rivalutate al 2%
  • le pensioni superiori ai 5.253,80 euro (oltre 10 volte il minimo Inps) saranno rivalutate all’1,2%.

Oltre a queste rivalutazioni verrà calcolato, come sempre avviene, anche l’opportuno conguaglio.

La necessità di penalizzare gli assegni più alti

Sono gli assegni almeno 10 volte superiori al minio Inps a essere penalizzati rispetto a quanto accaduto nel 2023. Per i percettori la rivalutazione sarà soltanto del 22% dell’inflazione, con minori entrate che possono toccare anche gli 8mila euro l’anno, ha calcolato il Corriere della Sera.

A ciò si aggiunge che il governo, in un primo momento, ha voluto che lo schema delle rivalutazioni del 2024 ricalcasse quello del 2023, salvo poi ritornare sui propri passi non potendo tenere fede all’intenzione di rivalutare al 90% dell’inflazione le pensioni tra quattro e cinque volte il minino, che dovranno accontentarsi di una rivalutazione pari all’85% del tasso di inflazione, ossia il 4,7%.

La coperta è corta e, sul piatto della bilancia, grava la necessità di ripensare il taglio delle pensioni dei medici, perché si teme un loro esodo verso altri lidi in tempi stretti. Un problema che può essere una scure sul capo del sistema sanitario e che il governo sta soppesando in modo analitico. Si sta vagliando l’ipotesi di cancellare la norma oppure di attuarla in modo più lieve, magari soltanto a svantaggio dei prepensionati e non di chi entrerà in pensione rispettando i tempi corretti.

Un occhio alle pensioni minime

Lo spazio di manovra per le rivalutazioni è ridotto anche per via della volontà dell’esecutivo di ritoccare verso l’alto le pensioni minime con aumenti dell’1,5% per i pensionati tra i 65 e i 75 anni e del 6,4% per gli over 75.

https://www.ilgiornale.it/news/previdenza-e-pensioni/pensioni-pi-alte-saranno-rivalutate-meno-2239138.html