Come l’infame Cavour, traditore della patria…

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Come l’infame Cavour, traditore della patria, vendette La contea di Nizza e la Savoia.( Dedichiamo questa pagina a Della Loggia)

Di Antonio Ciano


Il 24 marzo del 1860 Cavour ha venduto mezza padania alla Francia. Nessuno ha ricordato quell’atto infame.Nè la presidenza della Repubblica italiana, nè la presidenza del Consiglio, nè i giornali patriottici italiani. Il popolo non conosce questi fatti. La retorica risorgimentale è al culmine dell’infamia. Il Corriere della Sera se n’è guardato bene dal ricordare quelle giornate del tradimento e dell’infamia.

Nizza e Savoia
Il 24 Marzo del 1860 il “grande” statista Cavour diventò ufficialmente traditore della Patria: vendette la moglie al diavolo, anzi peggio, regalò alla Francia due province italianissime, parte del sacro suolo italiano, ma soprattutto mercificò i cittadini di quei territori.
Per la verità traditore lo era già per la sua appartenenza alla loggia massonica “Ausonia”, facente capo a Londra, loggia cieca esecutrice degli ordini e delle direttive del Gran maestro Venerabile Albert Pike e del Primo Ministro inglese Lord Palmerston. I liberali, adusi a comprare e a vendere merce a loro piacimento, strombazzavano i popoli non esser merce; Cavour, il 17 Marzo del 1859 al Senato ebbe a dire che”…essere grande progresso della civiltà moderna il non riconoscere nei principi il diritto di alienare i popoli”.
Appena finita la guerra del 1859 correvano voci circa la cessione della Savoia e di Nizza .Tutti protestavano; protestavano i deputati savoini e protestava il popolo; la stampa gridava allo scandalo: non si poteva regalare alla Francia la porta d’ Italia; non si poteva fare la guerra agli austriaci perchè padroni del Lombardo-Veneto e cedere due province italiane da sempre a Napoleone.
Perfino la Svizzera cominciò a pretendere territori:per suo assestamento territoriale avrebbe voluto il Faucigny, lo Sciablese ed il Genevese. I nizzardi, noti emigranti e girovaghi, erano combattuti: chi preferiva l’Italia e non il Piemonte e chi la Francia che dava lavoro e faceva pagare meno tasse. Garibaldi, nizzardo purosangue, al di là delle proclamazioni contro Cavour, niente azzardò contro il Piemonte vendereccio, anzi, continuò a sedere nel parlamento torinese.
Nel luglio del 1859 il ministro degli esteri francese dichiarò che la Savoia poteva benissimo rientrare nei piani del governo transalpino. Napoleone III, invece, per allettare la grandeur francese rispose che”… alla Francia giova più l’onore della lotta che ingrandirsi sul territorio”.
Londra, contraria all’ingrandimento francese, interpellò Parigi circa le voci di una probabile cessione della Savoia e Nizza alla Francia. La risposta del Bonaparte fu “…non trattarsi tra due paesi; ma di patti di famiglia tra le due dinastie”.
Il Moniteur del 9 settembre del 1859 pubblicò un articolo di un ipocrita idealista francese che affermava essere la Francia entrata in guerra solo ” per un’idea”! quell’idea costò al Piemonte, oltre a Nizza e Savoia, la somma di 60 milioni di allora.
Nel gennaio del 1860 la questione della separazione della Savoia e della contea di Nizza si andava facendo di giorno in giorno più pressante; il governo piemontese traditore sosteneva il quotidiano l’Avenir che era per la separazione e gli consentiva di pubblicare articoli sfacciatamente faziosi favorevoli all’unione con la Francia, mentre il governatore di Nizza, che, solo a parole si dichiarava duro nei suoi confronti, rimaneva inerte. (La Civiltà Cattolica- Serie IV, Vol. V, pag.510)
Il 29 gennaio del 1860, alle due pomeridiane, ebbe luogo a Ciamberì una pubblica dimostrazione; oltre diecimila cittadini si recarono presso le autorità piemontesi innalzando la bandiera italiana. Ventiquattro delegati chiesero udienza al governatore che ringraziò i patrioti dichiarando che il governo centrale non aveva mai avuto intenzione di cedere la Savoia. Nello stesso tempo un’altra delegazione si recò a Parigi a chiedere l’annessione della regione alla Francia. Per la stampa francese le diecimila persone che avevavo dimostrato a Ciamberì diventarono 250, il Messanger du Midì dichiarava che la popolazione della città savoina restò pienamente estranea alla commedia, la Patrie di Parigi protestava asserendo che “ gli autori della dimostrazione erano in formale opposizione coll’opinione dell’immensa maggioranza degli abitanti del paese”.
La Patrie del 2 febbraio denunciava che le autorità piemontesi della Savoia e della Contea di Nizza “ osteggiano dappertutto il movimento separatista, comprimendo i voti quasi unanimi degli abitanti che domandano l’annessione alla Francia”. (La Civiltà Cattolica, Serie IV, Vol. V, pag. 511)
Il 1° Marzo del 186O Napoleone III ruppe gli indugi: reclamò la Savoia … in vista della trasformazione d’Italia in Stato possente. (De Sivo,Storia delle Due Sicilie,Vol.I,pag.504)
A Villafranca la Francia di Napoleone III fu messa nella condizione di fare marcia indietro: le Legazioni dovevano tornare al Papa, i Ducati di Modena e Parma agli Asburgo-Este e ai Borbone, il Granducato di Toscana ai Lorena. Cavour si dimise da Primo Ministro per il rifiuto dell’Austria di averlo alle trattative di pace, non avendo l’esercito piemontese riportato nessuna vittoria negli scontri. Il primo punto del trattato armistiziale, che prevedeva una confederazione italica con a capo il papa, dispiacque al ministro sardo. I francesi avevano ottenuto la Lombardia, eccetto le fortezze del quadrilatero, controllata dal maresciallo Valiant che, con cinquantamila uomini armati di modernissimi fucili e di cannoni rigati avevano sconfitto gli austriaci a Magenta e a Solferino ma perdendo oltre 20 mila uomini. San Martino fu teatro di infime scaramucce tra piemontesi e reparti austriaci, militarmente insignificanti ed è stata fatta passare dagli storici aulici per una grande battaglia.
Bonaparte III, praticamente, ricattò il governo piemontese: o Nizza e Savoia o la Lombardia. Il Piemonte, patria dei liberali, che voleva cacciare gli austriaci, si ritrovò in casa i francesi. Napoleone III inviò a Torino un suo emissario, il còrso Benedetti, a concludere la cessione di Nizza e Savoia alla Francia. Si apriva così, in modo perenne, la porta d’Italia allo straniero.
Ecco, dunque, chi erano i “padri della patria” Camillo Benso di Cavour e Vittorio Emanuele II di Savoia: due luridi traditori, che davano la libertà ai nizzardi e ai savoini e la rubavano al resto d’Italia.
Cavour violò poi il Trattato di Zurigo con la complicità della Francia prima e dell’Inghilterra dopo. Strapazzando gli accordi di Vienna del 1815 egli mise a ferro e fuoco il resto della penisola facendo trionfare la RIVOLUZIONE LIBERALE. Così dal 1860 al 1945, per 85 anni, l’Italia di Cavour e dei Savoia fu immersa nel sangue fraterno, che sgorgò a fiumi per le impiccagioni e le fucilazioni di massa, e gravata di tasse insopportabili. Abbrutimento e terrore scandirono quegli anni terribili ma Cavour e compagni diventarono miliardari con le loro speculazioni e con i loro ladrocini.
Non appena firmato il trattato della cessione, 24 marzo 1860, le truppe francesi lasciarono la Lombardia per insediarsi appunto nei nuovi acquisti. Il trattato dichiarava che”…il Re di Sardegna consente alla riunione della Savoia e del circondario di Nizza alla Francia,rinuncia per sè e per tutti i suoi discendenti e successori in favore di S.M. l’Imperatore dei Francesi,ai suoi diritti e titoli sui detti territori”. (La Civiltà Cattolica, SerieIV, Vol.VI,pag.230)
Il trattato fu sottoscritto per la Francia dal barone di Talleyrand-Perigord, Ministro plenipotenziario presso la Corte di Sardegna e da Vincenzo Benedetti, direttore degli affari politici del Ministero degli Esteri a Parigi. Per il Piemonte, l’infame trattato fu sottoscritto dal traditore della patria Camillo Benso conte di Cavour e dal cavaliere, medico fallito, Luigi Farini, nominato per l’occasione Ministro degli Interni, dato che nessun Sardo era disposto ad apporre la propria firma per non figurare traditore in eterno.
Le condizioni della rinuncia, dettate dallo spregiudicato Cavour, dovevano servire ad ammorbidire le ire dell’opinione pubblica savoina, nizzarda e italiana; esse erano:
1°. Nessuna violenza alla volontà delle popolazioni.
2°. Rispetto delle condizioni medesime, colle quali il Regno di Sardegna possedeva la Savoia e Nizza, specialmente riguardo alle parti neutralizzate della prima.
3°.Una giunta franco-sarda avrebbe determinato, conforme all’equità, i nuovi confini dei due Stati.
4°.Una o parecchie giunte avrebbero dirimito le questioni pecuniarie eventuali.
5°. Il Governo francese avrebbe rispettato i diritti acquisiti dai militari, dai magistrati, e dagli altri pubblici funzionari.
6°. I Savoini e i Nizzardi avrebbero avuto un anno di tempo per decidere se restare sudditi sardi o francesi. (La Civiltà Cattolica, SerieIV, Vol.VI, pag. 230)

Il trattato infame, come da prassi, doveva poi essere approvato dal parlamento torinese.
Agli studenti non viene mai fatto rilevare che il trattato fu sottoscritto il 24 marzo, anniversario della disfatta di Novara, quando gli austriaci, volendo, avrebbero potuto invadere Torino e prendersi la Savoia, Nizza e Genova. Gli austriaci, vincitori nel 1849, non pretesero nemmeno un lembo di territorio, il Piemonte potè conservare la sua integrità; nel 1860, il Piemonte, vincitore, fu costretto dal golpista Napoleone III a cedere la porta d’Italia alla Francia.
Ancora oggi, i “nostri” libri di storia, falsa storia, ci parlano di unità d’Italia fatta con le lacrime e col sangue, certamente non con quello di Cavour e Farini.
E continuano a farci odiare gli austriaci!!!
Il 2 Aprile del 1860, la Gazzetta del Regno N° 79, pubblicò un Bando del Re, datato 1° Aprile, diretto alle popolazioni della Savoia e della Contea di Nizza, col quale si annunziò al mondo il trattato del 24 Marzo. Il Re dei Galantuomini, cioé dei parassiti possidenti, dichiarò che: “per quanto mi sia penoso il separarmi da province che hanno per sì lungo tempo fatto parte degli Stati dei miei antenati ed alle quali vanno unite tante reminiscenze,io ho dovuto considerare che i cambiamenti territoriali originati dalla guerra in Italia giustificano la domanda del mio Augusto Alleato l’Imperatore Napoleone”. (La Civiltà Cattolica, Serie IV, Vol.VI, pag.230) Il Re concludeva il suo Bando affermando che i savoini ed i nizzardi, prima di essere ceduti, anzi, venduti, avrebbero espresso la loro volontà con il suffragio universale alla presenza dei “…principali funzionari dell’ordine amministrativo che non appartengono nè a Nizza nè alla Savoia”. (La Civiltà Cattolica, ibidem, pag. 230). Infatti, appartenevano, codesti funzionari, alla massoneria internazionale, ed erano così solerti e venduti, che il Guerrazzi denunciò, nel Parlamento torinese, di un tale Lubonis, che inviato temporaneamente a fare il governatore a Nizza durante il plebiscito (La Civiltà Cattolica, Serie IV,Vol.VII, Anno 1860, pag.23) “… adoperò ogni via abusando il magistrato per corrompere le menti”.
Cavour, accusato, rispose che avrebbe ripreso il Lubonis. Il Guerrazzi replicò che “… non era il caso di fare ramanzine in quanto trattavasi di tradimento; si doveva perciò, non garrirlo, ma accusarlo, arrestarlo, processarlo e punirlo”. (La Civiltà Cattolica, Serie IV, Vol.VII., Anno 1860, pag. 23)
Il Guerrazzi continuò il suo discorso denunciando un caso di contraffazione del voto di cui era venuto a conoscenza: nel comune di Lavenzo i votanti erano 407 ma furono conteggiati 481 voti unanimi a favore dell’annessione. Filippo Curletti docebat.
Il deputato Castellani, uno dei 30 contrari alla cessione delle due province alla Francia, rivolgendosi a Cavour e ai Ministri, disse: “Avete violato quel diritto delle genti che voi stessi siete costretti ad invocare ad ogni momento; avete violato un gran principio di giustizia; avete venduto quelle popolazioni e le loro libertà a guisa di vacche ed armenti”. (La Civiltà Cattolica, Serie IV,Vol.VII,pag.23)
Il 12 Aprile del 1860 Giuseppe Garibaldi, il nostro “eroe dei Due Mondi”, l’uomo che aveva spezzato le reni ai contadini del Sud America, colui il quale aveva trasportato cinesi (schiavi) sulla sua nave anzichè liberali, colui il quale incendiava e razziava interi villaggi uruguajani, l’amico dei latifondisti delle Pampas e nemico dei campesinos, si precipitò alla Camera torinese brandendo la sua spada di cartone e, impassibile, scorreggiò queste parole: “Nizza essersi data al Duca di Savoia nel 1388 a patto di non poter essere ceduta ad altri;ora la si vende a Bonaparte; è vergognoso vendere i popoli, incostituzionale il contratto prima dell’assenso delle Camere; cancellare l’articolo 5° dello Statuto”.
Il 23 Aprile, lui ed un altro deputato nizzardo, rinunciarono al mandato di parlamentari. Nel dimettersi l’”eroe” eruttò parole infocate”…contro l’atto di frode e di violenza consumato…che sarebbero arrivati tempi migliori e opportunità favorevoli per far valere con libertà reali i loro diritti non certo menomati da un fatto illegale e fraudolento”
Finito il discorso alla Camera il nostro eroe di cartone, con i suoi mille mercenari, si diresse verso Nizza, dove mon arrivò mai; si fermò a Quarto nei pressi di Genova e con i due piroscafi Piemonte e Lombardo fece rotta per Marsala. Nizza sta ancora aspettando la sua liberazione.
Il 15 di Aprile si votò il plebiscito fasullo; i voti a favore dell’annessione furono 131.744, i contrari 223! Vittorio Emanuele II, passato alla storia come il re dell’unità d’Italia, da vero galantuomo, vendette le terre che erano state la culla e la tomba dei suoi antenati. Con la rettifica delle frontiere il traditore della patria attestò che la Savoia era francese e, quindi ,di riflesso, essere gallica la sua stirpe; gli storici ci hanno gabbati per 140 anni. Il savoiardo regalò alla Francia Chambery ed Annecy, 707 mila abitanti e 58,000 Kmq di territorio, Nizza e le Alpi erano divenute francesi (De Sivo, Storia delle Due Sicilie,Vol.I,pag.506). Alla Francia le chiavi della porta d’Italia.
La truffa di Cavour: le elezioni
Nel Regno di Sardegna le elezioni non furono mai cosa seria; gli inglesi ed i francesi, infatti, consideravano i regnicoli sabaudi alla stregua dei Mau-Mau.
Il 25 Marzo del 1860 ebbero luogo le elezioni fasulle che consegnarono Nizza e Savoia alla Francia e che sancirono il tradimento di Vittorio Emanuele II, di Cavour e di Garibaldi alla causa dell’unità d’Italia.Tutti erano contrari alla cessione delle due province alla Francia, il popolino e l’aristocrazia capitanata dal conte Solaro della Margarita e dal conte Ottavio di Revel. Che fare? Una elezione truffaldina,appunto,che permettesse il voto solo ai francesi fatti venire apposta da Parigi ed ai cavourriani traditori della Patria Italiana. Il governo di Torino stabilì la nuova legge elettorale con restrizioni elettive: si vietò ai clericali di votare, come si impedì di votare a coloro che non avessero un determinato reddito e agli analfabeti che in Piemonte superavano abbondandemente il novanta per cento della popolazione. I seggi erano controllati da funzionari e soldati che consentivano il voto solo ai “raccomandati”, una pratica che i savoini conoscevano già poiché nel 1858 il Ministero annullò le elezioni per non essere i risultati graditi al governo centrale. Ecco come Denis Mack Smith, uno storico del cosiddetto Risorgimento , ci descrive l’ ira di Garibaldi ” …Garibaldi era ormai del tutto avverso a Cavour. Non importava che la cessione di Nizza e Savoia fosse il prezzo della connivenza francese all’annessione piemontese della Toscana e dei ducati dell’ Italia centrale. La cosa era sbagliata in se stessa, era un delitto di lesa nazionalità. Cavour rendeva l’ Italia schiava del patronato francese – per di più della Francia di quello stesso tiranno Luigi Napoleone che aveva schiacciato la Repubblica romana del 1849… Garibaldi era altrettanto disgustato del parlamento. Vedeva in esso un istituto corrotto e codardo, nel quale interessi di gruppo, intrallazzi e brama di guadagni privati facevano dei deputati altrettante marionette nelle mani dell’ onnipresente Ministro. Il parlamentarismo torinese era anch’ esso una frode, dove l’ <> del governo aveva più volte comprato retrospettive indennità per le violazioni della Costituzione” (Denis Mack Smith,GARIBALDI,Arnoldo Mondadori Editore S.P.A., Milano, 1994, pag.105) Noi siamo più crudi dello storico britannico, diciamo semplicemente che i deputati torinesi, tutti liberali o massoni, erano sporchi traditori della patria, lacchè e servi, con alte responsabilità negli eccidi piemontesi al Sud.
In Piemonte, il suffragio universale era suffragio di una minoranza selezionata dal potere politico, tanto che nel collegio elettorale di Trecate gli iscritti erano 522; l’eletto, il Conte Annoni, ebbe 224 voti; nel collegio di Bioglio 535 elettori, l’eletto ebbe 195 voti; Treviglio 442 elettori,l’eletto ebbe 145 voti; Trino 534 elettori; l’eletto ebbe 242 voti; a Vercelli gli elettori erano 777, l’eletto, il conte di Cavour fu votato da 383 stronzi che determinarono, col loro voro fatale, in dieci anni, dal 1860 al 1870, circa un milione di morti in dieci anni, nel meridione d’Italia, ex Regno delle Due Sicilie.
Le opinioni dei giornali
Dopo il trattato del 24 Ottobre del 1860, i cinquantamila soldati transalpini, rimasti a presidiare, dopo Villafranca, la Lombardia, si affrettarono a lasciare la pianura padana per insediarsi nella Savoia e nella contea di Nizza. Gli eroi di Magenta e Solferino furono accolti con applausi in Savoia; parlavano la stessa lingua dei savoini, stanchi di pagare tasse e balzelli e di far guerre per l’ambizione dei tiranni che li governavano. A Nizza, invece, i soldati francesi furono fischiati e sbeffeggiati. A Nizza, da sempre italiana e di madrelingua italiana, da sempre mal digerivano i transalpini considerati stranieri. La popolazione ingiuriava Bonaparte III ed i Savoia che stavano per mercificarli. L’Opinione così ci descrive la concitazione di quei giorni:”…La situazione di Nizza diviene di giorno in giorno più sconfortante. Coloro che, fedeli al loro re, dovrebbero meritare vieppiù le simpatie della Francia, perchè la fedeltà é virtù che i governi non possono non apprezzare, sono esposti ad ingiurie”. ( La Civiltà Cattolica, Serie IV, Vol.VI, Anno 1860,pag.235)
All’arrivo delle truppe francesi, la sera del 1° Aprile, vi furono zuffe a ripetizione nei pressi del Caffé del Commercio. Il Nizzardo del 2 Aprile N° 77 ci ragguaglia in modo più dettagliato su quegli avvenimenti:” Verso le undici uscì una pattuglia francese, la baionetta in canna, per far ritirare la popolazione che si era data convegno sulla piazza di San Domenico …altre battaglie tra borghesi si sono succedute al Ponte Nuovo ed in altri punti della città, sicchè ora si può dire che la tranquillità è sparita da Nizza”.La Gazzette de Nice del 3 Aprile ci informa che fu insultato e percosso un nizzardo che portava la coccarda tricolore italiana. Il Nizzardo ogni giorno ricordava ai traditori Cavour e Vittorio Emanuele II e al loro concittadino vigliacco e pusillanime Garibaldi il patto col quale la Contea di Nizza si era data al Piemonte:” I Nizzardi dopo la dedizione del 1388 a Casa Savoia stipularono nel 1391 ,il 19 di novembre,che il conte di Savoia non potrà mai alienare la città in favore di qualsiasi Principe,e se lo facesse,gli abitanti potrebbero resistere armata mano e scegliersi un altro Sovrano a loro piacimento,senza rendersi colpevoli di ribellione”.(La Civiltà Cattolica,SerieIV,Vol.VI,p
ag 235) Il giornale fu costretto a sospendere le pubblicazioni. Vive la France! Vive Cavour! Vive Garibaldi! Vive le Roi Vittorio! Libertè, Egalitè, Fraternitè!
La mano di Dio
Il 4 Aprile del 1860 il generale Quaglia, decano del parlamento torinese, mentre presiedeva la sua prima tornata ed ebbe proclamato i deputati di Bologna e di Ravenna, fu colto da un colpo apoplettico. Morì due giorni dopo. Bianchi-Giovini, altro campione anticlericale, che bestemmiava ogni domenica, a mò di rosario, il Papa e Iddio, la Madonna e tutti i Santi, direttore dell’ Unione, dalle cui pagine periodicamente sortiva una storia dei Papi ad uso del popolo, fu colpito anche lui da un colpo apoplettico, di domenica, dopo l’uscita del quarto articolo contro i vescovi di Roma. Il Bianchi-Giovini non morì ma restò paralizzato e inchiodato nel suo letto, perse l’uso della voce e la sua penna non potè più scrivere.
Il Conte Siccardi, che emanò le prime leggi contro la Chiesa, fu colpito da una malattia misteriosa e, dopo un anno di patimenti atroci, finì all’inferno.
La stessa sorte toccò al deputato Cornero che si era fatto strenuo difensore degli interessi parassitari piemontesi a danno della Chiesa.
Morirono pure il deputato Buffa, campione anticlericale e l’abate Gioberti. Di lì ad un anno, all’improvviso, la stessa sorte toccò a Cavour. Due giorni dopo la morte di Cavour, moriva giovanissimo Guglielmo Stefani, emigrato da Venezia, titolare di una famigerata agenzia di notizie, messa a disposizione del governo torinese, che lo rese ricco, da morto di fame che era prima. Il 18 giugno fu colto da colpo apoplettico anche il generale senatore Cav. Da Bormida, parecchie volte ministro; Vincenzo Gioberti lo aveva malmenato spesso con scritti laceranti, dato che, il generale, colmato di onorificenze dalla rivoluzione liberale, mai aveva mostrato il suo valore in campo. Farini andò a Napoli dal genero: la festa di matrimonio di sua figlia si trasformò in funerale. Vedi Napoli e poi muori. Montezemolo andò in Sicilia, la figlia prediletta, fulminata da quel paradiso lasciato intatto dai Borbone, morì di felicità. Morì improvvisamente anche il Conte di Siracusa, della sua famiglia e della sua patria. (La Civiltà Cattolica,Serie IV, Vol. XI, Anno 1861, pag 112.)
La nullità
Il 10 Aprile 1860, alla Camera di Torino si doveva procedere alla elezione del Presidente dell’Assemblea. Cavour impose la sua tirannìa nel proporre a ministro della pubblica istruzione l’amico Giovanni Lanza, che era stato suo collaboratore al Ministero delle Finanze, con risultati deludenti. I votanti erano 219, il medico Lanza ebbe 129 voti, 19 voti in più di quelli richiesti dal regolamento camerale. I giornali, anche se filogovernativi, si scagliarono contro Cavour ed il Lanza stesso. Il giorno seguente l’Unione scrisse:”…non potevamo immaginarci che la Camera composta dei più splendidi lumi italiani si desse a presidente una nullità; poichè, sia detto con pace di lui e dei 129 voti che lo portarono, il Dottore Giovanni Lanza è una NULLITA’ in tutta l’accezione del significato della parola”. Il 13 di Aprile il Diritto continuò con queste parole:” Al solo Conte di Cavour si deve che il primo Parlamento italiano sia presieduto da una nullità, da un uomo che in politica non fu che un servitore, e che in iscienza fu sempre una nullità”. Il Diritto e l’Unione sbagliavano nel definire italiano quel parlamento; era piemontese, e, comunque, non contava niente.
Cavour risponde a Garibaldi
Garibaldi ebbe la notizia ufficiale della cessione della sua città durante le nozze con Giuseppina. Per averne conferma inviò il suo mercenario più fidato, Stevan Turr, dal re sabaudo. Vittorio Emanuele rispose al mercenario ungherese in questi termini:” Dite al Generale che non è soltanto Nizza, anche la Savoia. Ditegli pure che, se abbandono io il Paese dei miei avi, più facilmente può farlo lui ad abbandonare il suo, dove lui è solo nato”.(Indro Montanelli, Marco Nozza,GARIBALDI, Rizzoli Editore, Milano, 1982,pag.345.)
Durante la seduta parlamentare del 13 Aprile, Garibaldi blaterò che la cessione di Nizza alla Francia era incostituzionale:”…tale cessione è contraria al diritto delle genti. Si dirà che Nizza è stata scambiata con due province più importanti; però ogni traffico ripugna oggi al senso universale delle genti e delle nazioni civili…”. (La Civiltà Cattolica, Serie IV, Vol VI, pag.350-351) Poi chiese al Governo lumi perchè a Nizza si dovesse votare dal 15 al 16 Aprile mentre in Savoia si era stabilito il 22. Aggiunse che il voto popolare, in ogni caso, non poteva avere nessun valore perchè i francesi avevano occupato la città fin dal 1° Aprile ed elencò”…la pressione sotto la quale si trova schiacciato il popolo di Nizza; la presenza di numerosi agenti di polizia, le lusinghe, le minacce senza risparmio esercitate su quelle povere popolazioni; la compressione che impiega il Governo per coadiuvare l’unione alla Francia; l’assenza da Nizza di moltissimi cittadini obbligati ad abbandonarla per i motivi suddetti: la precipitazione ed il modo con cui si chiede il voto di quella popolazione”. (La Civiltà Cattolica,Serie IV, Vol. VI,Anno 1860, pag. 351)
Il Garibaldi aveva ragione, ma, poiché faceva parte della massoneria, la sua, su ordini precisi di quella, era solo una scena per incantare i fessi ed i serpenti a sonagli; imparò la lezione e la mise in pratica un mese dopo in Sicilia.
Il traditore Cavour, rispose subdolamente ed ipocritamente al suo interlocutore:”…La cessione di Nizza e della Savoia -disse- non è una cosa isolata, ma è un fatto che rientra nella serie di quelli che si sono compiuti e che ci rimangono da compiere…la cessione di Nizza e della Savoia è condizione essenziale per il proseguimento di quella via politica, che in così breve tempo ci ha condotti a Milano, a Firenze, a Bologna…E’ impossibile respingere il trattato e proseguire nella stessa politica: non solo si sarebbero esposte a evidente pericolo le passate conquiste; ma si sarebbero poste a cimento le sorti stesse della patria”. (La Civiltà Cattolica, Serie VI, Vol IV, Anno 1860,pag 351). Parlando del voto di quelle popolazioni il conte di Cavour disse che:”…il Governo veglierà onde questa manifestazione del voto si faccia nel modo più schietto e più leale applicando per Nizza e la Savoia le stesse disposizioni che erano state messe in pratica nell’Emilia e nella Toscana”. ( La Civiltà Cattolica, Ibidem, pag 351) Cioè brogli elettorali che l’agente segreto Filippo Curletti ci ha descritto dopo la sua fuga in Svizzera, dopo la morte di Cavour.
I nizzardi erano pronti alla rivoluzione, erano pronti a ribellarsi sia contro i sabaudi che contro i Napoleonidi. Inviarono un loro rappresentante, l’inglese Laurence Oliphant, a parlamentare con Garibaldi allo scopo di indurlo a mettere a loro disposizione i mille mercenari che erano in attesa di un suo ordine a Genova. Oliphant riuscì a convincere Garibaldi a difendere la sua Nizza, ma questi, arrivato a Genova, trovò gli emissari della massoneria a fargli barriera. Il nostro eroe di cartone, anzichè recarsi a Nizza, si diresse a Chiavari per ricevere la cittadinanza di quella città.” Non intendo però rinunciare ad essere cittadino di Nizza – io non conosco a nessun potere della Terra il diritto di alienare la nazionalità di un popolo indipendente: e protesto contro la violenza fatta a Nizza… riservandomi per me e i miei discendenti il diritto di rivendicare il mio paese natìo…” (Marco Nozza-Indro Montanelli,GARIBALDI,Rizzoli Editore, Milano, 1982, pag. 349 ) Il 23 di aprile si dimise da deputato ed il 3 Maggio partì per Marsala.
Parla Laurenti-Rambaudi
Dopo la replica del Cavour al Garibaldi, prese la parola il deputato Laurenti-Rambaudi che si limitò a leggere alcuni atti ufficiali pubblicati da autorità governative: :”…Non sarà male che questi documenti siano inseriti negli atti del Parlamento italiano, non fosse altro che per esaminarli più tardi e giudicare dall’operato dal Governatore di Nizza in questa circostanza”. ( La Civiltà Cattolica, Serie IV, Vol.VI, pag.351) Il primo di quei documenti era un proclama del governatore di Nizza che invitava i nizzardi a desistere dai loro tentativi di italianità in quanto era nei desideri di Vittorio Emanuele destinare quei territori alla Francia, li invitava cioè …ad affrettare col loro suffragio la riunione della Contea alla Francia. Il secondo documento era un proclama del sindaco di Nizza che invitava a votare per la Francia e ad osannare l’imperatore Napoleone. Il terzo documento era un decreto del governatore col quale si stabiliva la data delle votazioni per il 15 di Aprile, e in cui la città di Garibaldi veniva definita un arrondissement. Poi ancora un altro documento, un manifesto dello stesso sindaco servitore di Cavour, e poi ancora circolari ai sindaci della contea, ai parroci e alla borghesia nizzarda per convincerli a favorire l’annessione alla Francia perchè economicamente conveniente.( La Civiltà Cattolica, Serie IV, Vol.VI,Anno 1860, pag. 351) Rambaudi-Laurenti così concluse il suo intervento appassionato:”…Aggiungete reggimenti francesi in permanenza di guarnigione a Nizza; e dico guarnigione, perchè essi occupano tutti i posti della città, insultando qualche volta; più reggimenti di cavalleria che stazionano dentro Nizza; tre fregate francesi che da venti a trenta giorni vi sono in permanenza con numerosi marinai, i quali passeggiano per la città insultando e gridando: Viva la Francia! Viva Napoleone ed avrete così il calore della libertà di voto che aspetta la popolazione nicese”.(La Civiltà Cattolica,Serie IV,Vol.VI,Anno 1860,pag.351) Il traditore Cavour, il liberal-massone osannato da tutti gli storiografi di corte e dai mangiapreti del potere e del sottogoverno, colui il quale ha depredato tutti i beni della Chiesa e i tesori Meridionali, ha distrutto un modello di società che dava lavoro a tutti, che non faceva emigrare nessuno e soprattutto dava dignità a tutto il popolo. Cavour ci ha imposto il sistema liberale che ha prodotto guerre fino al 1945, ha prodotto fame ed emigrazione inarrestabile, ha impoverito le regioni meridionali e venete fino alla fame più nera e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Dopo 140 anni di unità d’Italia il Sud è ridotto al limite della sopravvivenza, la disoccupazione raggiunge il cento per cento in alcune zone, meridionali emigranti continuano a mandare soldi a milioni che servono alle banche, tutte ormai a capitale nordista. Dopo 140 anni, qualcuno, al Nord ha costruito un partito, che, come ai tempi di Cavour, prende di mira la Chiesa ed il Papa, prende di mira i Meridionali, prende di mira gli immigrati, i negri, gli ebrei e gli albanesi. 140 anni fa dal Nord vennero a dirci che volevano l’Italia una, al Sud nessuno volle crederci e la gente, il popolo, si ribellò . Cavour mandò l’esercito ad assediare gli Appennini, i villaggi e le città, a fucilare i contadini, ad eseguire gli ordini esecrandi ed assassini della corte sabauda e dei suoi infami lacchè. Dopo 140 anni, il blocco del Nord è ancora al potere, al sud rimane una sola via, l’indipendenza, il federalismo i meridionali lo conoscono bene.
Giustizia è fatta
Leggiamo su “La Civiltà Cattolica,Serie IV,Vol.VI,pag 352″il seguente passo: ” Il Campanile di Torino, tempo fa, pubblicò una corrispondenza del giornale di Milano la Perseveranza, nella quale si parlava con poco rispetto dell’Imperatore Napoleone III, perchè, avendo promesso di venire in Italia senza nessun fine d’interesse, e, solo per un’idea, come disse il Moniteur, aveva finito poi col pretendere la cessione di Nizza e Savoia. Il Campanile aggiungeva a questa corrispondenza alcune linee ed accusava di slealtà l’Imperatore dei francesi. Fu citato perciò davanti ai tribunali e condannato a due mesi di carcere e a trecento lire di multa, condanna gravissima se si confronti colle altre già precedentemente pronunziate dai nostri tribunali in occasione di simili processi.
Il 22 e 23 aprile ebbe luogo in Savoia la votazione per l’annessione alla Francia: gli iscritti erano 135.449, naturalmente tutti selezionati dal partito cavourriano; i votanti furono 130.839. Votarono Ouì 130.533; 235 persone si sbagliarono a votare e dissero no; i voti nulli furono 71 e 4.610 si astennero. La Corte d’Appello di Ciamberì alle due pomeridiane del 29 di aprile, riunita in udienza solenne, proclamò il risultato deciso dal conte di Cavour e da Vittorio Emanuele II, non più re di Savoia. Un re che vende la terra culla del suo casato non è un re; un re che vende la terra ove sono sotterrati i suoi avi non è un re, un re che vende il suo popolo allo straniero è solo una nullità, ed il suo primo ministro un verme! La vigliaccheria di questi due padri della patria era così grande che per giustificarsi davanti al mondo inventarono le votazioni dei fessi, ossia il Plebiscito.
L’Inghilterra protesta
L’Inghilterra era interessata al marsala, al grano e agli zolfi della Sicilia; stava preparando,d’accordo con Cavour, l’invasione dell’isola per acquisire una posizione strategica per il dominio del Mediterraneo. Lord Palmerston sapeva dei patti segreti di Plombieres tra Cavour e Napoleone come pure sapeva che, nei piani francesi, oltre a Nizza e Savoia, c’era anche la Sardegna, una volta conquistati gli Stati Pontifici e Roma. Come avvertimento, il governo inglese il 13 Gennaio del ’59, con un dispaccio, accusò il Regno di Sardegna di colpe terribili:”Non assalita da nessuno, provocava guerre europee, indirizzandosi ai sudditi altrui; ciò l’inghilterra dichiara all’Europa; la Sardegna deve restare la responsabile dei suoi atti di fronte ai suoi alleati ed in più di fronte a Dio”. Il riferimento alle usurpazioni della Chiesa era chiarissimo come era chiaro l’avvertimento di tipo mafioso inviato ai governanti piemontesi.
Il senato Torinese approva la cessione di Nizza e Savoia
L’ 8 di Giugno 1860, il senato sabaudo diede ufficialità alla cessione di Nizza e della Savoia alla Francia. A favore della cessione votarono 102 traditori, tutti al servizio della patria massonica e dei traditori Savoia; solo 10 furono i voti contrari e dobbiamo ammirare quei prodi che ebbero il coraggio di sfidare a viso aperto il dispotico Cavour e il tiranno Vittorio Emanuele II.
Negli Atti Ufficiali del Senato, n° 12, pag. 37 leggiamo dalla relazione del Primo Ministro piemontese:” … particolarmente si appartiene il mandato di conservare i diritti e le tradizioni del regno”. Chiaro e limpido il tradimento, Cavour però voleva che i francesi conservassero ai nizzardi e ai savoini le tradizioni regnicole!!! La votazione ebbe luogo il 10 Giugno del 1860. Pochi furono i senatori iscritti a parlare contro la cessione delle due province: leggiamo negli Atti Ufficiali n.° 13 pag. 42 le parole appassionate del senatore Pallavicino Trivulzio: “… Oggi si cede la Savoia, si cede Nizza mercanteggiando. E perchè domani non si dovrebbe cedere Genova?”. E a pag.44 degli stessi atti ilo senatore Vesme, sicuramente addolorato per tale svendita:” …quando ci si chiedono cose che sono di gravissimo danno allo Stato e recano pericolo in avvenire è giunto il tempo nel quale da noi pure si debba dire : Non posso”. Negli Atti Uff. n° 14 pag. 46 risaltano le parole del senatore Musio rivolte ai mercanti travestiti da Ministri:” Avevate tre Irlande da vendere,la Savoia già venduta, la Liguria venduta in parte e la Sardegna vendibile tutta senza molta ripugnanza”. Il Musio si riferiva agli accordi segreti di Plombiéres; la Francia ingorda del massone e carbonaro Luigi Napoleone pretendeva dal massone Cavour anche la Sardegna una volta presa la Città Eterna.Il senatore Gallina(Att. Uff. n° 17 pag. 59) sapeva che il suffragio universale piemontese era una truffa(oggi lo chiameremmo “bulgaro”, in realtà i bulgari lo hanno appreso dai sabaudi) e rivolgendosi ai ministri del re dei galantuomini disse:” … il suffragio universale diretto è illogico; ha votazioni numerose, delle votazioni quasi per acclamazione, delle votazioni che non possono subire il controllo che è sempre necessario per stabilirne la regolarità e la libertà”.Seguì la dichiarazione del senatore Sclopis ( Att. Uff. n° 18 pag. 61)che disse: ” La cessione di Nizza e della Savoia per noi è un lutto di famiglia, una lacerazione.” Il più convincente ed appassionato fu il senatore Brignole Sale che, malato e impossibilitato a presenziare alla discussione in senato, si limitò a dare alla stampa il suo discorso nel quale, dopo aver esaminato la cessione delle due province sia sotto l’ aspetto politico che militare, metteva in evidenza la precarietà delle usurpazioni:” …noi, a nessuna altra sovranità succedendo che a quella della rivoluzione, incontriamo dapprima l’ opposizione dei Principi spodestati, e lungi dal trovarci pacifici possessori dei beni in tal modo acquistati, ci esponiamo a gravissimi contrasti, non ad altri diritti subentrando che a quelli,se pur diritti potessero dirsi,della rivoluzione donante “. Infine concludeva:” …e qui mi è forza, con sentimento di profondo dolore ricordare, che, oltre a quei Principati il nostro Governo credette di poter estendere la sua accettazione anche ad una rilevante parte di dominii della Chiesa, per cui alle proteste del Pontefice Re tennero dietro le folgori del Vicario di Cristo! “.
Approvata dal parlamento torinese la cessione di Nizza e della Savoia, il giorno seguente, S.M. il re appose la sua firma alla legge relativa, legge che sancì il tradimento del sovrano sabaudo alla causa nazionale.

Brano tratto dal libro di Antonio Ciano” Le stragi e gli eccidi dei Savoia-esecutori e mandanti”