Elena Venditti: Non mi abbracciare

coverPRESENTAZIONE DEL LIBRO “NON MI ABBRACCIARE” DI ELENA VENDITTI
Leggere è un’esperienza unica, intima e personale. Capita che a volte dopo aver letto l’ultima pagina, si riponga il libro come se nulla fosse stato; altre volte no. Leggi e ti senti già parte di ogni parola, l’odore dell’inchiostro ti ammalia come la più potente delle droghe; sai chi eri quando hai intrapreso il viaggio in quella storia, quello che ancora non sai, e forse scoprirai solo molto tempo dopo, e chi sei diventato quando quel libro lo avrai chiuso. E’ questo il caso di “Non mi abbracciare” di Elena Venditti, presentato sabato 1 agosto a Pontelandolfo nel giardino della torre medievale. Ti colpisce, subito, immediato, lo senti dentro con la potenza e la forza del piombo, quel piombo che è lo scenario in cui si avvicenda l’autobiografia della Venditti. Siamo negli anni Settanta – passati alla storia come gli “anni di piombo” appunto; lei, giovane ventenne, vive a Roma , il padre è un cronista politico di “Paese Sera” , la madre un’attivista alla sezione del Pci del quartiere e la sorella, Mariella , impegnata politicamente con i giovani comunisti. Come ogni giovane sta per vivere l’esperienza più bella, quella dell’amore; ma non sarà quello fiabesco; sarà un amore difficile e travagliato . Lui Livio Ciavardini appartiene ai “neri” . Nessuno accetta questo connubio : i “rossi” non possono mischiarsi con i “neri” .
Quest’unione , che è per tutti l’incontro tra due persone, si trasforma nello scontro tra due idee diverse, agli opposti, che non potrebbero mai coesistere. Elena , quindi, viene cacciata dalla Fgci. Qualche anno dopo verrà fermata e arrestata per costituzione di banda armata , associazione sovversiva e rapina. Trascorre cinque anni in carcere. Eh già, il carcere : un’esperienza dura, tra le tante esperienze forti della Venditti. Sì perchè il racconto non si ferma a parlare solo di ideologie politiche ( anche se è forte per l’autrice la volgia di contribuire a diffondere un altro punto di vista – il suo , personale, soggettivo, autentico – su un periodo storico che ha segnato la nostra Nazione ) , questo libro racconta della sfera più intima di Elena : il rapporto con la sorella, i sensi di colpa per aver abbandonato la madre malata di cancro, il rapporto conflittuale con il padre al quale disperatamente chiedeva “Non mi abbracciare, ma aiutami! Chiedimi quali sono le mie aspirazioni! Chiedimi cosa mi piace! Chiedimi … non mi abbracciare” .
E’ una donna matura quella che oggi racconta di quella giovane “ribelle” : Elena , con accanto la sorella Mariella, si commuove quasi , rimandando al lettore l’interpretazione dei grandi e forti sentimenti raccontati nelle pagine della sua storia.
Trovo che questo libro sia frutto di un coraggio senza pari : offrirsi agli altri non è cosa semplice, a maggior ragione quando si tratta di sentimenti , di mettere a nudo l’anima di quella ragazza che un giorno scrisse per tutta la casa la parola “help” . Il coraggio di testimoniare che i figli sono sì la proiezione nel mondo dei propri genitori , che sì essere fratelli e sorelle significa appartenere allo stesso albero , ma ognuno di noi è un individuo a parte, che ragiona a sè, e che può fare delle scelte autonome, a volte,forse spesso, in conflitto con il pensiero di chi ci ha educato. L’importante è essere sempre coscienti e consapevoli , oltre che responsabili, delle proprie azioni.
Un plauso all’Amministrazione Comunale di Pontelandolfo, alla Pro-loco e al Centro studi “Ugo Gregoretti” per aver promosso ed organizzato l’evento. Il ringraziamento più forte e accorato è, però, rivolto all’ingegnere Antonio Zerrillo marito di Patrizia Melchiorre , per aver messo a disposizione, per l’evento, il giardino della torre medievale e per aver accolto con grande ospitalità e gentilizza tutti gli intervenuti.
Fiorella De Michele

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Fiorella De Michele  e  Mariella Venditti