Il “Cristo velato” di Sammartino

IL CRISTO VELATO “UN PATETICO PRODOTTO LOCALE”?

di Raffaele Vescera
Uno dei capolavori dell’arte mondiale, il “Cristo velato” di Sammartino, esposto a Napoli nella cappella del principe di San Severo, un’opera da considerare non inferiore alla Pietà di Michelangelo per intensità espressiva e maestria esecutiva, non solo è sottovalutato nella storia dell’arte italiana ma è anche sminuito e disprezzato.
Ciò appartiene all’ovvio, quanto è meridionale, peggio ancora “napoletano”, è di per sé disprezzabile, nel solco della scuola crociana che fornisce giudizi interessati a giustificazione della minorità del Sud, anche nel campo dell’arte. Il ceto dirigente meridionale, espressione del latifondismo più retrivo, per giustificare la sua scellerata alleanza “risorgimentale” con il colonialismo sabaudo, ha creato una frattura con il popolo e con la grande storia del Sud, inventandone una posticcia. Una terra che, ininterrottamente per tre millenni, ha dato lumi al mondo in tutti i campi, scienza, letteratura, filosofia, teatro, musica, arte, è da questi presentata come povera e arretrata.
Se è vero che il Mezzogiorno possiede il 70% delle opere d’arte italiane, allora ne possiede anche la maggioranza planetaria, ma per lor signori dei giornali del Nord, tutto ciò non basta a rivalutare il passato e il presente del Sud. Il conformismo, il luogo comune, l’ignoranza, la protervia e il cinismo prevalgono sulla verità, che per fortuna grandi divulgatori come Alberto Angela e grandi critici d’arte, come Philippe Daverio, pur settentrionali, si ostinano a diffondere.
Tuttavia, la vulgata italiana non rende giustizia alla nostra Storia. Scrive Lorenzo Terzi: “Che misera cosa l’intellighenzia “italiana”…i colleghi di Galli Della Loggia sfornano libri universitari (!) di storia dell’arte in cui il “Cristo velato” di Sammartino viene liquidato in due righe come un’opera improntata a “un patetismo consono alla tradizione locale”? Ah ‘sti meridionali: piagnoni pure nel Settecento!”.