L’ultimo re di Napoli

L’ultimo re di Napoli
L’esilio di Francesco II nell’Italia dei Savoia

di Gigi Di Fiore

«Mai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco II. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente, mentre subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui senza respingerli, senza lamentarsi.» Così Matilde Serao tratteggiò la figura disgraziata ed eroica di Francesco II di Borbone due giorni dopo la sua morte.

Sbeffeggiato come “Franceschiello” dalla stampa risorgimentale, ricordato dai più come l’imbelle sovrano di un Regno delle Due Sicilie destinato al tramonto, Francesco è in realtà solo un ragazzo quando, con la capitolazione di Gaeta, perde per sempre il trono su cui era salito da meno di due anni. Per i successivi trentatré vivrà in esilio. Ma è proprio in questo periodo, negli anni trascorsi tra Roma e la Baviera, tra Parigi a Vienna, che si delinea il carattere di un uomo complesso, capace di riscattare con compostezza, sobrietà e intelligenza, la sconfitta e la scomparsa di un mondo di cui fu l’ultimo sovrano.

Con la consueta vivacità narrativa e l’aiuto di documenti inediti o poco noti, Gigi Di Fiore ripercorre la seconda vita di Francesco II, riconsegnandoci una vicenda umana ricca di sorprese e ingiustamente dimenticata: nel racconto scopriamo un personaggio curioso e quasi romanzesco, aristocratico autentico e uomo sensibile segnato da grandi passioni e sofferenze. E nello stesso tempo sperimentiamo uno sguardo diverso, in controluce, sull’Italia di quegli anni e sui suoi protagonisti: Vittorio Emanuele II e Umberto I, Depretis e Crispi, gli anarchici, i diplomatici, i papi e gli imperatori. Tutti gli interpreti di un periodo cruciale per la storia del nostro paese, tra i quali trova finalmente il posto che gli spetta anche uno dei grandi vinti del Risorgimento, Francesco II di Borbone, L’ultimo re di Napoli.

Gigi Di Fiore

Gigi Di Fiore, storico, già redattore al “Giornale” di Montanelli, è inviato del “Mattino” di Napoli (Premio Saint Vincent per il giornalismo nel 2001; Premio Pedio per la ricerca storica; Premio Melfi per la saggistica; Premio Guido Dorso per gli studi sul Mezzogiorno; Premio Marcello Torre per l’impegno civile). Nelle sue pubblicazioni si occupa prevalentemente di criminalità organizzata e di Risorgimento in relazione ai problemi del Mezzogiorno. Tra le sue ultime opere: I vinti del Risorgimento. Storia e storie di chi combatté per i Borbone di Napoli (2004, 2014), La Camorra e le sue storie. La criminalità organizzata a Napoli dalle origini alle paranze dei bimbi (2005, 2016), Controstoria dell’unità d’Italia. Fatti e misfatti del Risorgimento (2007, 2010), Gli ultimi giorni di Gaeta. L’assedio che condannò l’Italia all’unità (2010, 2015), La Nazione napoletana. Controstorie borboniche e identità suddista (2015), Briganti! Controstoria della guerra contadina nel Sud dei Gattopardi (2017) e L’ultimo re di Napoli. L’esilio di Francesco II nell’Italia dei Savoia (2018).

Argomento Biografie Storia
ISBN 9788851164355
Pubblicato nel 2018
Formato 15,0 x 22,5 cm, brossura con alette

€ 18,00
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“Era un’altra epoca…”
Nel 1922, ormai più di sessant’anni dopo la fine del Regno delle Due Sicilie, la scrittrice e giornalista Matilde Serao andò a intervistare la ottantenne ex regina Maria Sofia per “Il Giorno”.
Da L’ultimo re di Napoli di Gigi Di Fiore (http://bit.ly/UltimoRe) “Alla fine della prima guerra mondiale, Maria Sofia fu costretta ad affrontare nuovi problemi economici. Erano la conseguenza diretta della sconfitta dell’Austria. E lei, che avrebbe voluto tornare a Parigi, fu costretta a vendere la casa di Neuilly. Niente più Parigi, dove si era sentita a suo agio. Rimase a Monaco, ospite di re Ludovico III di Baviera. Fu inserita nella lista civile della casa reale, condizione giuridica indispensabile a ricevere sostegno economico. Aveva visto la prima guerra mondiale, letto della marcia fascista su Roma nel 1922, avvertito le prime avvisaglie dell’avvento nazista in Germania. Era un’altra epoca. La sua, quella della romantica difesa del suo regno napoletano a Gaeta, era ormai il passato diventato materia per libri di storia. ”

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