#Recensioni – Vico dei Miracoli

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🔸𝐕𝐢𝐜𝐨, 𝐮𝐧 𝐦𝐢𝐫𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐛𝐢𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐚
In Vico dei Miracoli, edito da Rizzoli, Marcello Veneziani ci racconta la vita e l’attività intellettuale di questo grande protagonista della nostra storia, compiendo un’opera lodevole: restituire a Giambattista Vico, filosofo napoletano vissuto tra il XVI e il XVIII secolo, il ruolo di grande pensatore che realmente ebbe ma che forse non è stato valorizzato a sufficienza. Veneziani analizza con acume critico e intelligenza filosofica il pensiero vichiano e ne compie l’esegesi ripercorrendo nel dettaglio le opere e il pensiero di Vico, senza mai annoiare il lettore per completezza filologica, identificando quelle che definisce le intuizioni miracolose di Vico, ovvero le idee totalmente innovative e ben avanti rispetto al suo tempo che il filosofo partenopeo aveva colto in anticipo. Veneziani evidenzia come Vico sia stato un precursore dell’ermeneutica, dell’antropologia culturale, di una visione ciclica della storia alternativa al progressismo illuminista, ponendo così l’accento sul coraggio intellettuale del filosofo nell’aver anticipato paradigmi poi sviluppati solo molti decenni dopo. Uno dei pregi maggiori del libro sta proprio nell’abilità di Veneziani di portare alla luce queste intuizioni geniali di Vico con un linguaggio chiaro ed efficace, rendendole comprensibili anche ai non addetti ai lavori. L’autore contestualizza sempre le idee vichiane all’epoca in cui furono formulate, evidenziando come già allora fossero delle vere e proprie rivoluzioni concettuali. Veneziani valorizza anche l’aspetto di Vico come antesignano della cultura mediterranea in antitesi a quella nordica, cogliendo appieno il nucleo identitario del pensatore napoletano. Un altro indubbio pregio del libro sta nell’aver restituito centralità al pensiero vichiano nel dibattito filosofico contemporaneo. Si tratta di un saggio densissimo di spunti e chimismi, scritto con fluidità e passione per il suo oggetto di indagine.
Vico dei Miracoli è un piccolo capolavoro di divulgazione filosofica, nonché un atto dovuto di restituzione della giusta fama a un gigante del pensiero troppo a lungo rimasto nell’ombra, un testo prezioso per riscoprire un grande pensatore troppo a lungo trascurato.

Federica Nardo (Induerighe)

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🔸𝐈𝐍𝐓𝐔𝐈𝐑𝐄 𝐈𝐋 𝐕𝐀𝐋𝐙𝐄𝐑 𝐃𝐄𝐋 𝐌𝐎𝐍𝐃𝐎
Ho appena terminato il saggio narrativo di Marcello Veneziani “Vico dei miracoli” (ed.Rizzoli) ed è stata una lettura intensa e piacevole, piena di suggestioni multiformi, destinate a lasciare tracce indelebili, come accade segretamente con i libri e i pensieri importanti, cui restiamo per sempre intimamente legati e che si fanno esperienza e vita futura.
C’è stato un uomo secco e appartato (ci racconta la voce narrante, in un italiano talvolta arricchito da espressioni e accenti partenopei) apparentemente pedante e non proprio amato nel suo tempo, perché pensava in un modo tutto suo, da credente e da fine ragionatore insieme, da poeta e da filosofo, in mezzo a eruditi e dotti atei e razionalisti, precursori della temperie illuminista che avrebbe scosso il mondo nei decenni a venire. Quest’uomo, afflitto da problemi economici, spesso umiliato e deriso, bistrattato dagli intellettuali della sua epoca, dopo aver fatto da giovane il precettore nel Cilento ai figli del nobile Domenico Rocca, tornò a Napoli ed ebbe la cattedra di Retorica all’Università Federico II. Così si trovò, pur mal pagato, ad insegnare ai giovani nelle stesse aule dove prima di lui lo avevano fatto S.Tommaso D’Aquino, Tommaso Campanella e Giordano Bruno. “‘O professore”, come rievoca un suo studente, era piccolo e dimesso, “come nu ciucciariello mortificato” quando entrava in classe, ma poi cominciava a parlare e, da “brutto e vecchigno” si illuminava e diventava bello e raggiante, si trasformava”. Era la sua MENTE EROICA che traspariva dagli occhi “inquieti, guizzanti, come spiritati”.
La vita familiare e domestica del professor Giambattista Vico si dibatte tra problemi materiali grandi e piccoli, che a volte lo spingeranno ad umiliarsi presso i potenti del tempo, chiedendo aiuto e cariche, come quella di “Historiografo regio” ottenuta in tarda età da Carlo di Borbone. Ma pur tra i bisogni e i lutti, gli strepiti casalinghi e le amarezze professionali, il suo pensiero si immerge nelle pieghe e nei risvolti della Storia, della poesia, della filosofia e della religione, con il chiaro intento di calare L’IDEALE nel REALE e poi a ritroso rintracciare nel REALE le costanti eterne, consustanziali in ciascun essere umano come in ogni società fin dai tempi più remoti: religioni, nozze, funerali, leggi e potere garantiti dalla forza, tradizioni e credenze simili ai quattro angoli del globo. Fin dalle prime prolusioni di inizio anno accademico, dal “De antiquissima italorum sapientia”, Vico percepisce il tessuto segreto che sostanzia il mondo. Intuisce il suo dispiegarsi nelle vicende umane secondo un ritmo ternario, come quello di un valzer in cui si giri continuamente in tondo e si rimanga sostanzialmente in un percorso immutabile, già stabilito ed eterno. Il ritmo ternario è dato da SENSO, FANTASIA e RAGIONE, che danno luogo ad età umane che lui definisce degli DEI, degli EROI e degli UOMINI.
Quando riuscì a dare finalmente un’organica sistemazione al suo pensiero nella SCIENZA NUOVA, il professore sentì di aver compiuto la sua missione, e disse di averne acquisito una consapevolezza in qualche modo eroica, che gli toglieva qualsiasi timore della morte. Revisionò la sua opera maggiore fino alla fine, dopo aver pagato la prima edizione a sue spese. Ma il mondo accademico del suo tempo era troppo poco in sintonia rispetto al suo idealismo cattolico, e lo ignorò, quando non lo derise, chiamandolo dispregiativamente “Scartesio”, perché si opponeva al razionalismo in voga. Perciò il suo disegno, il suo valzer, rimasero a lungo incompresi e inascoltati, come un ordigno inesploso, e solo più tardi, in tempi più consoni e “romantici”, echeggeranno nelle opere e nelle storie di uomini illustri, da Foscolo a Manzoni, da Gioberti a Mazzini, e si faranno poesia e Storia, che dalla Storia e dalla poesia ‘o professore li aveva tratti.

Marcello Nicodemo (gennaio 2024)