Seul – A pranzo con il Presidente. IX Riflessione

Al presidente dell’azienda per la quale lavoro, deve piacere molto cenare con me. E io non capisco perché. Capita spesso, che tra le tre e le quattro del pomeriggio, quando, già stanco, pregusto il ritorno a casa, una doccia calda e mettermi nel letto a guardare la TV, lui mi chiama al telefono e mi dice che passerà a prendermi, per andare a cenare insieme. ‘Noi due soli’ -poi aggiunge- e sembra molto soddisfatto della proposta. Io accetto volentieri, con tutto l’entusiasmo che riesco a dimostrare. Al presidente non piace essere contraddetto e poi è così gentile…. per fortuna che qui si cena alle sei, e per le nove sarà tutto finito penso per consolarmi… Il presidente ci tiene moltissimo ad ampliare la mia cultura gastronomica e i ristoranti che sceglie sono quelli tipici della tradizione locale. Dunque si entra nel locale, di solito ubicato in una viuzza del centro storico di Seoul, e si viene colpiti da un forte odore di cucinato, molto speziato, e molto orientale.

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Ci si toglie subito le scarpe, secondo la tradizione locale, e si appoggiano su una rastrelliera all’ingresso, sperando di ritrovarle all’uscita (cosa che è sempre avvenuta). Solo un occidentale diffidente come me può pensare che i locali tipici di Seoul possono essere frequentati da ladri di scarpe. Quando ci toglie le scarpe, si prega sempre il Signore di non avere buchi nei calzini e che l’afflato dei piedi sudati non sia troppo invasivo. In realtà quella dei buchi nei calzini è una preoccupazione prettamente occidentale, loro non ci fanno caso, ma io non mi sento a mio agio a tavola con i calzini con un buco evidente. Anche l’odore non è un problema in quanto l’afrore presente nell’aria è perfettamente intonato con l’effluvio. A piedi scalzi si sale sul tavolato riscaldato per raggiungere il tavolo assegnato che e’ alto solo trenta centimetri. Ci si deve accovacciare sulle ginocchia, e , credetemi non è affatto facile. Sinistri scricchiolii nelle articolazioni, non promettono nulla di buono.  Accovacciati, ci si sciacqua le dita in una soluzione acquosa in uno splendido vasetto di ceramica della terza dinastia Ming. Al centro del tavolo nano, un braciere contiene carbonella rovente e i fumi sono aspirati da una decoratissima cappa, molto efficiente. Sul tavolo nano, vengono disposti circa venti piattini e ciotoline, con spezie e vegetali aromatici. La cena comincia con una tazzona di acqua gelida che bisogna bere tutta all’inizio del pasto, perché durante la cena non si potrà bere niente altro. Il fatto che non si puo’ bere durante i pasti non finisce mai di stupirmi. Iniziamo il pasto tradizionale che consiste in pezzi di carne (assolutamente sconsigliato chiedere di quale origine a scanso di spiacevoli sorprese). La carne viene tagliata dai commensali con un grosso forbicione e cotta a piacimento sulla brace sulla quale arrostiscono anche spicchi di aglio minacciosi.( il seguito alla prossima puntata)

Carlo Perugini

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