Figlientrocchia

Figlientrocchia

Tutti sanno, non solo a Napoli, cosa s’intende per figlientrocchia: una persona abile e furbissima, capace di ottenere il massimo vantaggio in ogni occasione.
‘O figlientrocchia desta ammirazione, perché è ingegnoso e pronto.
Queste abilità gli deriverebbero tutte dalle circostanze della sua nascita, e specialmente della sua crescita: figlientrocchia significa infatti, per tutti, figlio di puttana. Ci si può perciò immaginare l’ambiente in cui è vissuto da sempre: un ambiente dove non c’è posto per gli sprovveduti, e che provvede a dotare chi vive al suo interno di tutte quelle capacità che ne fanno una persona particolarmente “scafata.”
E’ interessante notare come il figlientrocchia ci abbia presi tutti per i fondelli proprio per quanto riguarda sua madre. Dal momento che lui è un figlio di ‘ntrocchia , sua madre deve essere proprio questo: una ‘ntrocchia.
Ma chi è sta ntrocchia? Mater semper certa est, meno che in questo caso: non si ha alcuna notizia che ‘ntrocchia sia sinonimo di puttana.
In nessuna espressione napoletana, se non questa, che la collega al figlio, la parola “ntrocchia” viene infatti utilizzata per designare una donna di malaffare.
Secondo alcuni, ntrocchia deriverebbe da “intra-oculos”: una persona che te la fa negli occhi. Cioè così abile, che tu, pur tenendo gli occhi bene aperti, non te ne accorgi.
Ma occhio: il furbo è il figlientrocchia: il figlio, appunto. Mica la madre. Per questo motivo, quest’interpretazione di ntrocchia appare figlia di una lettura miope.
Ntrocchia potrebbe derivare da “rocchia”, termine dialettale che indica un insieme di persone. Il figlio sarebbe pertanto nato da un “gruppo (“una rocchia”) di uomini: il classico pater incertus. Colpo di scena: ntrocchia non sarebbe perciò riferito alla madre, ma al padre; un non identificato membro (sic) della “rocchia”.
Come sempre, meno si sa , più si congettura: ancora, ntrocchia potrebbe derivare dal francese “droite”: dritta, nel senso di furba, abile. Ma, a parte la distanza -anche fonetica – fra droite e ntrocchia, non è che il figlio di una donna sveglia debba essere necessariamente sveglio anche lui.
Forse si può arrivare a ntrocchia=puttana per un’altra strada. La strada, o meglio il punto della strada sulla quale la donna che si vende svolge la sua attività era segnalato da una fiaccola. L’antenata dei falò intorno ai quali ancora oggi a volte stazionano le prostitute.
In latino fiaccola su dice “antorca”: diminutivo, antorcula. Per metatesi interna, da antorca si arriva ad antrocla: e siccome in napoletano il “cl” diventa spesso “cch”, da antrocla si giunge a “ntrocchia.”
L’appellativo “figlientrocchia” deve provenire dagli altri: chi se lo dà da sé, generalmente non lo è: affermando di esserlo, metterebbe gli altri sulla difensiva.

Pasquale Peluso