Porta San Gennaro e le porte scomparse

Porta San Gennaro e le porte scomparse

Dell’antica murazione aragonese, Napoli non conserva ormai più nulla. La demolizione risale al Cinquecento, agli anni di governo del vicerè Don Pedro de Toledo, e servì a formare quella via che da lui prende il nome.

La murazione che tal vicerè portò a termine, pur in base al tracciato ideato da Ferdinando d’Aragona circa settanta anni prima, fu invece abbattuta da Carlo di Borbone per l’aumento della popolazione, lo sviluppo edilizio, la costruzione della nuova strada di Marina. Sotto Ferdinando, suo figlio, furono demolite le mura del Chiatamone, quella di Piazza Dante (allora Largo Mercatello) e Piazza Cavour (allora Largo delle Pigne).
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Con il giovane re al governo fu demolita Porta Reale, era l’anno 1781 e la porta, detta anche dello Spirito Santo, era allineata in asse con via Toledo. Oggi una lapide su di un palazzo in via Cisterna dell’Olio riporta: “Ferdinando IV / rege optimo ac providentissimo / portam regalem / prae ampliatis urbis spatiis / angustam et prope importunam / tum luculento viae toletanae / prospectui efficientem / VII muris aqu, viis curandis / demoliendam / contiguisque, aedibus coemptis ac solo aequatis / viam laxiorem sternendam / censuerunt anno MDCCLXXV”.

La statua bronzea di San Gaetano che la sormontava fu trasferita su Port’Alba, mentre l’anno dopo veniva abolita anche Porta Romana o di Chiaia.

Una lapide su Palazzo Miranda ricorda: “Ferdinandus IV Pius Felix Augustus / Portam a maioribus nostris romanam dictam / ne saxa eius fornice minures apta ferraminata / cervicibus commeantium ultra minitarentur / ac perterrefacerent / simulque latior ut aditus pateret / ad hanc oram olympiam / solo acquari iussit / quod provvidentissimum regis nostris mandatum / VII visi anni MDCCLXXII / mur aqu viis curandis / exsecuti sunt”. Successive demolizioni si ebbero sotto Ferdinando II ed oggi una lapide ricorda Porta Costantinopoli abbattuta nel 1853: “Qui fu costruita / la porta di Costantinopoli / da Pietro di Toledo / nel XVI secolo / per euritmia / demolita / nell’anno MDCCCLII”.

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L’ultima ad essere abolita fu Porta Medina a Largo Montesanto che una laide marmorea ricorda in zona Cumana: “Fu in questo luogo / Porta Medina / costruita dal Vicerè di quel nome / nell’anno MDCXI / distrutta per pubblica utilità / nell’anno MDCCCLXXIII”.

A Napoli ora esistono solo due porte dell’epoca aragonese, Porta Capuana e Porta Nolana, e solo due dell’epoca vicereale, Port’Alba e Porta San Gennaro. In questo articolo ci soffermiamo proprio su quest’ultima porta.

Posta più in avanti rispetto all’antica porta greca, Porta San Gennaro fu aperta nel 1573 sul versante settentrionale della cinta muraria di Napoli. Costituiva dunque il passaggio obbligatorio per raggiungere le catacombe del santo patrono e per questo fu così chiamata. All’epoca era più semplice nella struttura ed il busto di San Gaetano, realizzato in pietra da Bartolomeo Mori su richiesta dei padri Teatini, vi fu aggiunto nel 1659 per voto in tempo di peste.

Qualche anno prima, era il 1656, per la stessa ragione vi era stata aggiunta un’edicola votiva dedicata alla Santa Vergine. L’affresco realizzato da Mattia Preti ritrae la Madonna e San Gennaro, Santa Rosalia e San Francesco Saverio che implorano la fine della peste.

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La porta è oggi inglobata in un complesso di abitazioni che si affaccia sulla trafficatissima Via Foria, in prossimità di Piazza Cavour.

 

Autore foto e articolo: Angelo D’Ambra
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