Il vicolo più stretto di Napoli

Via del Cerriglio, il vicolo più stretto di Napoli: perché si chiama così?
Da Antonio Gaito Ott 21, 2017

Napoli affascina per la sua grande storia, tradizione e cultura. Via Toledo, il duomo, largo di Palazzo, via San Gregorio Armeno sono zone davvero molto conosciute che ogni anno attirano migliaia e migliaia di turisti da tutto il mondo.

Alla grandiosità e all’imponenza dei siti più noti di Napoli fanno da contraltare luoghi più ameni e meno noti che oggi non godono di fama e non sono meta di viaggiatori e curiosi, ed anzi spesso sono poco conosciuti anche dai napoletani stessi. Con questo, però, non si vuole dire che tali aree non abbiano anch’esse un passato importante e storia degni di essere ricordati e raccontati.
Si pensi alla miriade di vicoli, vicoletti e stradine delle quali Napoli è piena. Compagini queste spesso associate al degrado, alla malavita e al pattume ma che invece possono divenire emblema di decoro ed umiltà; sicuramente colmi di fascino, contribuiscono ad arricchire la componente magica tipica della città.
E tra queste tante viuzze ce ne sono alcune che si contraddistinguono sulle altre a causa di racconti singolari, dettagli stravaganti e curiosità. È questo il caso di via del Cerriglio, considerata dalla tradizione popolare come il vicolo più stretto di Napoli.
Come se non bastasse a questa specifica strada è legata una vicenda storica molto precisa. Fin dal 1300, infatti, in tale località sorge una locanda denominata per l’appunto: locanda del Cerriglio. Tale taverna era frequentata da personaggi del calibro di: Giovan Battista Della Porta, Giambattista Basile, Giulio Cesare Cortese, Carlo Celano, Antonio Genovesi e Benedetto Croce.

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caravaggioTra le tante figure illustri ce n’è stata una che ha particolarmente legato il suo nome a questo ritrovo. Stiamo parlando di Michelangelo Merisi, detto il “Caravaggio”. Questi, la notte del 24 settembre 1609, venne aggredito e sfregiato da quattro sicari.
Molto probabilmente gli organizzatori dell’imboscata furono i familiari di Rainuccio Tomasoni, l’uomo ucciso dall’artista a Roma a causa di un futile litigio. L’aggressione fu così violenta che, in un primo momento, si disse che addirittura il Merisi rimase ucciso dalle ferite riportate, notizia che poi si rivelò infondata.
Si pensa che, quindi, l’origine toponomastica del vicolo sia legata alla secolare presenza di questa locanda che da poco ha riaperto i battenti. Altri sostengono che nel luogo dove sorgeva la taverna vi fosse un gruppo di querce altrimenti dette “cerigli”. Ad onor del vero, ancora oggi, non è possibile diradare le nebbie del mistero.