Anche i merluzzi piangono

ANCHE I MERLUZZI PIANGONO

Spiavo al mare un pescatore che afferrava euforico il pesce abboccato alla sua canna e la gente intorno si congratulava a vedere il povero sgrombro agitarsi e disperarsi e soffrire con quel feroce amo in gola. Ma perché se spari a un tordo sei un criminale e se uccidi un pesce sei un benemerito? Sono due creature di uguale dimensione, presumo stessa sensibilità e intelligenza; anzi il pesce ha più fosforo, invece tordo sta per fesso. Eppure la triglia non commuove e nemmeno la spigola, pesce federalista, che al nord muta in branzino. Sia chiaro, io sono uomo di mare, mangio il pesce, gli uccelli a tavola mi fanno senso. Con la caccia sono in perfetto equilibrio tra cacciatori e anti: da ragazzo presi la licenza di caccia ma non uccisi mai un animale. Forse per imperizia, forse per stucchevole pietà, ma mi pareva brutto sparare a un uccello disarmato, era una lotta impari. Lo avrei fatto solo se avesse sparato prima lui o se mi avesse insultato pesantemente. A me della caccia piaceva tutto, il rito, la natura, l’alba, l’arma, la tenuta, il cammino, l’appostamento, l’ascolto e la scoperta. Non l’esecuzione. E se anziché sparare gli facessimo la foto? Beccato, ora finisci su facebook. Ma torno a chiedervi: perché vi commuove l’uccello e non il pesce, che pure è simbolo cristiano, non vi sporca i balconi, l’auto o la vostra testa, e non vi sveglia con i suoi versi? Quando vi fa gli occhi di triglia, la boccuccia da merluzzo, lo sguardo da totano, non vi commuove? Su Vittoria Brambilla protettrice delle bestie, pensi anche al Pesce. Santa Orata martire.