Barbero e le “leggenda truffaldine”

SIAMO COSTRETTI (ANCHE SE MALVOLENTIERI) A PUBBLICARE UNA LETTERA APERTA AD ALESSANDRO BARBERO ED ALLE SUE “LEGGENDE TRUFFALDINE”.

Gentile prof. Barbero, come sa bene, non condividiamo le sue tesi su Fenestrelle e su altre questioni meridionali ma da tempo cerchiamo di ignorarla anche quando arriva (come in questi giorni) dalle nostre parti. Personalmente conservo, del resto, un bel ricordo del vivace ma prezioso confronto che avemmo a Bari qualche anno fa (lei ha rifiutato altri confronti dichiarando che non ha un buon ricordo di quella serata a Bari e se io ne conservo un bel ricordo e lei no, fossi in lei qualche domanda me la farei). Lei, invece, da tempo non ignora i neoborbonici e fa frequenti riferimenti (anche offensivi) ai neoborbonici magari lamentandosi, poi, delle reazioni (lo fece pure quando uscì il suo libro innescando le polemiche quando parlò di “fini immondi”). Questa volta, invitato in una libreria napoletana (liberi di farla come noi siamo liberi di sceglierci le nostre librerie), ha parlato, di “leggende truffaldine” che i neoborbonici sarebbero stati capaci di diffondere in questi anni. Già in altre occasioni, attraverso il nostro ufficio legale, siamo intervenuti applicando il diritto di replica e valutando l’eventualità di querele (“neoborbonici” è un marchio registrato ed in uso fin dal 1993) e in premessa saremmo curiosi di capire a cosa si riferisca il suo concetto di “truffaldino” considerato che le nostre attività non sono finalizzate alla politica (i neoborbonici da 27 anni non si sono mai candidati neanche nei loro condomini) e neanche per fini economici (siamo uno dei pochi movimenti di grande successo ma totalmente autofinanziati in Italia), qualche domanda è necessaria entrando nel merito (cosa che in altre occasioni lei non ha fatto).
– Caro prof, è una “leggenda truffaldina” quella relativa a Fenestrelle, il forte/lager dove furono effettivamente portate diverse migliaia di soldati napoletani? Se fossero stati davvero “italiani” dal 17 marzo 1861 (è il “cavillo” sabaudo che lei utilizza) era il caso di de-portarli (la parola è quella anche se a lei non piace) a oltre 1000 km da casa loro e a circa 2000 metri di altezza? Non sarebbe stato più logico lasciarli dalle loro parti evitando costi altissimi e tante vittime? E perché mai, magari utilizzando fonti a loro disposizione, gli stessi Carabinieri nel loro museo a Roma vi attestavano il passaggio di “40.000 soldati napoletani” mentre la mortalità in quelle strutture era vicina al 20% (la percentuale è riportata in un libro di cui lei ha scritto la prefazione)? Dovrebbe sapere meglio di me che gli archivi conservano (anche per storie più recenti) un centesimo di quello che si produce e che lei ha dichiarato chiusa la questione-Fenestrelle dopo aver consultato (solo a Torino) 65 faldoni sui 2773 presenti sul tema e non inventariati affidandosi “alla sua coscienza” (lo disse a Bari nel dissenso dei tanti presenti). Nel caso continuasse ad esserne convinto, però, eviti di accusare i neoborbonici di essere truffaldini e accusi dello stesso reato i Carabinieri di 90 anni fa (a occhio i neoborbonici non erano ancora nati)…
– Sono “leggenda truffaldine” quelle che raccontano dei massacri subiti dalle popolazioni meridionali e delle decine di paesi distrutti o saccheggiati? Altro che “guerra tra meridionali”: che ci facevano nelle Due Sicilie oltre 120.000 soldati sabaudi? E perché mai avrebbero avuto il diritto di invadere un Regno senza dichiarazione di guerra e di massacrare, fucilare, incarcerare e deportare (Legge Pica sui Domicili Coatti) centinaia di migliaia di persone?
– “Leggenda truffaldina” quella che racconta di un Sud preunitario con livelli di industrializzazione, depositi bancari, pil, redditi medi, crescita demografica o alimentazione pari o superiore alle regioni del Nord esattamente fino al 1860? Nel caso continuasse ad esserne convinto, però, anche qui eviti di accusare i neoborbonici di essere truffaldini e accusi tanti suoi colleghi accademici che in questi anni hanno attestato quei dati e non mi riferisco ai miei testi e alle mie fonti archivistiche ma, tra gli altri, pensi a Daniele, Malanima, Fenoaltea, Ciccarelli, De Matteo, Collet, Tanzi o Davis…
– “Leggende truffaldine” quelle che riportano i dati relativi all’emigrazione meridionale iniziata solo dopo il 1860 e mai terminata?
– “Leggende truffaldine” quelle che raccontano degli 840 miliardi di euro sottratti negli ultimi 17 anni dal Nord al Sud o della cancellazione dalle agende di governo di quella questione meridionale mai conosciuta prima del 1860 e sempre più drammatica soprattutto per i giovani del Sud che, partendo, stanno desertificando il Sud? Anche in tal caso, se ancora ne fosse convinto, eviti di accusare i neoborbonici di essere truffaldini e magari accusi Eurispes o ISTAT per questi dati o, magari, visto che è piemontese e dovrebbe avere rapporti più frequenti e conoscenze più dirette, vada ad accusare la Lega Nord per avere chiesto ed ottenuto queste politiche, per aver minacciato più volte secessioni o “regionalismi” secessionistici o anche per aver diffuso (loro sì con fini “immondi”, visto che si parla solo di politica da quelle parti) “leggende” come quelle di Alberto da Giussano e simboli celtici (tra l’altro per lei dovrebbe essere più facile visto che si parla di cose medioevali e lei è docente di storia medioevale).
No, caro prof Barbero, le nostre storie non sono “leggende” e meno che mai sono “truffaldine”: sono solo storie che (stavolta sì) “truffaldinamente”, per proteggere la linea risorgimentalista, per oltre 150 anni, la storiografia ufficiale ha cancellato o mistificato o ignorato costringendo noi storici “dilettanti” a trovarle e a parlarne. La prossima volta, allora, eviti accuse inutili o punti altrove il suo dito o, come facciamo noi, ci ignori e ci lasci continuare (magari con un pizzico di rassegnazione) il nostro grande e prezioso lavoro di diffusione di storia e orgoglio, un lavoro che (altro che “4 gatti”) porta migliaia di persone nelle piazze e nei teatri pur non avendo presenze fisse nelle TV nazionali o cattedre universitarie o direzioni di giornali e che nessuno ormai potrà mai fermare…
Cortesi e “divertiti” saluti

Prof. Gennaro De Crescenzo

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Nella foto il confronto a Bari tra De Crescenzo e Barbero –  Gennaro De Crescenzo