Il dominio dello spazio

L’America cederà il dominio dello spazio alla Cina?

di Gordon G. Chang 7 novembre 2020

Pezzo in lingua originale inglese: Will America Hand Space Dominance to China?
Traduzioni di Angelita La Spada
Alcuni ritengono che il programma spaziale statunitense dovrebbe dare enfasi alla ricerca sui cambiamenti climatici. Se non ci sarà un aumento complessivo delle spese spaziali, ci saranno meno soldi, tra le altre cose, per difendere le risorse americane nello spazio.

L’America è (…) per molti aspetti in ritardo rispetto alla Russia e alla Cina per quanto concerne la capacità di combattere “a grandi distanze e a una velocità impressionante”, come ha dichiarato a settembre il generale John Raymond, a capo della Space Force.

Quasi tutto nello spazio ha un duplice scopo. Fisher, ad esempio, afferma che la Cina doterà la sua imminente stazione spaziale di un laser per spazzare via i detriti spaziali. Ovviamente, tale laser è anche in grado di distruggere i satelliti americani.

Altri oggetti a duplice uso sono gli “stalker spaziali” coorbitali della Russia. In tempo di pace, possono essere utilizzati per riparare i satelliti. In tempo di guerra, dice Weichert, “possono spingere fisicamente i satelliti americani fuori dalle loro orbite”. Ciò renderebbe le forze americane e l’America stessa, “sorde, mute e cieche, a terra, in mare, nell’aria e nel cyberspazio”.

TOPSHOT - A Long March 3B rocket carrying the Beidou-3GEO3 satellite lifts off from the Xichang Satellite Launch Center in Xichang in China's southwestern Sichuan province on June 23, 2020. - China on June 23 launched the final satellite in its homegrown geolocation system designed to rival the US GPS network, marking a major step in its race for market share in the lucrative sector. (Photo by STR / AFP) / China OUT (Photo by STR/AFP via Getty Images)
 Quest’anno, sino alla fine di settembre, la Cina ha lanciato 29 satelliti, più di qualsiasi altra nazione. Nella foto: Un razzo Lunga Marcia 3B, che trasporta il satellite Beidou-3Geo3, decolla il 23 giugno 2020 dal Centro di Lancio Satellitare di Xichang, nella provincia cinese del Sichuan. (Foto di STR/AFP via Getty Images)

A partire da marzo del prossimo anno, la Cina lancerà satelliti con cadenza pressoché settimanale. In un caso, il divario nel frenetico programma dei lanci per il 2021 sarà solo di cinque giorni.

Quest’anno, sino alla fine di settembre, la Cina ha lanciato 29 satelliti, più di qualsiasi altra nazione. Gli Stati Uniti si sono piazzati al secondo posto con 27 lanci.

Pechino punta ad aumentare il proprio vantaggio. La maggior parte degli osservatori teme che il regime cinese sia determinato a raggiungere la Luna prima del ritorno degli astronauti americani, ma un’altra evoluzione problematica è che la Cina riempirà rapidamente le orbite di satelliti.

Con una candidato presidenziale che non è stato così comunicativo, gli americani potrebbero voler pensare di più alla politica spaziale. In breve, crescono le preoccupazioni che una nuova amministrazione, con le migliori intenzioni, ma con una totale mancanza di buonsenso, cederà la leadership spaziale ai cinesi.

Gli osservatori ritengono che in futuro la politica spaziale statunitense non sarà molto diversa da quella attuale. Tuttavia, le priorità di una nuova amministrazione potrebbero avere conseguenze di vasta portata.

Prendiamo, ad esempio, l’istituzione avvenuta lo scorso dicembre della Space Force, il sesto ramo delle forze armate americane. Nessuno pensa che qualcuno ribalterà quella mossa a lungo ritardata e tanto necessaria.

Eppure, i guerrieri spaziali americani sono ancora preoccupati. Brandon Weichert del Weichert Report ha detto in un’intervista al Gatestone che potrebbe essere un tentativo di “dotare la Space Force di persone ostili alla sua missione”.

La mission della Space Force è quella di combattere guerre nello spazio, ma tutti gli americani l’appoggiano pienamente?

Alcuni ritengono che il programma spaziale statunitense dovrebbe dare enfasi alla ricerca sui cambiamenti climatici. Se non ci sarà un aumento complessivo delle spese spaziali, ci saranno meno soldi, tra le altre cose, per difendere le risorse americane nello spazio.

Ci sono molte risorse americane da difendere. Secondo il database dell’Union of Concerned Scientists Satellite, fino al 1° agosto gli Stati Uniti possedevano o utilizzavano 1.425 dei 2.787 satelliti in orbita.

Questo enorme vantaggio – ancora maggiore nell’ultimo decennio – ha convinto l’amministrazione Obama che non era saggio “militarizzare” lo spazio, perché gli Stati Uniti avrebbero molto di più da perdere, se si scatenasse una corsa agli armamenti nei cieli.

La visione del presidente Obama sembra intelligente, ma era del tutto sbagliata perché, tra le altre cose, non ha tenuto conto del fatto che Pechino stava già armando i cieli. “La Cina sta lavorando sodo per militarizzare lo spazio dopo il lancio del ‘Programma 863’, nel 1986”, ha detto al Gatestone Rick Fisher dell’International Assessment and Strategy Center, con sede in Virginia. Al Programma 863 ha fatto seguito nel 1992 il “Progetto 921”, gestito dal Dipartimento Generale degli Armamenti della Commissione Militare Centrale. A seguito della vasta riorganizzazione dell’esercito cinese nel 2015, il controllo dello spazio è finito nelle mani del Dipartimento per lo Sviluppo delle Armi della Commissione.

“Lo spazio non era allora e non è ora un santuario privo di armi, come l’Antartide”, ha affermato Weichert, che è anche autore del libro fresco di stampa Winning Space: How America Remains a Superpower . A causa della decisione sbagliata di Obama, gli Stati Uniti sono in ritardo sia nello sviluppo di armi per distruggere i satelliti di altre nazioni sia nella messa a punto dei metodi per proteggere i propri. “Anche quando Obama ha legato dietro la schiena le mani dell’America nello spazio, i russi, e in seguito i cinesi, stavano sviluppando solide capacità controspaziali”, ha aggiunto Weichert.

L’America è pertanto per molti aspetti in ritardo rispetto alla Russia e alla Cina per quanto concerne la capacità di combattere “a grandi distanze e a una velocità impressionante”, come ha dichiarato a settembre il generale John Raymond, a capo della Space Force.

Inoltre, ci sono altre proposte che sminuirebbero la capacità dell’America di difendersi. L’amministrazione Obama, ad esempio, nel giugno 2010 annunciò una nuova politica secondo la quale gli Stati Uniti avrebbero “preso in considerazione proposte e idee per misure di controllo degli armamenti, se fossero eque, realmente verificabili e se migliorassero la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dei loro alleati”. Purtroppo, molti credono ancora che l’America possa raggiungere un accordo con la Cina.

Qualsiasi accordo del genere, tuttavia, sarebbe inattuabile. Quasi tutto nello spazio ha un duplice scopo. Fisher, ad esempio, afferma che la Cina doterà la sua imminente stazione spaziale di un laser per spazzare via i detriti spaziali. Ovviamente, tale laser è anche in grado di distruggere i satelliti americani.

Altri oggetti a duplice uso sono gli “stalker spaziali” coorbitali della Russia. In tempo di pace, possono essere utilizzati per riparare i satelliti. In tempo di guerra, dice Weichert, “possono spingere fisicamente i satelliti americani fuori dalle loro orbite”. Ciò renderebbe le forze americane e l’America stessa, “sorde, mute e cieche, a terra, in mare, nell’aria e nel cyberspazio”.

In ogni caso, né la Russia né la Cina rispettano gli accordi, soprattutto i trattati sul controllo degli armamenti.

Esiste un altro approccio politico allarmante che gli americani devono vagliare. Nel maggio 2011, l’amministrazione Obama, cercò di arruolare la Cina come partner nell’esplorazione di Marte. Weichert riporta che lo stesso vicepresidente Biden propose missioni congiunte in orbita tra la NASA e l’Agenzia Nazionale Cinese per lo Spazio. “Ovviamente,” afferma Weichert, “questo sarebbe stato semplicemente il più grande trasferimento di tecnologia mai avvenuto dagli Stati Uniti alla Cina”.

È impossibile una cooperazione “civile” con la Cina, che persegue una politica di fusione civile-militare. In base a questa politica, tutta la ricerca tecnica viene trasferita all’esercito cinese.

Allora, qual è la posta in gioco? Il prossimo 11 settembre avverrà quasi certamente nello spazio.

Gordon G. Chang è l’autore di “The Coming Collapse of China”, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute e membro del suo comitato consultivo.