Ingiustizia rapida: Il caso di Tommy Robinson

Ingiustizia rapida: Il caso di Tommy Robinson
di Bruce Bawer 29 maggio 2018

Pezzo in lingua originale inglese: Swift Injustice: The Case of Tommy Robinson
Traduzioni di Angelita La Spada
È sbalorditiva la rapidità con cui l’ingiustizia è stata inflitta a Tommy Robinson. No, è più di questo: è terrificante.

Senza essere assistito dal suo avvocato, Robinson è stato sommariamente giudicato e condannato a 13 mesi di reclusione. È stato poi portato nel carcere di Hull.

Nel frattempo, il giudice che ha condannato Robinson ha anche ordinato ai mass-media di non parlare del suo caso. I quotidiani che avevano già pubblicato articoli sul suo arresto sono stati rapidamente fermati. Tutto questo è accaduto lo stesso giorno.

In Gran Bretagna, gli stupratori godono del diritto a un equo e completo processo, del diritto di farsi assistere da un legale di loro scelta, del diritto di disporre di tempo sufficiente per preparare il loro processo e del diritto di essere in libertà provvisoria tra le sessioni del processo. Tuttavia, tali diritti non sono stati garantiti a Tommy Robinson.

Ho messo piede a Londra per la prima volta quando avevo vent’anni e la scarica di adrenalina che mi ha invaso è durata per tutta la settimana della mia permanenza. Mai, negli anni successivi, nessun altro posto ha avuto un impatto enorme su di me – né Parigi né Roma. Sì, Roma è una culla della civiltà occidentale, e Parigi un centro della cultura occidentale – ma la Gran Bretagna è il luogo in cui i valori dell’anglosfera, soprattutto la dedizione alla libertà, hanno assunto piena forma. Senza la Gran Bretagna, non ci sarebbe stata nessuna Dichiarazione d’Indipendenza americana, nessuna Costituzione americana.

Negli ultimi anni, ahimè, la Gran Bretagna ha derogato al proprio impegno a favore delle libertà. I critici stranieri dell’Islam, come lo studioso americano Robert Spencer, e per un certo periodo, anche il parlamentare olandese Geert Wilders sono stati banditi dal paese. Ora, un importante critico dell’Islam, Tommy Robinson, è stato ripetutamente vessato dalla polizia, mandato in prigione con rapidità sommaria dai tribunali e lasciato senza protezione dagli agenti penitenziari che hanno consentito ai detenuti musulmani di picchiarlo fino a fargli perdere i sensi. Chiaramente, le autorità britanniche considerano Robinson un piantagrane e non vorrebbero altro che vederlo rinunciare alla sua battaglia, lasciare il paese (come Ayaan Hirsi Ali ha lasciato l’Olanda) o essere ucciso da un jihadista (come è accaduto al cineasta olandese Theo van Gogh).

Venerdì 25 maggio, come qui riportato, la saga di Tommy Robinson si è arricchita di un nuovo capitolo. I poliziotti britannici lo hanno arrestato in una strada di Leeds dove, nel suo ruolo di giornalista partecipativo, stava trasmettendo in diretta sulla sua pagina Facebook un video dall’esterno di un tribunale. Dentro quell’edificio, diversi imputati erano sotto processo per una presunta appartenenza a una “banda di pedofili” – un gruppo di uomini, quasi tutti musulmani, che hanno violentato sistematicamente bambini non musulmani, centinaia, per anni o decenni. Circa diecimila utenti di Facebook in tutto il mondo hanno assistito in diretta all’arresto di Robinson.

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La polizia ha prontamente trascinato Robinson davanti a un giudice, e senza essere assistito dal suo avvocato è stato sommariamente giudicato e condannato a 13 mesi di reclusione. È stato poi portato nel carcere di Hull.

Nel frattempo, il giudice che lo ha condannato ha anche ordinato ai mass-media britannici di non parlare del suo caso. I quotidiani che avevano già pubblicato articoli sul suo arresto sono stati rapidamente fermati. Persino i comuni cittadini che avevano scritto del suo arresto sui social media hanno rimosso i loro post per paura di condividere il destino di Robinson. Tutto questo è accaduto lo stesso giorno.

Un processo illegale e poi un obbligo di silenzio. Nel Regno Unito, gli stupratori godono del diritto a un equo e completo processo, del diritto di farsi assistere da un legale di loro scelta, del diritto di disporre di tempo sufficiente per preparare il loro processo e del diritto di essere in libertà provvisoria tra le sessioni del processo. Tuttavia, tali diritti non sono stati garantiti a Tommy Robinson.

È sbalorditiva la rapidità con cui l’ingiustizia è stata inflitta a Tommy Robinson. No, è più di questo: è terrificante. In varie occasioni nel corso degli anni, sono stato oggetto di minacce di violenza islamica: mi è stato puntato un coltello da un giovane membro di una banda e sono stato accerchiato da una folla di uomini bellicosi in djellaba all’esterno di una moschea radicale. Ma non è stato spaventoso. Questo è spaventoso – questa totale violazione delle libertà fondamentali britanniche.

In qualche modo, l’arresto fulmineo, il processo e la reclusione di Robinson non dovrebbero essere una sorpresa. “Da qualche tempo, è in atto una campagna per ‘acciuffare Tommy’ – o qualcosa di molto simile”, mi ha detto sabato mattina una fonte nel Regno Unito, che chiamerò “L”.

L’arresto di Robinson era in apparenza giustificato poiché egli era già stato condannato con pena sospesa. Nel maggio dello scorso anno, fu arrestato mentre si trovava davanti a un tribunale del Kent, dove un altro gruppo di imputati musulmani stava subendo un processo sempre con l’accusa di pedofilia e adescamento di minori. Anche quell’arresto era ingiustificato. Ma almeno Robinson fu condannato con sospensione condizionale della pena. Questa volta, presumibilmente, è stato stabilito che il semplice fatto di documentare il processo dall’esterno di un altro tribunale equivaleva a una violazione delle condizioni fissate per la sospensione condizionale della pena.

Il cinismo ufficiale è evidente. L. solleva un punto essenziale: spesso, quando si celebra un processo contro una di queste bande di pedofili, le famiglie allargate e gli amici degli imputati sostano davanti al tribunale per “importunare e intimidire” le vittime di stupro così come i loro familiari e sostenitori. “So di bambini di cinque anni che lanciavano sassi contro i familiari delle vittime”, ha dichiarato L.

“Questa intimidazione da parte di questi gruppi implica anche andare a casa della gente per molestarla”. L. ha perfino sentito parlare di testimoni d’accusa che hanno avuto bisogno della protezione della polizia per recarsi in bagno all’interno di in un tribunale. È superfluo ricordare che queste molestie e intimidazioni raramente sono segnalate e mai punite.

Tuttavia, un aspetto positivo di questa terribile serie di eventi è che ha richiamato l’attenzione di persone che avrebbero dovuto sorprendersi molto tempo fa. L. ha notato che molti dei suoi contatti su Twitter “hanno twittato che non appoggiano necessariamente Tommy in generale, ma sono rimasti sconcertati dal fatto che qualcuno che aveva documentato questi crimini [di adescamento di minori] sia stato arrestato”. Alcuni dei suoi conoscenti, ha detto L., “sono allibiti e disperati”. Sabato, migliaia di sostenitori di Robinson si sono radunati a Westminster. Ma queste proteste pubbliche cambieranno le cose? Un ex poliziotto britannico ha reagito all’arresto di Robinson realizzando un video in cui esorta i suoi compatrioti, non solo a protestare, ma ad unirsi al partito di Ann Marie Waters, For Britain, e ad agire a favore della libertà di espressione in Gran Bretagna, esattamente come ha fatto l’UKIP per far uscire la nazione dall’Unione Europea.

L. era in possesso di altre informazioni interessanti. Mentre Robinson viene punito per aver attirato l’attenzione sulle bande di stupratori musulmani, la Sikh Awareness Society, che ha altresì documentato i processi di questi pedofili, viene lasciata in pace. “Sono una mano santa,” ha detto L., “perché dicono le cose come stanno, ma non subiscono le intimidazioni che gente come Robinson riceve”. Ovviamente, la polizia britannica non oserebbe arrestare un uomo barbuto in turbante. L. ha inoltre menzionato il caso di un imam arrestato di recente dalla polizia e poi rilasciato dopo che “un gran numero di sostenitori ne ha chiesto il rilascio”. Un poliziotto ha ammesso che l’imam era stato rimesso in libertà per evitare “rivolte in tutto il paese”. L. ha sintetizzato l’attuale approccio delle autorità britanniche alla situazione islamica dicendo: “Hanno perso il controllo (…) e si limitano a dare battaglia a chi pensano faccia la benché minima polemica. Il bullo della classe ha terrorizzato l’insegnante, il quale preferisce punire i bambini vittime di bullismo”.

Le autorità credono che perpetuare questo genere di ingiustizia mantenga la pace. Se fossi uno di loro, non ne sarei così sicuro. Coloro che hanno partecipato alle manifestazioni di protesta a Westminster erano furiosi. Quanti altri cittadini britannici condividono la loro rabbia? L. si è detta preoccupata del fatto che l’estate in Gran Bretagna possa rivelarsi calda. Be’, forse è un’ottima cosa.

Per quanto ci provi, non riesco proprio a capire perché nessuna personalità britannica si è fatta avanti per mettere in discussione i maltrattamenti inflitti a Tommy Robinson e abbia difeso la libertà di espressione.

L’establishment britannico è composto unicamente da un branco di codardi? Lo sapremo presto, se non lo sappiamo già.

 

Bruce Bawer è l’autore del nuovo romanzo The Alhambra (Swamp Fox Editions). Il suo libro While Europe Slept (2006) è stato un bestseller del New York Times e finalista del National Book Critics Circle Award. Tra gli altri suoi libri, A Place at the Table (1993), Stealing Jesus (1997), Surrender (2009 e The Victims’ Revolution (2012). Nato a New York, vive in Europa dal 1998.