Lo sfregio dei collettivi ai caduti italiani

“Ateneo trans”, ecco lo sfregio dei collettivi ai caduti italiani

4 Novembre 2022 
Impossibile pensare a una causalità nel corteo di protesta dei collettivi il 4 novembre a La Sapienza. È un comportamento a tutti gli effetti anti italiano che non rispetta una data solenne per il nostro Paese come il giorno dell’Unità Nazionale e la giornata delle Forze Armate

Francesco Giubilei 

Il 4 novembre 1918 venne firmato l’Armistizio di Villa Giusti che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste portando a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale. Una data storica per la nostra Patria resa possibile dalla vittoria della grande guerra grazie al sacrificio di milioni di italiani che combatterono per la propria nazione. Il 4 novembre si celebra il giorno dell’Unità Nazionale e la Ggornata delle Forze Armate.

La Prima guerra mondiale, pur nella drammaticità dell’evento bellico, rappresentò l’occasione – per la prima volta dopo l’Unità d’Italia – per creare un collante tra gli italiani. Fianco a fianco nelle trincee si trovarono a combattere calabresi con piemontesi, siciliani con lombardi, realizzando quel sentimento di unità nazionale fino a quel momento carente.

Proprio per permettere di riprendere i territori mancanti alla Patria, persero la vita migliaia di soldati, gran parte di loro molto giovani. Il Milite Ignoto celebra a eterna memoria il sacrificio di questo soldati e il suo corpo riposa all’Altare della Patria a Roma, simbolo dei tanti figli d’Italia che persero la vita per la gloria della nazione. Tra loro c’erano anche grandi letterati come Renato Serra, Scipio Slataper, Carlo Stuparich. In opere straordinarie come “Il Mio Carso”, “Esame di coscienza di un letterato”, “I Diari”, emerge la tragicità del momento.

Il 4 novembre è il giorno in cui ricordare i ragazzi del ‘99 mandati al fronte nel 1917 al compimento del diciottesimo anno di età. Molti di loro morirono, altri tornarono profondamente cambiati e segnati per sempre dall’esperienza della guerra, tutti risposero presente quando furono chiamati a servire l’Italia. Oggi, poco più di vent’anni dopo l’armistizio, alcuni loro coetanei o di qualche anno più grandi, decidono di riprendere le proteste interrotte nei giorni scorsi a La Sapienza di Roma per “un ateneo transfemminista, antirazzista, anticapitalista, ecologista e antifascista”. Si tratta non solo di un’occasione mancata per ricordare quei giovani che persero la vita durante la guerra ma di una mancanza di rispetto, se non una vera e propria provocazione. Impossibile pensare a una casualità nell’aver organizzato il corteo di protesta proprio nella giornata di oggi. È un comportamento a tutti gli effetti anti italiano che non rispetta una data solenne per il nostro Paese.

L’università dovrebbe essere un luogo deputato allo studio della storia e della memoria e, se si dimentica o, peggio ancora, si nega il proprio passato, non si può pensare di poter immaginare il proprio futuro perché senza rispetto della storia non c’è avvenire.

“Per una nuova università in una nuova società, è tempo di cambiare rotta”, è stato lo slogan della protesta di oggi, ma cambiare rotta non può e non deve significare cancellare la nostra storia nazionale. Dovrebbero impararlo i collettivi che, invece di scendere in piazza, farebbero meglio a passare più tempo tra i banchi dell’università per studiare la storia dell’Italia a partire dal 4 novembre.

 

https://www.ilgiornale.it/news/politica/protesta-anti-italiana-dei-collettivi-4-novembre-2082236.html