Meno male che c’è Sanremo!

Meno male che c’è Sanremo!

Sanremo_2020-150x150È tutta questione di… serietà culturale.

La notizia che circola in rete, con tanto di commenti ed interventi para-politici sui generis, è questa(Rula Jebreal non sarà a Sanremo: la Rai blocca il contratto Niente da fare per Rula Jebreal a Sanremo: la giornalista israeliana naturalizzata italiana non salirà sul palco del Teatro Ariston; la Rai ha bloccato il contratto per ragioni di convenienza Francesca Galici – Dom, 05/01/2020   I sogni di gloria di Rula Jebreal a Sanremo sono durati circa una settimana, fino allo stop imposto dalla Rai alla presenza della giornalista sul palco più nazional popolare del nostro Paese, come riferito oggi da Repubblica.) E, certo, si tratta di una situazione di vitale importanza per la nazione, visto che continua ad essere governata da inetti individui. Espressione di quella nullafacenza attuale e contemporanea, grazie alla quale è utile dedicarsi a tematiche periferiche, comunque lontane dalle eventuali possibili soluzioni ai problemi reali che il Paese sta attraversando.

Insomma, tutti gli anni, un mese prima del grande ed unico tema di discussione mediatica italiano, lo scempio musicale di Sanremo, ci ritroviamo a discutere di temi che dovrebbero essere affrontati con la serietà di una politica che oramai non ha più nulla di serio.

È ovvio che non ho nulla di personale nei confronti di questa persona, Rula Jebreal, che peraltro conosco in queste ore, perché non sapevo nemmeno della sua esistenza fisica in vita, mentre ritengo che qualsiasi personaggio che di spettacolo (alcuni giornalisti sono come Zalone…) dovrebbe avere il buon gusto di esprimere equilibrio, silenzio e moderazione su temi delicati. La situazione già drammatica che stiamo vivendo in questo momento, in seguito all’uccisione di un personaggio come il generale Qassem Suleiman, dovrebbe indurre il sistema neuro-cognitivo di tutte le persone a comprendere che ogni comunicazione al riguardo produce reazioni e conseguenze significative.

Dunque, si parli di Sanremo e delle sue caratteristiche antropologiche, come l’inutilità culturale delle sue espressioni musicali; la deficienza artistica che sa esprimere; il livello sempre più basso del pubblico italiano, ridotto a discutere politicamente sulla vanità della esistenza umana; e così via. Ma si taccia su questioni che rivelano quanto il mercato del potere e delle armi sia alla base dei rapporti internazionali da sempre, e che nessuna nazione rinuncia alla possibilità di lucrare sulle violenze proprie ed altrui, perché alla base di questo nostro antropologico mondo continua ad esistere il desiderio di dominio.

Siamo lontani da un miglioramento specie-specifico, e dovremo attendere, come ripeto da tempo, che scorrano millenni, prima di assistere ad un salto evolutivo che si presenta sempre di più, ogni giorno che passa, immaginario.

Ecco perché, la cosa migliore che posso augurare agli italiani, oltre a scavare nel fondo in cui siamo, è di disfarsi della televisione. Buttarla decisamente via, e dedicarsi alla visione di spettacoli utili al proprio cervello che si trovano facilmente nel web.

Altrimenti, pochi si salveranno da questa demenza socio-culturale.

 
alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).