Mettiamo in salvo l’anima

𝗠𝗲𝘁𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗶𝗻 𝘀𝗮𝗹𝘃𝗼 𝗹’𝗮𝗻𝗶𝗺𝗮
La nostra unica via di salvezza è l’anima. Non c’è salvezza nella storia, nella vita, nei beni, nella medicina, nei tempi e nei luoghi. E non troviamo più salvezza nella religione.

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Mettiamo in salvo l’anima

La nostra unica via di salvezza è l’anima. Non c’è salvezza nella storia, nella vita, nei beni, nella medicina, nei tempi e nei luoghi. E non troviamo più salvezza nella religione. Custodisce tesori, tramanda consolazioni, offre rifugi e carezze, riti e sacrifici; ma di più non può dare in ordine alla vita e alla morte, all’anima e ai corpi. L’unica salvezza è l’anima, da non confondere con l’io, l’interiorità o l’immortalità personale. L’anima è l’unico filo di voce che ci porta fin dentro l’essere. L’anima schiude e conclude la nostra vita. Tutto perisce tutto deperisce, non resta che ripartire dall’anima, fonte luminosa nell’oscura intimità, fiato della vita vera. L’anima è la sede della nostra umanità e del suo superamento, l’anima è la sede della nostra individualità e del suo superamento. Curare l’anima è coltivarla, non pettinarla.

Portare in salvo l’anima è la nostra missione principale, come tedofori che portano a destinazione la fiaccola che illuminò la nostra vita e le dette una consegna: trasmettere l’anima al termine della corsa.

Se tutto fuori crolla, muta, si spaesa, l’ultima casa che ci resta, la più esile, la più duratura, è l’anima, rifugio estremo dell’essere che si spalanca davanti al precipizio dello svanire. Dall’anima conviene ripartire – principio vitale e suo superamento – per centrare e per fondare la vita interiore e la vita di relazione; per centrare e per fondare, la città, sia essa patria o mondo. Perché c’è l’anima dei popoli, delle civiltà, intreccio di indole, carattere e destino. È qualcosa di più lieve e più profondo dell’identità, l’anima, più inafferrabile e meno costruito, meno fisso, meno rigido, più flessibile, fluttuante, delicato. L’anima esprime la vita interiore dei popoli, i suoi moti più insondabili, e più spirituali.

Ogni evento, ogni scelta e ogni esperienza di vita, va commisurato all’anima, se nuoce o giova a lei, se la illumina o la spegne. L’anima sia il tuo asse e la tua guida nella morale e nei rapporti umani. Il male fa male all’anima, e quello inferto più di quello subito; viceversa il bene, in rigorosa simmetria. Così vale per ogni sua applicazione, l’ingiustizia e la sofferenza arrecata, la corruzione e il tradimento, la violenza e il furto. Il male, il brutto, il negativo deturpano l’anima; il bene, il bello, il positivo, le danno grazia. Non c’è altro fondamento morale più saldo di questo, altra norma più viva in interiore homine; anche la religione – in definitiva – vi è inclusa, come l’etica e l’estetica. Altri non ve ne sono, del resto, basta guardarsi intorno e alle spalle. Una strage di illusioni.

E quanto più vale per il singolo individuo e il suo foro interiore, tanto più vale per il mondo e l’umanità, fino ai celesti. Mai perdersi d’animo, mai soprattutto perdere l’anima. Sia l’anima l’asse che non vacilla, la stella polare, il punto fermo di una vita labile e randagia. Il corpo è la sua ruota che le gira intorno, macina, cammina, viaggia, ma l’anima è il suo sovrano. Una vita centrata sull’anima ha il più alto, il più intimo, il più saldo fondamento. Perché l’anima è fatta della stessa stoffa dei cieli. Ritrovare l’anima al centro della vita per non finire in balia del corpo, del tempo, della morte.

MV, Anima e corpo, Mondadori (2014)