Biden la Cina e il crimine del secolo

Biden lascia che la Cina la faccia franca con il crimine del secolo

di Gordon G. Chang
9 settembre 2021
Pezzo in lingua originale inglese: Biden Letting China Get Away with Crime of the Century
Traduzioni di Angelita La Spada

Il presidente degli Stati Uniti non ha bisogno di una conoscenza perfetta per agire.

La mancata condivisione delle informazioni quando si ha l’obbligo di farlo è una ragione sufficiente per imporre gravosi costi a carico di Pechino, ma ci sono due ulteriori motivi, entrambi sufficienti di per sé, per farlo.

Innanzitutto, per almeno cinque settimane, i funzionari cinesi hanno prima insabbiato e poi mentito sulla trasmissibilità da uomo a uomo del virus SARS-CoV-2, dicendo al mondo che il Covid-19 non era contagioso quando sapevano che in realtà lo era. (…) In secondo luogo, l’esercito cinese sta lavorando sulla prossima generazione di agenti patogeni.

Se gli scienziati cinesi riusciranno a progettare agenti patogeni mirati solo agli stranieri, il prossimo microbo, virus o germe proveniente dalla Cina potrebbe porre fine alle società non cinesi. Questo sarà il killer della civiltà della Cina comunista.

La prossima pandemia, quindi, potrebbe essere quella che permetterà alla Cina di essere l’unica società vitale al mondo. Se vuole sopravvivere, il mondo necessita di qualcosa di molto più importante della giustizia o del risarcimento. Ha bisogno di deterrenza.

La determinazione di Pechino a raccogliere i profili genetici degli stranieri impedendo il trasferimento fuori della Cina dei profili genetici cinesi è un’altra indicazione che l’esercito cinese, in violazione dei suoi obblighi previsti dalla Convenzione sulle armi biologiche, sta costruendo armi biologiche specifiche per etnia.

Chinese virologist Shi Zhengli (L) is seen inside the P4 laboratory in Wuhan, capital of China's Hubei province on February 23, 2017. - The P4 epidemiological laboratory was built in co-operation with French bio-industrial firm Institut Merieux and the Chinese Academy of Sciences. (Photo by Johannes EISELE / AFP) (Photo by JOHANNES EISELE/AFP via Getty Images)
Chinese virologist Shi Zhengli (L) is seen inside the P4 laboratory in Wuhan, capital of China’s Hubei province on February 23, 2017. – The P4 epidemiological laboratory was built in co-operation with French bio-industrial firm Institut Merieux and the Chinese Academy of Sciences. (Photo by Johannes EISELE / AFP) (Photo by JOHANNES EISELE/AFP via Getty Images)

Se gli scienziati cinesi riusciranno a progettare agenti patogeni mirati solo agli stranieri, il prossimo microbo, virus o germe proveniente dalla Cina potrebbe porre fine alle società non cinesi. Questo sarà il killer della civiltà della Cina comunista. La prossima pandemia, potrebbe essere quella che permetterà alla Cina di essere l’unica società vitale al mondo. Se vuole sopravvivere, il mondo necessita di qualcosa di molto più importante della giustizia o del risarcimento. Ha bisogno di deterrenza. Nella foto: il virologo Shi Zhengli (a sinistra) in un laboratorio dell’Istituto di virologia di Wuhan, a Wuhan, in Cina, il 23 febbraio 2017. (Foto di Johannes Eisele/AFP via Getty Images)

Il 27 agosto, l’amministrazione Biden ha pubblicato una sintesi non classificata del rapporto redatto dalla comunità di intelligence sulle origini del Covid-19. L’IC, costituita dalle 18 agenzie di intelligence degli Stati Uniti, potrebbe giungere solo a poche conclusioni definitive. Le agenzie hanno affermato di avere bisogno di maggiori informazioni, ma ora il mondo ne sa abbastanza per iniziare a imporre gravi costi alla Cina.

L’America e le altre nazioni devono imporre quei costi per impedire al Partito Comunista Cinese di diffondere una malattia che uccide la civiltà. Sì, l’Esercito Popolare di Liberazione sta sviluppando agenti patogeni per distruggere le società non cinesi.

“L’IC ritiene il SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19, è probabilmente comparso e ha infettato l’uomo attraverso un’esposizione iniziale su piccola scala avvenuta non oltre novembre 2019 con il primo cluster noto di casi COVID-19 scoppiato a Wuhan, in Cina, nel dicembre 2019”, afferma il documento.

L’IC ritiene che “il virus non sia stato sviluppato come arma biologica”. Nella sintesi non classificata si legge che “la maggior parte delle agenzie ipotizza altresì che il SARS-CoV-2 probabilmente non è stato geneticamente modificato”. Sono “plausibili” tanto l’ipotesi di una “esposizione naturale a un animale infetto” quanto quella di un incidente avvenuto in un laboratorio”.

La conclusione del documento è la seguente: “L’IC rimane diviso sull’origine più probabile del COVID-19”.

“Il mondo merita risposte e non mi fermerò finché non le avremo”, ha dichiarato il presidente Biden in un comunicato che accompagna la pubblicazione della sintesi. Ben detto!

Ma non basta. Il presidente degli Stati Uniti non ha bisogno di una conoscenza perfetta per agire. Come afferma il documento, Pechino “continua a ostacolare l’indagine globale, a resistere alla condivisione di informazioni e ad incolpare altri Paesi, compresi gli Stati Uniti”.

Non c’è alcuna giustificazione per le azioni della Cina. È in possesso delle informazioni, come afferma la comunità dell’intelligence, si rifiuta semplicemente di condividere ciò che sa.

La mancata condivisione delle informazioni quando si ha l’obbligo di farlo è una ragione sufficiente per imporre gravosi costi a carico di Pechino, ma ci sono due ulteriori motivi, entrambi sufficienti di per sé, per farlo.

Innanzitutto, per almeno cinque settimane, i funzionari cinesi hanno prima insabbiato e poi mentito sulla trasmissibilità da uomo a uomo del virus SARS-CoV-2, dicendo al mondo che il Covid-19 non era contagioso quando sapevano che in realtà lo era. Mentre stavano bloccando Wuhan e altre città, questi funzionari esercitavano pressioni su altri Paesi per accettare arrivi dal loro senza restrizioni. Dovevano sapere che, dato ciò, stavano diffondendo il contagio, e i 4,5 milioni di morti fuori dalla Cina non possono che essere stati intenzionali.

In secondo luogo, l’esercito cinese sta lavorando sulla prossima generazione di agenti patogeni. La sua National Defense University, nell’edizione 2017 dell’autorevole Science of Military Strategy, ha menzionato un nuovo tipo di guerra biologica che prevede “attacchi genetici etnici mirati”.

Da mezzo decennio, i ricercatori e gli analisti militari cinesi scrivono di agenti patogeni di questo tipo, e i funzionari americani sono infatti preoccupati che gli scienziati cinesi stiano sperimentando, nelle parole di Bill Gertz del Wahington Times, “armi batteriologiche in grado di attaccare gruppi etnici”. La determinazione di Pechino a raccogliere i profili genetici degli stranieri impedendo il trasferimento fuori della Cina dei profili genetici cinesi è un’altra indicazione che l’esercito cinese, in violazione dei suoi obblighi previsti dalla Convenzione sulle armi biologiche, sta costruendo armi biologiche specifiche per etnia.

“Sia che si pensi che la Cina abbia deliberatamente o per errore diffuso il suo coronavirus nel mondo, le sue reazioni collettive hanno incredibilmente sensibilizzato l’Esercito di Liberazione del Popolo su come rendere un possibile futuro bio-attacco un successo mortale”, ha detto Richard Fisher dell’ International Assessment and Strategy Center American Consequences. Molti analisti hanno affermato che le armi biologiche non sono pratiche, eppure il SARS-CoV-2 ha ucciso milioni di persone e ha azzoppato le società di tutto il mondo. È, purtroppo, la prova definitiva del concetto.

Non dovrebbe sorprendere che Pechino abbia agito in modo così malvagio. Come ha detto Cleo Paskal della Foundation for Defense of Democracies alla stessa pubblicazione, “il Partito Comunista Cinese usa un quadro analitico empirico chiamato Comprehensive National Power, o CNP, finalizzato a classificare i Paesi”. La Cina può diventare il Paese più potente al mondo accrescendo il suo CNP o diminuendo il CNP degli altri Paesi.

“Se i leader cinesi si rendono conto che un’epidemia abbasserà il CNP cinese, è logico trasformare quell’epidemia in una pandemia limitando la diffusione a livello nazionale senza fermarne la diffusione a livello internazionale”, ha affermato la Paskal, anche a Chatham House. “In questo modo, il CNP cinese potrebbe essere diminuito, ma lo sarà anche quello di tutti gli altri, e la classifica relativa della Cina non ne risentirà, anzi, potrebbe persino migliorare”.

Se gli scienziati cinesi riusciranno a progettare agenti patogeni mirati solo agli stranieri, il prossimo microbo, virus o germe proveniente dalla Cina potrebbe porre fine alle società non cinesi. Questo sarà il killer della civiltà della Cina comunista.

La prossima pandemia, quindi, potrebbe essere quella che permetterà alla Cina di essere l’unica società vitale al mondo. Se vuole sopravvivere, il mondo necessita di qualcosa di molto più importante della giustizia o del risarcimento. Ha bisogno di deterrenza.

Finora, Biden ha mostrato poco interesse, e talvolta nessuno, a ritenere la Cina responsabile. A febbraio, ha trascorso due ore al telefono con il governante cinese Xi Jinping e non ha sollevato una sola volta la questione delle origini del virus. Pare che abbia ordinato il rapporto della comunità dell’intelligence, il 26 maggio, solo dopo lo scalpore destato da quanto rivelato dalla CNN secondo cui il suo Dipartimento di Stato aveva sospeso un’indagine dell’era Pompeo sull’origine del virus.

Finora, Biden, con la sua debole reazione, ha mostrato a Xi Jinping che Pechino può, impunemente, uccidere milioni di non cinesi con un agente patogeno. Xi, a meno che non venga fermato, lo farà sicuramente di nuovo.

Gordon G. Chang è l’autore di “The Coming Collapse of China”, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute e membro del suo comitato consultivo.