COTINOLE nel territorio di Sonnino

LE COTINOLE, UN PICCOLO BORGO SETTECENTESCO NEL TERRITORIO DI SONNINO…

In località Volosca, proprio dove inizia il sito montano dell’antica via Volosca (che prende il nome dall’antichissima colonia fabbricata dai Volsci) c’è, ancora oggi, un piccolo agglomerato di case rustiche, che ha preso il nome di COTINOLE, nome a prima vista dal significato incomprensibile.
Ma è un sostantivo di estrazione greca e significa “luogo del dormitorio, del riposo”…
E perché dormitorio?
Le case del piccolo borgo, tutte a una sola stanza senza finestre, servivano unicamente, per passare la notte per i Sonninesi, che lavoravano nella zona dell’Agro Pontino; potevano così accorciare i tempi del percorso verso il luogo del riposo.
Potevano fruire così anche di qualche ora in più di riposo, perché evitavano di percorrere la via volosca montana verso Sonnino e viceversa.
Dunque in quelle case la sera, dopo la fatica dura del giorno, i Sonninesi riposavano le membra stanche.
Era un luogo di riposo solo per gli uomini, che si recavano sui campi del duro lavoro.
Erano case “rustiche”, rozze, senza quelle strutture essenziali per accogliere le famiglie.
Non erano state concepite come abitazioni comuni, ma unicamente come luogo per passarvi la notte alla meglio. La stanza aveva solo un focolare al centro e senza sfogo per il “fumo”. Potete immaginare l’ambiente che si creava.
Ma quando nacque?
Per comprendere il problema bisogna porre mente a un fenomeno drammatico per l’AGER POMETINUS: si trattava dell’ATRA PALUS (orrida palude), cantata anche dal sommo poeta Virgilio:
“ATRA PALUS, QUA CURRIT GELIDUS UFENS”.
L’orrida palude per dove scorre il gelido Ufente. La palude ormai dominava sull’Agro Pontino da 9 secoli, a partire dal II secolo a.C.
Dello stato penoso della palude e dell’Appia dà notizie il poeta latino Orazio, il quale nel 27 a.C., compie un viaggio sull’Appia:
Arrivato a TRIPONTIUM (Tor Tre Ponti) è costretto a proseguire su una barca lungo il DECENNOVIUM, fiume che la costeggiava.
Passò la notte in un’osteria, ma “MALI CULICES RANAEQUE PALUSTRES AVERTUNT SOMNOS” (zanzare perniciose e rane palustri tengono lontano il sonno).
Perché cito Orazio?
Perché la satira ci racconta che a partire dalla FONS FERONIAE (dalla fonte di Feronia) a tre miglia da Anxur, l’Appia era percorribile.
Dice infatti: “Ora manusque tua lavimus, Feronia, linpha. Tum pransi, tria repimus milia atque subimus impositum saxis late candentibus Anxur”. (laviamo viso e mani alla tua acqua, o Feronia; quindi, dopo aver fatto colazione, ci trasciniamo per tre miglia verso Anxur, situato su rocce sfavillanti di lontano).
Ma al tempo di Pio VI la palude era a “un lancio di sasso” (ad iactum lapidis) da Anxur (Terracina).
Ecco perché Pio VI si decise a quella titanica impresa, anche perché voleva fare di Terracina una “piccola Roma”.

C’è un documento che illumina su questa impresa, l’editto Sperandini:
“…Il santo padre si è degnato di rivolgere le sue paterne cure alla bonificazione delle paludi Pontine… Si fa pertanto noto che la mattina del giorno 13 del corrente mese alle ore 14 in punto si troveranno i periti agrimensori deputati, signori Angelo Sani e Benedetto Savani, al principio del territorio di Sonnino, venendo dalla parte di Terracina, ad effetto di misurare tutti i terreni esistenti in detto territorio… Se poi alcuno della terra di Sonnino goderà tanto di terreni nel territorio di PRIVERNO, dovrà comparire in essa città di Priverno ed unirsi a quella comunità e possidenti circa l’esecuzione di quanto si contiene nell’altro nostro editto sotto questo medesimo giorno colà affisso e pubblicato… L’editto presente riguarda non solo persone private, ma il corpo ecclesiastico di qualsiasi ordine, vescovi ed eminentissimi cardinali, cavalieri di Malta ed ogni altro ordine militare, monasteri, baroni, ospedali, vedove…
Dato dalla nostra residenza in Terracina nel palazzo episcopale lì 6 febbraio 1777. Giulio Sperandini commissario apostolico legale.”

Dunque la bonifica d Pio VI inizia nel 1777. In una casa di detto borgo “Cotinole” è incisa la data 1774. Pertanto la bonifica ha inizio quando molte case del borgo sono già state costruite.
Ma allora la domanda: sono state costruite in funzione della bonifica o anche per altri motivi? La palude nella zona pedemontana dei Lepini non aveva potere. Il territorio adiacente gli Ausoni, lungo la Consolare, strada che i Romani avevano attrezzato nel II secolo a.C., quando l’Appia si insabbiò e allagò, era sgombro dalla “ATRA PALUS” perciò coltivabile e fertile. Gli abitanti di Sonnino dovevano quindi già recarsi ogni giorno sui campi del lavoro attraverso la Via VOLOSCA. Pensarono bene di creare dei dormitori, per dimezzare il tempo e la fatica del cammino lungo i “tornanti” della via Volosca.
A maggior ragione si resero necessari nel momento in cui il lavoro divenne più faticoso e arduo nella palude.
C’è una piccola chiesa di campagna del borgo. che porta incise la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, “alfa e omega”, che stanno a significare il Cristo principio e fine della “Historia salutis”.
Si riscontrò la necessità di elevare un piccolo luogo di culto evidentemente per chi il borgo non poteva lasciare. Oltre alle lettere alfa e omega ci sono altri due elementi: il n° 1, che nella numerazione greca esprime la Lettera alfa (e viceversa) e il n° 9, che è multiplo di tre e rappresenta la “perfezione divina”.
Siamo negli ultimi anni della bonifica, che terminerà nel 1798, anno in cui fu fatto prigioniero da Napoleone Pio VI e portato in Francia, dove morirà l’anno seguente.
Le COTINOLE hanno assunto anche un altro nome. FIENILI.
Si spiega col fatto che, quando non servirono più allo scopo per cui erano nate, quelle abitazioni furono trasformate in deposito per il “fieno”. Da qui il nome.

Marino Bono

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