GIUSEPPE M. GALANTI da Poliorama Pittoresco

ridRicerca a cura del Prof.Renato Rinaldi  su ”  POLIORAMA PITTORESCO ” 30 agosto 1836

GIUSEPPE M. GALANTI

Un vero filosofo, amante della patria, che la istruisce co’suoi lumi, che combatte i pregiudizi e gli errori, che propone gli utili cangiamenti e lascia alcuna stabile opera, si può appellare veramente grande, ed è il più bel dono che la Provvidenza possa fare agli uomini. Tale è l’illustre personaggio di cui siamo per dire poche cose.
Nacque Giuseppe M. Galanti in Santacroce del Sannio a’25 novembre 1743 di ragguardevole famiglia.
Il padre Giambattista che era stato allevato da’Geauiti a’quali era attaccatissimo, diresse la sua prima educazione verso la pietà e verso la professione legale; ma più del foro amava egli di coltivare l’amicizia di Genovesi e la giurisprudenza naturale ed economica. Mancato nel 1769 quell’insigne scrittore, il nostro giovine Galanti mise a stampa l’Elogio storico del suo amico e maestro. La maniera franca colla quale questo era scritto gli produsse non lievi disgusti, ma gli furono di conforto e di gloria la stima che acquistò de’letterati tanto nazionali che stranieri, e le lettere lusinghiere che alcuni di questi ultimi gli scrissero.Fu quell’Elogio storico ristampato a Venezia nel 1774 e nel 1781 ne fu data a Firenze una terza edizione ritoccata dall’Autore.
La gloria che danno le lettere suol essere di ostacolo a conseguir fortuna, e di rado ad esse si associano ricchezze cariche ed onori. Il nostro giovine Avvocato dotato di un’anima retta ed incapace di difendere altro che il bello ed il vero mal riuscir doveva co’suoi principi nella carriera forense, la sola che apriva in Napoli l’adito a’favori della fortuna. Egli trovò più corrispondente al suo gusto per la letteratura lo stabilimento di una Società letteraria e tipografica, con che contribuì moltissimo a spandere le buone cognizioni nel suo paese ed a farvi conoscere i migliori libri d’ oltremonti.

image0Nel 1779 il Galanti dette l’Elogio del Macchievelli, e vi aggiunse un discorso sulla costituzione della società e sull’arte del governo da servire d’introduzione alla lettura delle opere di quell’Autore.
Nel 1780 per illustrare il paese natio compose la Descrizione del Contado di Molise ch’è l’antico Sannio in 2 Vol: 8.° e vinserì un saggio d’idee politiche sulla costituzione del Regno. Successivamente pubblicò un saggio sull’antica storia d’Italia, ed un altro sulla Storia de’Sanniti, opere che annunziano le moltiplici e profonde sue cognizioni. Del primo ne fu dato una seconda edizione due anni dopo e su questa fu fatta la traduzione francese nel 1797.
La Società letteraria e tipografica avendo fatto tradurre le Opere di Arnaud nel 1781, il Galanti premise a quelle alcune Osservazioni intorno a’romanzi, all’amore, ed a diversi generi di sentimento. Queste osservazioni dedicate alle amabili Dame sono scritte con calore di stile e con molta eleganza. Con un’altra operetta dette lo Spirito della Religione Cristiana , che incontrò il gradimento di quei che sanno valutare le celesti dottrine del Vangelo. In occasione che la stessa Società pubblicò la Geografia di Busching, dal Galanti fu fatta la parte d’Italia, ma non ne furono pubblicati che i due primi volumi, poichè le vicende politiche e militari soppravvenate all’Italia non gliene fecero curare la continuazione.
La descrizione del Contado di Molise fe desiderare al Governo che con simile metodo fosse descritto tutto il Regno.
Furono perciò dati dal Re gli ordini perchè venissero somministrati da’vari dicasteri ed officine i materiali di cui abbisognava l’Autore; e nel 1786 comparve il primo volume sotto il modesto titolo di Descrizione geografica e politica delle Sicilie e successivamente sino al quarto. Questo libro di cui Verrus dette una traduzione francese,Jagemann un’altra in tedesco, di cui fa dato anche un ristretto in inglese, e che viene riguardato come la prima opera di vera e compiuta statistica comparsa in Europa, spiegò ampiamente i talenti politici ed economici dell’Autore ed il suo appassionato amore pel pubblico bene. Egli pose in aperta luce i vizi della legislazione e dell’amministra-zione, disvelò i misteri delle finanze, scoprì le vere piaghe dello Stato, affrontò le ire de’potenti, indicò le vie sicure onde riordinare lo Stato senza quei convellimenti che le generali ed istantanee riforme sogliono produrre.
L’Augusto Monarca Ferdinando I° sempre inteso alla prosperità ed alla felicità de’ suoi popoli valutando le vaste cognizioni del Galanti ed il conosciuto zelo del medesimo pel bene della patria gli dette nel 1791 il grande e geloso incarico di visitare le provincie del Regno e di proporre gli espedienti legali e politici onde riordinarle nella parte giudiziaria ed amministrativa.
Dalla visita delle provincie ne risultarono moltissime relazioni al Re. Spirano esse quel caldo amore del proprio paese e quel vero zelo per la gloria del Sovrano che caratterizzano le Opere del Galanti. Non vi ha abuso che non abbia svelato, non vi ha fallo legislativo che non abbia rilevato, non utile riforma che non abbia proposto. Non era egli amico di chimerici progetti: voleva che si sradicassero gli abusi ma con dolcezza, e non voleva che si uccidesse cercando guarire. Nella descrizione delle Sicilie, e nelle relazioni al Re dette il Galanti il piano di una saggia ed utile riforma.
Nell’anno 1791 quantunque occupato in affari di massima importanza pubblicò Napoli e suoi Contorni: libro che si distingue dalle ordinarie descrizioni delle Città per molte vedute non comuni agli antiquari o ai semplici compilatori di notizie.
Il Galanti fu pure consultato dal Governo sopra molti gravi e spinosi affari, come sulla, quistione per l’abolizione della feudalità, sul progetto per un nuovo catasto, su di una nuova ripartizione delle Provincie, su di un nuovo regolamento delle Dogane, e sopra moltissimi altri affari non meno interessanti.
Nel 1793 ebbe dal Governo la commessione di conoscere i confini del Regno per la parte politica, e molti disordini fece rilevare , e più cose propose per la sicurezza e pel lustro maggiore del Regno. In tale occasione visitò Roma e fece con fine vedute conoscere il governo di quel limitrofo paese.
Ad onta degl’infiniti ostacoli fatti nascere per tenere il Galanti lontano dalle cariche luminose nelle quali avrebbe potuto rendere grandi ed utili servigi allo Stato, pure il Re lo promosse a Giudice dell’Ammiragliato nel 1797 ; e l’anno seguente sarebbe stato destinato
a reggere il Ministero delle Finanze senza le altrui gelosie ed invidie.
Giunta la fatale invasione de’Francesi nel 1799 non potè schivare malgrado tutte le sue precauzioni di essere ricercato pel nome che gli avevano fatto le sue opere. Chiamato a riordinare le finanze si scusò con una formale rinunzia; ma venuto Abrial fu da costui obbligato ad essere Rappresentante.
Dopo quel tempo visse sempre ritirato e fece tre viaggi per l’Italia; si occupò a ritoccare le opere antiche ed a farne delle nuove. Queste ultime furono il Testamento Forense in 2.Vol. 8.° il quale ci ha svelato i vizi e le turpitudini del Foro napolitano di quell’epoca. In esso sono sparse luminose idee legislative ed amministrative, e si può dire che questo libro sia stato in certo modo il precursore de’grandi cangí menti nell’ordine giudiziario ed amministrativo. Pubblicò pure il 1° Volume del saggio dell’antica storia d’Italia, che in questa terza edizione ne doveva aver tre. Scriveva il Galanti negli ultimi anni della sua vita le Memorie del mio tempo, il Saggio sulla storia della letteratura delle Sicilie, la Legislazione delle imposte e specialmente il Prospetto storico delle umane vicende, che doveva comprendere dodici volumi, opere che per la ma immatura morte restarono inedite ed incomplete.

Nel 1806 allorché tornarono i Francesi ad occupare Napoli, per quella stessa sua riputazione letteraria fu da Parigi destinato ad essere Consigliere di Stato; ma a 6 ottobre dello stesso anno si morì nella età di anni 63 senza poter gustare la dolce soddisfazione di veder mes so in opera il bene da lui consigliato.
La morte di questo uomo grande e benemerito dell’umanità fu riguardata una pubblica sventura. Le utili riforme da lui proposte non poterono mandarsi ad effetto dal magnanimo Re Ferdinando I° a causa delle turbolenze politiche che afflissero queste belle contrade. Coloro i quali credono che i cangiamenti operati nel Regno durante l’occupazione francese erano cose sconosciute in Italia non hanno certamente letto le opere del Galanti, e debbono ignorare le sue voluminose relazioni al Re nella qualità di Visitatore Generale del Regno.
Dal poco che si è detto abbastanza si scorge da quale varietà di cognizioni era arricchita la mente di Giuseppe M. Galanti: e queste cognizioni egli tutte diresse all’utilità pubblica. Al vero desiderio ond’era acceso per la gloria del Re e pel bene della patria accoppiava una rara modestia, un ardore instancabile pel travaglio, una fierezza che non facevalo mai piegare ad un atto inconciliabile col decoro; e’nè adulatore egli era, nè affannone, preferendo il meritare all’ottenere gli onori: talchè la divisa di questo grand’ uomo potre ! essere quel detto di Sallustio: plurimum facere; minimum ipse de se loqui.

GIUSEPPE TIBERIO
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