Giustizia negata per i minori

«Giustizia negata per i minori la riforma elimina i tribunali dedicati»
di Gigi Di Fiore

Presidente del Tribunale per i minori di Napoli dal giugno dello scorso anno dopo aver ricoperto lo stesso incarico a Campobasso per otto anni, Patrizia Esposito guarda con preoccupazione all’ipotesi di soppressione degli uffici della giustizia minorile.

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Presidente Esposito, pensa che sia davvero vicina l’eliminazione dei tribunali minorili?
«Siamo alle battute finali, con la discussione in aula al Senato della legge di riforma del processo civile. Vi è inserita anche l’abrogazione degli uffici minorili e noi siamo davvero sconcertati».
Quali sono i vostri principali motivi di preoccupazione?
«Si tratta di competenze in materia delicatissima, che rischia di confluire nella macchina già congestionata della giustizia ordinaria. Vengono previste sezioni specializzate minorili all’interno dei tribunali e delle procure ordinarie, ma questo rischia di provocare alla lunga seri problemi di gestione».
A cosa pensa, in particolare?
«Nelle attuali strutture minorili, c’è naturalmente autonomia organizzativa e rappresentanza esterna nei confronti di istituzioni diverse. Questi due elementi, che sono fondamentali, verranno meno. La gestione diventerà parte dell’ordinaria, non più gestione speciale dovuta ai particolari problemi, sociali e psicologici, legati al mondo dei bambini e degli adolescenti, che meritano attenzione e competenza dedicata».
Una critica che riceve consensi e solidarietà?
«Centinaia e centinaia di personalità in questi giorni hanno firmato il documento di protesta e preoccupazione elaborato dall’Associazione italiana magistrati per i minorenni e per la famiglia. Ci si è resi conto che, in un difficile contesto storico generale, occorrerebbe al contrario una maggiore attenzione verso gli uffici giudiziari minorili».
Si riferisce alle ripetute vicende di disagio minorile e ai casi di violenze in famiglia sempre più all’attenzione della cronaca?
«Sicuramente. Il giudice per i minori si occupa di situazioni di disagio e abbandono, che impongono soluzioni e decisioni tempestive e rapide. Non si può pensare, in questa situazione, a rinvii a lungo termine come accade per la giustizia ordinaria. Anche un adolescente che commette un reato non può essere certamente giudicato quando è diventato maggiorenne. Il rischio, se questa riforma andasse in porto, esiste».
È vero che la giustizia minorile italiana è caposcuola in Europa?
«Sicuramente abbiamo ricevuto attestati di stima dall’Unione europea, che ha invitato gli Stati membri ad adeguarsi ad alcuni principi introdotti in questa materia dalla giurisprudenza minorile italiana. E addirittura la giustizia ordinaria ha fatto proprie alcune nostre innovazioni. Penso all’istituto della messa in prova, ad esempio».
È vero che la riforma nasce da necessità di efficienze e integrazioni tra uffici giudiziari?
«Non si può ridurre l’attenzione al mondo minorile a puro efficientismo teorico. Ci sono problemi di tale complessità, che hanno bisogno di specializzazioni interdisciplinari. In questo momento storico sarebbe stato necessario un rafforzamento dell’esistente, non una soppressione».
Momento particolare, con esasperazione di fenomeni di violenza minorile, come dimostra la recente vicenda di Mugnano?
«Sì, i fenomeni di bullismo vengono seguiti da noi con attenzione, perché segnali di allarme in un contesto sociale particolare come sanno bene i colleghi della Procura minorile alle prese con forme di violenza di adolescenti legati alla criminalità organizzata».
Tribunale e Procura per i minorenni sono, in realtà criminali difficili, dei primi presidi di legalità?
«Sì, siamo il primo presidio percepibile di legalità per le famiglie e i giovanissimi che commettono reati. Sappiamo che c’è una recrudescenza di criminalità minorile nelle organizzazioni camorristiche. Le risposte, nell’attuale situazione, sono sempre immediate. Con la soppressione diventerebbero più difficili».
Anche l’intervento sulla responsabilità genitoriale attuato di recente a Reggio Calabria come a Napoli, per i figli di genitori affiliati alla criminalità organizzata?
«Sono interventi che guardano alla tutela del minore in situazioni particolari. A Napoli è un procedimento all’esame del giudice. Ma è un altro esempio di come la specializzazione in questo settore giudiziario sia necessaria».
C’è chi sostiene che unificare gli uffici giudiziari porti risparmi. Che ne pensa?
«Credo che sulla tutela dei minorenni non si possa fare il conto della lavandaia. Bisogna tenere lo sguardo alto sul futuro rappresentato dai giovani e il loro destino da tutelare. Viviamo con sconcerto l’ipotesi della soppressione, quando lo stesso ministro Orlando aveva riconosciuto il valore dei risultati raggiunti dalla giustizia minorile».

Lunedì 20 Marzo 2017,