Il pensiero sociale di S.Agostino

RICERCA EFFETTUATA SU “GOOGLE LIBRI” DAL LIBRO “La Civiltà Cattolica” Anno 83° – 1932 -VOL III Roma-

IL PENSIERO SOCIALE DI S. AGOSTINO
LA MISSIONE MORALIZZATRICE DEL CRISTIANESIMO.

da pag. 22 a 25

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Ma se ciò è stato detto della religione naturale, anche quando è permeata da errori e deturpata da sovrastrutture fantastiche e leggendarie, tanto più dovrà affermarsi della religione rivelata, della religione cristiana, l’unica che fra tutte possiede i titoli della legittimità. Eppure per una deplorevole incomprensione vi ha chi la trova indifferente ed obliosa, quando pure non sia sprezzante ed ostile, di fronte ai valori sociali.
Questi apprezzamenti dovuti ad una monca e superficiale cognizione delle dottrine cristiane sfumano dinanzi ad una seria riflessione, come dinanzi alla storia. Sono già venti secoli dacchè al comando di Cristo si iniziò dai pescatori della Galilea la propaganda della Buona Novella, e un nuovo spirito civilizzatore è penetrato nella società europea. « E che cosa esso ne ha fatto ?, si domanda il grande storico Goffredo Kurth. La più splendida, la più grande, la più prospera delle società umane ».
« Disconoscere questo carattere alla civiltà moderna, sarebbe negar l’evidenza ; come sarebbe un vero acciecamento il non attribuirne il merito ai principii cristiani. Si traccino sopra un mappamondo le frontiere della civiltà : si vedranno ben tosto tracciate le frontiere cristiane. Si scrutino gli strati gli uni agli altri sovrapposti della società per vedere fino a quale profondità è penetrato lo spirito dell’incivilimento, e si vedrà ch’esso coincide del tutto col limite raggiunto dal principio cristiano. In una parola, civiltà e cristianesimo sono due termini equivalenti ».
Certamente il grano di senapa lanciato sul mondo dal Seminatore divino si è levato oggi in albero gigantesco; che dà ombre tranquille e frutti squisiti a tutta la terra. Il suo valore sociale, soprattutto dopo la Rerum Novarum e la Quadragesimo Anno, s’impone così che esso trova ammiratori anche là ove in tutto o in parte si rigettano quei dommi, che formano appunto le radici profonde alimentatrici della Pianta benefica.
Ai tempi di Agostino essa contava poco più di quattro secoli, tre dei quali si erano brutalmente accaniti a stroncarne ogni ramo e disvellerla. La sua energia innovatrice e civilizzatrice così combattuta e compressa non poteva offrire allo studioso quell’imponente corredo di influenze ed attuazioni sociali, che oggi ci è dato ammirare. Ad ogni modo S. Agostino seppe trarre vantaggio per l’affermazione e difesa della funzione sociale del cristianesimo non tanto dai dati di fatto, quanto dall’esame dei sommi principi e dei postulati morali evangelici inesauribilmente fecondi in tutti i campi del progresso ben compreso e realmente umano.
Il quale non deve se veramente è tale rannicchiarsi nel guscio angusto dell’oggi ; non deve soltanto rispondere agli inferiori bisogni terrestri: ai bisogni economici, sociali, politici, estetici ; ma al tempo stesso ai bisogni superiori dello spirito, che non è solo intelligenza, ma volontà, coscienza, anelito struggente d’un mondo migliore. L’uomo col cumulo delle sue conquiste: con i comodi della casa, con gli strumenti del braccio, con le vie dei traffici, col codice delle leggi, con i miracoli della tecnica e i fascini dell’arte e gli stessi bagliori della scienza, non è tutto l’uomo; ma solo una parte e la più modesta finchè egli non conquisti sul prepotere degli istinti la sua piena libertà per inalvearla stabilmente sui solchi tracciati da Dio stesso con la legge morale. Mandata eius observa, hoc est enim omnis homo (Eccle., XI I, 13 ).
Una civiltà del tutto intenta all’incremento della ricchezza e alla esclusiva decorazione fastosa di quest’aiuola che ci fa tanto feroci (Paradiso, XXII, I5I.) ; una civiltà della materia, o della quantità, come direbbe Guglielmo Ferrero (La guerra europea. Milano, I g I S, pag. 59 ), non è un’ascesa rettilinea, ma una curva parabolica; non esuberanza vitale, ma agitazione febbrile o parossismo maniaco, che prelude a quel « regresso doloroso », a quell’ « imbarbarimento della società » (ENCICL., Ubi Arcano. 23 dic. I g22. ) deprecato da Pio XI nella sua prima Enciclica.
Il progresso morale deve adunque andar di pari passo col progresso materiale, se si vuole che la società non si dissolva e soccomba sotto il peso della sua stessa ponderosa congerie. A questo fondamentale principio fa sovente appello il forte Apologista africano per dimostrare il grande valore sociale dell’idea cristiana. « Solo le menti pervertite ed accecate, dice egli, possono credere che l’umanità progredisca, se splendono i tetti degli edificii e si costruiscono grandiosi teatri ; mentre frattanto si lascia libero sfogo alla corruzione degli animi e si abbattono le basi della virtù (« Sed perversa et aversa corda mortalium, felices res humanas putant, cum tectorum splendor attenditur, et labes non attenditur animorum ; cum theatrorum moles extruuntur, et efiodiuntur fundamenta virtutum » (Epist. CXXXVIII, 14. Patrol. Latina, tom. 33,col. 531 ) ».
Nettario, un pagano di Calama, città della Numidia, nel 403 gli scrive una lettera, per impetrarne i buoni uffici a pro della sua città, incorsa nelle più gravi sanzioni della legge per le malversazioni e le violenze dei suoi correligionari idolatri contro i cristiani innocenti. In questa lettera Nettario mostra il più schietto e vivo sentimento patriottico e il desiderio ardente di veder rifiorire la città che gli ha dato i natali (Cfr. Tillemont, Memoires… tom. 13, Venise, 1732, pagg. 463, 478, 479). E il santo Vescovo gli risponde osservando che dai costumi pagani non germogliano fiori e non maturano frutti, ma aculei spinosi (« O flores non plane fructuum, sed spinarum » (Epist. XCI, 3 Patrol. Latina, tom. 33, col. 314). Nulla di più antisociale quanto la condotta degli uomini tracciata sulla falsa riga dei numi disonesti, quali ci sono dipinti dalla letteratura pagana . Solo con la disciplina del costume si può raggiungere la grandezza e lo splendore della patria. Ed è precisamente nella Chiesa dove questa disciplina morale viene inculcata con la maggiore efficacia alle moltitudini. Via adunque le futilità illusorie e le insanie idolatriche! Si diano i cittadini al vero culto di Dio, e abbraccino un nuovo tenore di vita casta e religiosa, e allora si vedrà la patria risorgere e splendere; ma non di un fatuo e proditorio splendore, come è prospettato dagli stolti, ma bensì reale e consistente, quale è voluto dai savii .
Nella seconda lettera che scrisse a Macedonio (alto funzionario dell’Africa e pare anche generale della milizia romana fra il 408 e il 423), stabilisce il principio che la vera felicità di una nazione non sia di origine e natura diversa di quella dell’uomo: Non aliunde beata civitas, aliunde homo. Che cosa è infatti una nazione? Una somma concorde di uomini, hominum concors multitudo. Or bene come la vera grandezza dell’uomo non istà nei beni esteriori e nella felicità corporea, ma nei beni superiori dello spirito che ci conducono al cielo; così la società non può dirsi felice, sol perchè abbia prole numerosa, donne adorne come, templi, dispense ripiene a profusione, greggi feconde, pingui bovi. Vi sono di coloro che beatum dixerunt populum cui haec sunt, ma s’illusero: Beato piuttosto è il popolo che ha ben più alto ideale. Beatus populus cuius Dominus Deus ipsius.

[…OMISSIS…]
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“Ogni progresso, proclama un grande sociologo, ha le sue origini e le sue radici nell’anima. Col perfezionare l’individuo si perfeziona la società, giacchè la società non può essere diversa dai suoi membri che sono gl’individui”. “La restaurazione e il perfezionamento dell’ordine sociale, scrive alla sua volta Pio XI, non potrà essere ottenuto in nessun modo, senza una riforma dei costumi”. Orbene la religione cristiana, appunto perchè perfeziona l’individuo riformandone il costume, è la più grande forza costruttiva della vita sociale.
« Se alle sue prescrizioni, dice S. Agostino, sulla probità e la giustizia dessero ascolto e concreta adesione i sovrani della terra, i popoli e gli individui d’ogni classe… la società allora sarebbe in grado di far germogliare la felicità su la terra e protrarla eternamente nel cielo »