Campania 1943 – Provincia di Benevento

I nonni raccontano …
Nello scorso mese di maggio, nella Sala del Centenario del Centro Studi del Sannio gremita di una qualificata rappresentanza della élite culturale beneventana, Mr Simon Pocock, docente di linguistica teorica di origine anglosassone, ha tenuto una interessante conferenza sulla materia del suo libro titolato Campania 1943 – Provincia di Benevento.
Prima che Mr Pocock desse inizio al discorso, il dottor Mario Pedicini, presidente onorario del famoso Centro, ha illustrato, con dovizia di chiarezza e di particolari, la proiezione di un’antica pellicola riguardante le massicce incursioni aeree effettuate dall’aviazione americana sulla città di Benevento, al tempo del devastante secondo conflitto mondiale. Quando il mondo impazziva e, rovinando, travolgeva persone e cose. Difatti, dal 20 agosto 1943 e per buona parte del mese di settembre dello stesso anno, la città di Benevento subì diverse incursioni aeree da parte dell’aviazione americana. Quelle tempeste di fuoco, vomitate dal cielo per disorganizzare il nemico tedesco ma con riflessi dovunque crudeli sulla popolazione civile, uccisero più di cento persone e abbatterono, tra l’altro, la stazione centrale e Appia, la fabbrica Alberti e tutto il rione Santo Spirito – da ponte Calore al piazzale delle Grazie -. Fecero a pezzi le porte di bronzo del Duomo, poema sacro della provincia beneventana, e tutto il tesoro distrussero. Sicché, il 2 ottobre 1943, all’arrivo dei primi soldati americani, Benevento appariva la città distrutta fra le distrutte, e il calvario non finiva per i suoi abitanti rimasti soli e senza risorse: dappertutto erano macerie e fetore di cadaveri ancora insepolti!
Terminata la proiezione delle storiche e sconcertanti immagini di guerra, l’avvocato Mario Collarile ha presentato all’adunanza la figura di Mr Pocock ponendogli, dappoi, domande sul volume in argomento, quarto in ordine di pubblicazione della Collana Campania 1943: l’opera con cui l’autore – a suo dire – si è prefisso lo scopo di “ampliare, aggiornare e amalgamare le diverse narrative, civili e militari, che già esistono sulla storia della seconda guerra mondiale in Campania”, con uno sguardo dentro i fatti e una elaborazione accuratissima composta non solo di riferimenti alla tradizione bibliografica e archivistica ma anche di interpellanze ai molteplici testimoni, per ottenere una raccolta oggettiva dei dati: quelli in possesso della “generazione della guerra” da rappresentare nel “tradizionale schema Regione – Provincia – Comune”.
Infatti, in Campania 1943 – Provincia di Benevento, Mr Pocock, accompagnato in modo simpatico, intelligente e sensibile dai “nonni” e girando lo sguardo là dove coglie particolari illuminanti, raccoglie ed esprime, con un linguaggio fresco e vivace, i ricordi e le memorie dettagliati e precisi della generazione della guerra riferibili all’anno 1943 nella città di Benevento e nei suoi settantasette comuni, dove avvennero fatti e misfatti e tutto era agitato, confuso e spasmodico.
Ne emerge un dramma di guerra definito da elementi penosi e difficili, che quelli della novella generazione poco conoscono!
Ed è pur vero che i fatti minuti delle piccole realtà comunali possono essere meglio narrati usando i mezzi della conoscenza appoggiati all’occhio e all’orecchio, organi che Erotodo considera fondamentali per la buona storia.
Allora, bene ha fatto Mr Pocock nel raccontare senza esporre tesi e concetti ma con attenzione instancabile alle peculiarità del luogo e del tempo, ai personaggi, alle cose e ai fatti, alle infamie e alle glorie, all’evento che passa e al costume che dura, quello che non sta scritto nei libri i storia; quello che soffrirono “i nonni” che, durante la guerra, non stavano tra le sabbie della Cirenaica e tra le nevi della Russia ma portavano su di sé sangue e morte al passaggio del fronte nei loro pacifici paesi. E bene sta facendo, in alcune scuole della Campania, come docente responsabile per progetti di storia contemporanea locale denominata “I Nonni Ricordano”: progetti che vuole estendere a tutto il comprensorio scolastico della Regione come epilogo rappresentativo del suo lavoro e come testis temporum, lux veritatis, magistra vitae.
E’ auspicabile che gli allievi possano trarne davvero profitto come sola voce dei tempi che non sono più e di ciò che abbiamo fatto nella epoche passate; come sola luce della nostra spiritualità, di ciò che siamo e della verità del nostro essere; come sola vita della memoria che ci dà il senso della continuità e della identità; come sola maestra di vita promotrice dell’uomo e oracolo della sapienza antica.
Capire questo è capire anche perché, nella nostra attuale società dello scontro e della difficile convivenza tra culture diverse, siamo chiamati a offrire un modello concreto di comunità che, attraverso il riconoscimento della dignità di ogni persona, permetta di vivere rapporti fraterni.
Angelo Palladino


simon

Simon Pocock, autore di una ponderosa opera storiografica, un maestoso affresco del 1943 in Campania, di cui il quarto volume è dedicato a Benevento e alla provincia sannita.
Quando si parla di 1943, ognuno comprende che il periodo cruciale è quello dei bombardamenti anglo-americani su un territorio ancora presidiato dai tedeschi, mentre le istituzioni italiane erano allo ricerca di nuovi assetti e la popolazione (a voler essere caritatevoli) letteralmente sbandata. E settembre 1943 ne è la sintesi.
Simon Pocock ha fatto un lavoro di ricerca presso gli archivi militari e civili delle principali nazioni belligeranti, aggiungendo una scrupolosa ricerca di fonti locali, ivi comprese le testimonianze dirette di studiosi e protagonisti delle vicende storiche oggetto del suo studio.
Ne è uscito, per Benevento e provincia, un volume di quasi seicento pagine arricchito da numerose fotografie, molte inedite, provenienti dagli archivi militari.
Pocock è innanzitutto un inglese. Poi è professore. Per motivi professionali giunge a Napoli nel 1974 e non se se ne allontana più. Sposato, tre figli, vive a Napoli dal 1974. E’ laureato in Lingua e Letteratura Italiana all’Università di Londra, dove nel 1996 ha ottenuto il PhD nel campo della linguistica teorica applicata.Dal 1975 fino al 2007 ha lavorato, ricoprendo varie mansioni, al British Council di Napoli.Nel 2000 ha cominciato la ricerca che ha portato poi, nel 2009, alla pubblicazione dei primi due libri – relativi alla Provincia di Napoli – della collana “Campania 1943” presso Three Mice Books, una casa editrice creata con l’unico scopo – lui dice – di “facilitare il travaglio e la nascita” dei suoi libri (facile cogliere l’allusione ai suoi tre figli nella intitolazione della casa editrice a tre topiNel 2011 ha curato l’edizione “Paesaggi Perduti – Lost Landscapes”, basata su una collezione di foto e disegni provenienti dagli archivi del genio militare britannico.

Campania 1943 racconta la vita civile e la storia militare in tutti i Comuni della Campania in quell’anno. E’ basata su un’attenta consultazione bibliografica ed archivistica, oltre a colloqui con centinaia di abitanti dei luoghi in questione; le loro testimonianze hanno consentito l’ampliamento o il ridimensionamento di episodi gia’ noti, e alla scoperta di altri, nuovi.
Campania 1943 potra’ interessare coloro che abitano nelle zone trattate, sia la generazione che ha vissuto la guerra, che quelle successive, oltre agli studiosi ed agli storici locali.
La Collana Campania 1943 comprende 6 volumi, uno su ciascuna delle cinque province della Campania, Salerno, Napoli, Avellino, Benevento e Caserta, oltre ad un volume a parte per la citta’ di Napoli.
Piano dell’Opera:

Volume I Provincia di Salerno

Volume II Provincia di Napoli
Parte I – Zona Est
Parte II – Zona Ovest
Parte III – Città di Napoli

Volume III Provincia di Avellino

Volume IV Provincia di Benevento



RICERCA EFFETTUATA DAL LIBRO di SIMON POCOCK “CAMPANIA 1943- Enciclopedia della memoria ” VOL IV PROVINCIA DI BENEVENTO -Three Mice Books-Naples

Da pag.7 A 10

Campania1943 BNQuesta collana, di cui il presente volume è il quarto in ordine di pubblicazione, si prefigge lo scopo di ampliare, aggiornare e amalgamare le diverse narrative, civili e militari, che già esistono sulla storia della seconda guerra mondiale in Campania.
Il mio primo obiettivo era la verifica e/o il chiarimento dei tanti episodi già riportati nella letteratura esistente – in maniera spesso non coerente dal punto di vista cronologico o geografico – ma con il passare del tempo sono venuti fuori tanti altri episodi che a loro volta richiedevano indagini più approfondite.
Oltre alla tradizionale bibliografia letteraria e archivistica, quindi, ho voluto anche interpellare centinaia di testimoni italiani nei territori interessati, visitando più volte tutti i luoghi che venivano evidenziati nel corso delle mie letture, consultazioni e colloqui.
Il materiale che ne è venuto fuori trova, spero, la sua miglior possibile rappresentazione nel tradizionale schema Regione – Provincia – Comune.
Questo non è il primo libro sulla Seconda Guerra Mondiale in Campania e non sarà certamente l’ultimo. Anzi è auspicabile – prima che sia troppo tardi – chi questo lavoro possa aiutare a stimolare, nei singoli comuni e nelle loro frazioni, un ulteriore impulso verso la raccolta più dettagliata dei ricordi e delle memorie della generazione della guerra, operazione finora spezzettata e limitata a pochi comuni al di fuori dei grandi centri abitati.
Questi libri, quindi, li hanno scritti loro, quelli della generazione della guerra, i vivi e i morti. Ritengo che sia stata un’enorme fortuna essere potuto entrare nel mondo del 1943, accompagnato in modo simpatico, intelligente e sensibile dai “nonni”. Il mio primo ringraziamento, quindi, va proprio a loro. Ho ritenuto giusto ringraziarli singolarmente nei capitoli relativi ai loro comuni di appartenenza.
Porto avanti, poi, un enorme debito di gratitudine con le seguenti istituzioni;
L’Archivio Centrale di Stato, Roma
L’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma
L’Archivio di Stato di Napoli
L’Archivio di Stato di Benevento
L’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Napoli Imperial War Museum, London National Archives, London
Library of Congress, Washington DC
National Archives and Records Administration, Maryland Air Force Historical Research Agency, Maxwell Air Base, AL. Bundesarchiv Militaerarchiv, Freiburg Library and Archives of the Royal Engineers, Chatham
Ci tengo a citare in modo particolare Hugh Alexander dei National Archives di Londra, Anne O’Connor a Maxwell, Guido D’Agostino e tutto il personale dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Gaetano Damiano e Marina Fittipaldi delll’Archivio di Stato di Napoli, e il simpaticissimo ed efficientissimo personale del Library of Congress di Washington.
Per la preparazione di questo volume, mi sarei perso senza l’aiuto, la collaborazione e i consigli di Antonio Nocella, Francesco Giannini di Giannini Editore di Napoli, i bravi e pazienti revisori dei miei testi italiani, Matthew Pocock e Angelica Battista, Caroline Beaumont che ha interpretato così bene le mie idee per l’immagine di copertina, Mario Iammarino che ha tradotto dal tedesco, senza mai perdersi d’animo, interi diari militari e, infine, Lorenzo Tomoli, per il suo sostegno, sia materiale che letterario.
Inoltre vorrei ringraziare un esercito di storici locali e “persone del posto” che si sono messi a totale disposizione, rispondendo, da vicino oppure per telefono o per posta elettronica, alle mie insistenti domande per informazione sulle loro comunità. Più di una volta, essi non hanno esitato a condurmi personalmente ai luoghi o alle persone da me indicati. In particolare, vorrei ringraziare; Joyce Miller e Laura Alberti per Benevento, Eusapia Tarricone e Nicola Boniello per San Giorgio del Sannio, Vincenzo Soricelli per Calvi, Patricia McDowell per diversi territori nel beneventano, Michele Longo per Fragneto L’Abate, Angelo Palladino per Pontelandolfo, Carlo Guglielmucci per Ponte, la famiglia Cocchiaro per Torrecuso, Laureato Maio per Castelpoto, Barbara De Filippo per Vitulano, Antonio Visconti per Casalduni e Foglianise, Tommaso Matarazzo e la famiglia Luisi per Cantano, Luciano Lombardi e famiglia per San Lorenzello, Michele Riccio per Amorosi, Giuseppe Mongillo per Puglianello, Silvio Pellicanò per Faicchio, Enrico De Minico per Apollosa, Giuseppe Orlando per Bonea, Antonio Oropallo per Moiano, Claudio Lubrano per Sant’Agata, Giuseppe Abbatiello per Durazzano, Giuseppe Aragosa per Limatola, Vincenzo Salierno per Buonalbergo, Raffaele Moffa per San Giorgio la Molara, la famiglia Bianco e l’Agriturismo Agrifoglio per Baselice, Nicola Iarossí per Castelvetere, Angelo Fuschetto per San Marco dei Cavoti, Tito Anzovino per Santa Croce del Sannio e, infine, Mario Cíanni e Maria Solla per Morcone, per nominarne soltanto alcuni.
Inoltre, vorrei ringraziare la quasi totalità delle amministrazioni comunali della provincia di Benevento, che non hanno mai mancato all’appuntamento quando si trattava di mettere a disposizione dati anagrafici. Un enorme ringraziamento, di cuore, va anche a tutti i vigili urbani della provincia: senza la loro infinita disponibilità, non avrei potuto nemmeno iniziare le mie ricerche. Tanto per nominare alcuni comuni particolarmente generosi: Durazzano, Colle Sannita, Solopaca, Castelvenere, Dugenta, Limatola, Pesco Sannita, Campolattaro, Reino …
Ho iniziato il presente lavoro nell’autunno del 2000; sono passati, quindi, quattordici anni. Ringrazio, sempre, la mia famiglia, che ha dovuto sopportare le mie lunghe assenze sia fisiche che mentali, e i miei amici, che spero di non averli persi tutti.
Infine , vorrei nella maniera più assoluta esonerare tutti i testimoni interpellati da qualsiasi colpa per i tanti errori di cui è certamente cosparso il presente lavoro, fra date, località e personaggi. Sebbene abbia fatto ogni sforzo per assicurare l’esattezza di ciò che scrivevo, accetto in pieno la responsabilità per gli residui errori e lacune, sia per quanto riguarda la sostanza della ricerca che per quanto riguarda la forma, vale a dire la lingua italiana con cui ho ostinatamente osato esprimere i frutti della succitata ricerca.

SIMON POCOCK

…OMISSIS…

PAG. 169 A 179

PONTELANDOLFO

Pontelandolfo si prepara per la guerra
Sin dai primi anni della guerra, il territorio di Pontelandolfo aveva ospitato, sulla Torre nell’attuale Piazza Roma, all’epoca Largo Tiglio, un Posto di Avvistamento Lontano (PAL), alle dipendenze della Difesa Contraerea Territoriale della 3a Coorte della 19^ Legione della Milizia fascista, la cui sede di comando di zona era a Benevento.(AUSSME) Il PAL era collegato a una postazione della contraerea su M. Calvello, Quota 1.018. Inoltre Pontelandolfo aveva anche accolto, sempre nella sua Torre medievale, l’importante collezione di libri proveniente dalla Stazione di Zoologia Marina Antonio Dohrn a Napoli.(Fantini S.d.)
Mentre le bandiere svolazzavano sul Palazzo della GIL, la palestra situata nell’attuale Viale Europa nei pressi della Chiesa di S.Rocco,(Oggi Sala Papa Giovanni Paolo II) le parate del “Sabato fascista” si tenevano come si potrebbe facilmente immaginare, nell’attuale Piazza Roma, all’epoca Largo Tiglio.
Poichè Pontelandolfo era situato ad una certa distanza dai centri urbani, il paese attirò un numero di sfollati napoletani. Il ricordo della presenza dei bambini napoletani nella vita quotidiana dei ragazzi di Pontelandolfo è rimasto ancora oggi impresso nella memoria: la famiglia del tranviere napoletano Vincenzo Marra stette presso la famiglia di Angelo Palladino, che ricorda bene i giochi della gioventù di altri tempi con cui si divertiva insieme ai quattro figli Marra.(Paladino 2014 pp.27-28).
La presenza dell’incrocio tra l’originale SS 87 Sannitica Napoli-Termoli e la SS 88 Salerno-Pontelandolfo, in località ponte Sorgenza a qualche chilometro a nord del centro abitato, non poteva non conferire una certa importanza strategica alla zona di Pontelandolfo.

I sacrifici richiesti dal regime fascista al popolo danno luogo a proteste

Già prima della fatidica estate del 1943, quindi, le strade campestri del beneventano erano diventate le arterie principali per lo smistamento di beni di prima necessità ormai disponibili in quantità non minime soltanto per via del fiorente mercato nero. Il 16 aprile, soltanto per prendere un esempio tra i molti, furono fermati, lungo il tratto Pontelandolfo-San Lupo della SS 87, due soldati del 1° Reggimento Bersaglieri mentre trasportavano, a bordo di una carretta militare, 45 litri di olio e 50 chili di grano.(ACS 1)
L’attività prevalentemente agricola della zona subì non poco gli effetti devastanti della guerra e la popolazione stremata non tardò a farsi sentire. Un tipico esempio si ebbe la sera del 16 giugno, quando circa 100 donne rurali, alcune munite di bastone, recavansi casa comunale protestando contro provvedimento attuato mattino 16 detto di chiusura quattro molini, provvedimento poi, che lasciava aperti cinque molini, tutti ubicati in una parte del territorio diametralmente opposta a dove abitavano, appunto, le donne in questione. Necessita immediata riapertura almeno uno predetti mulini.(Ibid.)
La scena si ripeté più volte nei giorni successivi. Il giorno dopo furono fermate tre donne e, nonostante il tentativo da parte del prefetto di Benevento Arcamone di convincere le autorità di Roma di modificare il provvedimento, scappò anche qualche episodio di violenza di cui finì vittima, con dieci giorni in ospedale per
contusione alla testa, una guardia municipale.(Ibid.)

Truppe tedesche utilizzano la zona per riposo e riabilitazione
Da giugno, poi, sembra che sulla piana delle querce di Marzia,(Palladino (2011), p.50) ci fosse già stato un accampamento di truppe tedesche, con tanto di autoblindo e motociclette. È difficile identificare queste truppe, visto che la maggior parte delle unità tedesche che si sarebbero trovate in Campania dopo l’Armistizio stesse in quel momento pienamente impegnata nella difesa della Sicilia, ed è probabile che si trattasse di truppe a riposo.

La guerra si avvicina; la tragica incursione del 13 settembre
Nel frattempo, il fronte di guerra si avvicinava. Oltre ai militari pontelandolfesi morti e dispersi sui vari fronti lontani, il 20 agosto vide la sciagura dell’incursione aerea americana sullo scalo ferroviario di Benevento in cui, a causa della presenza di ben quattro convogli passeggeri fermi alla stazione in attesa di ripartire, morirono almeno tre persone di Pontelandolfo.(Palladino (2011), pp. 39-40.)
Dopo lo sbarco alleato sulle spiagge del salernitano, effettuato nella notte tra l’8 e il 9 settembre, il territorio di Pontelandolfo si accinse a diventare terra di battaglia.
Pare che, per tutta la giornata del 13 settembre, la zona di Pontelandolfo fosse stata sotto sorveglianza da parte di un aereo di ricognizione alleato, alla ricerca, forse, di qualche batteria tedesca, come quella della contraerea ubicata nella vicina Contrada Marzia.
Ad ogni modo, quella notte toccò al Rione Petrillo subire gli effetti micidiali di unn’incursione aerea,(A circa due chilometri lungo la strada verso San Lupo. Si prende a sinistra Via Vecchio Mulino, al termine della quale c’è un gruppetto di case sparse) compiuta da un solo bombardiere alleato. La zona aveva anche attirato diverse famiglie, rifugiatesi lì dal paese, principalmente perchè in mancanza di mano d’opera maschile – tutti i maschi erano sotto le armi – la coltivazione della
terra ricadeva sempre sulle spalle delle donne e dei ragazzi. E poi, fuori dal centro abitato si era più sicuri, lontano dalla strada statale, dal passaggio delle truppe tedesche, lontano dal rischio di incursioni.
Pare che quella sera, verso le 22.00, alcune donne stessero compiendo la rituale preparazione dei pomodori, con dei fuochi accesi, benché nascosti da alcune tettoie
di lamiera. C’era chi aiutava in cucina, mentre altre rammendavano i vestiti, sempre all’aria aperta e con l’aiuto della luce del fuoco. Fra queste, c’erano anche la signora Polletta il padre anziano, e due figlie di otto e 13 anni. Il primo spezzone incendiario cadde sulla casa dei Polletta, senza causare vittime, ma il secondo andò a colpire la rampa di scale,(ricostruita è ancora li, dove finisce Via Vecchio Mulino) dove si trovavano i Polletta.Oltre ai cinque membri della famiglia Polletta morirono sul colpo altre due persone. (I miei più sentiti ringraziamenti a Pasquale Polletta, che nei mesi di settembre e ottobre 1943 perse, oltre alla mamma, le sorelle e il nonno, anche uno zio, morto sotto un bombardamento a Capua, la suocera, uccisa negli bombardamenti sulla stazione di Benevento, e un cugino, ucciso da un tiro dell’artiglieria americana, tiro destinato alla zona di Pietraliscia, dove i tedeschi realmente avevano anche loro una batteria, ma invece che andò a finire sull’Acquara, dove si erano rifugiati.)
Vennero i tedeschi in aiuto, trasportando, le vittime in paese, e perfino a Campobasso, dove altre due persone morirono il giorno successivo.(Palladino (2011), p. 51)
E’ difficile identificare l’aereo, solitario, responsabile dell’attacco. I cacciabombardieri americani normalmente non si facevano vedere dopo il tramonto, e certamente non da soli, e difficilmente avrebbero spaziato così lontano dalla sicurezza di sbarco a Salerno.
Una formazione composta di 16 Douglas Boston e otto Martin Baltimore del 3^ Bomber Wing [BW] delle forze aeree sudafricane ebbe l’incarico, quella notte, di attaccare strade e villaggi a nord e a ovest della zona di battaglia [di Salerno], obiettivo che fu raggiunto, tra le 20.50 e le 23.35, con discreti risultati.(NA 1), Op Sum 121 f) del 13/14 09 1943).
Ma gli obiettivi si trovarono tutti nella zona salernitana di Eboli-Auletta. Soltanto otto Douglas Boston del 18 Squadron della 326 BW della RAF, ai quali toccava il dovere di staccarsi dalla formazione principale ed effettuare missioni solitarie, si trovarono nella zona Beneventana, seppure a notte già inoltrata; l’elenco degli obiettivi colpiti, però, tutti intorno alla città capoluogo, non comprende le coordinate di Pontelandolfo.(NA 3) e 4)

Mentre molte famiglie decisero di dormire all’addiaccio, le incursioni proseguivano. Il 24 settembre, venne riferito, in un bollettino delle forze aeree alleate, che una pattuglia di 12 P-40L Curtiss Warhawk del 79° Fighter Group [FG], in giro di ricognizione armata sopra le strade del beneventano, scorse circa quattro mezzi militari nei pressi di Pontelandolfo, ragion per la quale fu sganciata qualche bomba da 40 libbre (NARA 79` FG, Consolidated Reports, Mission 585 del 24 09 43.)

Verso mezzogiorno del 26 settembre, un’altra pattuglia di 12 P-40 del 79 PG attaccò circa sei mezzi militari tedeschi avvistati lungo la SS 87, a circa un chilometro a nord-ovest di Pontelandolfo. Dopo l’incursione, fu avvistato che uno dei mezzi era stato incendiato ed un altro danneggiato.(NARA 79` FG, Consolidated Reports, Mission 589 del 26 09 43 (erratamente riportato per il giorno 27 09).
Fu, probabilmente, l’incursione del 26 che si può associare ad un noto episodio avvenuto nel territorio di Pontelandolfo, quando un’autocolonna tedesca fu attaccata da qualche aereo alleato, colpendo un autocarro tedesco sulla curva a mezza salita, andando verso Masseria Costandini. I soldati che si trovavano a bordo del mezzo si salvarono. (Si veda anche Palladino (2011), pp. 58-59. La carrozzeria fu portata giù al giardino retrostante l’attuale Bar Sorgenza, e fu incassata in una colata di cemento, dove la si vede tuttora.)

Anche Pontelandolfo è zona di cucitura tra i settori di entrambi gli eserciti
Pontelandolfo si trovava nel settore assegnato al LXXVI Panzer-Korps [PK] tedesco. Potrebbe essere stato verso la fine di settembre quando, invece delle bombe, un aereo alleato fece cadere migliaia di volantini che esortavano la popolazione ad abbandonare la zona intorno alla SS Sannitica, destinata a diventare teatro di guerra. Da Contrada Piana, a nord del centro abitato, la famiglia di Angelo Palladino scartò alcuni luoghi di rifugio, decidendo, infine, dopo aver murato tutti i loro beni e
quelli dell’intero vicinato in un seminterrato, proprietà del nonno di Angelo, di rifugiarsi nelle masserie Cav’zat’nàr, sulle alture della Costa di Resicco.(Palladino (2011), p. 63)
Inizialmente, e a partire dalla sera del 1° ottobre, erano di stanza nella zona di M. Calvello a Pontelandolfo le truppe del I Abteilung del 67 Panzer-Grenadier-Regi¬
ment [I/67 PGR], in una specie di periodo di riserva, trasferite qui dalla zona di Montesarchio. Erano, però, tanto dislocate sul fianco sinistro del settore assegnato alla 26. Panzer-Division [PD] che in effetti vennero poste sotto il controllo della 29. Panzer-Grenadier-Division [PGD], che ebbe la responsabilità del settore a oriente.( BA-MA 5) del 01 10 1943.)
Le truppe del I/67 rimasero alla dipendenza del 29 PGR fino alle prime ore del 5 ottobre, quando furono rimesse sotto il controllo del 9 PGR.(BA-MA 5) del 05 10 1943)
La presenza di tante truppe tedesche non passò inosservata ai cacciabombardieri alleati, i quali colpirono le strade della zona ancora una volta il 2 ottobre.(BA-MA 5) del 02 10 1943).

All’inizio di ottobre, a causa di un avvicendamento nelle linee tedesche, il territorio di Pontelandolfo si venne a trovare come perno intorno al quale la Linea di difesa Teja fu fatta ruotare. Inizialmente, e fino al 7 ottobre, la linea controllata dalla 26 PD era stesa in direzione est-ovest tra Amorosi, Ponte, Fragneto Monforte e Pesco Sannita. In seguito, dovette essere piegata verso nord seguendo l’itinerario della SS 87, da difendere tra l’8 e l’11 ottobre in modo da ricongiungersi con la linea della 29 PGD che nel frattempo era stata spostata verso nord-est di circa 15 chilometri.(BA-MA 1), Zwischen Widerstandlrnie; BA-MA 2), Nr. 25, Lage der 26 Pz. Div. in der Teja A StelIg. am 4.10.43; Staíger (1957), p. 41; Fríes in Lemelsen (1960), p, 326.)
I tedeschi, quindi, avevano pensato bene di proteggere la loro ritirata con postazioni di artiglieria site sia sul lato sinistro della Sannitica, in Contrada Piana, che sui versanti della Quota 545, S. Maria Colle di Serra, all’uscita del territorio verso Morcone, quota la quale – indicata erroneamente su molte carte come Pacconi (I Paccuni, invece, è una zona identificabile con il casello ferroviario Km. 38, nel territorio di Morcone.) – avrebbe rappresentato un caposaldo su una delle linee tedesche, difesa dalle molte batterie del 93 Panzer-Artillerie-Regiment, comandato dall’Oberst Viebig.(BA-MA 2), Nr. 25, Lage der 26 Pz. Div. in der Teja A Stellg. am 4.10.43; BA-MA 4); Staiger (1957), p. 36).
Le poche famiglie che abitavano lungo la SS 87, come quella di Filomena Guerrera di Contrada Lombardara proprio a ridosso della Quota 545, ormai si erano si rifugiate ai Pacconi.
Per tutto il 14 ottobre, poi, a Pontelandolfo si trovò il posto di comando del 9 PGR della 26 PD, identificato successivamente dagli americani con le coordinate N 578 989, ossia uno degli edifici storici all’incrocio tra l’attuale Viale Europa e il tornante nella vecchia SS 87.(NARA, Box 9415 del 07 10 1943.)
È probabile che un altro comando tedesco, provvisoriamente sistemato in Contrada Piana nel casino di Vincenzo Foscbini (Palladino (2011), p. 90) sempre nei pressi della Sorgenza, non appartenesse a un reggimento, bensì ad un battaglione o addirittura compagnia.

Le batterie della contraerea tedesca, invece, attivissime contro le frequenti incursioni alleate sia notturne che diurne, si trovavano nei pressi del cimitero.(Palladino (2011), 67 e nota 48). Fu installato anche un Ospedale da Campo, in alcuni locali annessi alla Chiesa di S. Rocco.
È probabile che i ricordi di un cannone appostato sulle alture di M. Calvello si riferiscano, invece, alla già citata postazione italiana,
Bisogna ricordare che la SS 88, che parte da Benevento verso i paesi in questione, delineava anche il settore americano della V Armata ad ovest dall’VIII Armata britannica ad est. Gli stessi paesi che si trovano lungo la SS 88. da Fragneto Monforte fino a Sassinoro, rientravano comunque sotto la responsabilità degli americani.(NARA, Box 1909, cartine della V Armata)
Gli americani avanzano da Fragneto e poi da Campolattaro

I tedeschi, quindi, si trovavano in fase di ritirata verso nord, passando per il già citato incrocio del Ponte Sorgenza, davanti all’avanzata del 180° Infantry Regiment [IR] della 45^ US Infantry Division [USID] americana, che proveniva da Campolattaro lungo la SS 88.

Tra le varie offensive americane lanciate da Fragneto nel pomeriggio del 7 ottobre, abbiamo già visto che alle 17.00 si spinsero lungo la SS 88, da Fragneto Monforte alla volta di Campolattaro, due carri Sherman, che furono prontamente messi fuori combattimento ad est di Quota 552, M. Sauco, situato nel lembo meridionale del territorio di Pontelandolfo.(BA-MA 5) del 07 10 1943; Fisher (1947), pp. 79-80)
A partire dalla notte tra il 7 e l’8 ottobre, quindi, la linea tedesca Teja B, da difendere per 24 ore da parte del I/9 e del I/67, si stendeva tra Pontelandolfo centro e Campolattaro, cittadina per la quale si combatté per tutto l’arco del giorno 8.
Per quanto riguarda il dispiegamento delle truppe americane,(USMID) cioè dei tre battaglioni del 180 IR che arrivarono il giorno 8 a Campolattaro, il 1/180 ed il 2/180 furono tenuti pronti per trasferirsi a Casalduni, mentre il 3/180, con l’aggiunta della A Company, fu messo a disposizione per la successiva avanzata da Campolattaro verso il territorio di Pontelandolfo.
Alle 18.10 dell’8, i tedeschi montarono un contrattacco, scendendo lungo la SS 88 da Ponte Sorgenza verso Campolattaro, dove era appena arrivata l’avanzata americana del 3/180. L’azione, appoggiata dall’artiglieria, durò fino a notte fonda. Con la minaccia americana posta su Casalduni, per le prime ore del 9 i tedeschi arretrarono su di una nuova linea di avamposti: Fossolenta (Ponte Nuovo sul Lenta) – Quota 488 (Pontelandolfo centro), – Paccone (riferimento sempre errato alla cima della Quota 545, nei pressi della Masseria Costantino) – Masseria Feudo di Campolattaro.(BA-MA 5) del 08 10 1943)

La battaglia per l’incrocio e la collina retrostante

Alle 19.00 dell’8, il 180 IR ebbe l’ordine dal comando della 45 USID di procedere alla cattura dell’importante bivio stradale tra la SS 87 e la SS 88, nella zona di Ponte Sorgenza.
Mentre il compito di occupare il bivio toccò alla I Company del 3/180, al resto del battaglione fu ordinato di formare una linea difensiva che correva dal Ponte Ligustino, nel territorio di Campolattaro, allo stesso Ponte Sorgenza, onde proteggere la manovra americana da eventuali incursioni tedesche.
Specificamente, al 3/180 fu dato l’ordine di tenere i carri e i cannoni anti-carro in linea e di mandare le rimanenti compagnie verso [le alture tra Campolattaro e Ponte¬landolfo].(NARA, Box 9449, S-3 del 08 10 1943)
Visto il percorso, che attraversava la collina della Cappella Libbracchio nella frazione di Case Russo,(Detta anche il Tricchio, oppure la Cappella di S. Antonio, essa si trova nei pressi del Mobilificio Santopietro, sulla destra della vecchia strada per Campolattaro) al 3/180 fu raccomandato di tenere le truppe [e gli automezzi] ben nascoste … devono stare lontani dalla linea dell’orizzonte, in modo da non offrire alle postazioni tedesche un bersaglio troppo ghiotto, illuminato dalla luna.
Il grado di rischio che la missione presentava appare confermato dall’insolita richiesta che il comando del 3/180 fece alla Compagnia I di confermare il loro arrivo sull’obiettivo appena possibile.(NARA, Box 9446, S-2 Journa] del 08 10 9143)
Nel frattempo, e a mo’ di copertura sul fianco orientale, un plotone del 2/180 aveva stabilito un posto di blocco nei pressi del Bivio di Reino, nel territorio di Campolattaro, mentre ad ovest il 1/180 doveva erigere un blocco al bivio tra la SS 87 e la strada laterale per Casalduni.(NARA, Box 9449, S-3 del 08 10 1943)
Durante l’avanzata notturna, la compagnia A sentì una grossa esplosione alle 21.55: era stato fatto saltare il Ponte Nuovo sul Torrente Lenta, ad ovest del centro abitato,(NARA, Box 9449, S-3 del 08 10 1943) che segnava l’avvenuto abbandono di Casalduni lungo la 87 verso nord.
Gli americani portarono l’artiglieria a ridosso del crinale della Cappella Libbracchio. Mirarono alla zona del Ponte Sorgenza e all’incrocio stradale. Colpirono la casa ubicata alla destra della strada, dopo l’incrocio, andando verso nord: il muro meridionale ne reca ancora i segni. Conclusa frettolosamente la manovra di ritirata dalla Piana, e lasciando un comando nel casino di Vincenzo Foschini,(Palladino (2011), p. 90) i tedeschi fecero brillare le mine lungo la SS 87, compresa quella sul Ponte Sorgenza, ritirandosi sulle alture di Quota 545.(Il Caporale Montgomery trovò il ponte già distrutto nelle prime ore del 9; cfr. Palladino (2011), p. 85, che propone mezzogiorno del 9 per il brillamento delle mine)

Alle ore 04.00 del 9 ottobre, ad una pattuglia americana, composta da un plotone della Compagnia I del 3/180 e comandata dal caporale Montgomery, fu ordinato di portarsi con un plotone di fucilieri, rinforzati con due mitragliatrici leggere, al succitato bivio stradale, con il compito di erigere un blocco stradale, tenendosi, però, pronti a ritirarsi qualora fossero stati attaccati da forze nemiche troppo numerose, forze che alcune giri di ricognizione avevano osservato nelle vicinanze il giorno prima.
Arrivato al bivio, sito in località Gorgotello, Montgomery trovò il Ponte Sorgenza sul Lenticella già distrutto dai guastatori tedeschi, ma con una massiccia e perdu¬
rante presenza tedesca sulla collina soprastante la zona, Quota 545, dove la strada proseguiva verso nord e Morcone. Più che temere una possibile controffensiva tede
sca lungo la SS 87 verso Guardia Sanframondi, dove il 179 era ormai impegnato in una laboriosa manovra per l’occupazione delle alture intorno a quella cittadina,
Montgomery temeva il contrattacco che i tedeschi avrebbero potuto sfoderare alla colonna principale del suo battaglione, il 3/180, il cui arrivo era previsto più tardi, verso le 08.00.
Montgomery dispose tre squadre intorno al ponte, insieme alle due postazioni di mitra. Poi portò un lanciarazzi e un altro soldato ai piedi della collina verso il bivio.
Nonostante si trovasse in grande inferiorità numerica, Montgomery ordinò alle sue truppe di attaccare le posizioni tedesche le quali, secondo lo storico del 180 IR,
comprendevano inverosimilmente circa 150 fucilieri, quattro postazioni di mitragliatrici, tre squadre di mortai, due carri e almeno un cannone semovente .(Fisher (1947), pp. 80-81)
Gli americani riuscirono ad impegnare le forze nemiche sui versanti della collina per circa 30 minuti, infliggendo gravi perdite, con almeno 15 morti sicuri. Fu solo con l’impiego da parte tedesca dei reparti di armamento pesante che Montgomery fu costretto a ritirare i suoi uomini. Riuscì a far indietreggiare l’intero plotone al costo di soli quattro feriti leggeri, azione per la quale gli fu conferita la Stella d’Argento.(Ibid; BA-MA 5) del 09 10 1943)

Doveva essere in questo frangente che i due intrepidi fratelli pontelandolfesi, Giuseppe e Nicola Ciarlo, ebbero l’incarico, da parte della popolazione rifugiata ancora sulla Costa Resicco, di portare un messaggio al comando americano, al di là delle linee tedesche, invocando la cessazione del fuoco di artiglieria alleato che andava da quattro giorni a cadere, inutilmente, sulla Costa, zona piena di cittadini rifugiati in cui non c’erano truppe tedesche. Partiti all’alba, in mezzo al solito incessante fuoco incrociato di artiglierie, i due fratelli riuscirono a tornare nel tardo pomeriggio dello stesso giorno, accompagnati da tre soldati americani, quasi sicuramente del 180 IR. La mossa dei due fratelli portò presto i suoi frutti e gli americani concentrarono il fuoco sulle posizioni tedesche in Contrada Piana, e soprattutto sulla salita che portava verso Morcone.(Palladino (2011), p. 85)
Alle 8.00 dello stesso giorno 9,(USMID) quindi, il resto del 3/180, con l’aggiunta della A Company, avanzò da Campolattaro verso nord, fino al crinale della Cappella Libbracchio dove, sotto una costante pioggia di artiglieria tedesca, proveniente dalla Masseria Costantino a nord del Ponte Sorgenza, continuò a pattugliare la zona. Da parte loro, i tedeschi sostennero che, almeno il primo attacco americano, quello delle 8.00, fu respinto dal fuoco concentrato tedesco, con pesanti perdite tra gli alleati, i quali sostennero addirittura di aver subito, alle 10.00, un contrattacco tedesco lungo la SS 87 proveniente dal territorio di Morcone, condotto anche con quattro carri armati.(NARA Box 9282, Cartina del08-09 10 1943, Box 9283, Periodic Report del08-09 10 1943) Secondo numerose testimonianze oculari, intorno alla Cappella Libbracchio sarebbero morti diversi soldati di entrambi gli schieramenti, almeno due tedeschi prima, e cinque americani poi, rifugiati o addirittura addormentatisi all’interno del piccolo edificio.
Nonostante le cifre esagerate riportate sia dai testimoni oculari che dagli stessi autori americani, il bilancio ufficiale di quel giorno nelle file del 3/180 fu di due morti e di 12 feriti; i morti e quattro dei feriti furono della I Company.(NARA, Box 9446, S-2 Journal del 09 10 1943)

Il cronista del 3/180 mandò il seguente rapporto al suo comando circa gli avvenimenti della mattina:
Il primo contatto l’abbiamo avuto alle 04.00 da un’autoblindo e due semicingolati, e alle 10.00 siamo riusciti a respingere l’attacco di quattro carri con
l’artiglieria. Abbiamo catturato due pezzi campali e una cucina da campo a 594 007.(Zona Lombardara) Abbiamo identificato una batteria pesante nemica 568 022 (Nel territorio di Morcone, sulle alture tra Km. 95 e 96 della vecchia SS 87, oggi tra Km. 1 e 2 sulla SP 69) e un centinaio di tedeschi ritrincerati a 580 016.(Nei pressi della casa cantoniera sulla Quota 545, nel territorio di Morcone, dove oggi c’è lo svincolo con la Superstrada SS 87. NARA, Box 9446, S-2 Journal del 09 10 1943) Un altro rapporto del 180 IR ebbe a dire che nella zona di Lombardara, oltre alla cucina da campo e ai cannoni, furono ritrovati i corpi di un ufficiale e tre soldati tedeschi.(NARA, Box 9449 del 09 10 1943)
Alle 11.10, il fuoco dei cannoni campali del 171° Field Artillery Battalion americano fu concentrato sulla succitata zona del Km. 96 della vecchia SS 87.
A mezzogiorno del 9, il perno della linea di avamposti del Kampfgruppe Berger fu ritirato da Casalduni verso nord e la frazione Casaldunari di Pontelandolfo, da dove passò poi per il Km. 94 della SS 87, “Contrada Paccone” e così via. Durante il pomeriggio, continuò senza sosta il pattugliamento da parte degli esploratori americani verso la linea tedesca a nord del territorio.(BA-MA 5) del 09 10 1943)
Sporadici scontri nella zona di Ponte Sorgenza proseguirono per tutto il giorno; pare che la Compagnia K del 3/180 fosse riuscita ad occupare le succitate alture a nord del Ponte Sorgenza ma che poi, più tardi durante la giornata vennero sottoposti ad un forte contrattacco nemico, motivo per cui la K dovette cedere il terreno guadagnato.(Un plotone della Compagnia I, secondo NARA Box 9282, Cartina del 09 10 10 1943) Così, la linea di difesa americana passò proprio per il vecchio incrocio tra la SS 87 e la SS 88.(NARA, Box 9261)
Il susseguirsi degli eventi del giorno 9, come sono riportati nei diari americani, sono rispecchiati fedelmente nella memoria dei pontelandolfesi, che vissero quei momenti in prima persona: prima il boato degli scoppi delle mine, poi il silenzio, con l’artiglieria che tacque. Poi, con l’arrivo nelle prime ore del mattino dei soldati di Montgomery, iniziò lo scambio di fuoco delle armi leggere, per poi assestarsi, verso sera, con l’arrivo dei mezzi americani.(Palladino (2011), pp. 85-87)

I tedeschi, nel frattempo, erano ripiegati ancora sulla linea che tagliava la SS 87, alla Casa Cantoniera, la Cant., sull’incrocio con la strada laterale per Santa Croce – da tenere il 10 ottobre. Successivamente si sarebbero ritirati davanti a Morcone stesso, la cui difesa venne programmata per l’11 ottobre.(Staiger (1957), p. 41; BA-MA 5))
Pontelandolfo nelle retrovie

Con il consolidamento dell’occupazione alleata dell’incrocio tra la SS 87 e 88, alle 17.00 fu possibile finalmente radunare l’intero 180 IR intorno a Casalduni, con l’eccezione del 3/180, rimasto ad attendere l’arrivo delle truppe britanniche della VIII Armata.(La compagnia A fu ricongiunta con il 1/180 il 12/10) Il 10 ottobre, quando il centro abitato di Pontelandolfo – che per poco ricadeva nel settore militare assegnato all’VIII Armata britannica del Generale Montgomery (NA 2) del 02 10 1943)- fu formalmente occupato,(USMID) il 180 IR ricevette l’ordine di procedere verso la zona di Castelvenere, dove avrebbe dovuto sostituirsi al 179 IR.
Con la partenza dalla zona dei soldati di prima linea del 180 IR, arrivarono, invece, per un breve periodo di riposo fino al 15 ottobre, quando furono trasferiti a Faicchio, i fratelli del 157 IR.(Garland (2009), pp. 121-123; USLOC Dorrance)
Lo stesso giorno 15, infatti, ebbe luogo l’incontro tra il 3/180 americano e i soldati della 2^ Canadian Brigade dell’VIII Armata del Generale Montgomery.(USMID vuole il 15 ottobre)

Tra le varie storie che i militari italiani di Pontelandolfo, di ritorno a casa a guerra conclusa, ebbero a raccontare, spicca quella di Michele Perugini, classe ’19. Sergente Nocchiere del cacciatorpediniere Scirocco, Michele fu uno dei soli due superstiti, in un equipaggio di circa 300 uomini, che sopravvisse all’affondamento della sua nave alle 05.45 del 23 marzo 1942 nel Golfo di Sirte. Trascorsi tre giorni in acqua su una zattera, fu salvato, insieme al compagno, grazie ad un ammaraggio compiuto da un idrovolante italiano. In seguito al gesto umanitario, il pilota dell’idrovolante si beccò pure un rimprovero dai suoi superiori per aver “messo a repentaglio” le vite dell’equipaggio dell’aereo e lo stesso velivolo, pur di salvare “solo” due vite.
L’autore ringrazia
di Pontelandolfo.
Pasquale Foschini (1945), Angelo Palladino (1935), Gabriele Palladino, Libero Perugini (1916), Michele Perugini (1919), Pasquale Polletta (1933), Antonio Sforza (1929).
di Campolattaro:
Pasquale Massa (1929), Egidio Rosato (1930).

a pag. 180 segue una considerevole e preziosa Bibliografia