IL VALZER con l’imperatore Napoleone III

IL VALZER con l’imperatore Napoleone III
Sfolgorante ingresso alle Tulleries – Passeggiate notturne nel discreto ritiro di Passy e la camicia da notte di Compiègne La vendetta di Eugenia di Montijo

sguardo

III- Affinché non si pensi che qui si voglia creare alla statua un piedestallo più alto ch’essa non meriti diciamo subito che i primi quattro anni, dal ’55 ai ’59, trascorsi dalla contessa di Castiglione a Parigi, e interrotti da varie assenze, sono i soli della sua vita, anche sulla scorta della imponente documentazione ora venuta alla luce, che meritino l’interesse degli storici.
Nel ’60, benché appena venticinquenne, la contema di Castiglione, come agente diplomatica, è già bruciata. L’anno successivo, dopo la morte del Cavour, priva della guida e della diretta protezione dell’eminente uomo di Stato, ubriacata dal successo del quale attribuiva a sé sola ogni merito, perdette il controllo di sè sopravvalutando le sue forze pressoché nulle. Invisa ormai alla Corte Imperiale arrancava disordinatamente per recuperare appoggi perduti o per ricercarne dei nuovi mentre ormai si diceva di lei: « per fortuna non é che bella ». Dopo il ’70 la bella donna decade al ruolo di inconcludente intrigante, tentando di manovrare sconclusionatamente fra il Thiers, gli Orléans e l’ultimo venuto; dai principi passa agli staffieri, scendendo di gradino in gradino sino ad irretirsi neTle molteplici umiliazioni d’ogni sorta che rattristeranno l’ultimo ventennio della sua vita.

Il gran mondo europeo
La contessa di Castiglione giunse a Parigi nel periodo aureo della prima euforia godereccia del Secondo Impero. Da poco più di due anni e mezzo Napoleone aveva sposato Eugenia di Montijo, e attorno alla giovane ed avvenente imperatrice andava raccogliendosi, corona alla corona, il gran mondo elegante e spensierato d’Europa, avido di lusso e di piaceri. In questa società Nicchia di Castiglione sapeva di poter fare affidamento su due amicizie femminili di vaglia , sbocciate nel salotto Lamporecchi di Firenze.
Dal canto suo il marchese di Villamarina, ambasciatore del Piemonte a Parigi, ottemperando alle segrete istruzioni del Cavour fece del suo meglio perché si spalancassero tutte le porte alla bellissima gentildonna italiana che veniva a Parigi a concludere splendidamente il proprio viaggio di nozze.
La sera del 24 novembre del 1855, l’anno, si badi, dell’alleanza del Piemonte cogli stati occidentali, narra il Lolice rifacendosi alle cronache del tempo, accanto all’imperatore ed all’imperatrice una sola figura prese spicco e rilievo eclissando tutte le ragguardevoli notabilità; la contessa di Castiglione. Giunse a festa inoltrata e un infrenabile fremito di curiosità agitò la folla degli invitati, decorati e rilucenti come alberi di Natale. Su un cenno dell’imperatore l’orchestra tacque, mentre un soffio quasi magnetico di ammirazione parve paralizzare la vita nelle sale risplendenti. L’imperatrice avanzò di un passo verso l’ospite; l’imperatore si accostò risolutamente alla poltrona in cui la Castiglione, tributata ai sovrani la riverenza protocollare, aveva preso posto. L’imperatore pregò il granduca Ernesto di Sassonia Coburgo di rendersi cavaliere dell’imperatrice ed offerse la mano per la danza alla contessa di Castiglione. Il resto ve lo regalo, perchè faccende come codeste i cronisti del tempo le sapevano presentare con scrupolosa dovizia di particolari, così: «Tout le monde regardait sa gorge osément présentée- qui se dressait fière comme celle des jeunes Mauresques » (senza reggiseno, insomma). Tenendo per mano la bella donna l’imperatore aperse il valzer col primo passo, il primo sulla strada di Solferino.
Napoleone III per solito era taciturno e per nulla espansivo. Maestro del self control, e per naturale disposizione diffidente, ben di rado lasciava trasparire le interne commozioni. Tuttavia quelle sera fu a tutti evidente che la singolare avvenenza della Castiglione, si pensi a una Merle Oberon col giustacuore di Jennifer Jorer, lo aveva toccato a fondo. Lo sguardo sempre vago e assente dell’imperatore di fronte alla Castiglione si era animato di vivacità insolite. Il fido còrso Baciocchi, l’uomo ombra nel giardino dei piaceri dell’imperatore, orientò senza esitanze le proprie attenzioni verso colei che considerava la favorita di domani. E la contessa di Castiplione non trovò alcuna difficoltà nello scegliersi un discreto ritiro a Passy ove l’imperatore potesse renderle visita in incognito.

Dono significativo
La Castiglione sempre negò; nei suoi scritti o verbalmente, l’intimità integrale della sua relazione coll’imperatore. Ma negò come chi dica collo sguardo, negando colla voce: « Spero bene che non mi farete l’offesa di credermi , e che sarete tanto intelligenti da comprendere che mi trovo nelle condizioni di dover negare ». Negò, ripetiamo. Ma un giorno, mentre assisteva ad una parata militare nella quale l’imperatore appariva maschiamente a cavallo, espresse un giudizio di carattere cosi intimo nella sua cruda negatività che da solo bastò ad annullare tutti i suoi atteggiamenti precedenti. Fra le disposizioni, poi, che ella lascerà scritte per quanto riguarda il cerimoniale della sua sepoltura, una se ne trova che richiama l’attenzione: vuole la sua salma sia composta colla « chemise de nuit de Compiègne, 1857». Su questa camiciola tanto lieve molto si è almanaccato. Allora, si disse, se fra i due vi fu conoscenza nel senso biblico, questa « conoscenza » va collocata nel ’57. Dunque Napoleone avrebbe atteso il dono, di cui la Castiglione sempre fu tanto prodiga, dal ’56 al -’57? Le sue passeggiate notturne e segrete a Passy sarebbero tutte spese per colloqui in superfce?
La camiciola ha la sua importanza anche se per la sua leggerezza non ha peso storico. E’ un dono di Napoleone e proviene dalla fornitrice di siffatti indumenti dell’imperatrice. Con quel dono Napoleone pone sullo stesso piano l’amica e l’imperatrice. E in quella notte l’imperatore offerse la destra all’amica della mano sinistra, disposto a divorziare da Eugenia di Montiyo. Intervenute il Cavour, presso la Castiglione, con un “alt” freddo e tempestivo. Che la bella plenipotenziaria dovesse coqueter l’imperatore, jusqu’à le seduire se del caso, rientrava nelle sue vedute; che si creassero complicazioni gravi diplomatiche, no. E la Castiglione lasciò Parigi e si ritirò per qualche mese a Firenze.
Il sorridente lavorio diplomatico della contessa di Castiglione durante quel tempo servi indubbiamente ad agevolare lo svolgersi dei piani- del Cavour, a schiudere a lui la porta del congresso di Parigi, ed a preparare l’incontro di Plombières. Non è piccolo merito, se si tien conto che, proprio di quegli anni difficili in cui il Cavour andava con paziente audacia tessendo il suo capolavoro, si agitavano nell’ombra a Parigi esuli Italiani a tutto risoluti, ferventi mazziniani o faziosi indipendenti che fosser, pronti a lavorar di bombe e di coltello sulla pelle dell’imperatore Napoleone,durante la sua appartenenza alle sette segrete italiane, era stato largo di promesse. E queste non erano state dimenticate da chi le aveva ricevute, e aveva fermamente creduto che dal primo avvento al trono l’imperatore si sarebbe buttato , spada alla mano, a risolvere la questione italiana. Costoro tutti dopo un primo tempo di inquieta attesa,presero partito contro di lui, largamente attendando alla sua vita e, indirettamente, se la presero con la Castiglione,della quale ignoravano e il gioco sottile e la missione, e non di rado la nocquero e le intralciarono i piani.
La tacciavano con cruda semplicità di prostituta imperiale. Una notte d’inverno, poco dopo l’attentato di Orsini, in cui ella in abito di gala,reduce da un pranzo a corte faceva ritorno alla sua casa di Passy tre italiani, mascherati, arrestarono la vettura e immobilizzarono il cocchiere. La Castiglione usci da quell’incontro cogli abiti a brandelli e il corpo stanco. E Matilde Napoleone, il giorno dopo, condolandosi con lei dell’avventura, conchiudeva sorridendo maliziosamente:
— Enfin, chérie, il n’étaient que troi tu es quand-meme -belle a ravir aujourd’hui. Vraiment, on dirai, que ca te donne.
Nel baule di cui ripetutamente ho fatto cenno si è trovato un singolare diario autografo della Castiglione, nel quale ella graficamente teneva nota dei motti « con chi », « dove », «come», con cifre, e vignette di fronte alle quali i grafiti pompeiani più temerari sono fumetti per educande. In quel diario ella ha illustrato non nove piccolissime vignette l’avventura occorsale sulla strada di Passy nei suoi punti salienti.

imperatore

L’imperatrice offesa
Infine la contessa di Castiglione alla Corte di Napoleone III si liquido da sè. Forte della debolezza dell’imperatore verso di lei, parve volesse apertamente sfidare l’imperatrice ponendosi in tutto sullo stesso piano di lei. Una meschina vicenda è la goccia che fa traboccare il vaso. Per intervenire ad una festa di Corte colla stessa acconciatura dell’imperatrice la Castiglione sedusse il parrucchiere imperiale e riuscì ad inalberarsi in testa un grattacielo di posticci identico a quello che nella serata stessa si poteva ammirare sul capo dell’imperatrice, Eugenia di Montijo non aveva protestato quando la Castiglione le aveva preso il marito. Ma che le prendesse il parrucchiere le parve intollerabile. La polizia politica intervenne collo zelo delle grandi occasioni, e seppe trovare anche ciò che non c’era. Tanto, comunque, da far accompagnare alla frontiera Nicchia di Castiglione, ospite ormai indesiderata in Francia. Tant’è, si era giunti a Villafranca.

Ruignié (continua)

StampaSera 28/03/1951 – numero 74 pagina 4

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