Lo zolfo di Sicilia. Questione tra L’INGHILTERRA E NAPOLI

PROGRESSORICERCA EFFETTUATA TRAMITE GOOGLE LIBRI SUL TESTO “Progresso dell’industria e delle utili cognizioni “° semestre 1840- VOL.II -MILANO-1840-
pag 214-219

Lo zolfo di Sicilia. Questione tra L’INGHILTERRA E NAPOLI

La questione promossa dall’Inghilterra al regno di Napoli per il commercio dello zolfo di Sicilia è da qualche tempo l’argomento di tutti i discorsi. I giornali espongono la cosa in mille modi e chi la presenta sotto un aspetto chi sotto l’altro. Il Dèbats di Parigi del giorno 29 p. p. aprile per illuminare il mondo sopra una così importante questione consacrò un supplemento apposito di otto lunghe colonne dettagliando
dettagliando minutamente tutte le vicende che hanno dello origine al contratto tra Napoli ed una Compagnia francese per la produzione e vendita degli zolfi, contratto di cui l’Inghilterra pretende ora lo scioglimento. Noi abbiamo fatto il sunto della relazione del Débats non omettrado alcuno dei punti che può mettere a portata di conoscere ogni particolare ed il vero stato delle cose, e qui lo presentiamo al nostri lettori.
La Sicilia somministra al commercio quasi tutta la quantità dello zolfo, possedendo più di 150 zolfanerie. La consumazione si calcola In generale a 630,000 cantari circa (1 il cantaro di Napoli corrisponde a kg.79) (50 milioni di kilogrammi), e la Francia e l’Inghilterra sono gli Stati che ne consumano la maggior parte. La Francia ne consumava nel 1815, chilog. 536,628, e nel 1838 le esportazioni per la Francia salirono a chilog. 18,578,710. Si può dire essere la produzione dello zolfo un naturale privilegio della Sicilia , per effetto della costituzione vulcanica del suolo, ma ìl pessimo stato delle strade, la mancanza di capitali, la concorrenza dei produttori , le spese enormi di trasporto ne hanno per lungo tempo ritardata e danneggiata la produzione. Tutto il profitto era goduto da 15 o 20 case di commercio inglesi stabilite a Palermo, a Messina ed a Siracusa che facevano a caro prezzo delle anticipazioni ai produttori o proprietarj delle miniere.
Una gran parte dello zolfo si trasporta a Marsiglia ; nel 1832 se ne spedivano per quel porto 300,000 cantari. Fu nello stesso anno 1832 che l’ Inghilterra incominciò a farne un gran consumo, ed il prezzo che in allora era di 11 carlini (2 il carlino è la decima parte di un ducato;il ducato vale fr 4 e 25 cent.il carlino 42 c.e mezzo) compresi due carlini netti di beneficio per il produttore, ammontò nel 1833 sino a carlini 55 in Sicilia. Un tale straordinario aumento prodotto dalle grandi ricerche servì di stimolo alla produzione per cui l’escavazione divenne tripla e portata a 900,000 cantari, ma la consumazione non potè mai arrivare che al doppio e così si produsse un eccedente annuale di 300,000 cantari che ingombrarono i depositi della Sicilia, ed i mercati stranieri di una massa di zolfo sufficiente per la consumazione di diciotto mesi, e questa eccedenza fece progressivamente ricadere il prezzo dai 10 ai 12 carlini com’era nel 1832.
I vantaggi ottenuti nell’anno 1833 avevano fatto aumentare il prezzo della mano d’ opera al punto che a poco a poco l’e-scavazione venne a costare 13 o 14 carlini, prezzo che non veniva rimborsato colla vendita,e cosa strana, l’industria privilegiata della Sicilia dovette per qualche tempo sostenere la perdita del 25 per 100 sulle spese di produzione.
In tale stato di cose i proprietarj delle miniere trovandosi nel maggiore avvilimento, ricorseroro al governo supplicandolo per avere il suo, appoggio ed un valevole soccorso. Molti furono i mezzi indicati, e per primo quello di ridurre la produzione per dar campo di smaltire i depositi esistenti.
Giova osservare che il governo napoletano non aveva in allora alcun profitto cui prodotto che apparteneva per privilegio al suolo siciliano, poiché non vi era tassa sulle miniere, né veniva imposto alcun dazio di sortita, sopra lo zolfo che passava all’estero.
Mentre si agitava una così importante questione il sig. Taix, negoziante francese, presentò un progetto che poteva conciliare tutti gli interessi. Egli propose di ridurre la escavazione a 600,000 cantari fino a che la consumazione si facesse maggiore, offerse di acquistare i 600,000 cantari al prezzo di 23 carlini a condizione ch’egli sarà il solo acquirente, e s’ impegnò di indennizzare le escavazioni in ragione di 4 carlini per cantaro , per i 300,000 cantari de’quali la produzione sarebbe interdetta, come di tenere costantemente un approvvisionamento considerevole di zolfo a disposizione del commercio al prezzo maximum di 43 carlini per cantaro. Il sig. Taix si obbligava inoltre di far costruire annualmente a sue spese 25 miglia di strade in Sicilia.
Come è facile a vedersi il progetto presentava un vero monopolio, ma come fare al punto in cui erano portate le cose,e nel momento che i proprietarj delle miniere invocavano un pronto soccorso? Il progetto passò al ministero, il quale dopo molte discussioni, il 23 dicembre 1837 lo sottopose alla sanzione reale per l’approvazione. Il re, malgrado gli avvisi concordanti dei suoi ministri, meno uno, ha creduto bene di assoggettare il progetto ad un nuovo esame nella vista di far possibilmente sparire ogni traccia di monopolio. Il nuovo esame ebbe luogo e finalmente li 9 maggio 1838 si conchiuse il contratto con delle modificazioni, e sono le seguenti. ‘
La produzione normale è fissata a 600,000 cantari; i produttori possono vendere a chi loro piace, ma la Compagnia concessionaria é sempre obbligata di comperare dai produttori tutti gli zolfi ch’eglino troveranno del loro interesse di cederle al prezzo di 23 carlini, senza pregiudizio dell’indennità dei 4 carlini per le quantità la cui produzione è interdetta; un premio di 20 carlini é dovuto dai produttori alla Compagnia per ogni cantero di zolfo da loro esportato ; il terzo di questo premio o tassa di sortita, somma per minimum di 400,000 ducati per 600,000 cantari, deve essere versato dalla Compagnia nelle casse dello Stato; la Compagnia è finalmente tenuta di avere costantemente in Sicilia una provvigione di 150,000 cantari di zolfo a disposizione del commercio al prezzo maximum di 43 carlini.
Si pretende che non essendovi in tal modo un solo venditore ed un solo compratore non vi sia monopolio, poiché potendo il produttore vendere lo zolfo a chi più gli piace , mediante il pagamento di 20 carlini per ogni cantaro esportato, il commercio diviene libero. Noi però osserveremo che il dazio di 20 carlini per cantaro dopoché la merce nel 1832 e nel 1837 non ne valeva che 12, è un fatto se non núovo almeno strano nella storia commerciale dei nostri tempi.
In forza del contratto, colle indicate clausole stabilito, lo zolfo costa per cantaro alla Compagnia :
Per prezzo da pagare ai produttori . carlini 23
Per prezzo ragguaglio dell’indennità dei 4 carlini pei 300,000 cantari interdetti carlini 2
Per prezzo il terzo del diritto dei 20 carlini da pagarsi allo Stato carlini 6 2/3
Per prezzo spese d’ amministrazione ,, ecc. eco… carlini 3 1/3
Totale per cantaro preso in Sicilia carlini 35
Il beneficio della Compagnia resta dunque di 8 carlini per cantaro, non potendo essa far oltrepassare il prezzo di vendita per maximum 43 carlini.
Dall’altra parte, come si è dimostrato, lo zolfo costa al produttore per spese di produzione carlini 14 che rimangono 12 deducendo i 2 carlini d’indennità per la quantità interdetta. Pagando alla Compagnia 20 carlini , il costo viene ad ammontare a carlini 32, ciò che lascia al produttore un beneficio di 11 carlini, prendendo per base il maximum del prezzo di 43 fissato alla Compagnia, alla quale non ne restane, che 8, comperando lo zolfo dai produttori.
Tale è la sostanza del contratto che ha dato luogo a tanti articoli nei giornali, a tante discussioni, e quello che, più importa ad una rottura tra la Gran Bretagna e Napoli.
L’ Inghilterra pretende che il contratto con Taix debba essere sciolto perché intacca il trattato di commercio 1816, e Napoli risponde che il contratto degli zolfi non porta la menoma alterazione al trattato di Napoli coll’Inghilterra, perché il trattato non garantisce che il medesimo trattansettlo dei sudditi delle nazioni le più favorite , e gli Inglesi col contatto Taix tengono parificati ai sudditi degli altri Stati co’ quali Napoli ha degli uguali trattati di commercio.
Si pretende che l’indennità dovuta alla Compagnia in caso di scioglimento volontario o forzato dovrebbe appoggiare sopra due basi distinte : il calcolo del pregiudizio cagionato, ed i beneficj di cui sarebbe privata per l’avvenire.
Si dice che la quantità dello zolfo consegnato alla Compagnia od acquistato dalla medesima sino a quest’epoca ascenda a 900,000 cantari, i quali, tutto calcolato, le costano, 40 carlini circa per cantaro, e se si, tornasse allo stato del 1832 o del 1837 il prezzo verrebbe a ricadere ai 10 o 12 carlini , quindi la perdita sarebbe di 2,500,000 ducati che Napoli, dovrebbe pagare alla compagnia. Il contratto (colle clausole stabilite) assicura alla Compagnia, per lo spazio di dieci anni un beneficio annuale di 500,000 ducati circa, ed anche questi dovrebbero essere pagati dal governo delle Due Sicilia. Ammettendo che il tutto si riducesse alla metà cioè a. 5,000,000 di ducati, sono 20 milioni di franchi che la Compagnia dovrebbe ricevere, oltre 15 milioni che reclama l’Ingltihlerra per i danni ricevuti.
Aggiungasi a ciò la perdita che farebbe il governo napoletano dei 400,000 ducati che la Compagnia assunse l’obbligo di pagare al tesoro dello Stato, la sospensione delle 25 miglia di strada che Taix deve far costruite ogni anno a sue spese finché dura il contratto, e ciò che più spaventa, la riduziome, del 75 per 100 a cui saaebba ridotto il prezzo dello zolfo se si tornasse al 1832 od al 1837.
A tutto l’esposto si deve però, aggiungere che da qualche tempo si dice che Napoli dovesse modificare il contratto Taix in segµito di alcunerappraentanze fatte dall’Inghilterra. In ogni modo come è già noto le parti hanno concordemente nomiinata mediatrice la Francia , e tutto dà luogo a credere che l’esito della mediazione sarà quale lo attende la giustizia. Tale è lo stato di quest’affare commerciale nel momento che pubblichiamo il presente articolo. Li 30 maggio 1840.

Ricerca a cura del Prof.Renato Rinaldi