Acquidotto di Caserta.Ponte nella valle di Durazzano

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ALLE OPERE DI S. G. FRONTINO
ARTICOLO V. PRINCIPALI ACQUIDOTTI MODERNI D’ITALIA E DI FRANCIA.
§ 1. Acquidotto di Caserta.

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Questo acquidotto, costrutto per ordine del re di Napoli, Carlo III, per condurre le acque nel castello da lui fatto costruire a Caserta, città posta 5 leghe distante dal settentrione di Napoli, nella pianura ove un tempo era Capua (1), fu incominciato nel 1753 dall’architetto Vanvitelli. E’ lungo più di 9 leghe dalle fonti che lo alimentano sino ai giardini di Caserta. Queste fonti sono al piede della montagna detta Taburno; la principale è chiamata sorgente de la Sfizzo: vi si uniscono poscia parecchie altre sorgenti che stanno nel luogo detto Airola. Quest’acque raccolte in un acquidotto attraversano il fiumicciattolo detto Faenza, sur un ponte di tre archi costrutto nel 1733.

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V’ha poi nella valle di Durazzano un altro ponte di tre archi, sul quale l’acquidotto attraversa, la valle al di sopra d’un torrente, per andare della montagna detta Sant’Agata de’Goti, al monte Durazzano.
L’ acquidotto attraversa poscia una valle profonda posta fra monte Longano e i monti Tifata, dov’è l’antica Caserta verso il Monte di Gazzano. Pel passo di questa valle abbisognarono grandissime costruzioni, le quali consistono in un ponte acquidotto di 1618 piedi di lunghezza, su 178 di altezza, composto di tre ordini d’archi, gli uni al di sopra degli altri. .
Il rango inferiore ha 19 arcate, quello di mezzo 27 e il superiore 23. La grossezza, al basso, del muro degli archi è di 20 piedi, lo sporto dei contrafforti di 6;  l’apertura degli archi pure di 20.
Al di sopra del primo ordine di archi, la grossezza del muro è di 12 piedi, lo sporto dei contrafforti di 6.

[…]

 

(1) Quando partii alla volta d’Italia, al principiere del 1783,il signor Lalande mi diede un esemplare della prima edizione del suo viaggio in Italia , pregandomi di porre in margine delle note, per rettificare i luoghi che non mi sembrassero esattissimi, soprattutto rispetto all’architettura. Al mio ritorno, sul finire del 1784, gli consegnai l’esemplare su cui avea fatto alcune postille. Mi si offerse modo in tate occasione di riconoscere l’esattezza di parecchie descrizioni, e fra le altre quella dell’acquidotto di Caserta, di cui ho presentato un estratto,
(L’autore)