“Un nuovo ponte sospeso a catene di ferro sul Garigliano”

RICERCA EFFETTUATA SU “GOOGLE LIBRI” DAL LIBRO “BIBLIOTECA ITALIANA o sia GIORNALE DI LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI” TOMO LXX-anno diciottesimo -milano-1833
Da pag.314 a 315

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Dopo le anzidette scritture che considerarsi possono come a tutta l’opera proemiali, vengono gli articoli componenti il fascicolo primo, e primieramente di “Un nuovo ponte sospeso a catene di ferro sul Garigliano”, fiume che il Lazio divideva dalla Campania, celeberrimo per grandí rimembranze, detto Lirì dagli antichi ed altresi Clani da Strabone, poi col volgere degli anni Minturno e Traetto, e finalmente Garigliano verso il mille. Accennansi i ponti che in vari tempi costrutti o tentati furono su questo medesimo fiume: si dimostra essere cosa difficilissima e perigliosa il costruire sul Garigliano un ponte di pietre, per la natura stessa del fiume e delle sue sponde, per le alluvioni cui va soggetto, e pel dispendio enorme che tal ponte importerebbe. Dalle quali circostanze si deduce la convenevolezza d’un ponte sospeso a catene dì ferro, costruzione totalmente nuova in Italia, od almeno la prima quanto alla pratica. E qui con opportuna digressione presentassi un brevissimo sunto di tutto ciò che sì fatti lavori risguarda, sì nella teorica che nella pratica, non trascurate quelle parti, e sono le più essenziali, che alle leggi della meccanica appartengano. Parlasi quindi del ponte sospeso a catene di ferro sul Garigliano.

N’ebbe l’incarico il cavaliere Luigi Giura napoletano che conceputo avevane il disegno: fu coll’opera di lui felicemente condotto a termine nello scorso 1832.
Eccone la descrizione tratta dagli Annali stessi.
“Quattro colonne isolate di architettura egiziana, ciascuna ventotto palmi (napolitani) nell’altezza e dieci nel diametro, s’innalzano sul fiume, due sulla sponda destra e due a riscontro sulla sinistra. Adagiansi tutte solidissimamente sopra dadi massicci di fabbrica per vaga maniera rivestiti con pietre ad intagliao; e sorreggono quattro catene di ferro in due piani verticali e paralelli disposte. Ogni catena è lunga in tutto palmi cinquecento diciotto (metrì 136). Trecento sei compongono l’arco rovescio, da noi chiamato ramo o tratto di sospensione, il quale ha la corda di palmi trecento tre, e la freccia a un bel circa di venti; e gli altri dugento dodici fanno i rami o tratti di ritenuta. Spiccansi questi dalla cima d’ogni colonna sotto la direzione di ventotto gradi dall’orizzonte; e vanno sotterra per più di quaranta palmi confitti in ptofondi massi di pietra. Altre robuste fabbiche rinfiancano i Massi ed alle fondamenta della colonne li congiungono.
Cento ed otto aste di ferro cadenti dall’arco rovescio tengon sospeso lo strato del ponte. Esso, è lungo palmi-dugento ottantatre (metri 75), largo vdntidue (metri 5.3/4 ) e in tre sentieri scompartito. I laterali che i Latini avrebber chiamato “decursoria” (« Per questo vocabolo, cui forse non posero mente il Forcellini
ed il Du-Cange, vedi L. B. Alberti nel libro De Re Edificatoria, ed il Bergier nell’ opera che ha per titolo Hìstoire des Grands Chemins de l’empire Romaín. » – Decursorius, a, un aggettivo trovasi nell’Appendice del Furlanetto ma per quanto sembra in altro senso), per comodo pe’pedoni, e quindi più rilevati, il mezzano per gli animali e le ruote. Lungo i primi camminano parapetti , a’quali se ti affacci credersi escere in una svelta ed ariosissima terrazza che sporga sul fiume. Le aperture de’cunicoli, dove si affondano le catene di ritenuta, son ricoperte da salde basi di pietra con sopra sfingi che ritraggono dall’antico. Nè mancano, ai quattro lati, scalini che a tuo bell’agio potranno menarti fino ai greti dove il fiume lambe le rive. I capi del ponte alle due estremità rispondoo ciascuna in una piazza dl forma ottagona adorne di due casette di egual architettura fatte per comodo de’custodi e delle guardie, e con alberi frammessi, i quali aggiungono vaghezza quanta non puoi credere al resto. L’opera fu di tutto punto compiuta all’uscir di aprile dell’anno 1832, essendocisi consumato poco più di quattro anni.
Il ferro per le catene pesava chil. 68,857 (cantari 786. 76). L’ intera spesa ha sommato settantacinquemila ducati di regno. Convien ora da quel sito veder la magnifica mostra che fa di sè il nuovo ponte librato come in Aria sul fiume, nel bel mezzo di vasta pianura. Tu scopri da una parte colline e monti che pittorescamente e svariatamente si prolungano fin dove giunge lo sguardo, dall’ altra un mare sfogato ed azzurro che alle grigie torri di Gaeta fa specchio. Byron lo avrebbe
detto il ponte delle Fate.
E qui gli Annali stessi ci fanno sapere che Ferdinando II volle il primo cimentare la saldezza del ponte. Perciò postosi nel mezzo di esso fece innanzi a sè passare di trotto due squadre di lancieri e sedici traini di artiglieria; senza por mente al pericolo cui si esponeva, anzi resistendo alle reiterate e rispettose istanze del suo seguito, pechè di là si rimovesse.
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