La Divina Contessa

La «divina» contessa
Dal castello di Costigliole alla corte di Napoleone III

 

VIRGINIA

Quando L’11 giugno 1951 all’hotel Druot di Parigi vennero messe all’asta le «Corrispondances inédites» della contessa di Castiglione, pubblicate poi con una prefazione di André Maurois, accademico di Francia, essa, scomparsa da più di mezzo secolo, era diventata un mito, nel bene e nel male.
«Divina» l’aveva definita un amico di D’Annunzio, il Montesquieu ; «grande amoureuse de l’histoire» scrisse di lei R. Cristophe; più recentemente Indro Montanelli la chiamò «gran Favorita». Di lei, bambina di 12 anni, il 24 marzo 1849, scriveva Massimo d’Azeglio, amico di casa Oldoini: «è una ragazzina di dodici anni, carina e per bene e perciò ha fatto pienamente la mia conquista».
La «bambina Oldoini» era Virginia, detta in famiglia Nicchia o Nini, nata a Firenze nel 1837 (ma non esiterà, a suo tempo, a togliersi sei anni dall’atto di nascita), sposa a 17 anni del conte Francesco Verasis Asinari di Costigliole e Castiglione Tinella, gentiluomo da camera del re, di undici anni più anziano. Il destino riservava a Nicchia ben altra meta che quella della modesta corte torinese: fu il Cavour, d’accordo con il re, ad affidare a Nicchia il compito non di «convertire» Napoleone III alla causa italiana, ma solo di contrastare altre influenze con le armi naturali di cui disponeva.
A Parigi la bellissima CastIglione brillava. Ci fu chi, con squisita galanteria francese, esaltava «le pur miroir de ses yeux bruns où se sont mirés tant de rèves ed d’adoration», lo specchio dei suoi occhi scuri in cui si erano riflessi tanti sogni di adoratori.
La contessa doveva, alla corte di Napoleone, «coquéter» e sedurre l’Imperatore. La splendida Castiglione diventò così una donna famosa e pericolosa per il suo fascino: non aveva destato grande impressione a Napoleone al primo incontro, in casa della principessa Matilde: eppure cedette al suo fascino in una notte a Compiègne, nel 1857. La relazione parve appannarsi subito dopo, salvo un tardivo ritorno di fiamma nel ’58. Il povero marito, rovinato dai debiti della bella moglie (il palazzo Castiglione di Torino ed il castello di Costigliole erano passati ai Poniatowski), nel ’58 le scriveva: «Verrà un giorno in cui la vostra fatale bellezza sarà sparita, gli spasimanti saranno più rari e ragionerete meglio e allora capirete quanto indegnamente abbiate rispettato il giuramento fatto davanti a Dio». Francesco Verasis morì per un incidènte nel 1867, durante i festeggiamenti per le nozze del principe Amedeo d’Aosta con la principessa Maria Del Pozzo della Cisterna.
Dopo il 1870, caduto Napoleone III ed instaurata la repubblica, le cose cambiarono in Francia e la contessa di Castiglione si sentì sola a Parigi dove viveva di ricordi nel tormento dell’inevitabile decadenza fisica. Morì in rue Cambon 14, nella notte tra il 28 e il 29 novembre 1899. Una trasversale di via Conte Verde, ricorda ad Asti la bellissima contessa di Castiglione: l’antico palazzo Asinari Verasis è oggi sede dell’Istituto «Verdi» ed a Costigliole il castello degli Asinari, passato in diverse mani, dopo essEre stato sede di enoteca, ora cerca nuove occasioni di utilizzo.

Giuseppe Crosa

LaStampa 09/10/1992 – numero 277 pagina 44
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