Lorenzo Del Boca – Risorgimento disonorato

risorgimento_disonoratoLorenzo Del Boca – Risorgimento disonorato
dom 17 luglio 2011
Quanti ladri?Equanti truffatori? E nata male l’Italia… non soltanto per il modo affrettato di mettere insieme regioni e tradizioni spesso troppo distanti fra loromaperché, confusi con patrioti che, sinceramente, credevano di rischiare la vita per un ideale di patria, si è mescolata una genìa di arraffatori la cui unica preoccupazione era arricchirsi. In fretta. Dopo tanto parlare delle glorie del Risorgimento nell’anno del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, Lorenzo Del Boca ha raccolto alcune storie curiose di personaggi più o meno noti che ne hanno combinate un po’ di tutti i colori, come nella migliore tradizione del nostro Paese. Ne è uscito il provocatorio ‘Risorgimento disonorato’, pubblicato da Utet Libreria. Contiene le storie di personaggi strani i vari Callimaco Zambianchi, l’ammazza- preti di Forlì, o l’assassino Vincenzo Cibolla protetto dai poliziotti, o il famoso Giuseppe Mazzini implicato nel giro losco delle tangenti ‘tricolori’ sulle ferrovie, o il poeta-soldato Ippolito Nievo diventato cassiere dei Mille perché «unico onesto».

E ancora Alfonso La Marmora, Nino Bixio o Enrico Cialdini, tristemente noti per aver abusato di bombe anche quando non ce ne sarebbe stato alcun bisogno. Dalla lettura di queste pagine si scopre che a Modena, Parma, Firenze e Bologna, era possibile dare una spallata ai vecchi governanti, che sembravano cotti, e sostituirli con la corona di Vittorio Emanuele II. Regista di questa operazione era un manipolo di uomini, capaci di non andare troppo per il sottile. Facce da sgherri senza scrupoli, con le tasche gonfie di soldi dell’erario, dovevano sobillare, corrompere, intimidire, prezzolare… non badare a spese e non guardare in faccia a nessuno.Un libro pieno di curiosità che guarda al Risorgimento da un’angolatura diversa dal solito, come è tipico di Del Boca, che non risparmia critiche e aperte dichiarazioni. Una lettura scorrevole, accattivante, che conquista il lettore sin dalle prime pagine.
Ecco come la monarchia colonizzò l’Italia
Voce Repubblicana, 13 settembre 2011  Intervista a Lorenzo Del Boca
di Lanfranco Palazzolo

Nel 1861 la monarchia sabauda ha conquistato l’Italia, allargando su essa il suo dominio. Lo ha detto alla “Voce Repubblicana” Lorenzo Del Boca, autore di “Risorgimento disonorato”, (Utet).
Lorenzo Del Boca, come è nata l’idea di un saggio sul “Risorgimento disonorato”?
“Questo libro è nato dall’esigenza di dire la verità. Non credo che per sentirsi dei buoni patrioti, dei buoni italiani sia necessario nascondere le magagne presenti e passate della nostra storia come si nascondeva la polvere sotto i tappeti, esaltando le virtù e nascondendo i piccoli e piccolissimi mali. E’ assurdo pensare che siamo stati un popolo di romantici e di altruisti fino a De Gasperi e solo dopo di allora abbiamo cominciato a rubare. Questo salto logico non può essere accettabile. Se la nostra società è profondamente corrotta dobbiamo risalire alle origini di questa condizione e capire chi ha cominciato. Ecco perché, ho voluto abbassare di qualche metro qualche personaggio del nostro Risorgimento”.
Questa visione distorta a cosa è dovuta?
“La politica ha costruito in maniera edulcorata e artefatta la nostra storia perché questo gli era utile. La monarchia voleva vantare i meriti dei Savoia; il fascismo voleva dimostrare come un manipolo di eroi fosse in grado di conquistare un regno. Poi, gli storici ci hanno messo del loro. Quando si è trattato di riscoprire questa storia molti si sono adagiati su quello che era stato già scritto evitando di cercare quello che realmente era stato il nostro Risorgimento. Tutti i principali storici italiani, come Villari e Tranfaglia, non hanno fatto altro che raccontare la stessa storia, che era una storia perlomeno parziale, settaria in certi passaggi. Alcuni eroi sono stati descritti troppo come eroi. La liberazione del Sud non è stata altro che un’impresa coloniale della monarchia sabauda contro il Meridione, che poi si è ripetuta in Libia, Somalia ed Eritrea con risultati nefasti che si pagano ancora oggi con la mancata risoluzione della ‘Questione meridionale’”.
C’è stato qualcosa di sbagliato nelle celebrazioni dell’Unità d’Italia?
“La data delle celebrazioni dell’Unità d’Italia. Si è voluto celebrare con ampollosità una data che ritengo sia sbagliata: il 17 marzo del 1861, giorno in cui Vittorio Emanuele II di Sardegna diviene nominato Vittorio Emanuele II re d’Italia. Qui ci troviamo di fronte ad un salto logico. Se si voleva fare davvero l’Italia il Re doveva chiamarsi Vittorio Emanuele I. Era necessario ricominciare daccapo con una nuova storia. Questa è la conferma inoppugnabile che quella del 1861 non fu la costruzione di una nuova Italia, ma dell’allargamento del Piemonte e della monarchia sabauda. Infatti, quella che doveva essere la prima legislatura del Regno d’Italia è ricordata come l’VIII legislatura”.