La Battaglia Del Macerone Di Antonio Pagano

LA BATTAGLIA DEL MACERONE
Di Antonio Pagano

IL TERRORE SAVOIARDO
A Rocca Valle Oscura, dal 1865 denominata Rocca Pia, l’unno-savoiardo cominciò, già durante l’invasione, a mostrare la sua ferocia contro molti poveri montanari che furono immediatamente fucilati su istanza di un criminale possidente del luogo, un certo Costantini, bramoso di vendetta per i moti di reazione avvenuti nelle località di Scontrone (R. De Cesare, La fine di un Regno). Era l’inizio del terrore savoiardo, rabbioso, violento, furibondo, grondante sangue, sterminatore, affamatore, predatore e distruttore dei beni della Nazione Napolitana. Cominciò il crepitío dei moschetti e il becero carnevale delle teste mozze dei nostri poveri contadini all’ingresso dei paesi.
Fucilazione, fucilazione, ancora fucilazione dei nostri sventuratissimi padri, finché non ne furono sterminati quasi un milione e la nostra dolce terra mediterranea non divenne un padúle verminoso di cadaveri. In soli dieci mesi, dal gennaio all’ottobre del 1861, si contavano nell’ex Regno delle Due Sicilie, secondo la stampa estera, 9.860 fucilati, decine e decine di migliaia uccisi in battaglia, 10.604 feriti, 918 case arse, 6 paesi bruciati, 13.629 imprigionati, 1.428 comuni in armi (Alianello).
Altro ed altissimo invece il grido d’orrore di La Civiltà Cattolica: in pochi mesi i morti avrebbero già superato il numero dei voti del falso plebiscito, come dire una carneficina infinita, soprattutto nelle regioni piú toste e piú esposte al vento del nord, cioè negli Abruzzi e nel Molise, ancora oggi poco popolate. Mali antichi che reclamano vendetta al cospetto di Dio. Altro non poteva venire da barbari abituati da secoli a sbranare anche se stessi, come insegna la vicenda valdese. Stirpe di barbari, stirpe di assassini. Ecco l’immagine meravigliosa di sé lasciataci in eredità dai cosiddetti fratelli del nord!
sud-alianelloIL DOLORE DI ALIANELLO
Il commento piú doloroso e pertinente a tali mostruose sanguinarie abiezioni dei biechi assassini savoiardo-piemontesi, ci sembra una pagina di Alianello (La conquista del Sud): “Basta, l’anima nostra e la nostra pazienza ripugnano al triste rosario di violenze, di proibizioni, d’orrori. Masserie chiuse o distrutte, bestiame massacrato, fienili, pagliaia, uomini, sí, anche uomini, dati alle fiamme, arrestati, fucilati … Le tristi strofe si ripetono una dopo l’altra, inesorabili, monotone, sanguinanti, mostruose. Sarà arrestato, sarà fucilato, fucilato, fucilato … Né si può dire che gli arrestati stessero molto meglio di quelli che, con quattro pallottole nella schiena, venivano gettati nei burroni, nei letamai, in pasto alle volpi, ai lupi, ai cani … ”

“Al mio Popolo non lasceranno neppure gli occhi per piangere”: parole profetiche di Francesco II, nostro primo concittadino, nel mettere piede sulla lancia che lo avrebbe portato in doloroso struggente esilio (Io – chi leggendo il proclama dell’8 dicembre 1860 non prova dolore per siffatto lacerante grido? – sono Napolitano, nato tra Voi, non ho respirato un’altra aria, non ho visto altri paesi, non conosco altro suolo che il suolo natale. Tutte le mie affezioni sono nel Regno; i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua è la mia lingua, le vostre ambizioni sono le mie ambizioni).

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