Testimonianze inedite dei primi due anni dell’Unità d’Italia

copridRICERCA EFFETTUATA DAL LIBRO “DIARI DELLA CITTA’ DI VENAFRO 1860-1861” di Niccola NOLA Suddiacono- Testimonianze inedite dei primi due anni dell’Unità d’Italia – a cura di Antonio D’Ambrosio -Palladino Editore

DA PAG. 386 A 408
DIARIO DI NICCOLA NOLA
AGOSTO 1861

Venafro 2 Agosto 1861-
Questa mattina 2 Agosto è tornato dalla Spedizione di Cardito una delle due Compagnie del 1° di Linea che sono qui. Quattro o cinque giorni dietro partì contro i Briganti di Centrillo, che dicevano stare a Cardito, il Tenente Canonico che noi teniamo di alloggio partì pur esso: questa mattina è tornato malato, la intera Compagnia tutta rovinata, e spedata, atteso i pesanti Cappotti che quasi ancora stassero sotto Alpe, partono senza avere avuto il piacere di vedere un solo Brigante, mentre giunsero sino alle Majnarde nella Casina che sta nella valle Venafrana.

Domandato al Trabante del nostro Tenente, quanti Briganti avessero prese, ha risposto: “Eh! Ci vuole altro per prendere i Briganti.”; e veramente ci vuole altro con questo sistema, dopo successivamente fattosi rapporto, finalmente giunge l’Ordine di partire, parte la Spedizione, ma i Briganti quando arrivano stanchi e trafelati, non li trovano, stan pochi giorni sui paesi, poi terminano le previsioni, e carichi di meraviglia se ne tornano, qualche volta con qualche sospetto arrestato, ed essi non sono giunti al Quartiere e si risentono le bravate dei Briganti, che vanno prendendo colossale proporzione, tanto che in più luoghi ci vogliono le artiglierie per combatterli come or ad Auletta, oppure un Campo trincerato come si sta facendo ad Isernia, donde jeri sera giunse un dispaccio che là chiamava una Compagnia da Venafro, la quale, essendo tornato quest’altra mattina da Cardito, partirà questa notte per Isernia, sicché in Venafro ne resta una sola Compagnia.
Nel giorno 31 Luglio il Cardinale Arcivescovo di Napoli Sisto Riario Sforza fu esiliato da Napoli, alle 9 della Sera e scortato dalla Forza s’imbarcò in un Vapore, che lo portò a Civitavecchia, e di là si porterà sulla Città Eterna.
Primo effetto della partenza del Cardinale è stato che i varii giornali Cattolici e ed’opposizione seria di Napoli sono stati soppressi di fatto, da una mano di gente, che è andato rompendo le Topocrafie, e sperdendo i Numeri di quei poveri giornali. Viva la libertà.
Questa mattina Lunedì 5 Agosto 1861, gli stucchiatori d’Isernia hanno cominciato il loro appalto di stuccare il nostro portone, e scalinata. Essi dormono in nostra casa; vedremo quanto tempo vi ci impiecheranno.

In Venafro eccetto il grande caldo non vi è nessuna novità in quant’oggi, qui non piove da giugno.
S.Ormisda Venafrano

Questa mattina sono stato nella Chiesa di S. Sebastiano alla Festa annuaria che l’Abate del Vecchio, mio compagno, fa a S.Ormisda Venafrano per l’Abbazia di famiglia che tiene sotto questo titolo. Ma questo è una festa particolare, mentre dovrebbe essere festa popolare, trattandosi di un nostro Concittadino che sulla Cattedra di Pietro tanto risplese per virtù, per Santità, per grandezza del suo Pontificato; questa festa dovrebbe essere un secondo S. Nicandro. Soltanto di popolare c’è la fiera che oggi si tiene a Venafro, fiera che serve per fissare la voce dei prezzi dei nuovi generi che quest’anno sono stati carissimi, forse per giungere a questi prezzi che sono nelle provincie al di là del Tronto, onde formarsi l’unità cereale d’Italia: il grano si è venduto a 27 carlini, le fave a 18, la spelta a 9, la biada a 8 1/2 mentre giorni dietro arrivò a 10, né si può sperare un ribasso essendo questo un prezzo comune; e pure quest’antro è stato un ubertoso raccolto, quali saranno i prezzi quando avremo un cattivo raccolto? Come l’anno passato, e quell’altro anno che il governo fece venire dall’estero milioni di tomoli di grano?
Nuove delizie

6 Agosto-
Invece di diminuire, crescono i pesi, il Consiglio di Campobasso ha caricato i Pii stabilimenti di Venafro, per carichi provinciali per 650 ducati, mentre per lo passato Caserta richiedeva 300 e rotti ducati. Che bel progresso. Dippiù da Campobasso si vuole lo stato di tutti i singoli fondi dei Pii Stabilimenti, dove sia signato il nome, il luogo, ed il valore capitale di ciascuno. Si è domandato perché queste nuove istruzioni si è risposto, per vedere a quanto ascenderà l’introito vendendo (…..)

I Briganti a Roccapipirozzi

Nella notte dal 4 al 5 Agosto la Banda di Briganti comandata dal Calabrese in numero di più di 50, andarono al vicino paese di Roccapipirozzi, dove si stettero per più ore.
Non molestarono nella persona nessuno, soltanto si fornirono di munizioni e di viveri, e placidamente se ne tornarono a Torcino, loro Quartiere Generale, donde minacciano tutti i Paesi del Circondario di Capriati, e Piedimonte, dove occuparono e disarmarono Ailano ed alla Truppa accorsa da Piedimonte a dargli la caccia a Pratella, nel 2 Agosto, fecero una tremenda imboscata. Questi sono fatti pubblici.
Venafro
La Posta Rubata

La posta di questa mattina, 8 Agosto 1861, proveniente da Napoli, giunta a Venafro, han detto che è stata rubata dai Briganti nel solito luogo al di là di Cajanello; non so ancora i particolari.
Da ulteriori informazioni ho saputo che i Briganti fra tutto hanno rubato un centinajo di ducati al Corriere e passeggieri della Posta, in cui siccome non ci andavano i Carabinieri, così non vi è stata la funzione patetica del disarmo di questi, o la tragica di qualche combattimento; tutto è riuscito pacifico. Il furto è stato commesso poco distante dal Pagliarone dove stavano ì Soldati a cavallo, che perlustrano la strada!!!
Venafro

li Giornale Il Paese di Napoli di jeri 10 Agosto, Anno III Num.94, riporta il seguente dispaccio telegrafico di Venafro:
“Telegrammi delle provincie.
Venafro 7 Agosto -A mezzogiorno i Briganti dal monte Sammuero, a tre miglia da Venafro, hanno mandato un biglietto di ricatto di ducati 200 a D. Vincenzo Capaldi, proprietario di quel luogo.
Parte della Guardia Nazionale è andata ad accompagnare i condannati e disertori a Teano; parte è occupata a guardare 130 disertori giunti questa mattina.
Fra i condannati, che il dispaccio annunzia, vi erano varii Ufficiali dell’antico Esercito Napoletano condannati alle galere chi a 25 anni, ed uno anche a morte!
I 130 poi non erano disertori, non essendo mai stato sotto le gloriose bandiere sabaude, ma solo soldati sbandati Borbonici, che il timore fece presentare, stando orrende pene contro di essi, e più una mancia di 22 ducati per chiunque gli prende.”

Il Pungolo di Napoli del 9 Agosto 1861, ecco come ministerialmente riporta, riassumendo il dispaccio di Venafro al Governo, riportato dal Paese:

” Si annunzia da Venafro che sul mezzodì di detto giorno 7 la banda di Briganti, che si trova sul monte di Sammuero, a tre miglia da Venafro, fece giungere un biglietto al Signor Vincenzo Capaldi, proprietario di quel luogo, col quale gli si chiedevano duc. 200, colle solite comminatorie. Pare che la Guardia Nazionale di quella Città non abbia potuto fare alcun tentativo contro quei briganti, essendo parte andata ad accompagnare i disertori e i condannati a Teano, e parte occupata a custodire a vista altri 130 refrattarii, giunti a Venafro la mattina dello stesso giorno.”

Sono belle queste interpretazioni, ma il fatto è tutto opposto; la nostra G.N. se stava occupata, erano pochissimi quei che stavano al servizio, e Venafro tiene più centinaja di G. N.. E poi ci è la Guarnigione Piemontese di una Compagnia del I° di Linea, di cui il dispaccio non fa alcuna menzione. Sarebbe meglio tacere, come si fece dei Briganti a Roccapipirozzi, che ligarono l’esattore di Fondiaria, presero pochi denari dall’Arciprete liberale, a cui domandato dai Briganti se li benediceva quello che gli aveva dato, rispose l’Arciprete: ” Tutto vi benedico fuorché il fucile che mi avete preso”; dietro cui i Briganti, vedendo che il fucile non era di munizione, gielo lasciarono; eppure la G.N. e i Piemontesi non se ne curarono; il Giornale Ufficiale di Napoli annuncia che la Banda di Torcino arriva ad un 100 uomini, e qui non se ne fa caso, e poi il Pungolo crede che si sarebbe andato a combattere sopra Sammuero!!!

Venafro

L’Armonia di Torino sul Giornale di 8 Agosto, pag. 782, dice quanto segue: ” La Riazione in Napoli.”. Ecco un dispaccio indirizzato al Governo di Napoli il 27 Luglio:

“Gran movimento reazionario in tutta la linea di Nola, Ariano, Bovino e Foggia. Le Bande si unirono le une alle altre. Da Venafro e Caserta vien segnalato che il 26 una Banda di più di 400 Briganti o insorti si è mostrato nella Valle Cupa. Essi sono bene armati, hanno abiti ed equipaggi militari, tamburi e trombe. I communi di Folla S. Angelo, Cagiano, Fasanello nella Provincia di Salerno sono insorti al grido di Viva Francesco II”

Quest’oggi un poco dopo mezzodì 14 Agosto, nella nostra casa è successa una disgrazia, che grazie alla Vergine, di cui domani si celebra la festa, non ha portato tante funeste conseguenze. Mentre i due mastri Luigi e Peppino figli di Pasquale stavano faticando allo stucco alla nostra scalinata, il loro manipolo Vincenzo, pure di Isernia, accomodando un tavolino pieno di calce ha fatto una mossa irregolare, tanto che un palo se ne uscito dal suo buco, e le tavole dell’assito se ne sono cadute insieme coi tre che vi faticavano, grazia che si sono fermati vicino alla porta di entrata nel quarto di basso, altrimenti se arrivano nel cortile, chi sa se riuscivano vivi, ma pare si hanno fatto male, e male assai, specialmente il più giovane Peppino, il quale si è dovuto salassare, ed ha avuto ferite alla testa, ed una forte slogatura alla coscia, tanto che oggi se ne è partito ad Isernia, in compagnia del fratello Luigi, il quale si ha rotto in più parte la fronte per la caduta, solo il manipolo l’ha passata migliore, avendo avuto solo una piccolo dolore al piede, se pure non lo dice per scusarsi, essendo stato egli la causa, sebbene involontaria, di questa disgrazia.
E’ questo il terzo dei ricordi, che lascia la fatica della nostra casa, il primo l’ebbe M.Bernardo, quando cadde da sopra i travi della sala, tanto che poco mancò
che non vi lasciasse la vita, il secondo l’ebbe una donna mentre faceva parrella, ed il terzo gli Iserniani quest’oggi, Ringraziano Dio che nessuno portò quell’effetto tremendo della morte, vogliamo sperare,-che essendosi ora completa numero 3, vogliono finire queste disgrazie.
S. Chiara

Secondo il solito il Monastero delle Clarisse ha festeggiato la sua Eroina S.Chiara con i primi e secondi Vesperi, Messa Cantata e Benedizione, funzioni eseguite
dal Capitolo l’altro jeri 12. Chi sa se l’anno venturo questa festa si farà’? Oppure vedremo il Monastero che costa tanta privazioni a quelle povere suore ridotte a Quartiere, Carceri, Pagliaro ecc., e la Chiesa abbandonata. Se questo Monastero finisse, finisce una dei principali Ornamenti della Città nostra.
(….)

Timori Venafrani

16 Agosto 1861-
Il tremando fatto di Pontelandolfo di Molise ha portato il suo controcolpo In Venafro.
Nel giorno 10 Agosto Bersaglieri Piemontesi andarono al Paese di Pontelandolfo, dove trovarono la tomba, che quali nuovi Vespri Siciliani i Pontelandollfesi a tradimento gli uccisero tutti, ed i giornali di questa mattina arrecano che il paese di Pontelandolfo per castigo è stato interamente incendiato e distrutto, e che Donne, fanciulli, Vegliardi, senza pane, senza tutto vanno raminghi per la Campagna. Oh dio Misericordia!!
Saputosi questo fatto ad Isernia, l’altra sera 14 per telegrafo fu chiamata ad Isernia la Compagnia del l° di Linea, che povera gente a quell’ora, mentre il giorno porzione fece un’altra marcia, dové partire per Isernia, lasciando Venafro scoperto; partì pure il nostro Ufficiale di alloggio. Questa partenza improvvisa, l’ignoranza del motivo di questa disposizione, mise in grande agitazione la nostra Città. Subito furono mandati a chiamare un Plotone di Cavalleria Lucca, che sta in osservazione contro i Briganti a Taverna nuova, i quali sono stati a Venafro l’altro jeri stesso ad accompagnare munizioni.
Infatti jeri mattina quella Cavalleria venne in Venafro, contentissima di essersi tolta in mezzo a quella Taverna, dove manca perfino il pane, ma non arrivarono, che subito che venne un’altro dispaccio da Napoli, che comandava a quella Cavalleria di subito riportarsi di nuovo a Taverna nova, dispaccio a cui si dové ubbidire, e così rimase Venafro di nuovo sprovisto. Così il Delegato di Polizia di Venafro mandò un telegramma direttamente a Cialdini, il quale per mezzo di un segretario rispose col Telegrafo, che la truppa sarebbe venuta, ma che intanto una Città di 4000 abitanti come Venafro doveva sapersi difendere contro i Briganti.
E qui bisogna notare che Venafro sta attorniato di Briganti, i quali sono molti, tanto che lo stesso Giornale Ufficiale di Napoli dové una volta dire, che la Colonna dei Briganti di Torcino ascende ad un 100 uomini armati, comandati da un Capo Calabrese, i quali andarono alla Roccapipirozzi, a Vallecupa dove ci sono ritornati l’altro giorni, oltre la banda di Centrillo che ci sta alle spalle sulle Majenarde.
Ieri come si fece notte incominciarono le paure, si videro su varii punti di Sammuero e di Cesima, grandi fuochi dei Briganti, così il Sindaco Tito Lucenteforte, che appunto jeri mattina prese possesso con giuramento del suo Sindacato, fece verso 2 ore di notte allarmare la Città pacifica e festante, essendo la festa di Maria, col fare suonare un bando, che tutte le Guardie Nazionali si presentassero sul Mercato sotto le armi, ognuno per timore di compromettersi si portarono al Mercato, e là il Sindaco fece mettere in fila la G. N. a cui indirizzò alcune parole leggendoli il dispaccio di Cialdini, e così si conchiuse che sarebbe stato di Guardia una Compagnia la sera fino a tanto che non viene la truppa, vedendovi il fuoco dei nemici sui monti vicini.
Gennarino, che è solito metterci l’omo, questa notte gli è convenuto di stare di guardia. Ma io ho sempre detto che noi non dobbiamo temere, tenendo S. Nicandro che ci protegge dal Cielo.
Questa notte i Briganti non si sono avvicinati; e questa mattina verso 13 ore è giunta da Isernia una Compagnia del 1° di Linea, che è venuta ad occupare il posto di quella altra che partì peer colà l’altra sera. Con una compagnia di truppa regolare, speriamo che ogni timore finisca, e preghiamo Dio che la nostra pace non sia turbata, e che subito ritorni la calma a queste sventurate nostre contrade.

La Posta

Sabato 17 Agosto-
In questa notte per la terza volta la Posta degli Abruzzi è stata assalita sulla Fontana della Regina; ma la cosa è andata più tragica. I Briganti avendo intimato al Postiglione di fermarsi, questi invece ha sferzato i Cavalli, i Briganti hanno sparato, ed il povero Postiglione è stato ucciso insieme con un Cavallo, ed il Corriere è stato ferito. Allo sparo sono corsi i soldati a Cavallo che sono nelle Taverne per perlustrare la Strada, così i Briganti se ne sono fuggiti tutti senza potere consumare il furto; il povero Corriere è stato scambiato dall’Altro di Sora, ed è rimasto a Teano ferito, e con nuovi cavalli e Postiglione la Posta è giunta in Venafro, dove ha raccontato l’accaduto. Vi andava pure un Passeggiero, il quale per miracolo non è stato né ferito, né rubato. Onore ai perlustratori della strada, che è uno squadrone di Cavalleria Lucca, la quale per altro pure è scusabile, non potendo badare a tanti Briganti, sparsi per tutti i luoghi. Ma questo fatto ha bisogno di conferma.
(…)

I Ladri a Pozzilli e l’allarme di Venafro nella notte dal 19 a 20 Agosto 1861

Venafro 21 Agosto 1861-
Se la Provvidenza non vi concorre con un subito ed immediato, noi finiremo con distruggerci a vicenda. Le basi della Società si sono sconvolte nello nostro Regno, le leggi hanno perduto il loro vigore, il solo diritto sta nella forza, e dove questa del Governo non esiste, il Paese sta in mano dei ribaldi che la ponno avere. Il movimento politico, la reazione che travaglia il Regno di Napoli, una volta si sicuro, vi si accoppia la tremenda piaga del vero e proprio brigantaggio, composto da mariuoli e ladri che l’antica pace del Regno, e le leggi una volta rispettate mantenevano a dovere; e questi malviventi riuniti rubano a mano franca, uccidono, ed arrivano a saccheggiare perfino i paesi, come successe ieri notte al vicino Pozzilli, il quale fatto saputosi in Venafro jeri notte stesso vi produsse un’allarmetremendo, da svegliare e mettere sottosopra tutta la nostra Città. Ecco come andò la Cosa:

Verso 7 ore di notte la tromba della G. N. di Venafro suonò la generale per tutta la Città; noi impauriti ci gittammo dal letto, non sapendo cosa fosse. Ci rincorammo un poco quando appurammo che il pericolo non era per Venafro, ma per Pozzilli. Sapemmo che Vitangelo Caldarelli, Caffettiere di Pozzilli, fuggendo venne a portare la notizia in Venafro, che Egli mentre dormiva fuori casa pel Caldo, aveva veduto una quantità di armati, i quali stavano assalendo la casa dell’Arciprete e “il suo Caffè”. Allora suonò la generale per convocare la Guardia Nazionale, che numerosa corse all’appello. Il Capitano Piemontese che comanda la Compagnia che sta qui di Guarnigione, visto la molta Guardia Nàzionale Venafrana, mandò subito la sua maggior parte della Compagnia al Pozzilli, ed esso con un picchetto di Piemontesi, e colla G. N., rimase a guardare Venafro. Gennarino anche dové uscì col fucile. Ogni casa stava svegliata tremante per l’incertezza dell’esito, quanto più jeri notte stessa giunse un Corriere dal Sindaco di Prata, che annunziava essere l’altro jeri passato per colà una grossa Banda di Briganti, fra i quali molti a cavallo, che era di un 130.
Si temeva qualche attacco dalla parte opposta di Cippagna; e tanti altri timori che la fantasia sapeva immaginare. Fummo in questa angosciosa incertezza fino verso 9 1/2 quando ritornò la truppa, la quale giunse a Pozzilli quando tutto era finito e non vidde nemmeno uno dei Ladri. Dalle prese informazioni ho potuto ricavare il fatto successo in un modo seguente; verso 4 o 5 ore di notte andarono a Pozzilli una Comitiva di Ladri, chi dice di 20, dei quali 9 soli armati di fucili, chi dice che erano più, e chi meno; questi posero due per parte nei luoghi dove sboccano le strade che portano a Pozzilli, e sparando, e gridando quasi che seguiti da Granatieri, Cacciatori, Cannonieri, ecc., andarono alla casa di Forte, sindaco antico, richiedendo le armi; questi si scusò dicendo che le teneva la G. N.. Andarono dal maggiordomo, e questi, perché rispose un po’ arrogante ebbe due schiaffi; poi la casa di Filicianni fu rubata, 13 bagattelle del Caffè di Caldarelli furono rotte, a Goletta presero dei prosciutti. A Giuseppe Simeone, nuovo Sindaco, gli presero le armi un due botte, ed altro; Giuseppe e la Nipote fuggirono pei tetti, poi andarono all’Arciprete Fedele Lombardi, sopra di cui ed il fratello Gioacchino, ora Cancelliere, pesa un cumulo di odio di tutto il paese, l’Arciprete fuggì per la
finestra, e si nascose fra i cavoli del sottoposto giardino; la sua casa fu rubata e dice che gli presero 50 ducati, in denaro, ma non tutti lo credono; e fra altro si presero pure l’Uniforme di Tenente della G. N. del fratello di D. Gioacchino, il quale si trovò a dormire nella Casa Comunale, e se ne scappò su pei suppigni.
Dopo che i ladri se ne erano andati, prendendo la parte delle Cajazzare, giunse la forza da Venafro, la quale come andò così ritornò, cioè carichi di meraviglia, mentre benissimo si potevano mettere sulle tracce dei Ladri; ma ai Soldati questo che preme, fecero il loro disimpegno e se ne ritornarono, come fecero quando successe il furto a Conca Casale, dove la forza che ci andò vidde i Briganti, e senza curarsene, se ne tornò in Venafro carico d’alloro.
In questo modo il Brigantaggio non finisce mai e noi stiamo in mano a Dio. Si sa che una grossa colonna di Briganti sta a Torcino; si vedono, si sanno, e questa mattina appunto una quindicina sono usciti innanzi a due che erano là andati a dar la posta, ad un Caprio, che se lo portarono sopra le spalle, visto i Briganti, hanno gittato il Caprio e se l’anno dato alla gambe. Stiamo in una condizione tremenda; jeri sera furono incontrati da una Carozza sotto il Sesto un 50 di Briganti a cavallo comandati da un Maggiore che portava un due botte a tracollo, ed altri Briganti a Piedi, i quali hanno preso la strada dell’Annunziata a lungo, e fra breve sentiremo altre bravure; la misera condizione nostra è commune a tutti i luoghi del Regno di Napoli, e non so come possiamo uscire senza un’aiuto di Dio, da questo Caos, da questa guerra Civile. Che come dicevo, altre queste bande politiche organizzate, i Ladri ne profittono come ora è successo a Pozzilli, mentre dicono che varii di quei ladri sono stati riconosciuti come gente del demanio, tanto che ora si riuniscono o rubano, e domani vanno pei soliti fatti loro.
Pontelandolfo e Casalduni

Pontelandolfo, Borgata di 6mila abitanti, con una ventina di famiglie di Galantuomini, capo di Circondario, e nel di 7 Agosto ricevé con festa 50 Briganti scesi dal Matese; entrarono nel paese al grido Basso Vittorio Emanuele II nel giorno 10 Agosto. Sconsigliatamente 40 piemontesi del 36° di linea andarono nel paese di Pontelandolfo; i Paesani gli fecero entrare, e quando furono dentro li accercchiarono, e li massacrarono tutti, e solo un Sergente poté fuggire a portare la notizia. La Reazione di Pontelandolfo dunque uccise 3 o 4 liberali nel di 7, e 40 Piemontesi loro nemici nel 10 Agosto. Nel giorno 13 Agosto il colonnello Negri con 500 soldati occupò Pontelandolfo, e per vendicare i 40 mise il fuoco all’intero paese, mentre i Briganti, e tutti i rei se ne erano fuggiti, e dei 6 mila abitanti chi rimase morto e chi va ramingo, essendo tutto incendiato, e distrutto. Altri 400 fra Bersaglieri e G.N si portarono all’altro Paese Casalduni, forse perché si unì al governo Provvisorio di Pontelandolfo, e fu parimenti incendiato e distrutto, e la popolazione tutta o perita, o dispersa. Tutto il di 14 Pontelandolfo bruciò.
Pontelandolfo e Casalduni segneranno una pagina di sangue nella storia del 1861. Questo corriga quanto di contrario scrissi nel 16 Agosto in questo Diario.
I Briganti a San Pietro Infine
20 Agosto

Dispaccio ufficiale

Caserta, 20, ore 6.40 pom. – “I Briganti hanno occupato stanotte S. Pietro Infine, saccheggiate e incendiate le case dell’Arciprete e del Sindaco. Accorso in tempo un distaccamento di truppa da S.Germano, a colpi di fucili assalì e disperse i malviventi ammazzandone uno e guadagnando cinque cavalli. I Briganti a piedi anno preso la volta di Selva D’evandro, poscia di Pi¬gntaro.”

altro dispaccio

Sora, 20, ore 7 a.m.- “Il delegato di S. Germano avvisa che i Briganti in numero di 200 battuti in Benevento sono quelli stessi attaccati a S. Pietro Infine, i quali ora cercano di raggiungere la frontiera Pontificia verso Pontecorvo, Arce e Sora. La forza è tutta in movimento.”. Vedi il giornale La Democrazia del 21 e 22.
Per dilucidare questi telegrammoni mandati dalle autorità locali al Governo di Napoli, e dal Giornale Officiale di Napoli, ricopiati in tutti i fogli, bisogna qui dare alcuni ragguagli di particolari informazioni, avute da persone quasi del luogo.
Ora, stando ad una lettera di Ercole Raimondo stampata nel Popolo d’Italia di altro jeri 21, in cui parla dei 40 Briganti che sono su i nostri monti di Cesima eSammuero, pare che le montagne Venafrane abbiano avuto la disgrazia di essere posti strategici dei Briganti, i quali mercé i monti di Cesima e di Torcino occupano posizioni di corrispondenze col Matese, e coi monti che conducono al Chiavone in Sora; ed infatti una 40ina di briganti sono sul Cesina, che vanno pubblicamente a Roccapipirozzi a provvedersi di pane e di vino, e altri, forse un centinajo, sono nel Bosco di Torcino, dove questa mattina ho visto, questa mane 23 Agosto, sventolare una bianca Bandiera.
130 Briganti, dei quali porzione a cavallo, nel giorno 19 Agosto furono visti al Sesto, venuti appunto dal Matese e dal Torcino; io già ho scritto in queste carte che da questi Briganti dovevamo sentire delle famose; ecco quanto è successo. Questi Briganti per Cesima andavano alla Nunziata a lungo, e da là sopra mandarono un messo al Paese di San Pietro Infine, che se non li ricevevano colle buone, l’avrebbero ricevuto colla forza. A questa sfida i Sanpietrani, pensarono di fuggirsene, e così i Briganti entrarono senza resistenza, quanto più gridavano Viva Vittorio. Occupato il Paese, si vendicarono dei creduti loro nemici, e dopo averli sagheggiati misero fuoco alla Casa dell’Arciprete Brunetti, ed a quella del Sindaco Raimondo, la quale per altro si arrivò a smorzare; alla casa di uno, Trojasiello, presero roba da mangiare. Intanto i fuggiti da S. Pietro infine, corsero a chiamare ajuto alla truppa di San Germano, ed i Briganti vedendo la truppa, se ne fuggirono, lasciando per la fretta cinque cavalli. Un Soldato sbandato, che stava a San Pietro infine, si unì con i Briganti, ma nel tafferuglio rimase ucciso; e questo è quel morto di cui parla il dispaccio portato di sopra.
Questo fatto si seppe in Venafro, ed un distaccamento di Truppa, con alcune G.N. per Guide, credettero portarsi a San Pietro infine la notte seguente altro jeri; ma quale non fu la loro sorpresa, che giunti tutti trafelati al Paese, furono accolti a fucilate, e quantunque gridassero Viva Savoja, Viva V. E. pure le fucilate seguitavano? Finalmente lo sbaglio fu conosciuto, e fu che i San Petresi credevano che erano i Briganti che tornavano all’assalto, con quelle grida false, come la notte antecedente, che furono credute, specialmente perché portavano loro due Soldati Piemontesi prigionieri. Così, carico di meraviglia, il distaccamento se ne ritornò a Venafro, e le G.N., che andarono per accompagnarlo vennero morti di paura.
Intanto questa notte a 5 ore la Compagnia che sta qui, è partita per una finora ignota Spedizione; dicevano era una mossa simultanea di truppe da varii punti; infatti verso mezzogiorno sono qui arrivati altri Soldati dalla parte di Napoi. Staremo a vedere, allontanassero da Venafro i Briganti di Cesima e di Torcino.
Venafro murato dal denaro delle Chiese

Ieri mattina nel Commune il Sindaco tenne una riunione di tutti i notabili della Città per murare la Città a vista dei Briganti che dintorno ci circondane. Si decise di si, la spesa in tutto può ascendere ad una 50 di ducati, al massimo 100. Il Sindaco Tito Lucenteforte nientemeno fissò per questa somma 270 ducati, e tutta questa somma fu tassata sopra le varie Chiese di Venafro. Con quale diritto? Col diritto del più forte. Interpellato perché non metteva il Commune il denaro, il Sindaco rispose che il denaro non vi è; interrogato perché questa immensa somma, il Sindaco rispose, che se di più si faceva la festa dell’entrata di Garibaldi a Napoli nel 7 Settembre. Intanto il Municipio ha dato l’appalto queste mura per duc.4 la canna, senza la Calce che ci mette il Commune, mentre vi sono offerte di altri di farli a carl. 30, comprese la Calce. Queste rivelazioni fecero un momentaneo scalpore, ma poi finì, secondo il solito, chi ruba ruba, e intanto la Chiesa sempre vi deve rifondere; e poi si parla tanto contro questi Sacrosanti beni di Chiesa.
Disgrazie

Nel dì 21 corrente dopo due mesi e più di siccità straordinaria non solo in Venafro, ma in tutta Italia, tanto che nella nostra Capitale Torino il Termometro centigrado segnò il grado 37, il massimo dopo 30 anni di osservazione, finalmente piovve, ma questa pioggia venne accompagnata da tuoni, lampi, che faceva spavento.
Sulla nuova strada in costruzione al di là di Monteaquila stavano tre lavoratori; un fulmine cadde in mezzo a loro, ne uccise uno, ferendo gli altri due!
Nel giorno 23, nel Cortile della casa del Prete a Pozzilli, l’antico bovaro di famiglia Carminiello di Filignano, cadde da sopra un piede di fico, rompendoglisi il ramo sotto ai suoi piedi, e rimase morto nell’atto!!.

I Briganti a Mastrato

Si legge nel Giornale il Pungolo di Napoli del 22 Agosto 1861, giornale riservatissino e semi ministeriale, ” Nel sito detto Mastrato presso Venafro si trovano stabiliti i briganti in gran numero, i quali fanno arruolamenti nei paesi vicini. I loro aderenti spargono voci di arrivo imminente di numerosi stuoli di
malviventi; epperò la forza ha preso tutte le disposizioni necessarie per restringerli e distruggerli.”
I Briganti a San Pietro Infine

Sotto questo titolo il Popolo d’Italia del 22 Agosto pubblica il rapporto del Sindaco di quel Paese sull’accaduto nella notte del 19 a 20.
Questo rapporto coincide appunto a quanto ho già scritto nel proposito.
Dice che saputo l’arrivo dei Briganti, che erano 100 a piedi, e 35 a cavallo, comandati da Basile maggiore, insieme colla banda di 30 uomini del Calabresi i
San Pietresi, non avendo avuto rinforzi da Mignano, S. Vittore,Cervaro richiesti, se ne fuggirono; i Briganti incendiarono la casa di Brunetti e rubavano Stefano Trojasiello, abbattevano gli stemmi Sabaudi, e si presero pure il suggello del Commune, ma giunta la truppa da S. Germano, dopo uno scambio di fucilate, in cui rimase ucciso un Brigante, questi fuggirono lasciando nella fuga cinque cavalli con sopra armi, commestibili, biancheria e fin 30 piastre.
Mignano arrivò ad arrestare due Briganti fuggitivi, i quali già sono stati fucilati.
Venafro 24 Agosto-
Questa notte i Briganti hanno assalito Filignano, ripetendo la commendia di Pozzilli, rubando varie case come Cocozza ed altri; non essendo stati nessun modo disturbati, i ladri dopo aver fatto i loro affari se ne sono andati.
Venafro 26 Agosto-
I Briganti non inquietati dalla forza prendono animo, tanto che quest’oggi verso 19 ore, a pieno meriggio, sono stati a Conca Casale a provvedersi di armi e munizioni; mancano i particolari. (…..)

Conca Casale

Questa mattina 27 è venuto l’Eletto del Casale e ha detto che jeri da 13 fino n 17 ore, i Briganti stettero a Casale; quegli che entrarono nel paese furono 4, di quei luoghi medesimi, i quali secondo un notamento che portavano di Giovanni Bucci Casalese ora Brigante, disarmarono interamente il Paese, minacciando ruine, se mai andavano a chiamare la forza; a 17 ore se ne andarono a raggiungere i compagni che in numero imponente li aspettavano a vista. La Condizione dei piccoli paesi è durissima, e 4 persone bastano con ragione ad intimorirli, quando questi minacciano ulteriori guasti, se gli dicessero qualche cosa.

Fucilazioni sul Matese

Nel democratico Giornale Il Diritto di Torino del 23 Agosto 1861, una corrispondenza da Napoli autorevolissima così finisce:
” Del Brigantaggio non vi parlo, perché i giornali ne sono pieni. Ha destata grande sensazione la distruzione di Pontelandolfo e di Casalduni. Fu una punizione esemplare, immensa per dare un colpo ai reazionari di quella provincia, che avevano trucidato un’intero drappello di regolari che venivano con troppa fidanza da Campobasso. Per noi alla vista degli incendii, delle famiglie derelitte, delle terre insanguinate, dell’innocente confuso col colpevole, dei bimbi bruciati tra le fiamme avvinghiati al collo delle madri trepidanti, alla vista di seimila infelici che vagano senza tetto, senza pane, su per le montagne del Matese dopo aver perduto i cari e sostanze e tutto, non possiamo non rivolgerci altamente al ministero, e domandargli su chi cade la responsabilità di tali scene che riempiono di orrore l’Europa, danno arma tremenda in mano ai nemici, e scuotono le fibre degli uomini più freddi ed insensati? Se il ministero crede di farsi scudo del voto del Parlamento, sappia che dietro il Parlamento vi è l’opinione, ci è il paese, ci è l’Italia, che gli sapranno chiedere severo conto del modo come abbia compito il suo mandato, ostinandosi in un sistema, che tutti da quattro mesi prevedevamo dovesse condurre a deplorabili scene di sangue, e di terrore.” Fin qui il Diritto.

Ieri 27 Agosto la Compagnia che sta qui di guarnigione tornò verso mezzogiorno ed io la vidi arrivare a Portanova, da una spedizione che di conserva con altre truppe d’Isernia hanno fatto contro i Briganti sul Matese, i quali, secondo il Diritto, sono gli infelici di Pontelandolfo e Casalduni abbruciati che vagano su per quei monti. I Soldati e gli Ufficiali, quasi che avessero fatto grandi cose, raccontano che giunti sul Matese hanno fatto strage dei Briganti, con una sola scarica ne uccisero (…. ) e che gli altri si precipitarono giù per i burroni di quei monti, che ne presero prigionieri 24, i quali vcntiquattro furono fucilati sullo stesso Matese; ventiquattro uomini trucidati a sangue freddo…
Fecero pure un grande bottino, cioè presero multi animali carichi di roba, veste, biancherie, ecc., cioè come dice il Diritto, quello che i Pontelandulfesi, e Casaldunesi potettero salvare dall’eccidio delle loro patrie. Questi sono i fatti che leggendoli nei libri non si crederebbero, e pure succedono sotto i nostri Occhi.

Le mura di Venafro
27 Agosto-

Questa mattina, andando al Coro nella Cattedrale, si è dovuto andare dalla parte della Fontana, essendo stato murato la via che la conduce: il muro sta a direzione della facciata della Chiesa di San Francesco, con quattro saettiere a petto di uomo, ed il muro è molto alto: tutte le strade alla parte del Castello,
Manghanello, e Celefaelle, sono state murate. A Portanova ora si sta rifacendo quella porta che mesi dietro per intrighi fu diroccata, ed una porta pure resta alla strada del Mercato; sicché tutta Venafro altra uscita non ha che Mercato e Portanova.
Tutto questo si fa per timore dei Briganti, che sempre si dicono distrutti, ma pare che ripullano dal Sangue dei fucilati.
Lasciamo che gli avvenimenti dimostrano di quante utilità siano queste mura. Speriamo che S. Nicandro, come ci sta miracolosamente campando dal 25 Giugno `60, dei tanti mali, che purtroppo hanno afflitto i vicini paesi così pure ci voglia seguitare ad ajutare, in questa sanguinolenta crisi che attraversiamo. Ma se mai, che Dio ne liberi, i Briganti avessero volontà di menarsi sopra Venafro, queste mura ci saranno piuttosto di male che bene. Se mai i Briganti riuscissero nell’intento, coll’entrare nella Città in quelle altre strade, che offrono le Case, i Venafrani non potrebbero trovare nemmeno uno scampo colla fuga, trovando tutto chiuso; come pure se i Briganti arrivassero a tirare le fucilate per quelle saettiere fatte alla porta del Vescovado così basse, chi avrebbe mai il coraggio di guardare più quella parte? Dobbiamo pregare Dio che togliesse ogni volontà ai Briganti di assalirci, altrimenti sono guai: Nisi Dominus custodiscat Civitatem, frustra vigilant, qui custodiunt eam.

S. Germano

L’altro giorno furono fucilati altri sette uomini nel vicino S. Germano.
Ieri al giorno 27 venne da Isernia il Generale che comanda quella piazza, con due compagnie di soldati: noi avemmo alloggiati un Capitano, ed un Ufficiale che per amicizia ha domandato stare in nostra casa. Disse il Capitano jeri sera, che essi andarono a Cantalupo contro i Brigandi, che trovarono il Paese deserto, che i Paesani tutti, temendo più loro, che i Briganti, se ne erano fuggiti tutti. Questa notte a 7 ore il Generale colle due compagnie sono partiti da Venafro a dar la caccia ai Briganti ai vicini monti, ma torneranno subito, avendo qui lasciato il loro equipaggio. Dio ne liberi a vedere qualche altro spettacolo di fucilazioni, come nel 23 Luglio 1861.

28. E’ arrivata una Compagnia da Isernia che va a Napoli.
Pochi giorni dietro il Notevole D. Polidoro ed il Delegato arrestarono otto Cittadini di Venafro di notte, mettendo grande spavento nelle famiglie, il giorno appresso poi furono riposte a libertà, ma furono avvisate dal notevole, che essi sarebbero i primi a passarla male se mai a Venafro venissero i Briganti; dunque questi otto Cafoni, sono così potenti di potere impedire a permettere un invasione Brigantesca, di cui sono responsabili.

“Dispacci officiali sui fatti di Filignano e Concacasale –I° Dispaccio
Campobasso, 24 Agosto.
La notte scorsa i briganti ànno assalito Filignano, bruciato l’Archivio Communale e saccheggiato varie case.

2° Dispaccio
Campobasso, 27 Agosto.
Il villaggio di Conca assalito dai Briganti. Quindici entrati in paese, il resto rimasto fuori. Solito Saccheggio (sic!) e presa d’ armi.
Venafro, 29 Agosto-
Questa notte a 7 ore il Generale Comandante la Brigata Re Villarei insieme colle due Compagnie se ne è tornato in Isernia. Ieri verso 20 ore tornarono dalla Spedizione di Torcino stanchi e trafelati, e carichi di meraviglia, senza vedere neppure un Brigante solo; intanto Ieri sera si videro i soliti fuochi Briganteschi a’Turcino ed a Cesima.

Il Vescovo di Teramo carcerato

29 Agosto-
Ieri prima mezzogiorno giunse in Venafro in una carozza, scortato dai Reali Carabinieri Monsignor Melelli, Domenicano, Vescovo di Teramo. Fu chiuso in una delle celle del nostro Monastero dei Cappuccini, e vicino alla porta ci stava la Sentinella per impedire che alcuno andasse a visitarlo; Guardie Nazionali e Carabinieri hanno guardato il Convento, fino a 6 ore di notte in cui sotto severa scorta Monsignore è partito in una Carozza per Teano, dove i Carabinieri di Venafro lo consegnarono a Teano, e così per la Corrispondenza militare. Monsignore andava solo senza nemmeno un Servo!
Melelli è uno dei pochissimi Vescovi rimasti in Diocesi in questi tempi tristissimi.
Quale sia stato il suo delitto, che è dovuto essere grandissimo da meritare si severo castigo, non si sa. Certo sarà il grande delitto di Mons.Saladino Vescovo di Isernia e Venafro.

Fucilazioni

Il Casalese Giovanni Bocci, antico seminarista d’Isernia, padre di famiglia, traviato si menò coi Briganti, l’altro jeri fu arrestato da alcune Guardie Nazionali, ed jeri subito fu fucilato a Mignano!! Ogni paese deve essere innaffiato dal sangue retrivo.
Un certo Mancini di Pratella, preso mentre portava pane e munizione ai Briganti, fu portato a Prata dove in mezzo alla fiera che si fa a 28 Agosto, S. Agostino, fu fucilato dai Bersaglieri Piemontesi!

Matese

Il Popolo d’Italia del 29 pubblica due Lettere da Piedimonte sui fatti ultimi del Matese, dove si dice che tra i quindici fucilati 6 o 7 erano Carbonieri in-nocentissimi, i quali stanno a lavorare su quelle montagne, e conchiudeva pure che, eccetto le tremende fucilazioni, lo stato di quei luoghi, è come prima, i Briganti più inferociti sempre minacciano. Diceva pure quel Carteggio che in una delle Colonne dei briganti ci andava una bella signora a cavallo armata di fucile e revolver, con pantaloni rossi, blouse blu, e cappello all’italiana con grande penna bianca, cappello che, secondo il Pungolo, portava un Brigante ucciso della grande Colonna di Cipriani a Maddaloni.
DIARIO DI NICCOLA NOLA
SETTEMBRE
1861

Venafro, Domenica 1 7bre 1861-

Questa mattina dietro l’invito della Curia dopo le Ore Canoniche, il nostro Capitolo si è riunito per dare il loro consenso, sulle dispense già avute dal Can. G. B. Monachetti per la Giubilazione e al Diacono de Rita pel Presbiterato, richiedendosi essendo aspresso nei Rescritti della S.Congregazione del Concilio. Il Capitolo è stato affermativo ad entrambi.
Essendo tutto il paese incassato, e molto incomodo e pericoloso pei Briganti che a num. di 20 si viddero fino alla Madonna della Libera; così il Capitolo ha deciso di andare ad officiare nell’interno del paese nella Chiesa del Corpo di Cristo per le funzioni ordinarie, ché per le funzioni straordinarie si faranno nella Cattedrale, la quale secondo il solito starà aperta pel commodo delle Messe, e ciò fino a che non si togliono le mura fatte per chiudere la Città. Oggi il Capitolo avrebbe fatto una parte agli Amministratori, e domani i Canonici della 3° Settimana verranno ad officiare nella vicina Chiesa di Cristo. Questo non si è fatto prima pel Mese dell’Assunta, che fu chiuso jeri al giorno col solito solenne Te Deum.
Speriamo che subito la calma e la tranquillità ritorna ai nostri luoghi, per potere ritornare nella nostra Chiesa Cattedrale, al cui particolare servizio il Capitolo è obbligato, e veramente si sente un vuoto ora che provisoriamente la dobbiamo abbandonare.

Ieri 30 dalla Roccapipirozzi venne un ufficio al Delegato di Polizia di Venafro, in cui gli diceva che sul monte Cesima si è trovato un Cadavere morto, non conoscendosi chi fosse, forse sarà un’altra vittima della guerra civile che arde ferocissima nel nostro Regno.
Il Vicario Generale di Chieti

Non restando quasi nessuno Vescovo che non sia stato bersagliato, esiliato, carcerato ora si da la caccia ai Vicarii.
Ieri giunse in Venafro arrestato il Vicario Generale di Chieti, il quale fu chiuso in una stanza della Taverna di Miranda, guardato dai Carabinieri e questa mattina 2 è partito per Capua !!!!

3 7bre Martedì-
Questa mattina gli Stuccatori d’Isernia sono ritornati a seguitare lo stucco della nostra scala che fu interrotta per la dolorosa caduta dei Fabbricatori. Essendo venuto a farci visita il nostro Parroco D. Beniamino Samarone l’abbiamo fatto a rimanere a pranzo con noi.

La Festa del 7 Settembre in Venafro

Venafro, 8, 7bre 1861-

Nel giorno 7 Settembre 1860 Giuseppe Garibaldi entrava in Napoli, già preparata a riceverlo da Conte di Siracusa, D. Liberio Romano, Nunziante Pianelli, Villamarina e Persano; mentre che nella stessa mattina Re Francesco colla Regina Maria sopra una nave si ritirava a Gaeta, dove dovea immortalarsi per l’Eroica difesa di Capua, contro l’esercito Garibaldino che sul Volturno trovava la sua completa disfatta, se l’Esercito Piemontese non fosse corso passando per Venafro in suo ajuto, e stretto l’Esercito Napoletano nell’ultima fortezza di Gaeta, dove con tutti i tradimenti, e la grande differenza dell’armi, pure mirabilmente col Re, si difese fino al 13 Febbraio 1861, in cui si arrese con una onorata Capitolazione.
Il nome di Garibaldi popolare in Napoli, dove profuse i tanti milioni trovati nell’Erario Napoletano, ora è addivenuto popolarissimo, che tutti i partiti si ran-nodano sotto quel nome, per dimostrare contro il mal Governo di questo ora Provincie meridionali, sicché ritornando il 7 7bre, anniversario della sua entrata in Napoli, il Governo, ed il Municipio per non rimanere soprafatti, si sono posti a capo della festa che, stando ai Giornali, fu jeri oltremodo splendidissima.
Ma questa festa del 7 Settembre è tutta particolare della Città di Napoli, e nessuna relazione ha con Venafro, che nel 7 7bre 1860 teneva ancora nel suo seno il 3° Battaglione Cacciatori Napolitani, che fu l’ultimo corpo della nostra armata che passò per Venafro, eccetto il movimento di truppa dal 30 7bre al 20 8bre.
Quindi Venafro non ha aveva nessuna ragione di festeggiare quel giorno, specialmente ora che Napoli non è più nostra Capitale, la quale ora sta sulle gelide Alpi, e tutto al più se doveva farsi qualche cosa, questo avrebbe dovuto farsi nel 10 7bre, in cui per la prima volta s’innalzò la Bandiera Sabauda in questa nostra Città.
Ma il Sindaco di Venafro Tito Lucenteforte, ex tenente Garibaldino della Banda di Fanelli e Pateras che tanto si illustrarono al Gallo, e Tagliacozzo volle nel festeggiare il 7 7bre con tutti i modi possibili.
L’altro jeri a sera 6 una banda annunziò che la Città cacciasse lumi e fuochi di gioja, ed ognuno dové cacciare qualche lucernola, e Candelieri per le finestre, mentre che la Banda suonava sotto il Commune, sopra di cui sorgeva un tosello, dove 4 candele di cera erano accese innanzi ai mezzo busti di Vittorio Emanuele, e Giuseppe Garibaldi; se non che il Capitano Piemontese, che sta qui, si lagnò col Sindaco, che essendo egli un funzionante del Governo Monarchico Costituzionale, aveva messo il Re e Garibaldi nella stessa Linea sotto il tosello, e sonato ritirata, la Truppa tornò ai Quartieri; dietro questa lezione la mattina si trovò Vittorio posto sopra una base più alta e nel mezzo del tosello, e Garibaldi stava tutto umile più basso.
Ma se questa festa si fosse eseguita, come si doveva nella sola Banda Musicale, ed esercizii e parata della G. Nazionale meno male; ma pare che qui mentre nei Caffè si dice tanto male di quanto suona Chiesa, e si applaude il Governo, che spoglia, vende i beni di Chiesa, arresta Cardinali, Vescovi e Sacerdoti, non permette Ordinazioni ecc., pure non si fa fare niente, se non ci entra la Chiesa. Così si fissò che la G. Nazionale, la mattina del 7, sarebbe andata alla Nunziata alla Messa letta del Patriottico Salvatore Vitale; come sono devoti questi nostri Liberali! La loro divozione non poteva rimanere appagata, perciò il Sindaco Tito ( Lucenteforte) ebbe l’ordine a due ore di notte di altro jeri mandare un officio al Vicario Capitolare, chiedendogli un Te Deum dal Capitolo nella Cattedrale la mattina appresso.
Il Vicario Capitolare fu debole nell’acconsentire, lasciando stare che la Chiesa proibisce simili Te Deum, pure non è questo il modo di trattare il Capitolo Cattedrale. Il Vicario doveva rispondere che non poteva, perché lasciando le altre ragioni, in quell’ora così importuna non poteva convocare il Capitolo, e sentire il loro parere.

Ma la pressione del timore, la prospettiva delle carceri e delle lucilazionì, vinse il sentimento di diritto, giustizia e dignità del Capitolo, il quale, quantunque di malavoglia, pure jeri mattino, mentre si funzionava nella Chiesa di Cristo, sotto un Sole canicolare, si portò alla lontana Cattedrale, dove verso 15 ore si cantò questo quarto Te Deum Politico condannato dalla Chiesa. Tutto questo fu che gli uffiziali ed alcuni militi della G. N., che si hanno fatto i nuovi uniformi, non potevano altrimenti essere veduti che nel fare quella Passegiata fino alla Cattedrale, passando per la fontana. Il giorno furono sorteggiati premi gratis al popolo basso per cattivarselo. La sera rifuvvi l’illuminazione della Vigilia, e la Banda che suonò in mezzo al Mercato.
Ma la festa di Garibaldi non si chiuse quando l’ultima lucernola fu smorzata, ma si chiuse tragicamente appunto mezza notte, nel modo seguente.
Tutto Venafro stava immerso nel sonno, tutti gli eroi la maggior parte ubbriachi, quando verso 4 1/2 dicono che s’intese un colpo di fucile alla parte della fontana alla via dell’Ospidale.
Questo colpo è rimasto ancora un mistero, ma se pure fu un colpo, dovette essere qualche colpo causale. Un certo Gensino ubbriaco, che la sera io vidi in mezzo al Mercato tutto armato, con coverta a tracollo, bajonetta a fianco, fucili, munizioni e sigari, ma che però dal volto gli traspariva qualche cosa di tragico, si trovò alla punta del Mercato, e fu tanta la paura che si mise forse a sentire quel colpo, che quale secondo D.Chiscotte scarica il suo fucile contro gente immaginaria, che se ne fuggì sparando, e gridando tutto tremante corse più morto che vivo al Corpo di Guardia, e fu tanta la paura commune, che per dare importanza fecero correre una tromba per Venafro, sonando la Generale, a questa Venafro tutta si svegliò, ed ognuno più per curiosità che per altro corse al Corpo di Guardia, e la truppa non sapendo che era pure corse. Noi, non sapendo cosa fosse, ci siamo alzati tutti, Gennarino, G. N. per convenienza è uscito. Ma subito dopo abbiamo saputo il fatto essere stata una bravata di uno inetto; ci siamo accertati essere un vero nulla, che se Dio ne liberi fosse stato qualche assalto di Briganti, questi certamente, dovendo essere di una forza competente per prendere Venafro murato con una Compagnia di Guarnigione, non avrebbero dato il tempo di sonare la tromba, ma la città nel sonno sarebbe stata prima presa, e poi svegliata. Infatti, dopo un pajo d’ore, anche la Truppa si è ritirata, dopo avere fatto alcune girate per d’intorno; tutti si sono ritirati, e verso 7 ore di questa notte la Città si è di nuovo addormentata.
L’Uffiziale piemontese si è lagnato che in una città dove ci sta una truppa per difesa, si chiama la Generale per nulla, e con ragione. E questo allarme della città per difendersi contro i briganti Borbonici fa una brutta considerazione alla festa di jeri.

da pag 408 […omissis…]