La legge che distaccava il Contado di Molise dalla Capitanata

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UNA PROTESTA DEI DEPUTATI DI CONTADO DI MOLISE PER L’AUTONOMIA DELLA PROVINCIA (1806). –

La legge che distaccava il Contado di Molise dalla Capitanata (La legge fu promulgata il 27 sett. 1806. Il Contado di Molise fu distaccato dalla Capitanata e dichiarato provincia con i due distretti di Campobasso e di Isernia. In seguito (decr. 4 maggio 1811) venne aggiunto il distretto di Larino ), induceva i deputati della Provincia, il 24 settembre 1806, a inviare al nuovo Re, Giuseppe Buonaparte, la seguente protesta (Arch. St. Napoli, Min. Int., Il Inv., fase. 2231 ) per l’autonomia della amministrazione giudiziaria, reclamata da ragioni di « topografia, di politica, di economia e di umanità ».

« I Deputati della Provincia di Contado di Molise espongono umilmente alla Maestà Vostra che la legge toccante il sistema delle Intendenze economiche con cui quella Provincia si è tuttavia lasciata riunita alla Capitanata, da cui per natura n’è divisa da fiumi insuscettibili di ponti e da clima affatto opposto, non ha potuto a meno di allarmare li spiriti di tutta quella regione, prevedendo sempre maggiori calamità quando nell’organizzazione del Ramo giudiziario si lasciasse ancora in Lucera il Tribunale di prima istanza e s’imponesse il passaggio al Tribunale inappellabile che dicesi designato in Foggia.
Si è in altra e più diffusa supplica rassegnato alla M. V. quanti disastri ne diverebbero nel ritardo scandaloso della Giustizia, nella vita e sanità dei cittadini e nei dispendiosi viaggi che metterebbero il colmo alla miseria in quella Provincia già flagellata dalla natura, coll’orribile terremoto del passato anno.
Alle ragioni di Topografia, di Politica, di Economia e di umanità per ultima espressione del sentimento universale, soggiungono i supplicanti che qualora l’ostacolo alla separazione delle due Provincie tanto relativamente ai Tribunali che all’Intendenza fosse l’attuale esaurimento delle finanze, per le circostanze dello Stato, la Provincia del Contado è contentissima che la spesa del Tribunale di prima istanza, da fissarsi in Campobasso, si ratizzasse sulla provincia stessa, secondo i fuochi dei 102 paesi che la compongono, sul modo stesso che si ratizza la spesa della Squadra che attualmente in Lucera mantiene la Provincia di Contado e rispetto all’Intendenza si ratizzi sulla medesima Provincia tutto quel di più che dedotto ciò che il Regio Erario contribuisce per le due Sottintendenze rimane a supplirsi, e quando si volesse far sussistere la Sottintendenza di Isernia subordinata all’Intendenza di Campobasso, la Provincia è anche contenta di addossarsi le spese ulteriori. Quella Provincia troverà leggiero ogni peso che la sottragga dall’infelice dipendenza di Capitanata e dalle funeste di lei conseguenze, e benedirà sempre il suo Sovrano che le concede nel proprio seno il fonte primitivo della Giustizia e della pubblica Economia e quindi la dipendenza giudiziaria inappellabile nella Provincia di Terra di Lavoro, di cui è perfettamente limitrofa e per territorio e per commercio e molto più con l’agevolazione della strada rotabile già quasi compita, senza passaggi di acque e senza cambiamento di clima.
Sono dunque i supplicanti per ogni riguardo pieni di confidenza che 102 popolazioni e 203 mila bravi e fedeli montagnari sanniti, non saranno le infelici vittime dei vorticosi torrenti e dei libici calori e malsano clima di Puglia e molto meno delle lucrative speculazioni di Lucera e di Foggia anche a considerazione che quella Provincia è stata la sola, la quale si è mantenuta nella sua tranquillità e buon ordine, termometro infallibile della fedeltà e dell’attaccamento il quale sarebbe dal Governo compensato col colmo della miseria e della desolazione ».

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LA PRIMA SESSIONE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE DI PRINCIPATO ULTRA DOPO LA RESTAURAZIONE (ottobre 1815).

Ecco la inedita relazione del ministro dell’Interno, Tommasi, al Re Ferdinando I Borbone, sul risultato delle adunanze del Consiglio Provinciale di Principato Ultra, dell’ottobre 1815. Presiedute dal principe di Cardito, questi non mancò di rilevare l’importanza del consesso e di prospettare i più urgenti problemi, e non solo del capoluogo e della provincia (Arch. St. Napoli, Min. Int., II inv., fase. 774 ): – « Sire, Rassegno a V. Maestà le carte, originali che contengono il risultato delle sessioni del Consiglio Provinciale di Principato Ultra tenuto in ottobre ultimo e presieduto dal principe di Cardito. Questi mi ha diretto in tale occasione una lettera che rassegno pure originalmente a V. M. in fine degli atti del Consiglio. Merita questo foglio di essere letto per le sane vedute che contiene e pel sincero desiderio della gloria di V. M. e del pubblico bene onde è animato il principe di Cardito. Dopo di aver parlato della istituzione dei Consigli provinciali dovuta alla mania dei Francesi di trapiantare dappertutto dove giungono, le loro istituzioni; dopo di aver condannato l’oblio in cui sono stati tenuti i travagli dei Consigli provinciali per molti anni, enumera i vantaggi che se ne possono ritrarre.
I principali sono questi: I Consigli provinciali composti di proprietari facoltosi e morali, che non han soldi a conservare o a brigare, diranno a V. M. delle verità che gli impiegati della Provincia possono essere tentati di nascondere; sopravvigileranuo l’Amministrazione dell’Intendente e la condotta del Consiglio d’ Intendenza; promuoveranno le opere pubbliche e veglieranno al loro compimento; in fine terranno in soggezione tutte le amministrazioni provinciali, onde non escano dai limiti segnati loro dalle leggi.
Il Principe di Cardito trova del pari ottima l’istituzione delle Intendenze e dei loro Consigli, senza paragone migliori – dice egli – della nostra spenta Camera della Sommaria che nulla faceva e nulla poteva fare di bene per la lontananza degli oggetti.
Tocca pure il Principe di Cardito la amministrazione delle Acque e Foreste e dice positivamente che dopo il suo stabilimento tutti i boschi sono stati rovinati e tagliati. E’ d’avviso che si potrebbe molto più utilmente rimpiazzarla con due consiglieri ad hoc che si dessero ad ogni Intendente per l’esecuzione di un codice forestale.
Egli appoggia pure grandemente l’opinione oramai universale di sostituire una sola forza armata sotto qualunque denominazione, per la pubblica sicurezza, alle tante che ora ne esistono sotto differenti denominazioni, nocive anzichè utili.
Egli pure indica come un grande inconveniente la scarsezza dello stipendio di ducati 11 al mese ai Giudici di pace, e che per conseguenza, è quasi impossibile di avere con tale appuntamento uomini forniti di tanto sapere ed onestà, di quanto ne abbisognerebbero per conciliarsi la stima e la fiducia del pubblico, i soggetti rivestiti di questa importante magistratura popolare. Sarebbe di opinione che si adottasse l’uso inglese di far girare dai Giudici superiori la provincia, onde prender conto sul luogo ed in presenza delle parti, delle piccole ingiustizie commesse a danno dei poveri che non possono far giungere i loro reclami fino alla sede del Tribunale.
Finalmente conchiude col proporre a V. M. un mezzo sicuro di far benedire il Suo nome dai Suoi popoli e iscuotere l’ammirazione degli stranieri, ed è di dotare gli sprovveduti stabilimenti di beneficenza, ospedali, cliniche, luoghi di pubblica educazione ecc., con beni di quelli che rimangono dei monasteri soppressi, non essendovene altri.
Quali opere, conchiude egli, possono essere più grate all’Onnipotente di queste? Quale effetto farebbe un simile impiego dei sopraddetti fondi in usi tanto pii e lodevoli? E qual differenza di condotta si vedrebbe dalla passata occupazione militare al Governo di S. Maestà? ».

Il Consiglio Provinciale di Principato Ultra si è occupato in preferenza delle opere pubbliche.
Eccone le principali: 1) Strada di Atripalda verso il confine della provincia colla Basilicata in direzione di Melfi. 2) Strada fra Salerno ed Avellino per Forino che stabilisca la comunicazione delle Provincia dei due Principati fra loro. 3) Costruzione del Palazzo dell’Intendenza che è a buon termine. 4) Ampliazione del locale delle Salesiane di S. Giorgio la Montagna ed acquedotto nel giardino di queste religiose…. Ripete per i proietti i lamenti generali che sono senza dubbio giusti ed indicano un male, un gran male veramente esistente.
In breve, i fondi destinati al loro nutrizione non sono sufficienti e sono pagati sempre con un ritardo considerevole. Quindi di otto proietti, se ne salva uno. Sembra al Consiglio che l’unico, il più conforme rimedio, sarebbe la fondazione in ogni capoluogo di altrettante Case di ricovero e nutrizione ad instar dell’Annunziata di Napoli, secondo i suoi antichi Statuti. L’idea certamente è bella e piena di umanità, ma per adottarla V. M. dovrebbe abbracciare il progetto del Principe di Cardito, ed impiegare in queste opere i beni che rimangono degli antichi monasteri soppressi. Se V. M. a cui la sua sublime pietà e profonda saviezza suggeriscono i più sani consigli, credesse di dover fare questo bene al suo Regno, è fuori dubbio, che sarebbe questo il più acclamato, come il più utile ed il più grande dei benefizi. Possa il Sommo Iddio ispirarlo a V. M. per la sua gloria e per il bene dell’umanità.
Il Consiglio di Principato Ultra, d’accordo con gli altri Consigli, han tutti fatto rilevare come la sicurezza interna è male affidata a tanti corpi differenti e che converrebbe sostituirli con un solo ben formato, ben diretto, ben pagato, e nella dipendenza del solo Intendente. Questo Consiglio entra in una veduta anche più importante. I tanti cittadini armati sotto nome di Legione Provinciale attiva, sedentanea; guardia di sicurezza interna, ecc. costituiscono il maggior numero degli abitanti e sono il semenzaio dei malviventi che infestano le campagne e i pubblici cammini, rendendo malsicura la vita, e le proprietà dei pacifici ed industriosi cittadini. V.M. saprà nella sua saviezza dare su tale oggetto quegli ordini che meglio giudicherà opportuni.

Il Consiglio deplora la sventura della provincia la sola che è stata privata del vantaggio di uno stabilimento di pubblica istruzione al momento in cui era per fondarsi un Collegio Reale con la dotazione concedutagli col decreto dei 7 dicembre 1814 di annui ducati 6 mila in altrettanti beni demaniali di simil rendita. Io ho verificato che una tale concessione esiste e che secondo gli ordini dati, doveva eseguirsi fra due mesi, talchè all’apertura dell’anno scolastico, il Collegio sarebbe stato aperto. Ma fra questo mezzo i decreti della Provvidenza restituirono ai voti dei suoi popoli ed al suo Trono, l’Augusta e Real Persona di Vostra Maestà. Ora il Consiglio quasi disperando di uno stabilimento sì necessario e che tutti gli abitanti di ogni ordine desiderano con passione ha proposto di dotarsi colla vendita delle masserie armentizie dei Luoghi Pii Laicali della provincia, implorandone con ragioni sommamente speciose la concessione da V. Maestà.
Sire, io sono di parere che la M. V. debba non solo accordare alla Provincia di Principato Ulteriore il beneficio tanto desiderato di un Collegio Reale, ma che debba altresì dotarlo con beni dello Stato. Per giustizia questo favore le è dovuto, perchè la maggior parte delle altre provincie ne stanno godendo. Il cuore generoso di V. M. pieno di altissimi sentimenti, non ha bisogno di motivi stranieri a quelli della giustizia e dell’amore che nutre per il bene dei suoi popoli; ma in questo caso anche la politica sarebbe d’accordo con tali sentimenti. Io credo che non convenga lasciare a tutta una provincia il desiderio di un bene ottenuto prima che V.M. riacquistasse il suo Regno.
Qualora la ‘M. V. si degnasse di aderire alla mia proposta, io le rassegno un progetto di decreto concepito in modo che la gratitudine della Provincia sia tutta per V. M. Oltre della dotazione, è necessario di concedere un locale per il Collegio. Il Consiglio ha chiesto quello dei Francescani già occupato in usi militari ma che non è assolutamente necessario per siffatti usi, ai quali il Comune di Avellino può supplire in caso di bisogno, caso non comune in una città che non è piazza d’armi, nè ha guarnigione fissa.
Il Consiglio di Principato Ulteriore ha chiuse le sue sessioni con un indirizzo a V. M. nel quale esprime i medesimi voti, il medesimo attaccamento e fedeltà che oramai formano di tutto il suo Regno, una sola e medesima famiglia. Iddio conservi lungamente l’Augusta Persona di V. M. e la sua Real Famiglia al maggior bene dei suoi fedelissimi sudditi.
Sire. Di Vostra Real Maestà. Napoli, gennaio 1816 ».