Curletti – PAG.239 A 249 Il libro del Conte Bianco

PAG.239 A 249 IL LIBRO DEL CONTE BIANCO RIVELAZIONI

Alessandro Bianco è capitano di Stato Maggiore nell’esercito italiano,ed ba dettato un libro sul brigantaggio, di cui giova riprodurre taluni brani che hanno rapporto, sia con le cause del brigantaggio, sia con i famosi accordi coi generali francesi.
Ma chi è il Capitano Bianco ?
Il figlio d’un illustre esule, dell’autore del libro sulla guerra per bande, d’un compagno di Mazzini, d’un ufficiale di quelle patriottiche legioni piemontesi che nel 1821 gridarono libertà e indipendenza.
Carlo Bianco di Torino era nato a Torino di nobile e ricca famiglia; ma di buon’ora aveva preferito la causa del popolo a quella dei principi del diritto divino ed a quella causa malgrado le sofferenze, gli stenti, il lungo esilio rimase saldissimo fino alla morte.
Il figlio non diverso dal padre conoscemmo giovanissimo a Marsiglia e ci è grato trovarlo nel suo libro qual’era allora, cioè nè adulatore, nè servile..

Il persistente pensiero, le aspirazioni tutte di Carlo Bianco non avevano altro scopo che l’unità, l’indipendenza e la libertà d’Italia -Alessandro Bianco, calca, le stesse orme paterne.
Egli pensa da uomo libero, e scrive da storico veritiero, ed indipendente… ma è tempo di far parlare l’autore sulle condizioni del nostro popolo agricolo:
« L’uomo della campagna è ridotto allo stato d’idiota, e di servo della gleba; egli è oppresso dall’usura, male rimunerato, non sfamato, stremato di forze, tenuto in servaggio duro, inumanamente malmenato, e mal versato.
In nessun paese del mondo l’agricoltore è tanto povero ed infelice quanto in queste contrade.
Egli è macilento, lacero, sudicio, sfinito, triste e muto; e il suo sguardo torvo e fulvo vi dice i suoi rancori, ed il suo odio contro i suoi signori, o meglio oppressori.
« La sua apparente umiltà e la paura che addimostra in presenza d’un qalunque, a lui superiore per condizione ed abito, vi dice lo stato di avvilimento in cui è caduta quell’anima sofferente e rozza, a chi tutto manca, il pane dell’intelletto ed il pane del corpo.
« I suoi sensi sono muti, la sua mente incolta, ignoti i dettami del bene e del male, è un bruto; a chi finalmente non si sono lasciati, che gli istinti e i bisogni materiali non mai soddisfatti, e la consolazione, e il rifugio di una religione, che venne premeditatamente adulterata da un empia politica di governo, e naturalmente falsata dall’ignoranza sua, e dalle male arti pretine. Cosicchè l’azione di questa religione fatta idolatra e pagana, fanatica e feroce, non cristiana, e santa, mansueta e benefica com’è la vera religione di Cristo, è piuttosto fatale che utile, è più fomile di male, che di bene; è più uno strumento, che un dogma, è finalmente scaturigine inesauribile di errori, e di corruttele più demoralizzatrici che altro.
Nessuna meraviglia adunque che i briganti e tutti i delitti che gli fan seguito pullulino, e continuamente germoglino; e che ad ogni bivio di strada dietro un burrone , in una machhia o sul pendio d’un monte, si vada a rischio di trovare una masnada di malandrini, che vi spogli, vi derubi o vi tolga la vita….. »
Ciò chiamasi,dipingere, anatomizzare lo stato 5ociale della nostra popolazione rurale -Il governo caduto n’ebbe Ja colpe principale, ma che si è fatto dal governo riparatore, non diciamo per estirpare il male dalle radici, ma per modificare le tristissime condizioni di questi infelici ? – Nulla; anzi si è lavorato ad aumentare gli strazii del miseri villici: prima erano avviliti e calpestati, oggi possono dirsi disperati.
La sicurezza delle strade è sparita,il lavoro dei campi in molte provincie si trasanda per tema dei briganti, e nei villaggi la legge Pica ha fatto maledire il risorgi mento italiano – Un nemico occulto, una denucia hanno fatto deportare intere famiglie, che neppure unite dimoreranno !!
Gli infelici agricoltori soppracaricali di balzelli municipali che mai avevano pagato,spogliati da briganti finiscono per essere deportati in massa come manutengoli, quando non sono condannati alla galera dai tribunali militari quali complici dei masnadieri.

Le giunte istituite dalla famosa legge Pica non hanno mai voluto tener conto della difficilissima condizione dei contadini; da un lato i briganti che li uccidono ove ricusano di provvederli di vettovaglie, o li denunziino; dall’altro lato la truppa che li fucila; o li trae innanzi alle corti militari, e per terzo le giunte che spietatamente li fanno deportare.
Eran dunque queste le dolcezze serbate dal plebiscito ai miseri popoli delle province meridionali ? E d’altronde essi non sono forse vittime innocenti della cupa politica di Napoleone 3°? Questi che si encomia dai ministri e si chiama magnanimo, non è il protettore del brigantaggio? La iniquità del Bonaparte, e la servilità dei ministri italiani fanno uccidere o deportare gli innocenti -E dicasi che riparatore sia il governo chel’Italia sia fatta !
Parlasi dell’emigrazione annuale dei contadini degli Abbruzzi, e il cuore del filantropo accusa l’avarizia dei ricchi, accusa il governo con le seguenti nobilissime e sensate parole:
“La cagione principale movente dell’emigrazione qual’è? Rispondo senza esitare: La povertà non sorretta, non ajutata…
Se i contadini possedessero qualcbe cosa di proprio, se potessero affezionarsi al suolo ed alle industrie non emigrerebbero; l’agricoltura migliorerebbe, i prodotti si aumenterebbero, la miseria sparirebbe, e la demoralizzazione, conseguenza inevitabile degli urgenti bisogni, non passerebbe in successione da padre in figlio: in una contrada ove sonovi terre suscettive della più proficua coltura fa dolore l’emigrazione dei contadini e molto più fa dolore il vedere che queste terre lrovansi ammassate tra poche mani, superbe, ambiziose, avare, crudeli, immani, dispotiche…
Non parlerò di tante altre cause della demoralizzazione della classe più numerosa, e più utile della società che intacca immediatamente gl’interessi vitali della politica nazionale su tutte le classi.
Esistono intanto terre demaniali, comunali e di mani morti. E perchè, domando io non
si ripartiscono in quantità proporzionale (Perchè dimanda Bianco? Perchè il signor Pepoli ambasciatore, il sig.Bixio generale ed il sig.Minghetti ministro, di queste terre devono trafficare e darle in preda alla speculazione francese, alla Società Bixio e compagni del credito fondiario !!!) mercè censimenti a questi miseri figli deL padre comune a tutti i viventi ?
Il beneficio non riscuoterebbe forse un compenso molto superiore dalla loro permanenza sulla terra, dalla domestica loro vigilanza, dalla stima e dall’onor personale, non sedotto, nè corrotto dalla fame, nè dalla sete, dalla riconoscenza e dall’amore, base incrollabile dei regni e degl’imperi.
« Sino a quando non verrà bene considerata la povertà del cittadino, e i lamenti del proletario saranno una costante e spaventevole minaccia ai Governi, la morale sarà sempre quella imposta dai governi. I governanti furono, e saranno sempre passivii e incolpalbili.
« La demoralizzazione è imputabile, ai soli governi, giacchè nasce dalla mala educazione pubblica e dalla povertà, l’una e l’altra sono lavoro tutto speciale dei governi. “I DECLAMATORI VENDUTI ALLA LORO POLITICA. I MINISTRI. I RAPPRESENTANTI DI QUALUNQUE ORDINE SONO IL SEMENZAJO I VERI OPERAI DEl PUBBLICO INFORTUNIO”.

Studiate ricercate analizzate, comparate, andate sommando, riunite poi tutto, e sappiatemi poi poscia rispondere se la demoralizzazione, ch’è frutto nefasto di tante cagioni e causa di tutti i delitti, è fatto individuale dei governati, o fatto complessivo dei governanti?
E più lontano ( Pag.133) Bianco aggiunge sulla morale del Popolo:
“Eppure io veggo negli annali del mondo, che tutte le Costituzioni caddero, e ad esse tenne posto l’assolutismo e il dispotismo !Tutto ciò che riconosce un principio inesatto, impuro, mendace deve terminare nel suo fine.
Causa, ed effetto, legge d’ordine immutabile !
« Io dico felice quella nazione dove esiste un governo che sa prolungare la sua esistenza più degli altri, e questo prolungamento dipende dalla giustizia pratica di chi regge, di chi possiede tutte le ruote della nazione, benchè si finga con arte di non esistere in mano sua.
« La corruzione deve dunque impedirsi che nasca e progredisca ( La corruzione che già domina in tutte le amministrazioni ch’è di già penetrata in parlamento, non si fermerà così presto e d’altronde il governo costituzionale non può esistere senza corruzione -Il principio di autorità non può usurpare il potere del popolo senza formarsi una maggioranza docile nel parlamento e mercè la corruzione.)
E chi può far tanto ?
« Il Principe…Le costituzioni son carte da straccio; gli uomini ne sono la vita.Gli uomini vengono dalla mano del Principe diretti, o indiretti, che tanti sono
« li i aodi i> ilire’l:li , o iad ireltli.. ehe tauti so-
quanti i desiderii di coprire le proprie intenzioni con le palme dei ministri, dei deputati, e dei senatori.
Principe,e uomini suoi sono i costltitutori della morale pubblica. Vedete voi la morale di una Provincia d’un regno?
“Sappiate ch’essa è la morale del Principe, dei Ministri, dei rappresentanti di tUtti gli ordini costituiti”.
Una pubblica venalità che rende inutile il merito della virtù sempre umile, timida, ed ascosa; una costante impunità dei delitti che sfuggono alla sonnolenza dei magistrati, la quale rende comune il contagio dei vizii;questi ed altri sintomi sono altrettante prove che la morale epidemia infetta le parti vitali delle provincie meridionali, onde la licenza e l’arbitrio sovvertono la libertà del cittadino.

Quali e quante verità contengono queste pagine lo comprenderanno i lettori.
Noi dobbiamo prima di tutto avvertire il fisco chle trascriviamo parola a parola dall’opera di Bianco quanto qui appresso pubblichiamo, indicando la pagina e la linea.
Premettiamo pure cbe non tutti i magistrati sono quali Bianco li descrive. Ne conosciamo molti, ch’è di già penetrata in Parlamento, non si fermerà così presto e d’altronde il governo costituzionale non può esistere senza corruzione – il princiio di autorità non può usurpare il potere del popolo senza formarsi una maggioranza docile nel portamento e mercè la corruzione.

Sono tantissimi che onorano la toga per la dottrina, e l’integrità: bastava un’epurarione. Conforti la promise, Pisanelli se ne occupò ma siccome nulla si è ottenuto lasceremo parlare Bianco.
Va, o lettore (Bianco pag. 273 alinea 6.) va pure nelle Corti, nei Tribunali, nelle prefetture, nei Segretariati, nelle cancellerie; dovunque e vedrai l’orror della CONFUSIONE, del DISORDINE, e ti spaventerai delle innumerevoli stupidezze che assumendo il potere di ordini, provvidenze, sentenze e giudicati, colpiscono barbaramente i cittadini nelle sostanze, nella libertà, nella sicurezza, nell’onore ec.ec.
Esaminato poi dal lato morale e politico là trovi cose incredibili ma vere.
Trovi figli dei più efferati borbonici, per fama conosciuti come coadiutori dei loro genitori.Spioni pagati segretamente dalla polizia passata, gettata tra la canaglia servile degli amanuensi o degli uscieri,o degli avvocati,o dei mercanti,o della dogana, o dei barattieri di moneta,e via dicendo essi sono ora o Giudici circondariali, o di mandamento, o anche di assise, o sottoprefetti, o delegati, o amministratori ec. ec.
Trovi soggetti diffamati, vissuti co’prodotti delle trappole nei Caffè, e nei lupanari, speculatori di giuoco d’azzardo.
Un mio amico Napoletano riconobbe, in un giudicato di mandamento, un ruffiano, che stando egli agli studii in Napoli due volte la settimana si facea trovare al caffè detto degli Abbruuesi, e lo portava inun bordello, dove appuntavagli una ballerina di S.Carlo. Riscuoteva per tanto officio quattro carlini per volta.
Questo ruffiano reggeva la giustizia !!!
Il riconoscimento cominciò a trapelarsi, il Giudice fu traslocato e promosso nell’alta Italia …..
Trovi camerieri di locande, suonatori, barbieri togati.
Trovi faccendieri sbrigliati, figli di ballerine e di meretrici;figli di servitori di corte, di camerieri di ministri, figli naturali di Deputati e nipoti di Senatori, di speculatori di borsa e di Vescovi, Abati mitrati e via via. In questo spaventevole miscuglio v’è sempre il borbonico ed il clericale in grande proporzione confuso
e preponderante.
Preponderanza diretta per i borbonici conservati,traendoli dal lezzo di quel sistema, giacchè l’intelligenza fu tutta abbattuta, tranne le poche notabilità conservate; preponderanza indiretta per i creati dalle influenze e clericali e borboniche e dall’azione legittimista. DI tutta questa accozzaglia fa un fascio o lettore, e non ne troverai una goccia di sugo intellettuale, nè morale, nè politicò a colore del bisogno Italiano.
Funesta verità! Se tu parli e o ragioni con essi non senti che lodi sperticate del Bonaparte, essere il re un soldato e non politico; la politica dover da quello indispensabilmente dipendere; noi aspettarci quanto vorrà darci l’imperatore. Insomma tu non odi e non vedi che devozione chiara e spiccia alla francese dominazione. Se cerchi di provare loro che il Re è soldato e principe, che ha cuore e intelligenza, che la Nazione l’ama e lo venera, e che può fare senza dipendere, che è forte abbastanza colla Nazione unanime a sè allora tu ti comperi dello sciocco, dell’inesperto, del novizio. Buono il Re, ma soldato e niente più-La Nazione immatura, corrotta, correre agli eccessi, essere una provvidenza il dito di Napoleone .
«Dovrei scrivere un volume ancora se esporre volessi a mò di inciso i fatti, i giudizii della maggioranza .-Questo stesso che ho narrato pare un tratto romantico; ma la opinione è poggiata su fatti che credo di vedere e di toccare, mntre la opinine sta su salda come scoglio.
«Io sono straniero a tuttti questi giudizii; spetta all’alto governo del vero; solo posso garentire quanto incompletamente, imperfettissimamente ho descritto.

« Ora una piccola riflessioncella. Vedrai o mio lettore, che io posso scherzare in mezzo al pianto–Questo personale eterogeneo, marcio, trasmettente ed epidermioo, che si diffonde anche nei corpi municipali, come la lue camorriana, non sarebbe forse pericoloso? Non sarebbe una gran bella forza per un gran colpo di Stato contro la Volontà Naziooale?
Un po’ di parapiglia, un interventuzzo, un grido e poi uno aspetta, vediamo un pò, una cosa volete, un pblebiscito di rettifica, e intanto un correr giù e su, un dire, un dare a pugni di Napoleonidi e che so io; un bel promettere e poi dall’urna uscisse Confederazione.
E poi un dire Volontà Nazionale deò Secolo. Ripetere, non grazia di Dio, ma del popolo: e poi scegliete, e poi tacete, e poi, è fatta la volontà».
Ma Bianco lascia le astrazioni, e concreta a pagina, 160, seconda linea, che noi trascriviamo.

«Il giudice Malleo Orlando (Giudice del mandamento di Gaeta) gode poca stima ed è tenuto in conto generalmentte di uomo di fede dubbia, venale, debole, immorale.
Esso ebbe trattenimenti con diverse prostitute che stavano carcerate per imputazioni di furti, risse ed altri disorini, sotto pretesto d’interogatori … (Sopprimiamo due righe per rispetto dovuto ai leUori) – Consta pure che molti furti militari,andarono impuniti, quantunque i ladri fossero stati colti in flagrante delitto.
«Un furto,di molte migliaia di ducati perpetrato a danno dell’Orefice Gonzales,in Gaeta è rimasto esso pure impunito e non si fece processo, benchè l’istesso giudice avesse detto al Generale Govone avere la certezza morale che quel furto era opera dei Camorristi e dopo avere trovata anzi una lettera assai compromettende presso un camorrista arrestato per omicidio. Si crede che il giidice Matteo Orlando talora abbia agito fiaccamente per paura e per naturale istinto, talvolta per minaccie, altre volte per interesse, cupidigia e poco scrupolo.
«Il giudice del Mandamento di Fondi Enrico G. convive con una prostituta a nomee Carmela.
La stessa intriga negli affari della giustizia in modo che il pubblico risente positivamente l’influenza di tale donna nel prevaricamento di detto magistrato.
Otrecciò il Giudice predetto è legalo di amicizia con l’Usciere Giuseppe Corallo nella cui casa conviene tutti i giorni.

PAG. 250 …OMISSIS
PAG 274 275

CONCLUSIONE
Da quanto abbiamo esposto brevemente nei pochi fogli delle nostre RivelaZioni, i lettori si faranno persuasi di ciò che noi vogliamo inferirne. Ad esuberanza abbiamo provato, che i parassiti governativi, non sono, non furono, e non saranno mai, ne unitari, nè liberali. L’unità fu un motto d’ordine, fu un gergo da camorra, fu un assassinio politico, consumato a danno dei popoli illusi.
Al momento, che le nostre rivelazioni, faranno il giro del mondo, i popoli della terra, ammaestrati dalla cruda esperienza, si riconfermeranno nella verità da noi esposta.
Senza tanti pezzi d’appoggio, quali sono quelli da noi citati a sostegno delle nostre idee politiche due fatti culminanti rispondono ampiamente per noi.
La convenzione del 15 settembre è ciò che dimostra a posteriori, la gravità dell’intenzioni, di coloro nelle cui mani caddero sciaguratamente i destini di questa terra infelice: a priori poi, la grazia imposta al governo italiano, pei fratelli la Gala .
Se i lettori porranno mente, a quanto noi brevemente abbiamo esposto,e si prenderanno la pazienza di confrontarlo con ciò che avviene nel mondo politico, ritroveranno un accordo mirabile con i principi da noi propugnati.
Il pase che è stato messo alla tortura, da coloro che oggi ne regolano i destini, se resisterà ad aspettare la conchiusione di questo dramma, che è presso al suo termine, vedrà come non ci apponevamo male, quando dicemmo cbe l’UNITÀ per i nostri governanti è una utopia, l’indipendenza una parola vuota di senso, la libertà, una chimera.

FINE