Menzogne parlamentari, sui Briganti

12483736_10205410055991864_1483133514_n-212x300RICERCA EFFETTUATA SU “GOOGLE LIBRI” DAL LIBRO “ROMA E LE MENZOGNE PARLAMENTARI NELLE CAMERE… ” di Teodoro SALZILLO -Malta-1863

La menzogna è il furto del bene dell’intelletto, che il mentitore ce lo invola. Ogni verità e partecipazione del Sommo Vero, ed è mezzo per risalirvi, l’inteletto è perfezione della più nobile parte di noi, ogni privazine di vero per noi è grave perdita, ogni offesa del vero un grave delitto.

PREFAZIONE
La rivoluzione pervenuta a travolgere le menti con un falso filosofismo, a scambiare il senso dei vocaboli della lingua, a manomettere il retto ragionare con una logica tutta propria, a sublimare la sempre crescente illuvione dei più abbominevoli vizi e delitti (1) ed a canonizzare l’assassinio; dubbitando che i popoli non si facessero accorti dell’ inganno in cui erano stati trascinati, cercò una leva potente, la quale con la sua forza potesse tenerli desti ed indecisi.
L’ organizzatore della strage mondiale, Lord Palmerston, che della rivoluzione è il primo protettore, non pel bene della sociale Famiglia, ma perchè la mercantessa Albione ne traesse profitto, senza durar fatica, la rinvenne nella negazione del vero. E siccome questa figlia di Satana si è identificata con lui, così, onde avesse possanza maggiore, l’ha sollevata agli onori parlamentari. Difatti vediamo, che di essa si è servito a muovere guerra alla Chiesa, ed al Vicario di Cristo; di essa si è servito, per mezzo della virulente eloquenza di Sir Gladston ad attaccare l’immortale Re FERDINANDO II; di essa ha fatto uso, per mezzo della stampa venale a diffamare gli onesti e ad onorare della apoteosi i Regicidî; di essa si è servito nel Congresso di Parigi, per mezzo di Lord Clarendon, a rovesciare i troni d’Italia, segnando loro una dichiarazione di Guerra in un trattato di pace; alla fin fine di essa si serve tutt’ora ad assalire la Corte Romana, e l’Esule Sovrano FRANCESCO II, non che la bella, la religiosa, la Eroica, e la rassegnata Sua Consorte MARIA SOFIA, innanzi a Cui, ogni testa Coronata in segno di onore, di rispetto e di ammirazione s’inchina; ed attribuisce loro la causa del movimento nazionale che si verifica nel Regno di Napoli, dichiarandoli responsabili di quel sangue che si versa in quelle depauperate contrade, una volta floride e doviziose.

Ed abbenchè con atti autentici e con prove d’incontrastabili fatti sia stato sempre smentito, senza però mai arrossirne, pure gli aievi della sua scuola che cicalecciano nella Camera di Torino, non si sono mai arrestati a fare sfoggio di valentia a chi sapesse più mentire, sbugiardandosi a vicenda e senza vergognarsi, in riparazione dell’offesa, sono venuti a duello; per dimostrare la gran concordia che regna tra i parassiti, che si strombazzano rappresentanti dell’acefalo Regno Italiano.
Noi indegnati della loro sfrontatezza, annojati di più leggere negli atti ufficiali tante spudorate menzogne, ci siam decisi gettarli un guanto di disfida, e far rilevare che quanto si è detto nella Camera de’Comuni di Londra ed in quella di Torino, contro la Corte Romana, contro FRANCESCO II, e contro gli altri Principi spodestati, tutto è falso. Ed acciocchè gli avversari in politica non ci potessero adentellare nell’ esposizione del lavoro, ci serviremo, come documenti di appoggio, delle ragioni, delle opinioni e dalle confessioni, che la maggioranza dei componenti le due Camere, ha fatte, emesse e dedotte. Le loro tornate ci saranno a guida, e la stampa liberale ci starà in sostegno.
Fidenti nel vero, e disprezzando gl’ignoranti, e gl’invidiosi calunniatori, scenderemo nella dura, ma per noi piacevole palestra.

(1) Lettera Enci: di Pio IX i0 Agosto 1863


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pag. 32 a pag 38

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Domandiamo al Primo Ministro Inglese, che tanto va superbo d’aver spodestato FRANCESCO II: chi erano questi uomini indipendenti, non erano forse i padri di questi attuali briganti? la causa che quelli difesero non era pure quella dei Borboni? Chi era Giuseppe Vitella, Capitano delle Masse di allora, forse era più di un Cipriani, di un Tamburrino, di un Caruso, di un Ninco=Nanco, di un Schiavone, e di un Chiavone, che per antonomasia un foglio Francese lo chiamò il Garibaldi degli Apruzzi ? Noi senza giustificare il giudizio dei contemporanei, il quale non è sempre conforme, diciamo: che lo spirito d passione deve eliminarsi nel giudicare; finché la giustizia possa ritenere il suo seggio dignitoso, ma la posterità imparziale renderà loro il meritato onore.
La rivoluzione però andando in traccia di altro appicco onde aver ragione di chiamarli Briganti, in senso di delinquenti, lo rinviene negli eccessi ch’essi commettono. A rispondere a questo screditante ritrovato settario, diremo: che è assolutamerrte fuor di modo che un partito, o un popolo si alzi fiero contro il suo nemico, senza usare le armi con ferocia, con ardire, con prontezza e con terrore. E riannodandosi i giornali di ogni colore, si apprende: che essi non sono feroci coi buoni, anzi li difendono, ma solo si mostrano terribili contro quelli, che channo adottato nelle provincie Meridionali il sistema di sangue e di terrore (Bixio e Ricciardi).
Essi sono di spavento a coloro, chè hanno fucilati 15 mila cittadini, senza legalità, a coloro che ne han feriti oltre dieci mila, che ne hanno imprigionati fin ora oltre 80 mila, che hanno bruciati 29 tra Città e Paesi. In fine sono severi soltanto con quelli, che han distrutta moralità, religione onore, grandezza Nazionale, e che hanno decisi deportare in massa il popolo Napoletano, per non trovare più oppositori in quei terreno insanguinato: Ed a tal proposito il giornale La France ci assicura che fino a questo momento si sono deportati 1180 nelle Isole dell’Arcipelago toscano. Eppure la stampa di Torino, con fronte pari a quella del suo padrone, non lascia stimatizare lo Czar, che manda in Siberia i ribelli polacchi in cambio di fucilarli, come fa il Rigeneratore Italiano per togliersi d’impaccio. Con differenza, che gl’insorgenti nel Napolitano non sono ribelli al dritto ed ai trattati, come i polacchi, ma sostenitori delI’ inviolabilità di essi, la qual cosa dimostreremo in apposito capitolo.
Svolgendo gli atti uffiziali del parlamento di Torino, troviamo che un Deputato (Ferrari) reduce del Regno di Napoli, inorridito dalla strage di Pontelandolfo, e Casalduni disse in una tornata: i reazionarii delle due Sicilie si battono sotto un vessillo Nazionale, voi potete chiamarli Briganti, ma i padri e gli Avoli di questi hanno per ben due volte ristabiliti i Borboni sul Trono di Napoli, ed ogni qual volta la Dinastia legittima é stata colla violenza cacciata, il Napoletano ha dato tanti briganti, da stancare l’usurpatore e farlo convincere che, nel Regno delle Due Sicilie, l’unico Sovrano che possa governare, dev’essere della Dinastia BORBONICA, perchè in questa Famiglia Reale soltanto si ha fede, e non in altri. Dicano quel che vogliano i nemici dei Borboni, ma la mia convinzione è questa, ed é basata sull’esperienza del passato e sui fatti che attualmente si compiono. Ed il Deputato Nicotera elogiando il governo dei Borboni disse: che i Proclami di Cialdini e degli altri Capi sono degni di Tamerlano, di Gengiskhan, o piuttosto di Attila; volendo con ciò far osservare alla Camera: che sono briganti i Piemontesi, e non gl’insorti nelle contrade meridionali, i quali vengono ajutati dall’intera popolazione ; nella quale, come dice il Ricciardi, iI partito Borbonico esiste potente di nove sopra dieci.

E Brofferio corrobborando l’assertive del collega soggiunse: che nel Reame di Napoli tutti pensano a FRANCESCO II, e niuno a Vittorio Emmanuele, perché, replicò il Ricciardi in altra tornata, il primo ha il merito di essere più noto per benefici, che il secondo; e se questi vien nominato da qualcuno, il suo nome viene accompagnato da mille maladizioni, mentre Quegli, viene adorato anche nelle imagini delle monete; ed oggi chi possiede nel Regno di Napoli un pezza da cinque grani di FRANCESCO II si crede già possessore di un gran tesoro. E perciò diceva un altro deputato, che i combattenti il governo usurpatore, i quali tengon testa a cento venti mila soldati, ed alla caterva dei mobili assassini, non meritano di essere chiamati briganti, ma debbono ritenersi come tanti Eroi , come tanti Semidei.
Di fatti per le inaudite lotte che sostengono in disuguaglianza di forza, danno uno spettacolo all’Europa troppo sorprendente, e niuno può mettere in dubbio che non sia una sollevazione popolare nazionale, come dalla tribuna inglese si sostenne da più eloquenti oratori,(Sir Giorgio Bowyer) e dallo stesso Ricciardi nel serraglio de’loquaci inconcludenti a Torino.
Dal quì fin detto risulta che questo movimento, così detto brigantaggio, non è più una congrega di assoldati dall’Aristocrazia: non sono più gli spediti da Roma vestiti alla francese, come, con inaudita temerità, asseriva Oddo Russell, e che il Ministro di Francia potè agevolmente contradire; non gi’inviati della Baviera, dell’Austria, e della Spagna, come buciardamente ha annunziato sempre l’agenzia Stefani per diminuirne l’importanza, ma è un popolo di dieci milioni, che gigante unanime si solleva. In fine è una giusta controrivoluzione, contro la ingiusta e finta rivoluzione usurpatrice. Se muovesse curiosità al lettore di portarsi ad una esecuzione, che senza dritto si fa dall’invasore contro uno degl’insorti-eroi, vi vedrebbero cose degne di ammirazione, Tutti gli astanti si avvicinano alla vittima della libertà, e strappandone un cencio, un capello, lo ritengono come reliquia, convinti, che chi muore per una giusta causa, è un martire per la fede religiosa e politica. Chi vede questi Campioni della legittimità, allorchè vanno al luogo designato per affrontare la morte, non può non rimaner sorpreso, nel miarli decisi ed imperturbabili a dare lai vita per la difesa de’ dritti del proprio Sovrano, che nei sudditi, è un dovere il più sacrosanto.

Senza più dilungarci, su questa materia , concludiamo: che negare il colore politico ai gloriosi insorgenti del napolitano; negare che questo movimento sia popolare; (Layard) negare che questa insurrezione sia una protesta realmente nazionale, fatta all’ombra del legittimo vessillo, contro la presenza dello straniero Piemonte, (Bentinek)negare, che il così detto brigantaggio sia un plebiscito armato, contro di quello non mai fatto e proclamato sotto la pressione della bajonetta, (B.Malvica) è lo stesso che asserire essere il giorno notte, o questa quello. II solo che ci potrà contrastare questa luminosa verità, è il primo Ministro inglese; perchè pure i Ciarlatani della Camera Carignano spesso, o per inavvertenza, o perché la verità si fa strada anche tra i veterani mensognieri, ci confessano: che i combattenti, le orde vandaliche subalpine nel napolitano, anche che fossero briganti sostengono il dritto d’una legittima ed immaculata bandiera, ed in molti luoghi stabiliscono governi provvisori a nome del legittimo, dell’ Eroe, dei Re paesano FRANCESCO II a cui si mandano replicati Evviva.

CAPITOLO V.

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