Le Paludi Pontine dietro la Gioconda?

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MISTERI PONTINI:Il paesaggio sullo sfondo del più famoso quadro di Leonardo da Vinci, potrebbe essere ambientato nelle Paludi Pontine del 1500!E’ questa l’ipotesi suggestiva, ambiziosa , un po’ campanilistica, ma sicuramente plausibile dell’arch. Eros Ciotti di Roccagorga, che espone in modo preciso e puntuale nel suo studio “le paludi pontine del 500 e la Gioconda di Leonardo”. La Gioconda o Monna Lisa è forse il ritratto più famoso del mondo, ritrae, come ci ha tramandato il Vasari e confermato da successivi studi, Lisa Gherardini . Lisa sarebbe stata una esponente di un ramo secondario della famiglia Gherardini che venne in gran parte esiliata durante la guerra civile tra guelfi e ghibellini. Lisa, andata come seconda moglie in sposa a Francesco Bartolomeo del Giocondo (da cui il nome di “Gioconda”).

L’autore in maniera molto prudente, quasi in punta di piedi, con il riverenziale timore di cimentarsi nell’analisi di quello che è un “mostro” della storia dell’Arte (e non solo) lancia il suo sasso nello stagno: dietro la Gioconda è raffigurata quella che era la pianura pontina vista dalla montagna che sovrasta Terracina, Monte Sant’Angelo o Monte Giove.
E’ bene sottolineare che molte sono le località che si contendono il privilegio di essere ritratte dietro il celebre dipinto:
• Il Valdarno superiore (è la tesi più accreditata)
• Le rive dell’Adda
• Il Lago d’Iseo
• Il sud della Francia
Tutte hanno a supporto tesi, suffragate da indizi circostanziati.
Ma vediamo quali sono quelle a sostegno dell’ipotesi delle Paludi Pontine: Prima fra tutte una circostanza temporale : Leonardo nel periodo di tempo durante il quale dipinse lo sfondo della Gioconda (tra il 1513 ed il 1515) era in terra pontina a portare avanti un lavoro commissionatogli da papa Leone X, ossia la bonifica della palude pontina, che ovviamente non andò in porto, ma di questa attività ci è rimasta una cartina : la pianta delle paludi redatta da Leonardo e conservata nella biblioteca di Windsor, che dimostra la sua profonda conoscenza di questo territorio.
Poi abbiamo l’atmosfera generale del quadro sfumata, rarefatta, umida e nebbiosa , sicuramente un paesaggio paludoso, ma le stesse argomentazioni possono essere messe in piedi per le zone lombarde, candidate ad essere il luogo misterioso.

Infine tutti gli elementi che compongono questo paesaggio in secondo piano, che da marginale diventa protagonista, c’è il mare (non presente né nel Valdarno, né a Lecco), c’è un’area acquitrinosa, ci sono le dune, c’è un monte con la siluette molto prossima al promontorio del Circeo, ci sono delle rupi, che alcuni accomunano ai calanchi del Valdarno, ma assomigliano molto alle rupi di Monte Leano a Terracina, ed ancora un ponte romano, che la tradizione vuole sia il ponte di Buriano e che l’autore accomuna al ponte di San Lidano sotto Sezze di cui restano solo due archi diroccati.

Queste sono le argomentazioni!
Il dibattito è aperto.

pontiFonti : Le paludi Pontine nel 500 e la Gioconda di Leonardo di Eros Ciotti ed. Metropolis’Novecento