Nei principi di luglio 1861 è comparsa una cometa…

titolo Pagine da notizie paesane...

…omissis…

PAG 203-207

Alla fine di agosto 1861 furono discussi i reclami presso il Consiglio di Benevento intorno alle mentovate schede senza la griffa, e fu deciso di essere valide, sicchè il numero dei consiglieri della parte d’ Abbamondi è divenuto maggiore .
Nei principi di luglio 1861 è comparsa una cometa la quale avea una coda oltremodo lunga rivolta al mezzodi, essa sembrava involta in un fascio di raggi, che ne formavano la detta coda e comperve le prime sere verso due ore di notte, percorrendo il cerchio da mezzodi a settentrione, e tramontava in direzione di Faicchio, poscia usciva più per tempo, e s’impiccioliva sera per sera si che dopo una ventina di giorni si rese invisibile.
Il brigantaggio in questo tempo tra giugno e luglio è cresciuto a dismisura per tutte le montagne, e specialmente su quelle di Valle, di Cancello e di Cerreto, ed i briganti operano in nome dell’ex Re Francesco II. Intanto perché non vi è forza sufficiente per sperderli, fanno quel che vonno, ed in molti paesi si sono slanciati a Posti di Guardia Nazionale, e si hanno prese le armi. Quello poi che è accaduto ai paesi Pontelandolfo e Casalduni è degno di registrarsi nella storia .

Verso i 7 o 8 di agosto 1861 i briganti al n° di circa 50 si portarono a Pontelandolfo, donde era fuggito il Sindaco D.Lorenzo Melchiorre, e qualce altro liberale, perché minacciati dai detti briganti ,ed uniti col popolaccio proclamano Francesco II°, assalgono la casa dell’Esattore, lo ammazzano, lo saccheggiano, el fuoco appiccano alla casa, e così praticano a qualche altra casa di liberali ancora, senza aver alcuna resistenza.
Nel di seguente vi accorre un drappello di soldati piemontesi da Benevento di circa 40 persone, e vengono massacrati dai briganti uniti al ceto basso che li coadiuvava, e questo stesso si è operato in Casalduni. A questi tremendi fatti di saccheggio, eccidi, ed incendi il Governo finalmente si è scosso, ed oggi 13 agosto 1861 all’improvviso sono arrivati in questo comune di Solopaca da Napoli 350 bersaglieri di Vittorio Emmanuele comandati da un maggiore per andare a distruggere quei due paesi che hanno dato mano ai briganti, ed in pari tempo perseguitare i briganti.
Detti bersaglieri han detto , cioè il capo, che altri mille soldati sono anche colà diretti per la volta di Benevento, ed altri per la direzione di Cerreto. Questi 350 che stavano qui son partiti a due ore di giorno per S.Lupo donde movevano domani 14 stante per Pontelandolfo.

Oggi 14 agosto 1861 qualcheduno fuggito da Casalduni reca che i soldati arrivati da Benevento a Casalduni vi ha posto fuoco, e così han fatto gli altri soldati a Pontelandolfo ; la gente di quei paesi fugge chi può trasportando seco quello che può di meglio.

Oggi 15 detto appena mattino i predetti 350 bersaglieri sono stati di ritorno da Casalduni dicendo di aver saccheggiato ed incendiato detto paese la mattina innanzi per aver dato mano ai briganti, ed altrettanto aver fatto gli altri soldati a Pontelandolfo. Intanto pubblicamente nel Cortile di questo Palazzo Ducale detti soldati si posero a vendere gli oggetti presi nel saccheggio, come posate di argento, anelli d’oro, due braccialetti anche d’oro, fazzoletti, e financo (cosa che ha fatto orrore) fin anco, dico, un piede di argento di sfera sacramentale, rappresentante due angeli intorno ad un moro.
Altri oggetti li avevano venduti a S.Lupo.
Con questo sacco e fuoco forse si colpì lo scopo ? non affatto, i briganti si rifuggirono alle montagne sani e salvi, e le case ne pagarono la pena, ma tra queste case forse soffrirono più le case dei liberali, ed innocenti, che le altre.
Intanto, non ostante questi esempi, i briganti sono cresciuti di numero, e non si sentono che ricatti e furti giornalmente.

Oggi 1 7bre 1861 sono comparsi la mattina sei briganti ben armati sulla vetta del nostro monte detto Palommella, i quali la sera antecedente avevano sequestrate le vacche di D.Luigi Tancredi di qui, custodite da suo figlio sulla montagna Madonna del Roseto, avendo tirato anche delle fucilate al detto figlio di Tancredi, ma senza colpirlo, poi han mandato a chiedere danaro, e vitto al Tancredi colla minaccia di uccidergli le vacche, se non adempiva la richiesta.
Durante dunque il detto giorno 17bre si vedevano sulla detta cima della Palommella passeggiare detti briganti a occhio nudo da tutti di questo paese , e siccome correva voce che il numero dei briganti era grande, essendosene veduti altri in altri punti ancora, come per i piani e sulle vette dei monti soprastante il comune di Frasso, dove stavano per ispiare le mosse della Forza nazionale, cosi la Forza mentre era spettatrice di tutto ciò non si è potuta muovere affatto, quindi si sono trattenuti in quei punti i briganti pacificamente, e forse beffandosi di noi sino a circa le ore 16 del giorno 23,e poi si sono allontanati, avendo, siccome si dice, forse ricevuto qualce cosa dal nominato Tancredi.
E’ incredibile il timore che sentiamo per questi briganti, perché essendo di un grosso numero, e non essendovi forza idonea per fugarli, potrebbero discendere financo in questo comune.

Stanotte 21 7bre 1861 è stato arrestato Gabriele Forgione(1820-1861) fu Bernardo, che si teneva come capo di una comitiva di ladri, nostro paesano, a cui si attribuivano vari furti, e ricatti di persone si del nostro paese, che di questi contorni : l’arresto si è eseguito dalla Guardia Nazionale di qui in casa di un parente del Gabriele ; la mattina poi mentre il Gabriele stava in carcere è sopraggiunta in Solopaca la forza Piemontese, la quale circola appunto per la distruzione dei briganti, ed informata del di lui arresto ne ha ordinata la fucilazione immediata, quindi cavatolo di prigione lo hanno fucilato all’imboccatura del vico Tazzi .

La morte del detto Forgione non è stata compianta da nessuno perché se ne è creduto meritevole per i tanti misfatti che avea commessi, e si era reso cosi orribile, che tutti i proprietari temevano di essere sequestrati, se fossero usciti fuori il paese, quindi ognuno non usciva fuori l’abitato per timore.
Stamane 23 settembre si è incominciata la ristaurazione della strada principale di Solopaca. Il Governo ha dato a tal uopo un buono di 200 ducati, e se ne debbono avere di più, forse 500 ducati. La commissione incaricata a tale opera è formata dei Signori D. Paolo Cusani, D. Nicola Amore(1819-1886), D. Antonio Fasani(1839-1913), e D. Giuseppe Abbamondi(1825-1911) di D. Gennaro.
Stamattina 25 corrente sono arrivati otto soldati italiani provenienti dal Cerreto col loro Uffiziale a cognome Giuseman e due carabinieri i quali accompagnati da una ventina di Guardia Nazionale di Solopaca sono partiti all’una p. alla volta di Vitolano per procedere a degli arresti in quel comune.
Oggi una p. 26 son tornati tutti spaventati, dopo giunti là, dove si scende a Vitolano………………………..un orda di molti assassini, i quali………………………..sebbene senza alcun frutto, poiché……………………………..i briganti sulla vetta opposta d………………………….. precisamente sulla montagna di S.Mennato. Stamane poi, temendo la forza di essere appostata dai detti briganti se avesser battuta la stessa strada di ieri, son calati per Paupisi, e passato il fiume a Ponte sen venivano placidamente a Solopaca .
Ma giunti sotto la ripa di Formicola due individui Alessandro e Giovanni Tancredi si erano separati dalla Compagnia e attraversavano la pianura sottoposta alla strada, che costeggia la ripa, quando si son accorti che erano fatto bersaglio alle fucilate dei Piemontesi di Benevento, che stavano sulla ripa. Questi non si erano accorti, che la nostra forza passava per sotto, quindi credevano che quei due fossero stati briganti . Ma l’Uffiziale militare, che era colla nostra forza, per farsi conoscere sguainata la spada ha incominciato a gridare Viva Vittorio Emmanuele, Viva l’Italia, e cosi gli altri Piemontesi, che erano da sopra accortisi dell’errore hanno ristati dal sparare. Grazie a Dio che in tutti e due i rincontri………………………alcuno dei nostri è restato ferito. Hanno arrestato in……………………. un brigante, ed un soldato borbonico, che i piemontesi hanno condotto a Cerreto .

Oggi venerdì 15 novembre 18 briganti circa hanno passato il ponte di ferro calando dalla Sala, e di la defilando per la strada nuova sono giunti alla Masseria di Giuseppe Fuschini, dove hanno catturato lui ed il figliuolo, che stavano lavorando. Li hanno ligati, e passato il fiume , li hanno condotti sotto S.Maria delle Grotte, e precisamente a Ciesco Sommana, dove hanno lasciato il padre per andare a prendere il denaro, ed hanno ritenuto il figlio.
Il padre è venuto oggi 16 a Solopaca in casa dei suoi parenti tutto addolorato e rovinato sì per il pericolo della vita, e la perdita del denaro, che per il disagio di stanotte e ieri. Dapoichè ieri nel passare il fiume per le mani che, che portava ligate, cadde in esso e si bagnò tutto. Stanotte per giunta è stato a cielo scoverto coll’acqua, che cadeva dal cielo a secchioni. Varie son le voci intorno alla somma di denaro, che il povero padre ha dovuto mandare a quelli scellerati lassù per avere il figlio, ma secondo ciò che hanno detto i suoi parenti, gli ha mandato 18 piastre, cosa invero da far ridere, pensando, come ad uomini, che dico così rapaci e feroci, la cui sete l’oro del mondo non potrebbe estinguere, si mandano 18 piastre, tanto più ora che sono giunti a 40 di numero, come si è saputo. Si le ha vedute perciò tornare indietro. Si è avveduto quindi che la non è cosa da unità, ne da decine, ma da centinaia, e però dietro una seconda spedizione di 150 ducati è ritornato il figlio stanotte 18 Novembre.
E’ da sapersi che causa di queste scorrerie dei briganti è un nostro paesano a nome Giuseppe Cutillo(1844-1921), il quale essendo scortato da due militi della G.N. Mennato Tancredi e Pasquale di Carlo(1833-1883) alla volta di Melizzano se la scappò per incuria dei due militi che lo portavano sciolto. E’ costui un soldato borbonico sbandato, cambiò del figlio di Luigi Malgieri . Intanto costui si vede armato giornalmente girovagare nelle vicinanze di questo paese.
Ai 28 novembre di questo anno 61 Giuseppe Tancredi(1828-1862) di Luigi di buon mattino se ne andava alla Masseria sul Vagno, e nell’entrare nella cucina ecco che si vide aggredito da tre uomini armati con alla testa il detto sbandato Cutillo, e ligatolo bene lo menarono con esso loro alla Montagna unito al figlio di Vincenzo Frascatore a nome Salvatore, che lo incontrarono all’Acqua morta.

Arrivati alla montagna e precisamente nel luogo detto Trinità, distesero a terra il Tancredi e lo bastonarono ben bene ; ne bastavano prieghi e suppliche, che anzi quei forsennati volevan troncargli l’orecchio e mandarlo al padre. Ma dietro una buona cena, che pervenne loro dal padre del Tancredi lo sligarono e ferorlo stare fre loro ; ma allo scader della notte, essendo stati i briganti vinti dal sonno, il Tancredi se la svignò. Svegliati i briganti e non trovato il Tancredi per l’odio e per la stizza si morsicavan le dita, ma visto, che non vi era rimedio al fatto lasciarono anche l’altro Salvatore Frascatore e stamattina l’abbiamo veduto tornare tutto ansante ed affannato dal timore e dalla fuga.
E’ comune opinione, che se il Tancredi non avesse colta la propizia occasione di fuggir la notte, il Cutillo, dopo che avesse ottenuta una buona somma di denaro, l’avrebbe ammazzato ; dapoichè il Cutillo conserva verso del Tancredi un odio implacabile, poiché costui è stato l’autore di farlo arrestare forse per gelosia di amore

Oggi 6 dicembre abbiamo visto passare per la stada nuova quel celebre capo brigante e reazionario Filippo Tommaselli di Pontelandolfo unito a due altri briganti. Essi vanno ben ligati in mezzo ai carabinieri ed alla G.N. di Guardia e vanno alla fucilazione.

Essi sono stati presi a Caivano nel modo seguente.

Freguentavano spesse volte un osteria in quel paese tutti e tre travestiti, e dopo il mangiare, nell’ebbrezza del vino, spesso emettevano delle parole sospette.

Siccome in quella osteria bazzicava anche un carrettiere, questi si accorse che quelle persone non erano mica oneste, di modo che recatosi dalla moglie dell’oste l’avvertì di badare a quelle tre persone, che davano non pochi indizi di lor cattiva portata. La donna rispose anche essa essersene avveduta, e così senza porre tempo in mezzo ne diè avviso ad un sargente. E come Caivano sta senza G. N. così il sargente che forse era della Pubblica Sicurezza, radunata molta gente, con scuri si
recò all’osteria mentre quei signori stavano mangiando. Questi nel vederlo si turbarono alquanto in viso, ma il sargente senza esitare gli demandò se erano forniti di passaporto. Egli il Tommaselli rispose, che col presente Regno d’Italia non vi era bisogno di passaporto, e però essi ne erano sforniti. Il sergente soggiunse, che s’ingannavano molto se così la pensavano e postegli le mani addosso li tradusse tutti e tre innanzi al Giudice di Caivano. Il quale domandò al Tommaselli, chi si fosse egli. Il Tommaselli disse dessere un tal Angelo Tommaselli. Il Giudice per conoscere la verità scrisse al Giudice di Guardia donde il Tommaselli era natio, chi fosse un tal Angelo Tommaselli. Il Giudice di Guardia rispose essere uomo di intemerati costumi. Ma si andava però meravigliando come si potessero andar cercando indagini di Angelo Tommaselli quando costui si trovava in Guardia. Allora fu che si accorse chi poteva essere quello Tommaselli, che era capitato in mano della giustizia. Incontanente spedì don Raffaele Pigna e don Luigi Corsini a fare la conoscenza. I quali al vederlo restarono stupiti al veder preso il più famigerato brigante ; colui che era stato l’autore di far incendiare due paesi Pontelandolfo e Casalduni, colui che vestito da Generale Borbonico avea ordinato che tutti gli abitanti di Pontelandolfo avessero al far del giorno distesi per le strade i tappeti per passare egli ed andare a cantare il Te Deum per la pretesa venuta di Francesco II°, restavano stupiti dico, e con loro tutti noi altri che l’abbiamo visto passare, che vi avesse potuto prendere un giovine tanto audace, che avea mantenuto coi assassini tutta questa Provincia in ventore. Questi è colui che stava a capo di quei briganti sopra l’ultima vetta di S.Mennato, e che bersagliaron la nostra G.N. che di là passava per scendere a Vitolano.
E’ egli un giovine biondo e di gentile aspetto dell’età dei 26 a 27 anni . I suoi compagni arrestati sono un tal Bartolomeo Crosta di Cerreto e presisamente uno di quelli due, che trucidarono D. Annibale Piccirillo di Guardia, e l’altro è un tal Pasquale Meoli di Casalduni.

Martedì 10 Dicembre , Angelo Napoletano(1779-1861) a soprannome Cinfulinfuta essendo andato a far legna alla montagna, giunto al luogo detto Piano del Melo, che è quella piccola valle che divide la montagna di S.Maria del Roseto dalla Palommella, si è imbattuto col brigante Cutillo, il quale gli ha tirato un colpo di fucile e lo ha ammazzato forse a cagione di qualche parola inguriosa, che il Napoletano avea detto contro il Cutillo.

Sabato 13 Dicembre per la prima volta abbiamo avuto i Carabinieri Reali per residenza in questo paese. Sono quattro individui con un caporale. Speriamo che vogliono molto giovare alla sicurezza del paese.
Ieri sera martedì 14 gennaio 1862 circa 40 briganti hanno invaso la taverna di Francesco di Massa(1802-1870) verso un ora di notte, e dopo di avergli involato quanto avea gli hanno catturato il figlio Pasquale con dieci carrettieri, e se li hanno condotti con loro sulla montagna, e precisamente a Vallone d’Utro. Là hanno scostato la neve, che ce n’è moltissima, ed hanno acceso un gran fuoco, dove si son stati tutta la notte, il di seguente e la notte appresso, ma dietro un tomolo e mezzo di pane avuto dal Francesco hanno lasciato il figlio ritenendo seco i carrettieri. Sembra che una spia li abbia giudati alla preda, poiché mi si dice, che quella sera erano capitati in quell’Osteria due carrettieri ricchissimi di Miano, ed è da questi, che pretendono denaro immenso .

Noi altri galantuomini a tali notizie abbiamo di ogni nostra casa fatta una prigione, non potendo più uscire. Ah ! che non pensevamo mai di ottenere dietro tanti sacrifici di sangue e denaro tanta libertà !

La mattina del 18 marzo di quest’anno essendomi recato col mio piccolo fratello Giovanni a S.Pietro, quando giunsi a quel punto dove incomincia quel precipizio tra il fondo nostro e quello dei fratelli Giannetti, vidi uno sconosciuto, che stava precisamente in mezzo la strada, che mena ad oriente di detto precipizio.
Quest’uomo era inerme, ed al veder me, si accostò alla rupe, e si precipitò da essa. Sceso abbasso, si fece alcuni salci, che erano ivi, ed andò via. Io, al vederlo inerme e coi salci in mano, credei esser’egli un contadino, così che niun sospetto ebbi di lui. Ma venuto al paese seppi essere stato quello il famigerato brigante Giuseppe Cutillo, il quale mentre si stava bevendo del latte con altri quattro suoi compagni a S.Stefano, ed accortosi che stava con i suoi compagni per cadere in mano dei soldati si diede alla fuga, e passato il fiume gittò la carabina, cartucce, due fazzoletti e un anello, e ripassato il fiume di bel nuovo a Vadecupo prese la volta di S.Pietro, ove io lo vidi. Ma egli avendomi ingannato, ebbe l’agio di salirsene verso la via di Frasso. Giunto là s’imbattè in quattro carabinieri, i quali gli domandarono chi egli vi fosse, egli rispose esseruno che avea portato del mangiare al padrone : ma il dir questo ed il darsela alle gambe fu tuttuno. I carabinieri al vederlo fuggire, invece di tirargli, percui avrebbero potuto forse ottenere qualche risultato, lo inseguirono.

Il brigante arrivato all’Isola si gittò un’altra volta a fiume e prese la volta della Piana ; i carabinieri passato anche essi il fiume, gli ribattevan l’orme, ma quelli, che andava un mezzo miglio avanti giunse a Monte Pugliano, dove non più possibile il ritrovarlo. Tutto questo cammino fu fatto da lui in mezza giornata, cosa che fa stupire.

Questa mattina 12 giugno abbiamo visto presentere un brigante di S.Lorenzo maggiore a nome Giuseppe, che è stato uno dei più terribili di questi luoghi e compagno indivisibile del nostro summentovato Giuseppe Cutillo soprannominato Chaccone’ o Pagliaccio. In vederlo siam restati stupiti a contemplare le sue belle fattezze, la sua vigoria, e la sua fiorente età, né possiam comprendere come si possono conservare tali pregi in una montagna, dove è necessità dormir sulla nuda terra, e dove si subiscono tutte le incostanze dell’atmosfera. Egli conta 19 anni e sembra piuttosto essere venuto da una città anzichè calato da montagne e boschi, tanto son puliti e decenti i suoi abiti.

Questo oggi ognuno può immaginare di quanta gioia abbia gongolata la gente di questo paese, e quanti complimenti siano stati fatti a questo brigante, poiché ciascuno avea concepito la speranza che ad esempio suo si sarebbe presentato qualche altro, e così incominciare a vedere la fine di nostre miserie. Ma, al far della sera , egli che dormir dovea col servo del Sindaco in una stanza sotto il portone, profitta del momento che il servo badava ai servizi di sua padrona, si prende il fucile, che balordamente si faceva stare a sua disposizione, e se ne fugge.

E’ comune opinione che si sia indotto a questo dallo aver saputo, che un suo compagno, che parimenti si era presentato a S.Lorenzo maggiore dopo pochi giorni era stato imprigionato. Il che se è vero, come lo è, fa conchiudere, che gli uomini del governo sono i più perfidi traditori perché prima accarezzano e poi perseguitano.

Bel modo di governare.

Eccoci da capo. Da tre giorni cioè da Mercoldi 2 luglio stanno un ottanta briganti sulla Cappella del Roseto, e non fanno altro che mangiare, bere cantare e divertirsi

Giovedi calarono in un fondo sopra Capriglia, otto di essi, e vi stettero buona ferza del giorno, e dopo aver mangiato e bevuto se ne salirono sparando e gridando Viva Francesco II°. Qual terrore abbia ingombrato la gente onesta ognuno sel può immaginare. Nel momento istesso altri suoi compagni andarono a tirare ad una trentina di soldati che passavano per L’acqua morta, ma non colpirono alcuno.

Ieri poi Sabato 5 son calati circa 200 soldati dai Piani sopra la Cappella di S.Maria in traccia dei briganti, ma non v’era più alcuno. I soldati sospettando che fossero nell’eremo han tirato vari colpi, poi montate le mura son penetrati dentro, ma non vi era altro che roba da mangiare, come salsicce, maccheroni ed insalata sopra una tavola nei piatti, con molte sedie intorno.

I colpi tirati da quei soldati fecero mettere in allarme il paese, e dove centinaia di soldati, che quivi erano venuti da Caiazzo e Vitolano, salirono per la strada di Santa Maria, ma ivi incontratisi con quei soldati, che venivano da sopra, se ne calarono tutti qui.

Ma non appena eran giunti nel paese, che si sono visti di bel nuovo i briganti, i quali cercavano d’insultare i soldati o per meglio dire sfidarli tirando dei colpi da sopra della Palommella e dal Serrone. Ma i soldati spinti dall’ardore della vendetta salirono di bel nuovo metà per la strada di S.Maria e metà pel boschetto Cusani dritto verso la Palommella, ma arrivati là non v’era più nessuno.

In ultimo poi si sappia che le parenti e altre donne di Capriglia attenenti ai briganti esercitano tale un traffico di mangiare, che fa scandalo, poiché non arrossiscono di comprar carne, minestra, maccheroni, vino, camice di mussolina, fazzoletti di seta , capsule sotto gli occhi dell’autorità senza che questi minghioni osassero cacciarle in prigione.

Dopo pochi giorni una porzione di questi briganti andò a porsi in agguato poco lungi dal Casale di S.Salvatore per catturare il ricchissimo D.Salvatore Pacelli ; difatti mentre costui in carrozza recavasi alla sua tenuta della Torre di Amalfi gli si fanno incontro i briganti, ma egli coraggiosamente difendendosi e senza usare i molti colpi di fucile, che a corto gli tirarono, ebbe la fortuna di scampare dalle loro mani e di uscirne anche illeso tanto esso che la sua carrozza, ed i cavalli. Fallito questo colpo, la comitiva si ritirava sulla nostra montagna per la volta delle Starze, ma giunta circa le ore 22 alla taverna delle Starze fece sosta per bever del vino presso quel tavernaro, intanto s’accorse, che due figli del Sign. Brizio dal loro casino si ritiravano alle loro case in S.Lorenzo su due cavalli, e bene armati, dovendo passare dinanzi alla detta taverna, al che i briganti risoluti di catturarli si schierarono avanti la taverna, e quando quei due infelici furono giunti innanzi a loro si videro una ventina di fucili impugnati a corto contro di essi, e dietro intimazione di non muoversi, e di discendere da cavallo dovettero smontare, e dopo di essere stati del tutto disarmati e legati furono menati sulla nostra montagna con passare il fiume nel luogo detto la Olla.

Nel giorno appresso altri 11 briganti della stessa orda si portarono al paese di S.Lorenzo Maggiore circa le ore 22, e gittatisi tre di essi verso la strada dove è il caffè s’imbattono con D.Pasquale Melchiorre ricco proprietario, lo catturano, ed unitesi coi compagni, che erano rimasti alla posta, sel portarono via senza che i paesani, che rimasero intimoriti, si fossero in modo alcuno opposti, strada facendo catturarono un altro galantuomo della famiglia Cinquegrani, e battendo la strada della Rottella li trasportarono per S.Stefano sulla detta montagna, e propriamente su costa manca del campo ove dicesi le Sette Serre, e quivi trovansi anche i due Brizi catturati il giorno innanzi.

Dietro di ciò i briganti mandarono a chiedere ducati 6000 pel riscatto dei Brizii e Cinquegrani, e ducati 40000 pel riscatto di Melchiorre ; intanto dopo di aversi tenuto per cinque giorni i primi tre, e di aversi ricevuto poco più di ducati 1000 oltre di armi, ed altre provvisioni ne li mandarono via.

Non così pel detto Melchiorre, contro del quale forse vi era l’idea di vendicare qualche offesa antica lo seguitarono a tenere per altri cinque giorni richiedento sempre danaro assai ; finalmente non ostante avessero ricevuto al di là di ducati 4000, nel giorno 25 luglio corrente anno lo ammazzarono, e dopo lo bruciarono.

Sappiasi intanto, che al rumore di questi ricatti il Governo mandò truppa di Piemonte in Solopaca, ma invece di assaltare i briganti, se la fece per luoghi lontani, e solo pochi soldati si accostarono al punto, e tosto che si accorsero dei briganti non vollero attaccarli, e si ritirarono tranquillamente, e nel di seguente la truppa se ne partì via.

Un altro giorno una comitiva di briganti di questo paese sorprese un contadino denominato Giuseppe Leone(1825-1905) del fu Antonio di Solopaca, mentre si era recato ad un suo fondo, e lo trasportarono sulla nostra montagna, dopo 24 ore lo lasciarono in libertà previo il pagamento di 120 ducati, ed altro.

Poco dopo ricattarono il figlio di Raffaele Onorato(1812-1887) anche contadino di Solopaca, e dopo di avergli reciso un orecchio per aver danaro, ricevuto questo, lo lasciarono andar via.

Circa la metà di Settembre 1862, in oltre la stessa comitiva ricattò D.Antonio Zotti(1883-1912) figlio di d. Vito Zotti mentre stava nel suo fondo al di là del Ponte di ferro, e lo condussero sulla nostra montagna, mandando a chiedere ducati 3000 per lo riscatto ; intanto se lo tennero tutto quel giorno, e la notte seguente, e ne lo mandarono a casa nel giorno appresso dopo però aver ricevuto per lo riscatto ducati 250, mangiare, ed armi.

Dietro tutti questi fatti, e gli altri più tremendi avvenuti altrove, in questo nostro paese, siccome si è praticato anche negli altri, il Governo per distruggere il brigantaggio ha fatto imprigionare in una sola notte circa 60 persone tra parenti, e conniventi dei briganti, sicchè queste prigioni stanno zeppe di uomini, e donne, e di quante più, essendosi imprigionate famiglie intere, con ordine, che non usciranno se i briganti non si presentano, ciò non ostante fino ad oggi, che sono 22 7bre, cioè sette giorni di carcere non si è presentato che uno solo, ma questi già si era ritirato prima, e stava in procinto di presentarsi . Fra gli arrestati è stato compreso anche un prete (D. Filippo Cutillo )ma non si conosce ancora la sua reità ; potrà essere una calunnia.

Un’altra comitiva di circa 40 briganti a cavallo quattro giorni fa ( forse 18 7bre 1862) comparve sulla piana di Sepino aggredendo la carrozza giornaliera, che da Campobasso trasportava parecchi viandanti, tra questi erano due sposi e la madre dello sposo, costui era figlio di D. Vincenzo Fusco di Frasso, il quale aveva sposato di fresco una signorina di Morrone di Campobasso e se la conduceva a casa in Frasso.

I briganti se forse a posta fatta hanno avuto la ferocia di ammazzare ambi gli sposi in quel luogo, toglier loro quanto portavano, e andarsene via tranquillamente.

Il Governo del Re in queste provincie napolitane per fare tutto il possibile a distruggere il brigantaggio, onde i briganti non trovassero più da mangiare nelle campagne ha fatto proclamare un ordine in data de’ 26 7bre 1862 che tutti gli abitanti delle case di campagna sloggiassero dalle stesse insieme con gli animali e si ritirassero nei paesi. Nell’anno scorso per la stessa causa ordinò la distruzione dei pagliai sparsi per le campagne.

In paese seguitano gli arresti dei manotengoli, cioè di quelli, che tenevano mano, e corrispondenza coi briganti.
Nella sera del 28 7bre 1862 si sono presentati al Sindaco di qui due briganti di questo paese, cioè Domenico(1840-1926) figlio del fu Vitangelo Frascatore(1814-1854) ed il figlio di Pasquale Sasso(1804-1861), alias Maiorre, i quali si sono messi in carcere senza mica maltrattarli.

In Cerreto parimenti se ne sono presentati cinque altri di quella Contrada.

Non ostante le varie misure adottate dal Governo per la distruzione del brigantaggio, questo sussiste ancora, ed agisce con coraggio e ferocia. Cosi in agosto 1863, e precisamente nel giorno 24 mentre il Capitano della Guardia Nazionale Sign. Vitelli di Cusano con altri galantuomini anche di Cusano ritornavano dalla Civitella, paese poco discosto, dove si erano portati per godere di una festa, e li accompagnava ancora D. Nunzio Cifarelli di detto paese Civitella, anche capitano di G. Nazionale, furono aggrediti da una comitiva di briganti, che uno scarico di fucili all’impensata uccisero il detto Cifarelli, e tre altri galantuomini di Cusano, due altri li catturarono, ed il detto Vitelli scampò la vita fuggendo.
Un’altra banda di briganti a cavallo di circa ottanta scorrazza per le campagne della provincia di Benevento tra Morcone, San Bartolomeo, e si estente fino a S.Severo, commettendo mille disordini, ed atti di ferocia.

Verso i 5 o 6 7bre 1863, mentre i Signori D. Peppino Mellusi di Torrecusi, e D. Vincenzo de Bianco di Paupisi si recavano a Benevento, scortati da 12 soldati, e 8 guardie nazionali furono assaliti dalla detta banda (chimata la banda di Caruso, che n’è il capo ) e furono catturati, e trasportati nel bosco dell’Ariccia, e quindi alla montagna degli Angeli, per sottrarsi alle ricerche della forza ; intanto perché alcuni dei soldati, e sei delle guardie nazionali, che scortavano i nominati Mellusi e de Bianco, avevano fatto fuoco contro i suddetti briganti nel momento dell’aggressione, così i briganti li fucilarono sopra luogo, e gli altri furono disarmati, e mandati via.
Dopo due giorni ne han mandato solo il Mellusi il quale si dice, che per il suo riscatto ci ha lasciato ducati 4000, il de Bianco fu liberato dopo otto giorni mercè il prezzo di ducati 7000.
Si vuole che i detti briganti sieno stati appostati da un giorno prima nel luogo del fatto successo per fare la cattura dei detti Mellusi e de Bianco, per conseguenza ne avano avuto tutta la conoscenza, e le spie.
Pochi giorni dopo il fatto medesimo la stessa banda si accostò al paese detto S.Bartolomeo poco lungi da Benevento ; all’allarme sparsosi pel paese molte guardie nazionali , carabinieri, e guardie di sicurezza accorsero per inseguire i briganti, questi finsero di fuggire e di cedere alle fucilate, che loro venivano tirate, ma avendo fatto allontanare dal paese la cennata forza cittadina, voltarono testa ai cavalli e si slanciarono velocemente sulla stessa, la quale perché defaticata vi restò vittima la maggior parte, dicendosi, che sono 21 i morti, tra i quali parecchi galantuomini.