La Fonte di Nallo per il ristoro di cavalli e cavalieri

RICERCA, A CURA DEL Prof.Renato Rinaldi, EFFETTUATA DAL LIBRO “CAVALLI E CAVALIERI” a cura di Nicola Mastronardi -Palladino editore- Campobasso 2003
Da pag.177 a 182

La Fonte di Nallo per il ristoro di cavalli e cavalieri
Luigi Sorella

Infiltrarsi nel “mondo del cavallo”, attratti dal fascino delle leggende e dalle grandi epopee della storia, in particolare quelle dei cosiddetti “ordini”, militari e monastici, può riservare delle piacevoli sorprese, soprattutto quando si è alla determinata ricerca di una traccia, possibilmente inconfutabile, innegabile: quella che riesca, in qualche modo, ad illuminare concretamente la più indiscreta delle vicende sepolte nella disinteressata opulenza della nostra cultura regionale. Per quanto ci è possibile, in competenza e in attendibilità scientifica, lontani dalla saggezza dell’esperienza in materia, tentiamo di segnalare alcune orme di cavalli e ripercorrendo i sentieri dei loro cavalieri. Siamo infatti convinti che una presenza cavallerizza, ossia non solo umana, abbia segnato alcuni passaggi strategici del territorio molisano, quei “luoghi della memoria”, dove si sono consumate la fatica e la gioia della contemporaneità, oggi rifugio della Storia per la nostra quotidianità.
A volte l’attuale assetto territoriale del Molise può falsare la lettura antropologica della sua gente, culturalmente ricca e varia: pastori sulle cime del Sannio e pescatori sulle rive della Frentania. Una classificazione troppo semplicistica, ma condivisibile, purché si perdoni generosamente una sintesi geografica così forte. Ogni valutazione culturale sul nostro Molise, dunque, deve calarsi storicamente in due province: il Contado di Molise e l’alta Capitanata, almeno secondo la suddivisione del Regno di Napoli in dodici distretti amministrativi. D’altra parte ogni studioso scrupoloso, intento ad approfondire le proprie ricerche, deve fare i conti con gli archivi che sono custoditi presso le varie intendenze di appartenenza nel Regno preunitario.
Le relazioni umane, in modo particolare lo scambio delle risorse, commerciali, artigianali, artistiche, religiose costituiscono la base di sviluppo per una qualsiasi rete sociale, in cui intrecciare e contrattare i propri interessi. I canali della comunicazione, che talvolta hanno appellativi tanto suggestivi nella loro evocazione, quali la strada “del sale”, “dello zafferano”, “delle pecore”, “dei pellegrini”, e così via, rappresentano un motivo di sospetto e allo stesso tempo uno strumento di ricerca. Tra documenti cartacei, tra pietre monumentali e tra ipotesi di illustri studiosi, più o meno rigorose, si concentra e si scioglie ogni sforzo del sapere.
Ecco allora, che ci si rende conto come l’alto Molise, immaginando come tale tutto il Contado, non abbia uno sbocco sul mare e che una parte della Capitanata, l’antica Daunia, settentrionale, costituisca una piccola zona di comodo “varco”, un “valico di mare” tra l’Abruzzo e il Gargano, tra la Puglia e i piccoli Ducati del settentrione, tra l’oriente e l’occidente. In definitiva un comodo corridoio di costa che si lascia tracciare tra due margini ben delineati: il mare e le prime colline. Focalizzando l’attenzione su un lembo di terra molisana, appartenuto certamente al supposto corridoio di costa, possiamo riscoprire, dall’impassibilità del tempo, un’oasi per il ristoro di cavalli e cavalieri del Medioevo, estremamente interessante – peraltro di recente rinvenimento – in grado di arricchire il patrimonio culturale, storico ed architettonico non solo della Regione.
Qualche anno fa, poco distante dal tratturo Foggia-Lanciano-L’Aquila, nell’agro di Guglionesi (Campobasso), quasi inghiottita dalla campagna, tra i primi colli dell’ultimo Biferno, è stata individuata una fonte, ben conservata in una struttura arcata, un misto di pietra e mattoni, un piccolo monumento eretto in epoca medioevale, tra il XIII e XIV secolo, a protezione di una sorgente d’acqua, localmente e volgarmente chiamata Fent de Nalle, probabilmente da tradursi, secondo qualche documento, in Fonte di Nallo.
Costituita a doppia vasca, quella di destra assolve ad abbeveratoio degli animali a media e bassa statura, mentre la struttura di sinistra, dove affiora la sorgente, è destinata all’acqua più pulita, dunque alla potabilità e all’approvvigionamento umano.
Il fronte è lungo oltre 14 metri, alto in media circa 2,20 metri, per una profondità di circa un metro. Con poca differenza in lunghezza, la Fonte di Nallo si divide in due parti: a sinistra chiusa e protetta da una copertura voltata a botte, aperta solo nel fronte con quattro archi ben impostati; a destra del tutto aperta e non coperta da alcuna tettoia. L’orientamento è rivolto a levante, in asse con il sole che sorge sul mare del solstizio estivo. Ben visibile risalendo il corridoio di costa, da meridione a settentrione, oggi la fonte si presenta recuperata dal suo ritrovamento, libera dalla massa di terreno che lo avvolse per lungo tempo, abbandonata ma evidentemente “sicura” e protetta.
Suscitano un notevole interesse artistico e storico alcuni conci in scultura architettonica i quali, incastrati nel fronte di sinistra in corrispondenza di punti simmetrici del disegno architettonico, emergono dalla piattaforma muraria. Sui tre pilastrini in pietra delle imposte arcate spiccano tre scudi, molto consunti e araldicamente illeggibili.

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La realizzazione scultorea di tali elementi venne realizzata a basso rilievo, incidendo la pietra a fivelli, dalla decorazione araldica alla base di appoggio della sagoma scudettata. Quindi, sebbene resta evidente la forma scultorea, nella consunzìone dell’arenaria si è quasi del tutto persa la lettura del blasone. Probabilmente si tratta di emblemi appartenuti a diversi ordini cavallereschi, che durante il Medioevo hanno condiviso il possesso della Fonte di Nallo. Perciò è attendibile un ruolo di ristoro per questa oasi, una tappa lungo il tragitto del corridoio di costa.
Agli studiosi competenti in materia, agli appassionati di architettura tedioevale, soprattutto di monumenti ai margini del prestigio e della sacralità, forniamo un ulteriore intrigante elemento di lettura. Sopra due dei quattro conci in chiave degli archi – evidentemente altri due sono stati trafugatí – si incastrano due elementi in scultura architettonica il cui disegno sembra iscriversi in una forma piuttosto circolare. A differenza degli scudi, risultano icisi nella loro rappresentazione, praticamente illeggibili. Tuttavia l’elemento di sinistra del fronte arcato, in particolari condizioni di illuminamento, in un gioco di luci ed ombre, riesce a mostrarsi una piccola croce, molto vicina al vessillo della cavalleria templare.

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La tentazione di accostare la Fonte di Nallo all’epopea dei Cavalieri del tempio è molto forte, suggestiva, tutta da dimostrare, affascinante quanto illusoria. Eppure gli elementi ci sono tutti: il percorso della transumanza, il ristoro di cavalli e dei cavalìeri, l’immediata vicinanza di un borgo dove reperire necessità al viaggio (Guglionesi),l’orientamento ad oriente, gli scudi araldici; il Gargano così prossimo, con il culto già secolare all’Arcangelo San Michele, gli approdi pugliesi per la Terrasanta, a qualche giorno di cavallo dalla tappa della fonte di Guglionesi. Ma evidentemente tali considerazioni, se possono da un lato giustificare la eventuale presenza dei Templari in questo territorio, dall’altro sono troppo labili per una deduzione che si possa definire attendibilmente storica. Il ruolo della Fonte di Nallo può diventare importante in tale contesto se riesce a legarsi ad altre tracce, che supportino in tempi coevi la tesi di un’oasi non solo di ristoro umano ed animale, ma pure spirituale. Ciò rafforzerebbe, addirittura, l’ipotesi di un controllo diretto del territorio da parte dell’ordine cavallersco-monastico. In questo senso si può associare, con una certa onestà storica, la Fonte di Nallo alla chiesa di San Nicola di Bari, sempre nel territorio di Guglionesi, uno splendido esemplare di monumento romanico del Molise, dove sul pilastro di destra della prima linea è dipinta una croce nell’inconfondibile rosso sangue. La chiesa, cítata nel Codice diplomatico benedettino di Tremiti per una donazione egistrata nell’anno 1049, addirittura prima della traslatio delle reliquie di San Nicola a Bari, avvenuta il 9 maggio del 1087, potrebbe essere stata ricostruita su un’antica cripta, o un’originaria e primitiva chiesa preesistente, intorno al secolo XIII. Il sospetto che in tale ricostruzione, per lo stile architettonico e per il notevole investimento finanziario supportato, lo spirito templare sia stato forse protagonista, se da un lato continua a far discutere, dall’altro fa sperare in una rivalutazione storica e definitiva del monumento di Guglionesi. La chiave di tale risposta è proprio nella Fonte di Nallo, coeva e ad occhio molto simile nella impostazione strutturale e tipologica alla edificazione della chiesa, quasi una matrice delle maestranze coinvolte nell’allestimento dell’oasi di ristoro.
Resta da chiarire, tra i tanti dubbi, il nome Nallo, in dialetto locale Nalle. Si racconta tra gli anziani del posto che il versamento dell’acqua, dalla vasca all’abbeveratoio, avvenisse tramite una testa dalle sembianze demoniche, forse un diavolo. Difficile spiegarne l’allegoria, ma non può escludersi un legame simbolico con gli scudi e le croci del fronte.
A conclusione di questa segnalazione architettonica, si deve “invocare” un urgente intervento di valorizzazione della fonte, oggi praticamente inaccessibile infatti è “scomparsa” la strada vicinale, peraltro comunale.
Il suo reintegro nel tessuto urbanistico di Guglionesi e nella cultura molisana restituirà un piccolo gioiello medioevale alla nobile tradizione del “cavallo” e dei suoi cavalieri.
Riferimenti bibliografici

-Cfr. L. SORELLA, Un intrigo… forse templare, in «Made in Molise», anno IV, n. 7, Campobasso 2002, pp. 16-19.
-G. MORLACCHETTI, F. PAOLONE, L. SORELLA, La Chiesa di San Nicola a Guglionesi, Parrocchia Santa Maria Maggiore, Guglionesi 1997.
-A. M. Roccia, Cronistoria di Guglionesi e delle tre gloriose traslazioni di Sant’Adamo abate suo protettore, ristampa a cura di G. Morlacchetti, Vasto 1991.
-D. ACETO, Atti del Notaio G. Leonardo de Manfrodinis 1546, Guglionesi 2001.
-F. Cuomo, Storia ed epopea della cavalleria, Roma 1995.
-E BRAMATO, E CARDINI, S. CERRINI, A. DEMURGER, C. DONDI, A. Luttreli, Templari, la guerra e la santità, cura di S. Cerrini, Rimini 2000.