Note storiche sulle taverne

Ricerca e elaborazione testi del Prof.Renato Rinaldi Da: Note storiche sulle taverne – “S.Croce del Sannio nel Risorgimento 1799-1884” di Enrico Narciso-

Nell’assestamento del sistema viario arcaico e nel protrar­si della sua funzione ebbero un ruolo non secondario le taver­ne. Esse segnavano le tappe del lungo percorso che mercanti, pastori, semplici viandanti e bestiame compivano ciclicamente dalla montagna alla pianura e viceversa. Sorgevano ai lati dei grandi percorsi, che attraversavano l’Appennino fino a raggiungere la Puglia, ed erano situate ad intervalli costanti a volte in corrispondenza dei centri abitati, a volte isolate.

In verità il rapporto con le realtà urbane non è il dato fondamentale del loro sussistere (il più delle volte pur conti­gue al castrum o al casale non erano nemmeno comprese nei loro perimetri fortificati).
Esse derivavano infatti direttamente dalle partizioni che i Romani sovrapposero al territorio; si identificavano sovente con le “stationes” e distavano in gene­re tra loro circa sette chilometri. Tale lunghezza si ritrova frequentemente negli intervalli posti tra i vari “pagi” che cir­condavano le aree colonizzate divise in centurie; essa dunque non può essere strettamente riferita alle medie di percorrenza dei viaggiatori. Nel caso del Tratturo Regio questo intervallo misurava la distanza che correva tra S. Crocé e Circello; tra Cir­cello e S. Marco dei Cavoti; tra S. Marco dei Cavoti e S. Gior­gio la Molara; tra S. Giorgio la Molara e Buonafbergo e così via, ovviamente via tratturo.

In corrispondenza di ciascuno dei centri abitati citati sor­geva una taverna. Altre ne sorgevano lungo i tratturelli, nella piana di Morcone e presso Pontelandolfo. Una delle più impor­tanti taverne si incontrava nella piana di Sepino nei pressi dell’antica città romano-sannita oggi quasi del tutto riportata alla luce.

La taverna svolgeva funzioni complesse non limitate al ristoro dei viaggiatori e al cambio delle cavalcature. Da un punto di vista tipologico essa era generalmente composta da un semplice corpo di fabbrica più lungo che largo, allineato al bordo della strada e da un ampio recinto retrostante acces­sibile attraverso un androne che divideva al centro la taverna. Questo androne col caratteristico alto portale rende ancor oggi riconoscibili queste antiche strutture riutilizzate come. case contadine. Verso lo spazio centrale appena descritto (misura­va all’incirca 7 x 5) convergevano tutti gli ambienti del piano ter­ra (la cucina, le stalle, i depositi) e da esso saliva la scala in legno che portava alle stanze del piano superiore in cui si trattene­vano e riposavano i viaggiatori, dopo essersi rifocillati.

L’androne in qualche caso veniva riscaldato da un cami­no (è il caso della più antica taverna di Sepino). Un altro ca­mino era posto nella sala comune superiore in asse con lo spa­zio centrale inferiore. Le stanze poste al lato dell’androne ra­ramente superavano le due per lato in ognuno dei due piani.

La taverna più antica di Sepino presentava rispetto alle altre una profondità maggiore avendo incorporato una parte del recinto posteriore ripartendolo in tre grandi sale (oggi ri­dotte a ruderi) probabilmente per ovviare alle esigenze dello intenso traffico che in quella località, fondamentale nodo via­rio, trovava un punto di riferimento.

Nelle taverne stazionavano diverse figure di “operatori” il «tavernaro», gli stallieri, i «pedatici» (le guide del tempo), i «vaiticali » (i trasportatori di grano), il «procaccia», che trasportava la posta, oltre ovviamente ai mercanti, ai sempli­ci viaggiatori ed ai pastori (i quali lasciavano il bestiame nel recinto o negli spiazzi circostanti appositamente predisposti).

Le taverne offrivano i loro servizi, gli alimenti (cibo, pa­glia e orzo), cavalli o muli ed eventualmente la, «cavalcatora» (la vettura dell’epoca). Nelle taverne avvenivano scambi di merci e contrattazioni. Le costruzioni erano realizzate in mura­tura di pietrame e arredate con spartana semplicità. La proprie­tà delle taverne era delle Università (pur se contestata dai feu­datari), ma la loro gestione era affidata ai privati.

Dopo la devoluzione dei feudi in alcune zone particolar­mente frequentate ci fu una proliferazione di queste strutture.

Sia nella piana di Sepino che in quella di Morcone, ad e­sempio, se ne realizzarono tre a breve distanza l’una dall’altra.

Esse furono oggetto di assalti briganteschi dopo l’unità d’Italia, ad ulteriore dimostrazione della loro importanza.

Progressivamente col mutare del sistema dei trasporti e dei tempi di percorrenza le taverne entrarono in crisi ; scon­parvero del tutto nel primo decennio del ,XX secolo.

mappa
sepino
sepino taverna