Cerreto nel Risorgimento

copertinaRicerca e elaborazione testi del Prof.Renato Rinaldi Da: “Memorie Storiche di Cerreto Sannita” di Aldo Mazzacane- Ediz Liguori.

Pag.230-249

Cerreto nel Risorgimento

1. Sono note le vicende del burrascoso periodo che seguì la Rivoluzione e del risollevarsi dell’egemonia francese. Napoleone incaricò Massena di conquistare Napoli, e Ferdinando IV fu di nuovo obbligato a fuggire in Sicilia; le armi francesi s’impadronirono del regno, e nel marzo 1806 Giuseppe Bonaparte si insediò sul trono di Napoli. Aveva principio l’opera rinnovatrice del decennio. L’esercito francese di occupazione non poteva tuttavia non apportare in Cerreto quel turbamento e quei disordini che inizialmente accompagnano sempre le occupazioni militari. In un libro di memorie di casa Carizzi 1- si legge: «Febbraio 1806. Sono venuti nuovamente i francesi in Cerreto (circa tremila di cavalleria e fanteria, come si disse) e in nostra casa c’è stato un capitano dei Dragoni, un maggiore e l’aiutante e una quindicina di soldati a cavallo e serventi. E per evitare il saccheggio si dovette fare una regalia di ducati 1.260 al generale, e la mattina del 15 partirono per Benevento. La sera del 15 ne giunsero altri 300. La rata mia di contribuzione fu di ducati 23».Nonostante i donativi, le milizie venute qui da Piemonte arrecarono rilevanti danni: trasformarono le chiese in alloggi per la truppa, derubarono, saccheggiarono la cattedrale, il seminario, il palazzo vescovile.
Il capitano Nicola Giuliani, vecchio repubblicano, ne affrettò la partenza. Nel 1808 partiva verso la Francia Giuseppe Bonaparte, e il 6 settembre dello stesso anno faceva solenne ingresso in Napoli Gioacchino Murat, bello di aspetto, magnifico di persona, superbamente vestito. Lo spirito pubblico non era tranquillo nel nostro circondario. Il 20 marzo 1808 l’intendente di Terra di Lavoro inviò al giudice di pace di Cerreto (era il dottor. Domenico Antonio Mazzarella, padre del letterato Andrea) una lista di individui «non plausibili»’, e il 10 giugno, essendo cresciute le voci allarmanti in Cerreto e nel circondario, furono tutti d’accordo col
commissario di polizia Rossi3 di trarre in arresto Nicola Maturo di Amorosi, Pasquale Mar¬chino di Cerreto, Luigi Fiore e Gaetano Di Lella, pure di Cerreto. Il 16 marzo dell’anno seguente lo stesso intendente chiedeva riservatamente al Mazzarella i nomi delle persone sospette e dei briganti; il 30 marzo gli ordi¬nava di arrestare i corrieri che spargessero voci allarmanti; il 15 aprile gli scri¬veva: «si suppone di essere stati spediti in questo Regno due proclami rivolu¬zionari, uno dell’arciduca Carlo, l’altro di Francesco figlio di Ferdinando per produrre un disturbo. E necessario dunque ora di far vedere il vostro zelo, attività e attaccamento al Governo. Invigilate perché non girino nel vostro Circondario gli enunciati proclami. Arresterete al momento tutti coloro che li detenessero. Vi ricordo in questa occasione di sorvegliare attentamente tutti coloro che sono oziosi e disutili e tutti quei che in altre occasioni o coi fatti o con altre maniere si sono mostrati avversi al presente Governo. Questi in ogni minimo fatto che vi darà da sospettare saranno da voi subito ristretti nelle fosse». Il 6 maggio insisteva perché adoperasse tutto l’impegno negli affari di polizia: «una polizia attiva, vigorosa ed energica può solamente pre¬venire i frequenti disordini che affliggono questa provincia. Ma non si otterrà mai questo intento finché i giudici di pace, cui è affidata la Polizia sotto la dipendenza di questa intendenza, non raddoppino di zelo, di vigilanza, di imparzialità». Il 5 luglio informava di aver conferito al signor Antonio Mas¬sone i poteri di commissario di polizia e di aver date disposizioni per la sicu¬rezza del circondario, considerato il rapporto del giudice del 29 precedente mese: «sí facessero sollecitamente passare delle munizioni in Piedimonte al capitano Sannillo, il quale formerà il centro della forza del Matese in assenza del marchese Letizia. Il Matese è scorso intanto dalle colonne mobili coman-date dai signori De Benedictis e Sarzillo di San Potito, che ha la sua corrispondenza in San Gregorio»4.
Il vacillante edificio del feudalesino riceveva intanto dalla nuova dominazione l’ultimo colpo. Il 2 agosto 180 veniva abolita la feudalità, reintegrate alla sovranità tutte le giurisdizioni, mentre la proprietà era assoggettata ai tributi regi.
Il 1° settembre si ordinava la ripartizione dei territori feudali e lo scioglimento delle promiscuità fra le popolazioni e gli ex baroni. Fu creata la Commissione feudale per la decisione delle liti e il 24 ottobre dello stesso anno si nominarono i commissari ripartitori Si dispiegò un’ampia opera di riforme civili: «Ci vollero i figli della Rivoluzione, forti degli ardimenti. materni, per disegnare e avviare, nei due anni di Giuseppe, ed eseguire e compiere negli otto anni di Gioacchino Murat, tutti i mezzi di rigenerazione che, da oltre un secolo, i nostri pensatori venivano chiedendo»”.
Per Cerreto la Commissione feudale emise sentenza in data 5 luglio 1809.
2. Caduto Napoleone, combattuto e vinto Gioacchino Murat, tornò dalla Sicilia Ferdinando IV, che mutò titolo e si chiamò I delle Due Sicilie. La restaurazione dei Borboni fece rimpiangere il periodo luminoso del decennio napoleonico: iniziò il torbido, lungo periodo delle persecuzioni poliziesche, cui si abbandonò il sospettoso e crudele governo borbonico.
In Cerreto, se diffuso era il sentimento dinastico, non mancavano elementi liberali, così come nel 1799 non erano mancati uomini di schietti sensi repubblicani. Né mancò una presenza carbonara. Il regno di Napoli si trovava nelle condizioni più adatte perché vi sorgessero e prosperassero le sette, ed infatti vi penetrò subito ed ebbe larga diffusione quella dei Carbonari’. In Cerreto una «vendita» fu istituita nel 1814 e Gran Maestro ne fu Bonaven¬tura Capuano, uomo di dubbia moralità, audace, avventuroso e violento, «inviso al ceto basso per angarie e usure», morto infine nel 18429.
Il Rotondi accenna alla festa solenne che i carbonari organizzarono il 6 e 7 luglio per celebrare la costituzione spagnola. Nella piazza di S. Martino, convertita in foresta, fu allestito un banchetto per i poveri e per i «legionari».
5 La Commissione feudale, istituita per dirimere le controversie tra università e baroni, ebbe speciale competenza dal 1806 al 1810. Studiò oltre centomila processi ed emise oltre tremila sentenze, riunite in 97 volumi: «Bollettino delle sentenze della Commissione feudale», dichia¬rato ufficiale col decreto 26 settembre 1936. I processi spettanti a Cerreto erano conservati nell’ASN, Commissione Feudale, vol. 40, 41, 42, proc. dal n. 264 al 27,1.
6 SCHIPA, Albori del Risorgimento nel Mezzogiorno d’Italia, Napoli 1938.
7 «Bollettino delle sentenze della Commissione feudale», 1809, n. 7, sent. 19.
8 VALENTE, Gioacchino Murat e l’Italia meridionale, Torino 1941.
9 Collezione Mazzacane, Libro di memorie di casa Carizzi. Nel 1814 il Capuano doveva avere circa 25 anni. Nel 1808 infatti infatti la R. Camera di S. Chiara, avendo ricevuto da Bonaven¬tura Capuano richiesta di dispensa dal consenso paterno per sposare Maria Elisa Di Lella, incaricava il governatore di Cerreto di sentire dal padre i motivi del dissenso. Il 28 maggio Filippo Giacomo Capuano dichiarava che il figlio, «di anni 19, non aveva né arte né professio¬ne, era tirato al gioco, dissipatore», carico di debiti, ecc.: Collezione Mazzacane, Corrispondenza del Governatore cit.

…OMISSIS…

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