Cronache dal brigantaggio e dintorni di Valentino Romano (XII)

Cronache dal brigantaggio e dintorni di Valentino Romano (XII)

Posted by altaterradilavoro on Apr 17, 2025

Il fiume della Storia trascina e sommerge le piccole storie individuali, l’onda dell’oblìo le cancella dalla memoria del mondo; scrivere significa anche camminare lungo il fiume, risalire la corrente, ripescare esistenze naufragate, ritrovare relitti impigliati sulle rive e imbarcarli su una precaria Arca di Noè di carta.

Claudio Magris

Un giorno in … Parlamento

Torino, novembre del 1861.

Il 20 novembre, dopo quattro mesi di meritato riposo e dopo la proroga del 23 luglio die lavori della prima sessione, riaprono i battenti del Parlamento Italiano: prosegue così la prima legislatura del Regno d’Italia. Oddio, veramente sarebbe più esatto parlare di VIII legislatura del Regno di Sardegna ma, lo ammetto, questi sono dettagli insignificanti, come tale lo è del resto il decimale che ha continuato ad attribuirsi il Re Galantuomo. E poi,  a ben vedere, queste scelte sono un profondo atto di onesta intellettuale: non di nuova nazione si può parlare, nemmeno di nuovo re e, ancor meno di nuovo governo. Diciamo che … si sono allargati i confini. Magari con qualche fatica in più rispetto a quelle preventivate, ma alla fine sono riusciti a ad allargarli comunque.

Di nuovo  non c’è nulla. Accidenti, ho sbagliato di nuovo! Qualcosa ci sarebbe: ad esempio quei discolacci di meridionali che ancora dimostrano di non volerne sapere di essere “liberati”. E non c’è verso, non li si convince nemmeno a fucilate.

Logico quindi sarebbe aspettarsi che il primo punto all’ordine del giorno sia proprio questa benedetta “questione delle provincie napoletane”. Sarebbe! Se non ci fossero cose più importanti ed impellenti: ci sono le comunicazioni del presidente del Consiglio, Bettino Ricasoli, che freme dalla voglia di manifestare ai presenti ed agli assenti quanto sia lieto di trovarsi di nuovo in mezzo ai rappresentanti della nazione e di sottoporre al loro giudizio il suo operato intorno la questione che più vivamente delle altre sollecita gli affetti della nazione intera.

Ecco, ci siamo, pensano alcuni parlamentari meridionali, adesso pone sul tavolo la situazione dell’ex Regno delle Due Sicilie.Ma gli sprovveduti sbagliano di grosso perché Ricasoli invece intende parlare della questione romana.

È prioritario ad ogni cosa dirimere la controversia con la Santa Sede, nel solco delle geniali intuizioni di quel grande uomo di Stato, di cui noi mai abbastanza deploriamo la perdita, propugnatore di un principio fecondissimo, il principio della Chiesa libera in Stato libero. A tale scopo egli si è premurato di ridurre in brevi articoli le guarentigie reciproche della libertà della Chiesa e dello Stato per sottoporli alla rettitudine della mente ed alla bontà del cuore del Sommo Pontefice.

Purtroppo Sua Santità è un tipo piuttosto irascibile e non ha ancora digerito la sottrazione di quei certi terreni che erano indispensabili per infilarsi tutto lo stivale in saccoccia. Ma Ricasoli è uno tosto, che non demorde e così comunica di aver pensato di ricorrere ai buoni uffici del magnanimo Imperatore e del Governo francese, della cui benevolenza per l’Italia sono sì molteplici e sì splendide le testimonianze, quanto sono luminose le prove di riverenza e di affetto alla Santa Sede. Tutto si aggiusterà nel migliore dei modi e, alla lunga, il Santo Padre si convincerà che le intenzioni di S. M. il Re d’Italia e del suo Governo, nonché quelle dell’intera nazione sono verso la Chiesa devote ed ossequiose.

C’è qualcuno, a questo punto che giura di aver udito  quella linguaccia premonitrice di Petruccelli Della Gattina sibilare a mezza voce: certo, come no! Se avesse un cellulare adesso gli manderebbe un bel “Pio IX, stai sereno”!

Comunque i deputati meridionali della sinistra non ci stanno e chiedono a gran voce di intervenire. Ferrari, che nessuno riesce mai a far stare zitto, pretende di essere ascoltato sul compimento dell’impresa italiana, sulla questione dell’armamento poi su quelle  delle finanze e dell’ordinamento interno: e, finalmente sulla condizione speciale delle provincie meridionali.

Si associa l’onorevole Zuppetta che senza mezzi termini, chiede con forza di sapere subito quando potrà muovere rispettosa interpellanza: mio intento è quello di trattare una delle questioni più gravi che vi possa essere mai, togliendo di mezzo ogni questione pregiudiziale a proposito degli ineffabili mali che pesano sulle provincie napoletane, ed al tempo stesso intendo di esporre quei rimedi che io giudico i più acconci per far cessare la generale costernazione che ha invaso quelle popolazioni.

Tutto l’emiciclo rumoreggia e Ricasoli cerca invano di metterci una pezza: io aderisco a tutto ciò che la Camera crederà bene di fare,  ma dichiarando previamente che io prego tutti di non fare discussioni inutili. (Già, perché per lui, tutto il Mezzogiorno in fiamme è una discussione inutile!) Le piaghe delle provincie napoletane non vi è medico che le possa guarire con degli specifici particolari … debbono primieramente i cittadini contribuire al medicamento di se stessi (e, dal suo punto di vista, ha pure ragione: la sua terapia prevede solo becchini!); l’Italia si trova in un’epoca di formazione. Sei Stati ( mica bruscolini) si son dovuti distruggere per togliere le barriere che si opponevano (e come dargli torto!). Perciò, chiosa Ricasoli, io credo che il proporre di nuovo questa questione delle piaghe napoletane sarà un perdere un tempo prezioso, sarà un ripetere una storia dolorosa di cose che purtroppo sappiamo … bisogna armare … ma gran Dio! Non si arma con cento mila fuciil, né con cinquecento mila, né con dei milioni. Uomini ci vogliono, e questi non si hanno che colle leve e con delle leve successive: e non si fanno gli uomini quando un brigantaggio feroce affligge le provincie su cui sono sparsi sei milioni di abitanti.

Ecco dunque che, nell’ovattata atmosfera del Parlamento, fa il suo ingresso la parola terribile e temuta: brigantaggio. Ma non abbiano a preoccuparsi gli onorevoli colleghi, si affretta a precisare Ricasoli: il Governo non ha risparmiato e non risparmierà niente e ricorrerà a qualunque provvedimento, ai più energici, come v’ebbe già ricorso; e di questo il Parlamento può essere convinto.

Parole sante, possono esserne convinti gli onorevoli deputati, proprio come lo sono gli abitanti delle regioni meridionali che ben conoscono quei “provvedimenti”.

Interviene Proto: io mi fo oso di presentare alla Camera questa mia mozione d’inchiesta parlamentare per i fatti che si passano nelle provincie napoletane. La questione napoletana oggi non è questione di colori, la questione napoletana è questione d’onore.

L’onorevole Boggio ottiene la parola e sostiene che prima di affrontare questa spinosa faccenda occorrerò occuparsi della questione finanziaria, del riequilibrio delle finanze: per questo, il giorno per l’interpellanza che desidera muovere l’onorevole Zuppetta sarà fissato immediatamente dopo la votazione di una legge d’imposta.

Vincenzo Ricci, muovendo il riso ra i banchi della destra, ironizza grevemente: e facciamogliele fare queste interpellanze! Almeno ce li togliamo dalle scatole, è il succo del suo intervento: in caso contrario succederebbe che al primo articolo di ogni legge sul registro o sul bollo, l’abilità oratoria dei deputati cercherebbe innestarvi e farci vedere la connessione colle quistioni del brigantaggio di qualunque altra delle piaghe delle provincie meridionali.

L’urgenza spiega sempre più infastidito Ferrari, è che in questo momento havvi in questa provincia una specie di guerra civile!

Urbano Rattazzi, che presiede, vista la piega pericolosa che il dibattito va assumendo, tenta di stopparlo subito: non deve confondere il brigantaggio con la guerra civile.

Ferrari è, però, un fiume in piena, inarrestabile … i gravissimi disordini, disordini tali che mi obbligano quasi a fare di quest’argomento la quistione pregiudiziale della Sessione stessa … i rappresentanti hanno intrapreso nelle provincie meridionali dei gravissimi atti, i quali mettono in dubbio la costituzione stessa. Vi furono dodici villaggi incendiati …

Anche il “meridionale” Massari tenta di dire la sua: Non vi è guerra civile, non scherziamo! Ma Petruccelli lo smonta con un provocatorio: i briganti non sono forse italiani?

Scoppia un putiferio dal quale emerge Boggio che ribadisce la necessità di ripianare le finanze. È necessario, per esempio, che le tasse siano estese in tutto il territorio della nazione: io accenno a quella legge che dee far sì che cessi quest’anomalia per la quale il decimo di guerra è pagato solo dalle provincie più pacifiche del regno.

Il che, tradotto dal politichese,  sta per: è giusto cherl le provincie napoletane paghino il decimo di guerra … per quella stessa guerra che è in atto contro di esse! Il discorso non fa una grinza!

Pesa come un macigno l’intervento di Brofferio che riesce infine ad avere la parola: la questione delle provincie napoletane richiede del tempo? Il signor ministro entrando nel merito prima del tempo, ci disse che finalmente non si possono fare le cose in un’ora, che ci vuole del tempo, del tempo e del tempo! Io, che in questa Camera sono antico, so cosa valga qui il tempo,  e quale artifizioso aiutatore per i minsitri sia il tempo. Ci si chiedeva tempo per la questione meridionale di Roma; è passato un anno, ed invece andar innanzi siam tornati indietro… il tempo per la questione meridionale venne pure invocato; datemi tempo, diceva un ministro, le provincie meridionali saranno pacificate; trascorsero cinque o sei mesi, ed invece di pace, abbiamo sempre più fervida e dolorosa guerra. Non è dunque il tempo invocato dal Ministro ragione per cui si debba rinunziare alle interpellanze che sono essenzialissime … corse voce che nelle più contingenze si volessero in questa Camera soffocare le discussioni.

L’aula però è sorda ad ogni appello, il dibattito si trascina stancamente ed io lo risparmio volentieri al lettore, al quale basterà – credo – sapere che le interpellanze vengono , alla fine, posposte di qualche giorno: le provincie meridionali, quasi un triste presagio degli anni a venire, possono attendere ancora un po’.

Prima deve discutersi un disegno di legge governativo, la cui mancata approvazione con precedenza assoluta, può causare danni irreparabili alle sorti della nuova Italia: la pensione ai decorati dell’Ordine Militare di Savoia!

E così discutendo allegramente su quanto debba essere l’ammontare di questo vitalizio, su chi possa usufruirne e quanti possano essere complessivamente i fortunati beneficiari (300, 400, 500 …) passa la giornata e arriva l’ora di cena.

Domani è un altro giorno … chissà, forse anche per le provincie napoletane. E in effetti, scorrendo ancora i resoconti stenografici dei lavori, pare proprio di sì: il 21, il giorno dopo appunto viene estesa la “decima di guerra” a tutti, provincie meridionali meridionali comprese.

Sai che soddisfazione sapere che ti fanno la guerra con i soldi tuoi? Incommensurabile!

La “guerra civile” può aspettare: tanto Pontelandolfo ancora brucia e la caccia a Borges e a Crocco  non si è ancora conclusa!