Cronache dal brigantaggio e dintorni di Valentino Romano (XXXIV)

Cronache dal brigantaggio e dintorni di Valentino Romano (XXXIV)

Posted by altaterradilavoro on Set 18, 2025

Il fiume della Storia trascina e sommerge le piccole storie individuali, l’onda dell’oblìo le cancella dalla memoria del mondo; scrivere significa anche camminare lungo il fiume, risalire la corrente, ripescare esistenze naufragate, ritrovare relitti impigliati sulle rive e imbarcarli su una precaria Arca di Noè di carta.

Claudio Magris

La giustizia è uguale per tutti. O no?

Caserta, settembre del 1864

Al cospetto dei giudici del Tribunale Militare di Caserta è di scena un imputato insospettabile ed eccellente: il barone Rosario Petrucelli, già sindaco di Baselice. É successo un putiferio, hanno arrestato il brigante Secola e si è scoperto che era in possesso di “passaporti” in bianco firmati proprio dal sindaco; le indagini hanno accertato come l’individuo sia protetto proprio dal Barone. E numerose testimonianze inchiodano l’illustre personaggio alle sue responsabilità. Chi l’avrebbe detto, proprio lui che si è sempre dato un gran daffare per accattivarsi la benevolenza dell’esercito sabaudo  e del nuovo governo! Ma carta canta!

Sulla colpevolezza del barone non vi sono dubbi, si tratta solo di determinarne la pena. Naturalmente il processo è stato istruito con somma cura, visto che a difendere Petrucelli scendono in campi fior d’avvocati.

Contrariamente, però, ad ogni aspettativa il signor barone viene assolto. L’Avvocato Generale Fiscale non sa farsene una ragione e chiede spiegazioni a Lazzarini, Avvocato Fiscale di Caserta e il poveraccio si affretta a fornirle: le cause che possono aver determinato l’assolutoria del Barone Rosario Petruccelli opinerei siano state due. L’accusa aveva preparato un lungo elenco di testimoni che, non si sa come, è venuta  in possesso della difesa. Risultato? Ecco la prima delle ragioni che indica l’Avvocato: i testimoni fiscali (dell’accusa cioè) che alla pubblica discussione, fatta eccezione di Mattei Giacomo e Patera Francesco, chi più chi meno tentarono di diminuire la colpabilità ed anche di escludere fatti criminosi consumati dal barone Petrucelli. È vero che quattro di essi testimoni furono immediatamente posti in istato di arresto, a mente dell’articolo 448 del Codice P. Mil., ma è una magra soddisfazione, dal momento che rimase indebolita l’accusa.

I testimoni, per dirla chiaramente, o con minacce o con lusinghe sono stati tutti avvicinati: alcuni si sono sottratti alla testimonianza, altri sono stati reticenti e falsi.

La seconda ragione è ancora più squallida: l’influenza che temo abbia l’accusata esercitata sull’animo dei Giudici, e questa non già per l’effetto della posizione sociale, delle relazioni alto locate (si riferisce per caso al generale Pallavicini che, quando passa da quelle parti, non manca mai di far bisbocce con il barone?), ma per la sua vecchiaia, e per la splendidezza e generosità che profuse, e come cittadino e come Sindaco, nel complimentare in Baselice le Autorità e specialmente l’Esercito nostro pel quale dimostrò somma carità e amore …

Ritiene l’avvocato Lazzarini che il Collegio giudicante, mosso a commozione dai tanti gesti di prodiga vicinanza all’Esercito italiano (la predisposizone di un ospedale per curare i feriti e malati, per esempio), abbia agito sotto l’influenza d’un sentimento estraneo al fatto. La sentenza, precisa. lo farebbe presuppore, nella disarmonia che esiste tra motivazione e il dispositivo.

La colpa presente e remota? Suvvia, deve proprio precisarlo?  La S.V. Ill.ma, meglio di me conosce come il cessato Governo Borbonico, con novissimo parricidio,  tentò togliere la coscienza dal giusto e dall’onesto alle popolazioni di queste Provincie, dove vi ebbe glorificato il delitto, dove vi aveva fatto sacrario di denuncia e di menzogna la giustizia divina e umana, dove il testimoniare era mestiere, dove il feudalesimo era tolto di diritto ma non di fatto, dove il brigantaggio ha una tradizione ed una storia, sichè ne fu quasi necessaria conseguenza che, dovendo io procedere criminalmente contro un ricco e potente barone del Regno, mi si elevassero contro molte difficoltà.

Accidenti, continuando di questo passo, vogliamo scommettere che  furono i Borbone a crocifiggere Cristo e non i romani?

Anche le autorità locali di Baselice si sono adoperate, mettendo in giro false voci di destituzione del prefetto Homodei, dello stesso Avvocato fiscale e di elargizioni e munificenze ai poveri di Caserta se il Barone Rosario Petrucelli fosse per essere assolto dalla Corte Militare.

È comprensibile quindi come i testimoni occultavano il vero per favorire il Petrucelli; addirittura molti d’essi appena si presentavano inanzi al Tribunale e senza essere interrogati in proposito, piuccè raccontare recitavano le lodi del giudicabile.

Lazzarini conclude, sostenendo che – a pare suo – se non vi fu una subordinazione, vi sia sta almeno una promessa fra il Petrucelli e vari dei testimoni.

Così è stato prosciolto da ogni accusa il sig. Rosario Petrucelli, Barone del Regno e ras della zona.

Allora la giustizia, compresa quella militare è uguale per tutti?

Più che uguale, si potrebbe sostenere, è “diversamente” uguale. Nel senso che, da un lato, giudica e (sulla scorta della voce pubblica anonima e ostile) condanna i poveracci e, dall’altro, giudica e assolve (grazie alla compiacenza interessata dei testimoni) i potenti. Sempre. Però possiamo stare tranquilli: sono incidenti di percorso che capitano ogni tanto e che – nella nuova Italia – non si ripeteranno: negli anni a venire, siamone certi, tutto andrà meglio. Molto meglio!