Cronache dal brigantaggio e dintorni di Valentino Romano (XXXVI)
Posted by altaterradilavoro on Ott 2, 2025
Il fiume della Storia trascina e sommerge le piccole storie individuali, l’onda dell’oblìo le cancella dalla memoria del mondo; scrivere significa anche camminare lungo il fiume, risalire la corrente, ripescare esistenze naufragate, ritrovare relitti impigliati sulle rive e imbarcarli su una precaria Arca di Noè di carta.
Claudio Magris
Antonio e Maria Rosa
Potenza, maggio del 1865
Alla sbarra del Tribunale Militare di Guerra di Potenza, insieme ad altri, c’è una giovane, una delle tante: è Maria Rosa Marinelli, contadina di Marsicovetere; non ha ancora compiuto 22 anni. Qualche anno prima il fratello, Nicola alias Lupomusso, si è dato alla macchia con un paesano, Angelantonio Masini: nel 1862 è morto in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine. Il padre della ragazza, a sua volta, si è dovuto dare alla latitanza perché accusato di favoreggiamento. Maria Rosa, attirata forse con un tranello da un congiunto, si ritrova anch’essa nella banda del Masini che, nel frattempo si è autorevolmente guadagnato fama di violenza. La pubblica voce attribuisce anche a lei lo stereotipo dei ruoli e delle funzioni nel quale viene ghettizzata la partecipazione di tutte le donne alla lotta contadina: lavar panni, cucinare, imbracciare il fucile e scaldare il letto dei compagni; in aggiunta, è giovane e bella. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per soddisfare il palato morboso della ricorrente opinione dei benpensanti.
La stagione delle gesta del Masini ha termine però sul finire del ’64, allorché il capobrigante viene ucciso dalle forze dell’ordine a Padula, nella casa di un manutengolo che lo ha venduto.
Maria Rosa si costituisce immediatamente e, dopo pochi mesi, viene chiamata dal Tribunale Militare a rispondere di associazione di malfattori, estorsione, sequestro di persona, lesioni.
La presenza del difensore, nella quasi totalità dei giudizi sommari che questi tribunali celebrano, è considerato un fastidio formale o, comunque, un elemento secondario: e – quando pure il difensore c’è – è un militare facente parte della guarnigione competente territorialmente e di più basso grado rispetto al collegio giudicante, sottoposto cioè gerarchicamente in via diretta sia all’Avvocato fiscale militare (la pubblica accusa) sia al collegio stesso. Il risultato è che la funzione della difesa rappresenta poco più di una inutile formalità e che l’impegno del difensore si concretizza in un lapidario rimettersi al … rigore della Corte!
Maria Rosa, almeno in questo, è più fortunata di altri: le viene assegnato d’ufficio Antonio Polistina, un sottotenente del 21° Fanteria che, nella vita civile è fresco di studi giuridici: il giovane – vuoi perché le coercizioni della divisa non hanno sopito l’orgoglio della toga, vuoi perché rimane colpito dalla tenebrosa bellezza dell’accusata – dà vita ad una difesa puntigliosa che sfocia in un’appassionata arringa finale
L’accusa per Maria Rosa è di complicità in brigantaggio per avere appartenuto a banda armata; che in numero maggiore di tre scorreva le pubbliche vie e le campagne onde commettere crimini e delitti, e per aver preso parte a molti reati per presenza e collaborazione.
Antonio non ci sta. Non si limita ad invocare attenuanti, ricorrendo al trito escamotage della costrizione: riconosciuta la partecipazione, vuole smontare le false testimonianze. Su tutte quella del più implacabile persecutore della ragazza, il comandante della Guardia Nazionale, Ciccio Pomarici che, con il pretesto di perseguire la banda ha mascherava l’inconfessata voglia di godere dei favori della ragazza: onestà, ed avvenenza, funesta cagion di sventura. Ella fu segno a persecuzione crudelissima, invereconda.
Chi sia questo abietto individuo ben vel sapete o Signori, e mi dispenserete dal ripeterne il nome, che s’egli alcun riguarda non merta, lo merta invece quel posto di cui si è reso indegno, facendosene scudo e pretesto a lubrica barbarie.
Antonio si chiede e chiede ai giudici: cosa avrebbe dovuto fare Maria Rosa,? Poteva vendersi o comprarsi qual merce, in questa Italia ancora bagnata di sangue sparso a torrenti perché fossimo liberi?
Il giovane è ormai un fiume in piena: nello scranno della difesa non c’è più il sottotenentino comandato e nemmeno l’avvocato: nelle sue parole ci sono l’orgoglio e la dignità di un uomo libero; c’è l’onesta di interrogarsi, non solo sul caso della giovane che difende, ma anche e soprattutto l’analisi onesta e lucida del dramma del brigantaggio intero: nel prologo di quel dramma stanno e le arti subdole ed insidiose di gente perversa e turbolenta, che nascosta in seno alla società lavorava a’ suoi danni; e le prepotenze intollerabili, gli enormi abusi, i funestissimi errori di chi, o per soverchio zelo, smarrita la via del patrio incivilimento, questo credé trovare ove non era, ov’era invece abbrutimento e rovina, o per scellerata libidine di potere e di sensi, profittò dei tempi, libertà tradusse in licenza, e tutto credendo a se lecito, giunse fino a farsi della legge strumento e della umanità scabello.
Sul rovescio di quella tela stanno da un lato i nequitosi consigli, le fallaci promesse, le misteriose lusinghe, le occulte minacce; dall’altro i maltrattamenti, le ingiurie, le percosse, le onte, letorture, gl’ingiusti sospetti, le carcerazioni arbitrarie e financo le barbare, le capricciose uccisioni; tutta insomma, tutta specie d’infamie, tutta specie di offese nell’amor proprio, nella proprietà, nell’onore, nella persona bastevoli anche in minima parte a trarre gente già per se medesima a ferocia corriva, nella sdrucciolevole china del delitto e del sangue.
L’arringa è finita: Antonio siede esausto; poco lontano, su un’altra panca siede Maria Rosa. Forse gli sguardi s’incrociano, forse si abbassano confusi, forse arrossiscono entrambi.
Il Tribunale assolve!
Di Maria Rosa resta oggi una foto di scena, con tanto di pistolone, e una filastrocca popolare; di Antonio ci rimane l’arringa che darà alle stampe. Si son persi l’incrocio degli sguardi e il loro rossore.
Nessun documento certifica l‘ipotizzato affetto tra i due che il romanticismo di alcuni autori invece avvalora. Ma, anche ad uno come me, condizionato dalla sola lettura delle “carte”, una volta tanto, piace pensare che sia così; a costo anche del ribollire del sangue al pensiero di una guerra maledetta che ha rubato la gioventù e l’amore di un uomo e di una donna.